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9.6 LA SINISTRA AL POTERE
L’evoluzione della Sinistra
Nella prima metà degli anni ’70 si accentuarono le fratture interne alla destra, mentre accanto alla vecchia
sinistra
piemontese guidata da Agostino Depretis, e alla cosiddetta sinistra storica degli ex garibaldini Crispi e
Zanardelli, veniva emergendo una sinistra giovane, espressione di una borghesia moderata (soprattutto
meridionale), poco sensibile alla tradizione democratico-risorgimentale.
La caduta della Destra
Nel marzo del 1876 la destra si presentò divisa nella discussione alla Camera di un progetto governativo per il
passaggio alla gestione statale delle ferrovie. Il governo Minghetti, messo in minoranza, rassegnò le dimissioni.
La Sinistra al governo (1876)
Pochi giorni dopo il re chiamò a formare il nuovo governo Agostino Depretis. Giungeva al potere un ceto
dirigente quasi del tutto nuovo a esperienze di governo.
Depretis fu capo del governo per oltre 10 anni. Mazziniano in gioventù, approdato poi a posizioni più moderate,
riuscì a contemperare con molta abilità le spinte progressiste e le tendenze conservatrici che coesistevano
all’interno della nuova maggioranza.
Si allontanava l’età delle lotte risorgimentali mentre scomparivano gli ultimi protagonisti di quella stagione:
Mazzini
nel 1872, Vittorio Emanuele II e Pio IX nel 1878, Garibaldi nel 1882.
La nuova classe dirigente riuscì ad esprimere in qualche modo il desiderio di democratizzazione della vita
politica diffuso in larga parte della società; seppe venire incontro alle esigenze di una borghesia in crescita
meglio di quanto non seppe fare la destra.
Il programma della Sinistra
Il programma della sinistra era basato su pochi punti fondamentali:
- allargamento del suffragio elettorale;
- riforma dell’istruzione elementare;
- sgravi fiscali nel settore delle imposte indirette.
La legge Coppino sull’istruzione elementare (1877)
La prima riforma attuata fu quella dell’istruzione elementare: nel 1877 la legge Coppino ribadiva l’obbligo della
frequenza scolastica portandolo fino a 9 anni e aggiungendo delle sanzioni per i genitori inadempienti. Fino alla
fine del secolo, la percentuale degli analfabeti si mantenne elevata, pur diminuendo costantemente.
La riforma elettorale (1882)
Legato al problema dell’istruzione era quello dell’ampliamento del suffragio. La nuova legge fu approvata nel
1882 e concedeva il diritto di voto a tutti i cittadini che avessero compiuto i 21 anni e avessero superato
l’esame finale del corso elementare obbligatorio. Il requisito del censo era mantenuto, in alternativa a quello
dell’istruzione, e contemporaneamente abbassato di circa la metà. Il corpo elettorale risultava ora circa il 7%
della popolazione, era quindi più che triplicato. Le prime elezioni a suffragio allargato videro l’ingresso alla
Camera del primo deputato socialista.
Il trasformismo
Furono le preoccupazioni suscitate dall’allargamento del suffragio e dal conseguente prevedibile rafforzamento
dell’estrema sinistra a favorire quel processo di convergenza fra le forze moderate che nacque da un accordo
elettorale fra Depretis e il leader della destra Minghetti e che prese il nome di “trasformismo”. A un modello
“bipartitico” di stampo inglese se ne sostituiva un altro basato su un grande centro che tendeva a inglobare le
opposizioni moderate e a emarginare le ali estreme. La maggioranza veniva costruita giorno per giorno a forza
di compromessi e patteggiamenti: il che provocava un sostanziale immobilismo dell’azione di governo.
I radicali
La svolta moderata di Depretis ebbe come conseguenza il distacco dei gruppi che continuavano a battersi per il
suffragio universale, per una politica estera antiaustriaca e per una politica ecclesiastica più decisamente
anticlericale; questo gruppo, con termine mutuato dalla Francia della terza repubblica, fu chiamato radicale.
9.7 CRISI AGRARIA E SVILUPPO INDUSTRIALE
Gli sgravi fiscali e l’aumento della spesa pubblica
- Sotto i governi della sinistra, la famigerata tassa sul macinato fu considerevolmente ridotta fino al 1884 quando
fu del tutto abolita.
- Fu contemporaneamente accresciuta la spesa pubblica per coprire le aumentate spese militari.
Questa politica:
- da un lato, favorì l’avvio di un processo di industrializzazione,
- dall’altro provocò la ricomparsa di un forte e crescente deficit nel bilancio statale, fin dall’inizio degli anni ’80.
L’agricoltura italiana
Gli sviluppi registrati dall’agricoltura italiana nel ventennio ’60 -’80 erano stati più quantitativi che qualitativi.
Se miglioramenti vi erano stati, questi avevano riguardato soprattutto le zone e i settori già relativamente
progrediti:
- le terre irrigue della pianura lombarda
- le colture specializzate del Mezzogiorno.
L’inchiesta agraria Jacini (1884)
In tutto il resto d’Italia però la situazione dell’agricoltura non era molto cambiata rispetto ai primi anni
dell’unità d’Italia.
Né erano migliorate le condizioni di vita dei lavoratori delle campagne.
Questa realtà fu ampiamente documentata dalla grande Inchiesta agrariapresieduta dal senatore Jacini.
Gli effetti della crisi agraria
A partire dal 1881, l’Italia cominciò a risentire gli effetti della crisi agraria. La crisi si manifestò in un brusco
abbassamento dei prezzi che colpì in primo luogo i cereali e poi tutto l’insieme della produzione agricola, ad
eccezione delle colture da esportazione che non subivano la concorrenza dei prodotti d’oltreoceano.
Gli effetti sociali della crisi agraria furono:
- l’aumento della conflittualità nelle campagne;
- il rapido incremento dei flussi migratori verso i centri urbani e verso l’estero.
L’emigrazione
Fra il 1881 e il 1901, abbandonarono definitivamente l’Italia 2 milioni di persone.
Dal liberismo al protezionismo
Gli esponenti della sinistra erano come i loro predecessori della destra, decisamente avversi all’intervento dello
stato nell’economia. Queste convinzioni liberiste furono però scosse dall’andamento tutt’altro che brillante
dell’economia nazionale e dall’esempio che veniva dalla Germania.
Un primo mutamento di rotta si ebbe con l’approvazione di una serie di dazi doganali nel 1878.
La siderurgia e la fondazione della Terni (1884)
Nel 1884 fu realizzato un grande complesso siderurgico a Terni, con il concorso finanziario delle maggiori
banche italiane e col decisivo aiuto dello Stato che si impegnava all’acquisto di ingenti forniture per le ferrovie
e per la marina da guerra.
Ma la siderurgia non poteva reggersi solo sulle commesse statali, aveva bisogno di un’elevata protezione
doganale.
La svolta protezionistica del 1887
Una decisa svolta in senso protezionistico era ormai invocata da quasi tutti gli industriali e dagli stessi
proprietari terrieri, un tempo decisamente liberisti, ma ora colpiti dalle conseguenze della crisi agraria.
Si giunse nel 1887 al varo di una nuova tariffa generale che metteva al riparo dalla concorrenza straniera
importanti settori dell’industria nazionale, colpendo le merci di importazione con pesanti dazi d’entrata.
La scelta protezionistica non aveva alternative nell’Europa di fine ‘800.
Le conseguenze sull’economia
E’ certo tuttavia che almeno nell’immediato, la tariffa dell’87 produsse una serie di conseguenze negative:
- idazi non proteggevano in modo uniforme i diversi comparti produttivi
- l’agricoltura meridionale veniva colpita nel suo settore più moderno: quello delle colture specializzate, che si
reggeva soprattutto sulle esportazioni e che vide bruscamente chiudersi il suo principale mercato di sbocco.
La crisi delle esportazioni agricole
La tariffa dell’87 ebbe infatti come conseguenza una rottura commerciale, poi degenerata in una vera e propria
guerra doganale, con la Francia, il maggior acquirente dei prodotti agricoli del sud.
9.8 LA POLITICA ESTERA: LA TRIPLICE ALLEANZA E L’ESPANSIONE COLONIALE
La svolta della politica estera italiana
Anche per la politica estera italiana gli anni della sinistra segnarono una svolta decisiva, che si compì nel 1882
quando il governo Depretis stipulò con la Germania e l’Austria il trattato della Triplice alleanza, voluta
soprattutto dal re e dagli ambienti militari.
Il timore dell’isolamento
Il movente decisivo era di natura internazionale e stava nel desiderio, avvertito in quasi tutti i settori dello
schieramento politico, di uscire da una situazione di isolamento diplomatico che appariva insopportabile in
un’epoca dominata dalla logica di potenza.
Durante il congresso di Berlino del 1878 l’Italia era rimasta a mani vuote, senza riuscire ad opporsi
all’espansione austriaca nei Balcani.
Il contrasto con la Francia per Tunisi (1881)
Un trauma ancora più grave era stato rappresentato, nel 1881, dall’affare tunisino.
La Francia occupò la Tunisia, con l’incoraggiamento della Germania e l’avallo dell’Inghilterra.
L’Italia considerava la Tunisia, per la presenza di una forte comunità di immigrati siciliani, come il naturale
sbocco di unasua azione coloniale. Ma non aveva potuto far nulla per opporsi quando a muoversi era stata la
Francia.
La Triplice Alleanza (1882)
La Triplice era un’alleanza di carattere difensivo, che impegnava a garantirsi reciproca assistenza in caso di
aggressione. L’Italia veniva coinvolta nel sistema di alleanza bismarckiano, ricevendone in cambio la garanzia
contro
un’improbabile aggressione francese, ma senza ottenere dai nuovi alleati alcun vantaggio immediato.
Il rinnovo della Triplice (1887)
La situazione dell’Italia migliorò nel 1887, quando, in occasione del rinnovo della Triplice, furono inserite nel
trattato due nuove clausole:
- la prima stabiliva che eventuali modifiche territoriali nei Balcani sarebbero avvenute di comune accordo tra
Italia e Austria e che ogni vantaggio di una delle due potenze sarebbe stato bilanciato da adeguati compensi per
l’altra,
- con la seconda, la Germania si impegnava a intervenire a fianco dell’Italia in caso di un conflitto provocato dalla
Francia in Marocco e in Tripolitania.
L’avvio dell’espansione coloniale
Contemporaneamente, il governo Depretis aveva ritenuto opportuno porre le basi per una piccola iniziativa
coloniale in una zona dell’Africa orientale. Il punto di partenza fu costituito dall’acquisto, nel 1882, della baia di
Assab, sulla costa meridionale del Mar Rosso. All’acquisto fece seguito, nel 1885, l’invio di un corpo di
spedizione che procedette all’occupazione di una striscia di terra fra la baia di Assab e la città di Massaia.
L’Etiopia