Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Le funzioni dell’alimentazione sono molteplici e fondamentali per la crescita dei bambini,
esse vanno da funzioni psicologiche a funzioni sociali: l’alimentazione coinvolge diverse
agenzie di socializzazione come la famiglia, la scuola e il gruppo dei compagni con il quale
si condivide il pasto.
La sociologia cognitiva è una tradizione di ricerca contemporanea, essa si colloca
nell’approccio interazionista-comunicativo, valorizza il mondo della vita quotidiana e i
significati condivisi delle azioni che in esso gli individui elaborano.
Essa muove da un’interpretazione unitaria dell’azione sociale. L’alimentazione non
costituisce un bisogno che riguarda solo i bambini e gli adulti preposti alla loro cura, ma
rappresenta un fatto sociale, ossia un fatto che ad un tempo intreccia motivazioni e
comportamenti economici, culturali, politici.
Analizzare l’educazione alimentare dei bambini alla luce di una prospettiva di ricerca
comune ai sociologi cognitivi significa storicizzare i processi educativi e indagare le
interdipendenze esistenti tra essi ed altri processi sociali.
La sociologia cognitiva esplora la possibilità di elaborare la riflessione scientifica muovendo
dalle logiche comuni di azione degli individui e la possibilità di valorizzare l’unità dell’azione
sociale.
L’analisi sociologico-cognitiva rivela che i comportamenti alimentari dei bambini sono radicati
negli stili di vita degli adulti: più specificatamente, essa mette in evidenza l’influenza che le
costruzioni dei ruoli sociali degli adulti e le strategie di marketing delle industrie alimentari
esercitano sull’educazione alimentare dei bambini.
Il terzo paragrafo dell’articolo identifica nell’analisi dell’educazione alimentare dei bambini
due precondizioni sociali: la disposizione degli adulti verso i bambini e la gestione e la
qualità del tempo familiare.
Le difficoltà di vita degli adulti si ripercuotono sulla disponibilità degli adulti verso i bambini.
La funzione fondamentale del lavoro sta nel costruire un’individualità nella quale l’alterità sia
assunta come possibilità dell’individuo di scoprire il suo valore sociale, la sua possibilità di
esistere in vista degli altri.
Inoltre, l’articolo analizza le relazioni affettive alla luce della logica del rispetto. Rispetto ed
attenzione sono due modalità che i bambini imitano, apprendendole in primo luogo dai
comportamenti che gli adulti hanno tra di loro e in secondo luogo dai comportamenti che gli
adulti hanno verso di loro.
L’educazione alimentare dei bambini sembra richiedere un tempo non frammentato ma
continuo e costellato di attività condivise.
Lezione n°42: la scuola
L’interesse della sociologia dell’educazione per la scuola è legato alle funzioni della scuola
nei processi di socializzazione e alle funzioni della scuola nei sistemi dell’istruzione e
dell’educazione.
Emerge chiaramente il carattere storico della scuola e anche il legame funzionale che la
scuola, nella storia, ha svolto con la formazione delle classi sociali dominanti.
La laicizzazione dell’istruzione è un processo storico che ha nei diversi Stati una differente
periodizzazione.
La scuola nella configurazione moderna, e nelle società occidentali, nasce con la
laicizzazione progressiva dell’istruzione e con la sua trasformazione in servizio erogato dallo
Stato, ossia con la sua trasformazione in prevalente servizio pubblico.
Alla configurazione moderna della scuola contribuiscono: la progressiva divisione del lavoro
con la conseguente specializzazione del sapere e con la necessità di una formazione
sempre più tecnica e la trasformazione degli ordini politici ed il connesso riconoscimento dei
diritti di natura politica e sociale ad un numero via via maggiore di individui.
Con la nascita della scuola moderna si modifica anche la socializzazione scolastica quando
nei paesi attualmente avanzati l’istruzione è stata resa obbligatoria per la quasi totalità della
popolazione.
La ricostruzione storica di Brint focalizza gli scopi differenti dai diversi livelli di istruzione e il
fatto che essi si rivolgono a classi sociali differenti. Storicamente la scuola primaria ha lo
scopo di alfabetizzare e di diffondere la conoscenza della lingua. La scuola secondaria ha il
compito di formare agli ideali civili della società, tra essi sicuramente anche quelli militari e
politici. Mentre l’istruzione universitaria è preposta alla formazione di giovani eruditi che
avrebbero occupato ruoli sociali elevati nella Chiesa.
Brint definisce istituzioni “le soluzioni convenzionali e giuridiche che sono sorte per svolgere
uno specifico insieme di compiti e per regolare le attività volte al raggiungimento dei compiti
definiti.”
I compiti principalmente assegnati all’istruzione scolastica sono: la trasmissione del sapere,
la socializzazione delle giovani generazioni e l’allocazione delle persone in determinate
posizioni e ruoli sociali, ovvero la selezione sociale.
La prospettiva meso-istituzionale considera la dimensione organizzativa delle scuole e si
sviluppa lungo tre assi di ricerca: le pratiche relative al conseguimento dei fini istituzionali, gli
interessi dei principali attori coinvolti nel funzionamento scolastico e gli effetti dell’ambiente
esterno sul funzionamento dell’istituzione.
La socializzazione scolastica non è basata esclusivamente sull’affettività, sulla gratuità e
sull’espressività ma fondamentalmente sull’apprendimento di regole impersonali. I codici e le
procedure utilizzate a scuola privilegiano la strumentalità e la prestazione.
“Il bambino a scuola potrà sviluppare sia strategie di rispetto, sia strategie di sfida
dell’autorità, o strategie di adattamento strumentale ma in ogni caso si farà un’idea della
natura dei rapporti sociali caratterizzati dall’autorità”.
La socializzazione scolastica trasmette una serie di modelli di comportamento che si rifanno
ai principi di autorità, di prestazione, di competizione e di cooperazione.
Lezione n°43: la scolarizzazione in Italia
In Italia lo sviluppo dell’istruzione è stato caratterizzato, sin dalla fine del 1800 da ritardi e
forti carenze rispetto alla situazione di altre nazioni europee.
La situazione di una popolazione agli inizi degli anni ‘60 ampiamente poco più che
alfabetizzata (nel 1961 solo il 30,6% della popolazione possiede la licenza elementare)
inizierà a modificarsi per effetto della domanda di manodopera proveniente dalle regioni del
Nord, per effetto della formazione della Pubblica Amministrazione e, per effetto di un
generale desiderio di mobilità sociale ascendente della generazione dei padri verso i figli.
La situazione muta con la riforma della scuola media del 1962 e con la liberalizzazione degli
accessi all’università del 1969.
Fino al 1962 l’istruzione di base era caratterizzata in Italia da una persistente e precoce
divisione delle classi sociali e delle future professioni, la scuola media era riservata
esclusivamente ai figli dell’aristocrazia e dell’alta borghesia. La riforma della scuola media
del 1962 estende il completamento dell’obbligo scolastico ad un corso secondario, istituisce
il carattere gratuito della prima istruzione secondaria e ciò fino al quattordicesimo anno di
età.
La legge di liberalizzazione degli accessi all’Università del 1969 permette invece ai diplomati
di ciascuna scuola media superiore di iscriversi a qualsiasi facoltà universitaria.
L’elitarismo dei percorsi scolastici, il divario Nord-Sud nella scolarizzazione e nei rendimenti
scolastici e l’analfabetismo più che essere definitivamente superati hanno assunto forme
differenti.
I differenti sistemi scolastici presenti nei diversi Paesi si differenziano sulla base della loro
centralizzazione (lo Stato gestisce il sistema scolastico) o decentramento (le province e i
comuni gestiscono il sistema scolastico). Ad esempio, in Italia e in Francia il sistema
scolastico è stato centralizzato, ma in Inghilterra no, mentre i Paesi del Nord Europa sono in
una posizione intermedia tra centralismo e decentramento.
Il processo di decentramento raggiunge una punta massima nel 1999 con
l’autonomizzazione dell’offerta formativa attribuita a ciascun istituto scolastico.
Benadusi nell’analisi del processo di decentramento del sistema scolastico riconosce
l’esistenza di due modelli idealtipici: il modello dello stato valutatore e il modello del quasi
mercato o del pluralismo competitivo.
Nel primo modello il decentramento può portare all’assunzione da parte dello Stato di un
ruolo quasi esclusivo di valutazione anziché di gestione della formazione, quest’ultima
sarebbe invece lasciata all’autonomia dei diversi istituti scolastici.
Nel secondo modello lo spostamento sarebbe soprattutto a favore dei singoli istituti che
concorrono su un mercato aperto e che competono individualmente e liberamente
nell’accaparrarsi i diversi studenti.
La prospettiva meso-istituzionale invita ad essere completata un’analisi che non riguardi solo
gli attori coinvolti, gli scopi istituzionali e le relazioni con l’ambiente esterno ma che valorizzi
anche le relazioni intra-istituzionali e interistituzionali, che prenda in considerazione la
formazione e le modalità del reclutamento dei docenti, che consideri le strategie di
connessione tra mercati distinti eppur interdipendenti come quello dell’istruzione e della
formazione e quello del lavoro.
Lezione n°44: qualità, efficacia ed efficienza della scuola contemporanea
I sistemi scolastici europei, dagli inizi degli anni novanta del Novecento, sono cambiati
notevolmente. A modificarsi sono stati: i loro fini istituzionali, le forme delle loro
organizzazioni interne, i loro sistemi di valutazione e le altre istituzioni educative con le quali
condividono scopi formativi ed educativi.
Questo è dato dall’effetto di cambiamenti sociali profondi ad esempio nei rapporti di autorità
e dall’effetto della rottura del paradigma adequazionista, ovvero della possibilità della scuola,
attraverso i titoli di studio, di garantire la mobilità sociale ascendente degli studenti.
Nel corso degli anni Ottanta del Novecento prende corpo il dibattito sociologico sulla qualità
del sistema scolastico: Bottani evidenzia l’incapacità della scuola di far fronte a standard
formativi soddisfacenti ma evidenzia anche il progressivo sovraccarico delle funzioni non
educative del personale docente. Egli propone il ripristino dell’esclusiva assegnazione alla
scuola della funzione educativa, la restrizione della gamma delle azio