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ANDREA PALLADIO
Palladio si inserisce in un contesto molto fertile da cui partire per razionalizzare il tema della villa: il
Veneto, così come la repubblica di Genova in cui si sviluppa Alessi, si orienta non più solo al commercio
marittimo ma anche alla razionalizzazione dell’agricoltura della terraferma, cioè Venezia si concentra
anche verso l’interno e non più solo verso la laguna. Come ci ricordano Bagatti e Valsecchi, questo
approccio verso l’interno nasce da una programmazione delle risorse disponibili a partire dalle condizioni
reali del momento: le scelte per la nobiltà regnante si trasformano in una scelta comune per tutti i ceti
sociali. Questo fenomeno è strettamente legato al fenomeno della villa palladiana.
Mentre le ville quattrocentesche fiorentine erano complementari alla città e quelle romane avevano un
forte scopo dimostrativo della ricchezza del proprietario, le ville venete si trovano al centro di grandi
territori agricoli, cioè non sono complementari alla città ma sono legate al potere feudale del patrizio;
sono cioè luoghi di governo e controllo sui possedimenti terrieri. Il legame con il feudo si ritrova anche
nell’architettura: nella villa veneta si costruisce una rete di attività agricole e cascine ma allo stesso tempo
sussistono elementi della villa suburbana come le logge.
RIFERIMENTI E BACKGROUND
Villa Porto – Colleoni, Thiene, XV sec.
È una villa extraurbana che presenta un porticato-loggia al piano terra e mostra ancora dei retaggi gotici
nella struttura merlata simbolica sulle due torri, che ricorda la Farnesina a Roma o il Fondaco de’ Turchi
a Venezia. Il porticato al piano terreno con archi a tutto sesto è sormontato da una loggia centrale
goticheggiante tipica dell’area veneta.
Villa Giustinian, Roncade, 1514-22
È uno dei rari casi italiani di villa all’interno di mura di cinta; quest’ultime hanno però solo un valore
simbolico e non sono state costruite con scopi difensivi. La villa è strutturata da due piano fuori terra
(come le ville genovesi) nei quali si sovrappongono un porticato al piano terreno e una loggia centrale di
sopra di esso, su cui si affaccia il salone.
Villa Agostini, Cusignana di Arcade (Treviso), 1510 – 20
Questa villa presenta molti caratteri dell’opera palladiana ma risolti con soluzioni meno strutturale. Il
corpo centrale è formato da un basamento e un piano nobile sovrastato da mezzanelli: questa tripartizione
verticale si ritroverà anche nelle ville palladiane. I corpi di fabbrica ai lati della villa (in veneto chiamate
barchesse) sono spazi dediti all’agricoltura e alla pastorizia: questi elementi denunciano il carattere agricolo
ed extraurbano tipico delle ville venete, che non sono solo luogo di loisir ma anche di governo dei
possedimenti in cui si trovano.
Villa Garzoni, Sansovino, Ponte Casale
Il corpo centrale di questa villa è un vero e proprio palazzo a 2 livelli con un cortile centrale. Alla sua
destra c’è un grande sviluppo delle barchesse che danno l’idea dell’importanza dello scopo agricolo in
questi edifici e che, per esempio, non si ritrovano all’interno delle ville cardinalizie romane. Dal punto di
vista dimensionale la villa Garzoni è un vero e proprio palazzo e ha un’impostazione in facciata palatina:
un porticato sormontato da un loggiato. In pianta si nota il cortile interno porticato tipico dei palazzi
rinascimentali.
ANDREA PALLADIO (1508 – 80)
Andrea di Pietro della Gondola, detto Andrea Palladio, nasce a Padova nel 1508 da una famiglia modesta:
era figlio di un mugnaio e marito della figlia di un falegname, Inizia la sua carriera come scalpellino e per
questo differisce rispetto agli altri architetti del tempo che solitamente erano pittori o scultori. Nel 1530
lavora a Vicenza come tagliapietre ma è proprio a Vicenza che conosce Giangiorgio Trissino, un nobile
letterato, e inizia a studiare gli autori classici e l’architettura antica di tutto il ducato di Venezia. Al termine
della sua “metamorfosi” è lo stesso Trissino a ribattezzarlo Palladio traendo ispirazione dal suo poema
L’Italia liberata dai Goti del 1547. Durante la sua formazione si recò a conoscere le antichità romane venete
e della costa adriatica (Croazia e Slovenia); per esempio rilevò nei suoi studi il Tempio di Augusto e della
dea Roma di Pola e l’anfiteatro di Pola in Istria che tutt’ora si presenta nella sua struttura esterna intatto
con il giro completo ma mancante di tutta la struttura interna.
Nel 1537 Palladio viene chiamato a progettare Villa Godi a Lonedo e nel 1538 incontra grazie a Trissino
Alvise Cornaro, uno scrittore di un trattato di architettura che divenne uno dei suoi primi committenti.
Nel 1541 viaggia a Roma e nel 1545 viene nominato architetto; per il primo incarico prestigioso dovette
però aspettare il 1546 quando gli venne chiesto restaurare le logge della basilica di Vicenza, ora conosciuta
anche come Basilica Palladiana. Nel 1570 pubblica i 4 libri dell’architettura e 10 anni dopo morì a Maser,
dove stava lavorando alla sua ultima grande villa.
La sua architettura è come fosse una sintesi magistrale di diversi parametri:
Esperienze precedenti di villa in veneto (dalla tradizione indigena alle proposte d’importazione
romana di Sansovino, Sanmicheli e Falconetto)
Presupposti economici e sociali alla base della civiltà di villa, ovvero l’aspetto funzionale e
pratico degli edifici, sottolineato in Vitruvio e negli scrittori latini del de rustica
Diretta conoscenza dell’architettura romana del Primo Cinquecento
Primario riferimento l’autorità degli antichi, di cui ha rilevato i monumenti
LA VILLA PALLADIANA
Secondo lo storico dell’architettura Wittkower si potrebbero leggere le piante
delle ville palladiane come schemi di linee orizzontali e verticali che formano
lo spazio interno. Nel suo trattato Palladio è esplicito riguardo alla realtà
architettonica della villa:
“ Due sorte di fabbriche si richiedono nella villa: una per l’habitazione del padrone e della
sua famiglia, l’altra per governare e custodire le entrate; et gli animali della villa (…) però
si dovrà compratire il sito in modo che né quella né questa a quella sia impedimento. “
La villa palladiana può essere descritta attraverso determinati parametri:
La villa è un luogo in cui controllare e godere del paesaggio
circostante, che corrisponde ai possedimenti del committente
La villa dev’essere il centro del possedimento ed è importante la sua vicinanza ad una fonte di
acqua per il trasporto dei materiali da costruzione
Per la Villa Palladio consiglia luoghi allegri ma anche, avvalendosi di un basamento, si possono
collocare all’interno i servizi e, utilizzando questo elemento, si aumenta anche il comfort degli
appartamenti del proprietario
Il pronao templare viene inserito in facciata (così come fece Sangallo per la villa di Poggio a
Caiano) per elevare la villa stessa e creando così sia uno spazio utile per le passeggiate e per godersi
il panorama ma anche un elemento architettonico sopra cui inserire lo stemma nobiliare che
denuncia la proprietà
Nelle barchesse delle ville palladiane c’è spesso un porticato in cui si può passeggiare in caso di
mal tempo e a volte sono presenti delle torre con funzione di colombai.
Villa Godi, Roneto, 1517
Nella Villa Godi a Roneto si nota ancora l’influenza dell’architettura
veneta pre-palladiana nel suo loggiato centrale tripartito e nei corpi di
fabbrica laterali ancora legati alla tradizione veneta per la loro semplicità,
e ancora lontani dal classicismo palladiano. Uno degli aspetti già evidenti
della poetica di Palladio si nota però nel rapporto tra la villa e il
paesaggio: essa è come un elemento legato al paesaggio rurale
circostante e, infatti, la loggia è direzionata proprio verso il panorama
bucolico. La villa è, quindi, un punto di vista sul paesaggio.
Villa Baloer, Fratta Polesine, 1556
In Villa Baloer si concentrano tutti i caratteri della villa palladiana come
il porticato delle barchesse: un lungo portico costeggia le barchesse
creando un elemento caratterizzante tutti gli edifici di Palladio e che,
soprattutto nella Gran Bretagna del ‘700, diventeranno elementi
caratterizzanti le ville di tutta Europa (in Inglese si chiamano, infatti,
Palladian Device).
Il salone centrale va dalla loggia al piano rialzato alla parete retrostante
della villa; per la loro geometria basilare si potrebbero ricollegare alle
ville alessiane: sono semplici nella geometria ma pensate con la
massima attenzione per il loro buon funzionamento (sono Machine
d’habitacion).
La villa è posta su di un basamento da cui partono due corpi
semicircolari addossati a due corpi rustici. Il pronao in facciata è ionico
ed è integrato al piano facciata, mentre la porta della villa ricorda
maggiormente un portale templare rispetto all’entrata di una villa (così come succede in Palazzo Massimo
alle Colonne a Roma). Proprio per la forte citazione classica, il porticato dell’entrata ricorda Villa Giulia
a Roma.
Villa Emo, Fanzolo, 1517
La villa è fortemente incardinata nel territorio agricolo circostante:
l’asse di mezzeria della villa definisce un lunghissimo viale d’accesso
che continua anche nella parte retrostante di essa; così facendo la villa
diventa l’elemento centrale di tutto il territorio.
Il corpo principale, rispetto a Villa Baloer, ha un’articolazione più ricca
e complicata: il salone è posto al di là del piccolo ambito dell’entrata e
i porticati delle barchesse sono molto sviluppati e consentono di
passare al coperto in ogni luogo della villa, fino alle colombaie poste al fondo dei corpi agricoli. L’accesso
alla villa è formato da una lunga cordonata utilizzabile anche dai cavalli.
I suoi elementi, quindi, formano un insieme integrato molto complesso.
Villa Foscari ( detta Malcontenta), Malcontenta, metà 1500
La villa si affaccia su di un corso d’acqua e sul fronte non presenta una
scalinata di accesso perché non ci sarebbe stato lo spazio per farla: la si
costruisce, quindi, sui fianchi. In questo caso il salone occupa uno spazio
rilevante ed è impostato a croce greca: Palladio per creare questo spazio si
ispira alle terme romane per illuminare la sala che si affaccia sul pronao di
ingresso e sul retro; il pronao, inoltre, è addizionato al volume della villa.
Le pareti della villa sono bugnate e sul retro si notano le grandi finestre ad
arco tripartite del salone, che sono una evidente ripresa delle finestre degli
spazi termali romani; la finestra termale ha