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MUSSOLINI: SI TRATTA DEL 'NEUTRALISMO VIGILANTE' DI MUSSOLINI
Altre motivazioni diverse per l'ingresso Mussolini è convinto che l'entrata in guerra sia in opposizione alla monarchia, visto che la monarchia stessa era pro neutralità.
Il partito socialista nasce a Genova, dove si svolgono i festeggiamenti per l'anniversario della scoperta dell'America, come unione di tanti gruppi: le correnti più importanti sono i riformisti e i massimalisti (Mussolini era massimalista).
Era considerato inopportuno dividere le due correnti... Mussolini voleva dare alimento alle altre correnti rivoluzionarie che si erano sviluppate. Dopo la scissione del partito socialista i comunisti volevano comunque rendere il mondo dei lavoratori unito. I sindacalisti rivoluzionari spostano la lotta di classe a livello internazionale distinguendo i paesi proletari e quelli borghesi dove i primi devono sconfiggere i secondi per creare una nazione. Questo mondo influisce.
sulla decisione di portare il paese in guerra. Le tante anime dell'interventismo mancano di un centro di coordinamento. Una delle forze che partecipa al dibattito è quella dei cattolici, neutralisti in obbedienza al Vaticano e per opporsi al sindacalismo che sta rendendo l'Italia irriconoscibile. Inizialmente i liberali sono favorevoli all'ingresso in guerra ma nell'arco di poco tempo ciò si trasforma in neutralismo lo tedesco. I nazionalisti all'indomani dell'attentato di Sarajevo sono anch'essi pro triplice e guidano i loro militanti verso quella direzione e per di più volevano squilibrare la situazione nel nostro paese: d'Annunzio fa diventare la guerra un qualcosa di estetico e alcuni artisti continueranno a vedere la guerra come qualcosa di bello anche dopo le brutture viste. Fiume non ci viene riconosciuta perché prima dei principi morali valgono quelli politici e nazionalisti, che volevano avere.Il monopolio sull'Adriatico, volendo anche Fiume, danneggerebbero gli altri.
La prima guerra mondiale inaugura l'era della modernità.
I mezzi di propaganda:
Il coinvolgimento psicologico delle masse è molto importante.
Il disfattismo è una corrente di pensiero che rappresentava l'opinione pubblica verso la fine della guerra. L'esercito rappresentava il basso ceto, i generali gli aristocratici: si hanno momenti di estraniazione perché il basso ceto non capisce il rapporto fra gli ordini e le loro conseguenze e bene o male si andava semplicemente a morire.
Il disfattismo non è la risultante di un'opera di forze antinazionali, ma della mancanza percezione del rapporto superiori-soldati, manca il filtro della società civile e soldati.
Viene introdotta la mobilitazione industriale e l'industria si impone sull'esercito: nelle fabbriche vengono imposte le regole draconiane dei campi di battaglia (assenza sul posto di lavoro=diserzione).
Manca uno spirito comune. Nel 1917 la violenza assume anche un valore morale e ciò è incarnato dai bolscevichi che impugnano le baionette contro coloro che li hanno mandati in guerra. Caporetto diventa il riassunto del disonore, della disfatta: interpretare ciò significa fondare la propria coscienza su un fatto o su un altro. Se fosse vero che Caporetto fosse una disfatta, la nostra identità nazionale viene fatta risalire al 1945; dopo Caporetto il contadino deve intervenire per cacciare lo straniero. La stragrande maggioranza dei soldati in guerra erano operai e Turati, nel momento in cui gli austriaci entrano in Italia, invita i soldati italiani a resistere in modo da respingere l'assalitore: è un momento importante dato che i socialisti non volevano intervenire nella guerra. Lo stato italiano si rende nemico nei confronti dei soldati che non riconoscevano però neanche i socialisti con cui avevano motivi di frizione per non essere entrati in
guerra. La guerra è la rivoluzione contro il nemico esterno, la rivoluzione è la guerra contro il nemico interno. Lenin realizza il trattato di Brest-Litovsk che danneggia pesantemente la Russia, ma non importa perché Lenin si stava occupando di altro. Il risveglio dell'Asia: L'idea di nazionalismo così come l'abbiamo conosciuto in Europa arriva in Asia circa 100 anni dopo essersi manifestato nel vecchio continente. Gli elementi che lo risvegliano sono: la sconfitta della Russia e dei tedeschi contro il Giappone e la rivoluzione russa del 1905, che ha dato via a un processo di rivoluzioni. Ciò che determina una vera e propria crisi è la prima guerra mondiale che stravolge anche gli aspetti culturali nel mondo. La guerra è un risultato indiretto delle azioni dei paesi: nel Magreb, colonia francese, ad esempio vi è un contrasto fra Francia e i movimenti nazionalisti che sono aiutati dai tedeschi in modo da.Indebolire la Francia. La penetrazione in questi paesi è di lunga durata e ciò fa sì che le classi dirigenti si formino seguendo uno stampo occidentale e ciò si ritorce contro l'occidente perché l'idea di libertà viene sviluppata in modo di liberarsi dall'Occidente con idee occidentali. All'interno dell'impero si creano due correnti che cozzano fra loro e inglesi e francesi sfruttano questi due fronti contrastanti in modo da far collassare l'Impero. Alcune nazioni interne all'impero inseguivano l'obiettivo di una grande nazione araba che fosse tale in religione e ordine geopolitico. Inglesi e francesi offrono l'aiuto a coloro che vogliono conseguire questo obiettivo promettendo di realizzarlo in cambio di aiuto nella guerra. Mentre si offre l'opportunità di conseguire l'obiettivo, Francia e Inghilterra si spartiscono le regioni promesse e così nasce il Medio Oriente come lo conosciamo.
Si cerca di trasmettere a quella popolazione l'ideale nazionalitario. Arabi e asiatici a contatto con le potenze che li opprimono sviluppano una capacità di reazione diversa: si capisce che gli europei possono essere logorati dall'interno, ma ciò è possibile solo nei Paesi dove è sviluppata una civiltà pre esistente forte, come ad esempio l'India. I paesi occidentali cercano di imporre il governo indiretto e promuovono la classe dirigente interna, contro la quale alcuni elementi si rivolteranno accusandola di essere traditrice. C'è anche il tentativo di assimilazione e di governo diretto. Indubbiamente si arriva a una nuova classe dirigente locale e gli indigeni diventano salariati (sempre però subordinati); l'ordinamento viene radicalmente cambiato e si perdono i collegamenti con le tradizioni antiche -> creazione di élite locali che favoriscono la nascita di movimenti.nazionalistici. Quando questi processi si mettono in moto viene messa in risalto la nuova élite non è una nuova classe, bensì la rappresentazione dell'aristocrazia: emerge però una nuova borghesia che scaccia l'élite che per sopravvivere si era modernizzata. Questa nuova classe è il frutto della tradizione e della cultura occidentale ed è diversa da paese a paese a causa delle diverse culture dei diversi paesi: in alcuni paesi si avranno anche movimenti dove la classe borghese si occuperà anche di religione.
Processo di indipendenza:
- Si ha una fase di PROTONAZIONALISMO: il tentativo di salvare il passato messo in atto dalle élite scacciate.
- NAZIONALISMO BORGHESE: si hanno tendenze liberali che si collegano al liberalismo occidentale.
- È la fase che prevede l'allargamento nei confronti del proletariato interno in chiave anti-occidente. L'obiettivo è trovare una via di modernizzazione che non
prevede l'occidentalizzazione, vista come la porta d'ingresso verso la critica alla religione.
Balcani: I Balcani rappresentano un enigma. Il primo problema è delimitarne l'area: li abbiamo sempre concepiti come il blocco comunista, anche se tanti non hanno nulla a che fare fra di loro.
Balkan dal turco significa montagna: questa interpretazione orografica identifica una terra di libertà (sulle montagne si era al sicuro). La supremazia nel Millet doveva essere quella dell'Islam e per vivere in libertà bisognava essere islamisti. Nei Balcani il concetto di famiglia era molto importante e legava membri di rami lontani, era indispensabile per difendersi dal nemico e creare una propria identità. Nell'area Balcanica, prima dell'idea dello stato territoriale, l'idea è quella dello stato etnico-culturale e ciò fa sì che i gruppi considerati esterni debbano essere espulsi o assimilati. Nell'area balcanica si ha
L'incontro fra due imperi: il non comprendere la differenza fra stato etnico e stato nazionale fu un grosso problema in quanto i vincitori scelgono per paesi che conosco ben poco. Nel momento in cui arriva la regola degli stati più forti la conseguenza è che bisogna delimitare un territorio in virtù della cultura simile: all'interno di quei territori succede che ci sono minoranze che non vengono integrate e che vengono massacrate (pulizia etnica).
La rivoluzione russa: Senza la guerra non ci sarebbe stata la rivoluzione russa: gli elementi che fanno scoppiare la rivoluzione sono in primis lo scontento delle masse (crisi agrarie) che causano reazioni delle più comuni (la prima insurrezione di Pietrogrado non vede l'intervento dell'esercito che in realtà fraternizza con i protestanti). Il caos inizia in Russia attorno a Febbraio: c'è un insieme di forze che si era preparate a questa evenienza e si forma il Soviet (elemento di
democrazia di base) che controlla l'esercito e si manifesta come contro potere, volenteroso di portare in atto rivoluzioni, rispetto al parlamento della Duma. Il soviet viene visto da membri della Duma come qualcosa da reprimere e tutti i rappresentanti della Russia zarista si impegnano a conseguire tale obiettivo. Karenski distribuisce le armi ai bolscevichi per impedire il colpo di stato, ma Lenin interviene e i bolscevichi determinano la caduta del generale e si impossessano dei Soviet. Lenin torna in Russia con le tesi di aprile che prevedono la nazionalizzazione del sistema produttivo (ciò che l'esercito vuole) dando la possibilità di saltare la parte democratica-borghese e tentare subito la rivoluzione comunista -> controllo produzione. La guerra quindi secondo la lettura di Lenin assume le sembianze di guerra proletaria. Trotsky avrà il compito di riorganizzare l'armata russa. C'è l'assalto al palazzo d'inverno e poi vieneOrganizzare un congresso per la costituzione di un'assemblea costituente. Alle votazioni i bolscevichi prendono la minoranza e quindi la sciolgono con le armi.