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Solo esercizi 14 ottobre 2021
Titoli a reddito fisso senza cedola
L'assestamento
I titoli a reddito fisso senza cedola garantiscono una remunerazione certa, ma non producono interessi, per cui l'unica forma di remunerazione è lo scarto (di emissione o di negoziazione). Dal punto di vista dell'assestamento, è chiaro che non avendo interessi non ci dobbiamo preoccupare di assestare gli interessi, ma l'unica forma di assestamento che andremo ad effettuare è quella dello scarto. Quello che ci salva è il fatto che per i titoli a reddito fisso senza cedola non si applica il criterio del costo ammortizzato, ma solamente il criterio del tempo, perché? Perché abbiamo detto che il criterio del costo ammortizzato comporta l'assestamento degli interessi e contestualmente quello dello scarto, ma se si ha un titolo senza interessi non si può applicare il criterio del costo ammortizzato. L'assenza di interessi preclude
L'applicabilità del criterio del costo ammortizzato a favore del criterio del tempo. Abbiamo visto che il criterio del tempo si applica come per i titoli con cedola: al 31/12 di ogni anno lo andremo a ripartire per tutta la vita residua del titolo in proporzione al tempo. Da un punto di vista contabile significa che ogni anno andremo a calcolare la quota di scarto di competenza e la porteremo a incremento del valore del titolo. Questo vale a prescindere dal fatto che i titoli siano del circolante o immobilizzati.
Titoli a reddito variabile
I titoli a reddito variabile sono le partecipazioni nel capitale sociale di alcune società e hanno delle caratteristiche completamente diverse rispetto ai titoli a reddito fisso: non garantiscono una remunerazione a intervalli costanti di tempo e neppure è detto che hanno una remunerazione perché se la società è in perdita non distribuisce dividendi e quindi questi titoli non hanno nessuna
retribuzione.
L'assestamento
Quali sono le operazioni di assestamento che vengono prodotte da questi titoli? Nessuna, i titoli a redditovariabile non producono alcuna operazione di assestamento perché non hanno né interessi né altre remunerazioni costanti. Questo è vero sempre, tranne in un caso particolare: quando la valutazione della partecipazione avviene con il metodo del patrimonio netto, cioè se gli amministratori scelgono di utilizzare questo metodo di valutazione, allora ci saranno sicuramente degli assestamenti. Questo metodo è un metodo alternativo a quelli che abbiamo già visto ed è stato pensato dal legislatore solo ed esclusivamente con riferimento alle partecipazioni.
Facciamo soltanto dei cenni riguardo a questo metodo di valutazione e capiamo quando si applica il metodo del patrimonio netto. Si applica alle partecipazioni, quindi soltanto agli acquisti di titoli azionari, ma attenzione perché non si applica a
tua partecipazione iscritto in bilancio corrisponde alla quota di patrimonio netto della società partecipata. Se il valore della tua partecipazione è inferiore alla quota di patrimonio netto, devi effettuare una rivalutazione al valore di mercato e registrare una rettifica positiva. Se il valore della tua partecipazione è superiore alla quota di patrimonio netto, devi effettuare una rivalutazione al valore di mercato e registrare una rettifica negativa. In entrambi i casi, l'obiettivo è di riflettere il valore effettivo della tua partecipazione nella società partecipata.La nostra partecipazione iscritta in bilancio corrisponde esattamente al valore della quota di patrimonio netto della società partecipata, cioè se hanno esattamente lo stesso valore oppure ci sono dei valori diversi. Il principio generale ci dice che se aumenta la quota di patrimonio netto della partecipata posseduta, a quel punto si deve far aumentare il valore della mia partecipazione, cioè seguire l'andamento del patrimonio netto della partecipata. Va da sé che se nel corso dell'anno è diminuito il patrimonio netto della società controllata, allora in bilancio deve diminuire il valore della partecipazione iscritta in bilancio. L'idea generale è che il valore contabile della partecipazione deve seguire l'andamento del patrimonio netto della società controllata.
19 ottobre 2021
I debiti
Aspetti teorici
I debiti sono disciplinati, oltre che dal Codice civile, dal documento dell'OIC 19 che ci dice che cosa sono i debiti.
In termini generali, i debiti sono delle passività aziendali che hanno due caratteristiche fondamentali: hanno natura determinata ed esistenza certa. Natura determinata significa che sono noti sia l'importo di questi debiti, sia il momento in cui il debito deve essere pagato. Un altro aspetto rilevante è quello dell'esistenza certa, perché l'OIC lo precisa? Perché vuole distinguere i debiti che fanno riferimento all'OIC 19 da quelli che sono i debiti presunti (ratei passivi) che hanno un trattamento contabile distinto e che non rientrano in questa tipologia di debiti. Se questa è la definizione generica, in sostanza che cos'è un debito? È un obbligo a pagare una somma di denaro oppure un quantitativo di beni che ha un valore equivalente alla somma di denaro. Così come abbiamo visto per i titoli, anche per i debiti è possibile operare delle classificazioni e si distinguono in due macrocategorie: 1.Debiti di funzionamento2. Debiti di finanziamento Qual è la differenza? La differenza è che i debiti di funzionamento si chiamano così perché scaturiscono e derivano dal regolare svolgimento della gestione aziendale, cioè sono quelli che nascono dalle operazioni di gestione che quotidianamente un'azienda effettua. Perché originano i debiti di funzionamento? Perché, fondamentalmente, c'è un gap temporale tra il momento in cui sorge il debito e il momento in cui il debito viene ripagato. I debiti di finanziamento, invece, si chiamano così perché sono tutti quei debiti che sorgono per finanziare la gestione aziendale e quindi per garantire alla gestione aziendale un flusso di risorse finanziarie sufficienti. Sorgono, normalmente, ogni volta che si contrae un finanziamento, cioè ogni volta che le banche danno del denaro in prestito. Passiamo alla contabilizzazione in senso generale, qual è il momentoche rileva ai fini dell'iscrizione del debito in contabilità? Per capire quando dobbiamo iscrivere in contabilità il debito, quello che è rilevante è il motivo per cui il debito è sorto, cioè rileva la ragione per la quale è scaturito un debito. Se iniziamo ad analizzare i debiti sorti in relazione ai costi, cioè quei debiti scaturiti dal fatto che si sono avuti dei costi dai quali si produce un debito, il debito va iscritto in contabilità, se riguarda l'acquisizione di bene, quando tutti i rischi e tutti i benefici connessi a quel bene sono stati trasferiti, quindi quando si è verificato il trasferimento del bene, cioè quando si è acquisita la proprietà del bene. Sostanzialmente, ci dice che il debito va iscritto in contabilità, se collegato ad un costo, quando il costo è di competenza. Se, invece, il debito riguarda l'acquisizione di un servizio, a quel punto il debitoVa iscritto in contabilità quando il servizio è stato reso, cioè quando c'è stata l'effettiva erogazione del servizio, ovvero il costo è diventato di competenza del periodo.
Ci sono, però, anche dei debiti che sorgono non in relazione a costi, ma in relazione a obbligazioni, come i debiti di finanziamento. Dietro il debito di finanziamento non c'è un costo, ma una banca che presta del denaro da restituire successivamente, per cui il debito non deriva da un componente negativo di reddito, ma da un prestito.
In questo caso, quando il debito non è sorto in relazione a costi, va iscritto quando nasce formalmente l'obbligo a pagare la somma alla controparte, cioè quando cade formalmente l'obbligo di restituire quella somma.
Fatta questa premessa e mettendo in verticale i momenti fondamentali di rilevazione (operazioni digestione, assestamento e valutazione) proviamo a vedere cosa dobbiamo già sapere.
e cosa dobbiamo ancora vedere. Le operazioni di gestione dei debiti di funzionamento sappiamo già cosa sono, mentre per i debiti di finanziamento qualcosa già sappiamo e le riprenderemo in maniera più approfondita. Per gli assestamenti, i debiti di funzionamento non comportano nessun assestamento, mentre per i debiti di finanziamento dobbiamo riprendere qualcosa. Quello che invece dobbiamo fare riguarda le operazioni di valutazione a prescindere che siano di funzionamento o di finanziamento.Debiti di finanziamento
Aspetti teorici
Sono tutti quei debiti che servono per finanziare la gestione aziendale. Come possiamo classificare i debiti di finanziamento? In due macro-classi:
- Debiti a breve termine che si compongono di:
- Apertura di credito in c/c: forma di finanziamento sui generis perché la banca non presta del denaro, ma consente di utilizzare il nostro c/c andando in scoperto, utilizzando più soldi di quelli che sono fisicamente nel c/c;
- Smobilizzo di
credito commerciale: è un'operazione con cui la banca mette a disposizione il valore dei crediti prima della loro naturale scadenza, cioè anticipa il valore del credito.
Debiti a medio/lungo termine e vedremo:
- Mutui passivi
- Prestiti obbligazionari (non li vedremo perché nella prassi non è molto applicata)
Qual è la differenza? Il mutuo si ha quando andiamo in banca e la banca ci presta del denaro, il prestito obbligazionario, invece, si ha ogni volta che una società emette delle obbligazioni che servono per finanziare la sua gestione.
La distinzione dipende solo ed esclusivamente dalla scadenza del debito: tutti i debiti da rimborsare entro l'anno saranno debiti a breve termine mentre tutti quei debiti che prevedono un rimborso oltre i 12 mesi, saranno debiti a medio/lungo termine. Non c'entra nulla la destinazione, è solo ed esclusivamente una questione di scadenza.
Quali sono le fasi fondamentali di un finanziamento?
Sono fondamentalmente tre: 1. Contrazione: è la fase in cui si stipula il contratto di finanziamento e si incassa il valore del finanziamento; 2. Rimborso: è la fase in cui alla scadenza prevista si restituisce il valore del finanziamento, comprensivo degli interessi maturati; 3. Rinegoziazione: è la fase in cui si modifica il contratto di finanziamento per adattarlo alle nuove esigenze del cliente, come ad esempio la riduzione del tasso di interesse o l'estensione della durata del prestito. Queste tre fasi sono fondamentali nel processo di finanziamento e consentono di gestire al meglio le risorse finanziarie.