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XV. IL REGIME FASCISTA IN ITALIA

Lo Stato fascista

Caratteristica fondamentale del regime era la sovrapposizione di due strutture parallele:

  1. STATO - per volere di Mussolini, più importante. Per renderlo il più capillare possibile, i prefetti lorappresentavano nelle Province; la Polizia di Stato si occupava dell'ordine pubblico...
  2. PARTITO - aumenta sempre di più per numero di iscritti (nel 1939 2,5 milioni). Faceva capo anche a una serie di organismi paralleli:
  • Opera nazionale dopolavoro
  • Fasci giovanili
  • Opera nazionale balilla maschile e femminile...

Nascono anche l'INPS, il CONI...

La questione con la Chiesa e i Patti Lateranensi

Vedendo l'esperienza spagnola di Miguel Primo de Riveira, che viene rovesciato seppur appoggiato dalla Chiesa, Mussolini capisce che è un organismo da dover controllare.

Cerca un accordo con il Vaticano, che si traduce nei Patti Lateranensi del 1929:

  1. Trattato internazionale -

Riconosciute reciprocamente le sovranità.

Convenzione finanziaria - lo Stato conferiva alla Chiesa somme pari alla Legge delle Guarentigie.

Concordato - regolava i rapporti (es. tema matrimonio; istruzione - IRC obbligatorio...).

Unico scontro è riguardo l'Azione cattolica, che viene inizialmente attaccata dagli squadristi, ma difesa dalla Chiesa in quanto a-politica.

Il problema della monarchia e i limiti di Mussolini.

Altro problema è la monarchia, istituzionalmente insuperabile:

  • Controllo esercito, già in tensione con la MVSN.
  • Mussolini prende il controllo tramite i ministeri, dando vita al processo di consenso attivo della massa, massa che deve essere integrata lei stessa (neutralizzando così anche i fiancheggiatori).
  • Controllo del Senato.

Mussolini sarà vittima della sua stessa situazione, come tutti gli autocrati. La scelta è tra:

  • Circondarsi di tecnici e competenti, non necessariamente leali.

Esempio:

Il capo dei sindacati fascisti Rossoni. Dopo varie esperienze in USA e Sudamerica come sindacalista per gli italiani; si rende conto che erano i più snobbati per incapacità di organizzazione, sono sfruttati nelle fabbriche… il fatto che non siano coesi a livello nazionale gli fa capire che se CLASSE e NAZIONE non si uniscono, non sopravvivranno mai (Tensioni sociali sono quelle dei fermenti giovanili e sindacali ultra-fascisti, posizioni radicali (la sinistra del fascismo, che si sentiva tradita).

Questa effervescenza sociale era alimentata dai sindacati: questo è il periodo in cui i comunisti sono ridotti all'osso, scappano tutti in URSS.

L'ordine dell'URSS, visto che il vero nemico è il socialismo e non fascismo, è entrare nelle fila del sindacato fascista camuffandosi e creando contraddizioni tra sindacato e regime.

Superata la crisi, il fascismo indirizzò l'economia verso l'autarchia e la produzione bellica che sottrassero, però, risorse ai consumi privati.

La politica estera del fascismo non ha alcun carattere di tipo rivoluzionario. Il nostro paese è uno dei primi a riconoscere l'URSS ai paesi dell'Europa occidentale si presenta come colui che ha bloccato il socialismo italiano; anche gli USA guardano all'Italia con curiosità, si.

dialoga volentieri. L'aggressione all'Etiopia (1935) mutò bruscamente la posizione internazionale del regime. Nella Guerra d'Etiopia: - Francia e UK formalmente si impongono per l'opinione pubblica, chiedendo sanzioni alla Società delle nazioni, che concretamente non hanno effetti - La Germania rifornisce di armi l'Etiopia voleva che l'Italia ne uscisse indebolita + se dà l'ok a Italia, lei non può più imporsi all'Anschluss. Se l'impresa costituì un grosso successo politico per Mussolini, significò anche un grande sforzo economico e la rottura con le potenze democratiche: non è più un personaggio di mediazione. Questa rottura fu accentuata dall'intervento nella guerra civile spagnola e dal riavvicinamento alla Germania (sancito, nel 1936, dall'Asse Roma-Berlino e l'anno dopo dall'Anti-Comintern). Tale riavvicinamento era concepito da Mussolini come un.mezzo di pressione su Francia e Gran Bretagna: si sarebbe risolto invece, con la firma del "patto d'acciaio" (1939), in una subordinazione irreversibile alle scelte di Hitler. La stretta totalitaria e le leggi razziali Se il regime si era schierato a favore e in collaborazione con i sindacati, rimaneva tagliata fuori la borghesia: "la borghesia italiana si è impoltronita". Nell'idea di Mussolini il fascista doveva essere morigerato, totalmente contrario del borghese inaugura la polemica antiborghese. Il consenso ottenuto dal regime cominciò a incrinarsi dopo l'impresa etiopica. L'avvicinamento alla Germania suscitò timori e dissensi nella maggioranza della popolazione. Nell'autunno del 1938 furono varate le leggi discriminatorie nei confronti degli ebrei che ricalcavano quelle naziste, escludendo gli ebrei dagli uffici pubblici, limitandone l'esercizio delle professioni e vietando i matrimoni misti. Rivolte contro unacomunità poco numerosa (circa 50 mila persone concentrate per lo più a Roma e nelle città del Centro-Nord) e ben integrata nella società, le leggi razziali furono accolte con perplessità dall'opinione pubblica. Centro-Nord e aprirono un contrasto con la Chiesa. N.B.: gli ebrei italiani erano meno perseguitati dei tedeschi, se si convertivano erano salvi. Soltanto fra i giovani il disegno mussoliniano di trasformare in senso fascista la vita e la mentalità degli italiani ottenne qualche successo. L'antifascismo italiano In Italia la maggioranza degli antifascisti rimase in una posizione di silenziosa opposizione. I comunisti invece si impegnarono, benché con scarsi risultati, nell'agitazione clandestina in patria. Sulla stessa linea si mosse il gruppo di Giustizia e Libertà, di indirizzo liberal-socialista. Gli altri gruppi antifascisti, in esilio all'estero - socialisti, repubblicani, democratici, federati nel 1927 nellaConcentrazioneantifascista -, svolsero soprattutto un'opera di elaborazione politica in vista di una sconfitta del regime che l'antifascismo, di fatto, non era in grado di provocare. Nonostante questa debolezza, l'importanza dell'antifascismo risiedette nella funzione di testimonianza e di preparazione dei quadri e delle piattaforme politiche della futura Italia democratica. XVI. IL DECLINO DEGLI IMPERI COLONIALI La crisi dell'egemonia in Europa La Grande Guerra influì in modo determinante sullo sviluppo dei movimenti indipendentisti in Asia e in Africa: Gran Bretagna e Francia avevano infatti ampiamente utilizzato uomini e mezzi delle loro colonie, facendo scaturire nei popoli colonizzati la consapevolezza di nuovi diritti. Determinanti furono anche gli echi della rivoluzione russa e la diffusione dell'ideologia wilsoniana, in particolare del principio di autogoverno dei popoli. Anche per questo gli Stati Uniti spinsero affinché l'assegnazione

alle potenze vincitrici dei territori extraeuropei già appartenenti alla Germania e all'Impero turco avvenisse sotto la forma del mandato.

Rivoluzione e modernizzazione in Turchia

II collasso dell'Impero ottomano suscitò in Turchia un movimento di riscossa nazionale promosso dalle forze armate e guidato da Mustafa Kemal. Dopo aver sconfitto la Grecia, la Turchia ebbe riconosciuta la sua sovranità su tutta l'Anatolia e si vide restituito quel lembo di territorio europeo (la Tracia orientale) che le garantiva il controllo degli Stretti. Nel 1923 Kemal, abolito il sultanato, proclamò la repubblica e avviò una politica di modernizzazione e laicizzazione del paese.

Nazionalismo arabo e sionismo

Durante la prima guerra mondiale, Gran Bretagna e Francia cercarono di sfruttare la crisi dell'Impero ottomano per imporre la loro egemonia sull'area mediorientale, prospettando, con gli accordi Sykes-Picot del 1916, una spartizione in zone di

influenza: - Iraq e Palestina ai britannici, - Siria e Libano ai francesi la spartizione si sarebbe realizzata

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A.A. 2022-2023
85 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher emmab1201 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Neglie Pietro.