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L'innovazione scolastica a diverse velocità
I richiami all'innovazione nella scuola italiana sono stati numerosi nel corso dell'ultimo decennio, un decennio che si inaugura nel 1997 con le 4 linee dell'Autonomia:
- Autonomia organizzativa
- Autonomia didattica
- Autonomia finanziaria
- Autonomia di ricerca
Nella prima fase di sperimentazione dell'Autonomia c'è stata la corsa ai temi dell'organizzazione, le scuole si sono dotate di modalità e strumenti organizzativi nuovi e tra questi i più importanti sono stati:
- La nuova dirigenza, che ha assunto peso in termini decisionali e di management delle risorse economiche e umane
- Le funzioni obiettivo, ora funzioni strumentali, che hanno rappresentato la messa in azione di ruoli professionali di coordinamento specifici per le diverse aree di lavoro (la didattica, gli studenti, i docenti, etc.)
- Lo staff della dirigenza, che ha rappresentato la nascita di un autentico
proliferare dell'offerta nell'extracurricolare
L'Autonomia finanziaria...si è affacciata alla ribalta appena dopo quella organizzativa restando peraltro circoscritta entro limiti piuttosto angusti. Sono due le fonti di innovazione, che hanno influenzato l'autonomia finanziaria e che qui vogliamo segnalare: le Ict che consentono oggi la gestione informativa di molte parti dell'amministrazione finanziaria e molte funzioni, prima centralizzate a livello ministeriale o a livello di regionale e provinciale, sono oggi di dominio diretto delle scuole; la capacità delle scuole di acquisire risorse economiche aggiuntive, oltre i fondi ordinari del Ministero. Il maggior radicamento nel territorio ha comportato la nascita di nuclei di competenza capaci di attrarre risorse economiche in grado di sostenere le molte attività della scuola del pomeriggio (Manariti).
L'autonomia di ricerca...implica per la possibilità per le
scuole diavviare e sviluppare progetti di ricerca suidiversi campi utilizzando anche esperti esterni(consulenti, università…).
una Autonomia “sconnessa”
Tra piano organizzativo (deistituzionalizzazione del sistemascolastico e tentativi di ricomposizione locale del piano macro-istituzionale - reti, ruolo famiglie…)….
piano didattico (frammentazione del piano operativo traprogettualità esplicita e funzionamento tacito)….
piano dei ruoli (cambia il ruolo dei dodenti, dei dirigenti, ditutto il personale scolastico)
una Autonomia “sconnessa”
Tra piano organizzativo (deistituzionalizzazione del sistemascolastico e tentativi di ricomposizione locale del pianomacro-istituzionale)
Polverizzazione delle dinamiche interne - affermazione delle micropolitiche nel contesto scolastico locale: pof, la valutazione, funzioni strumentali, politiche per il territorio, peso della dirigenza, separazione tra docenti impegnati e docenti
disimpegnati…ecc.Complessità delle dinamiche esterne - affermazione di nuove relazioni
istituzionali: + decentramento, + ruolo delle famiglie, + presenza di istituzioni locali, + rapporti con l’Università, ecc.
una Autonomia “sconnessa”….e piano didattico (frammentazione del piano operativo tra progettualità esplicita e funzionamento tacito)
piano esplicito
proliferazione dei progetti curricolari: moduli, informatica,-classi aperte, curriculum flessibile, valutazione apprendimenti,…ecc.
proliferazione progetti extracurricolari: dispersione, recupero,-qualità, handicap, ecc.
piano tacito - routine didattiche non problematizzate che influenzano equità e qualità: composizione classi, giudizi, voti, registro, note, stigmatizzazioni degli allievi, il curriculum nascosto
Quanti docenti ci sono in Italia
Età media dei docenti al momento dell’immissione in ruolo Donne docenti in Italia e in alcuni Paesi
europei per livello scolastico (per 100 docenti) – A.S. 2001/2002 Età media(a) dei docenti a tempo indeterminato Scuole statali – A.S. 2004/2005, 1999/2000 Il docente nella teoria sociologica Per Parsons l'insegnante aveva una funzione di socializzazione, oltre che di trasmissione delle conoscenze consolidate, per favorire l'internalizzazione dei modelli culturali latenti della società. L'idea funzionalista di insegnante è criticata dai teorici neo-marxisti che, con Althusser e Bourdieu, vedono la scuola e l'insegnante come agenti del processo di riproduzione delle classi sociali dominanti e pongono così in questione l'equità e il presunto significato universalistico della funzione educativa. In una diversa prospettiva, quando se ne attenua l'inclinazione determinista, l'insegnante è suscettibile anche ad essere rappresentato come colui che può contribuire a colmare le diseguaglianze.Termini di capitale culturale tra gli alunni provenienti da classi sociali diverse, colui che, per usare i concetti di Bernstein, può contribuire alla formazione di codici linguistici elaborati per gli alunni che hanno un'origine sociale deprivilegiata.
Il docente nella teoria sociologica:
- E' con l'affermazione della fenomenologia sociale e dell'interazionismo simbolico che produce un'immagine sostanzialmente diversa di scuola e di insegnante: la scuola diventa un mondo di pari che si confrontano sulla base di relazioni e visioni del mondo. L'insegnante allora un trasferitore di conoscenze ma anche un interprete, un mediatore del cambiamento sociale e culturale.
- Mentre in un orizzonte di tipo funzionalista l'insegnante si muove tra l'arte dell'insegnamento e l'aderenza al ruolo istituzionalizzato, nelle società neo o post-moderne le spinte che provengono dalla decentralizzazione delle istituzioni educative
Tengono in tensione il ruolo dell'insegnante tra una proceduralizzazione manageriale e un'inclinazione alla riflessività propria di un professionismo che cerca di coniugare controllo ed autonomia, ruolo prescritto e spinte di individualizzazione.
Il docente nella teoria sociologica:
- Mentre nel modello funzionale si produceva un processo di identificazione e di integrazione tra ruolo e istituzione, nell'attuale fase di deistituzionalizzazione o di declino dell'istituzione, si produce un processo di estraneamento, una distanza, tra soggetti e istituzioni: il ruolo è una costruzione dell'esperienza soggettiva.
Docenti e riforme:
In questo senso le trasformazioni in atto nella scuola interrogano e attivano gli insegnanti che dei diversi piani della riforma sono insieme:
- Interpreti, in quanto devono poter decodificare i significati prodotti dalle politiche e riconoscerne i nessi con la propria pratica professionale.
- Utilizzatori, soprattutto ora che gli insegnanti sono chiamati ad applicare le nuove metodologie e strategie didattiche proposte dalla riforma.
tra managerse professionale.le riforme nella pratica di lavoro
Le riforme si fanno oggetto di lavoro:
- il Pof
- la modularità
- la valutazione degli apprendimenti
- i progetti, la sperimentazione continua