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Bisogna evitare parole come “dopo, tra poco, poi…” perché non avendo la concezione del tempo, non
riescono ad interpretare queste locuzioni temporali.
- Organizzazione dei sistemi e del materiale di lavoro: Risponde alla domanda “che cosa?” ed è importante
per organizzare il lavoro e le attività da svolgere.
Le attività vengono effettuate da sinistra verso destra, passando per il centro, in modo tale da:
sinistra: attività da compiere
centro: attività che si stanno svolgendo in quel momento
destra: attività compiute e terminate
Il tutto per capire cosa ancora c’è da fare e cosa invece è stato completato.
Questo è uno strumento evolutivo, cioè deve essere man mano ridotto, man mano che la persona autistica
raggiunge padronanza del proprio ambiente e vita.
-Programma ABA : E’ un programma utile ad imparare dall’ambiente, grazie all’aiuto di supporto ed
istruzione dell’operatore/tutore. Il fine è quello di aiutare il soggetto a vivere e funzionare nel suo contesto
di vita con 4 principi luogo; precoce intervento; tecniche e strategie comportamentali; enfasi e rinforzo.
Il principio fondamentale del programma ABA è sicuramente il rinforzo, ovvero un evento che, fatto seguire
all’emissione di un comportamento, ne rende più probabile la ricomparsa in futuro. Cioè quando il soggetto
compie un’azione correttamente, gli si da un rinforzo, in modo tale che si possa riverificare quell’azione in
modo corretto. Il rinforzo può essere:
-Tangibilecibi, oggetti
-Socialelodi, complimenti
-Dinamicoattività gradite
-Simbolicopunti, gettoni
-Informazionalifeedback
Quindi al compimento di un’azione corretta ricevono un rinforzo. Cioè un qualcosa che li motiva a
continuare a fare bene.
Come fornire il rinforzo?
Il rinforzo può essere fornito in vari modi:
CONTINUO: Rinforzo fornito ad ogni azione corretta.
INTERMITTENTE: Rinforzo solo in determinate occasioni. E’ quello più vantaggioso perché anche se lento,
dura di più, cioè ha effetti più lunghi ed è più resistente all’estinzione. Quindi non conviene usare quello
continuo, perché sentirsi rinforzati sempre, non porta vantaggi, dopo un po’ ci si stanca di sentirselo dire,
oppure può sembrare falso se viene detto sempre.
Bisogna ricordare che l’obiettivo è che il bambino mantenga il rinforzo, cioè deve essere più duraturo
possibile, e questo si ottiene con il rinforzo intermittente.
A sua volta il rinforzo intermittente può essere:
in relazione alle risposte esatte:
INTERMITTENTEA RAPPORTO FISSO: Rinforzo dato dopo un numero fisso di risposte esatte. E’ un
rinforzo uniforme, però è come quello continuo, cioè dopo un po’ il ragazzo capisce quando gli sarà dato il
rinforzo, quindi non ha lo stesso effetto di uno inaspettato.
INTERMITTENTE A RAPPORTO VARIABILE : Rinforzo dopo un numero variabile di risposte esatte. Cioè
non si segue sempre lo stesso ordine. (ogni 3 risposte esatte, poi ogni 2, poi ogni 4 ecc). Ovviamente varia
da persona a persona.
in relazione al tempo:
INTERMITTENTEA INTEVALLO FISSO: Rinforzo dato dopo un determinato tempo, segue intervalli di
tempo regolari. Anche questo non è vantaggioso.
INTERMITTENTE A INTERVALLO VARIABILE : Rinforzo che non segue un determinato tempo, dato ad
intervalli di tempo irregolari.
Quindi i più vantaggiosi sono quelli che non seguono sempre lo stesso intervallo/rapporto, in modo tale che
l’allievo non si aspetti il rinforzo. Questo serve a far continuare l’azione in modo corretto, perché non saprà
mai quando arriverà il rinforzo. DEFICIT VISIVO
Tiene conto dei visus (decimi) , ovvero l’acutezza visiva e ampiezza del campo visivo.
Il deficit si localizza in base alla cecità, che può essere:
-cecità sensoriale: cause periferiche vengono colpite vie ottiche e retina;
-cecità cerebrale: cause centrali vengono colpiti i lobi occipitali.
Inoltre è importante l’origine temporale:
-origine precoce: ovvero alla nascita.
-origine col tempo: Con il tempo si perde la vista, però la memoria visiva fa costruire una rappresentazione
diversa da chi non ha mai visto niente. (sono più “avvantaggiati” rispetto a chi è cieco dalla nascita).
Ci sono fattori eziologici come:
- malformazioni congenite
- lesioni dell’occhio
- lesioni vie ottiche
oppure legati ad infezioni/intossicazione:
- parti prematuriossigeno somministrato al neonato scatena reazioni alla retina
- malattie perinatali
- postnatali che colpiscono occhio e retina
- tumori all’occhio
- ferite oculari
- distacco della retina
- tumori cerebrali
Per quanto riguarda le patologie sono di quattro tipi:
1- Cataratta congenita: 10-24% delle cause. Dovuta alla rosolia della madre, che scatena anche sordità,
epilessia ecc.
2-Atrofia dei nervi ottici: con malformazioni dell’idrocefalo (valvola che cambia liquido cerebrale), se non
funziona si può avere cecità.
3-Glaucoma congenito: deformazione del bulbo oculare.
4-Aplasia retinica: assenza del disco ottico / vasi retinici/ nervo ottico e non si percepisce la luce.
SVILUPPO BAMINI CON DEFICIT VISIVO:
Udito: la loro organizzazione percettiva è diversa, cioè se è cieco dalla nascita, sviluppa l’udito e lo usa di
più di un normotipo. Questo crea: comportamenti stereotipati, minore interesse alla realtà che tende ad
isolarlo, maggiore interesse al proprio corpo.
Tatto: e’ molto importante, perché se non fa esperienza tattili, tutto rimane astratto. Quindi è utile
stimolarlo facendogli toccare gli oggetti.
Udito e tatto devono essere combinati per la conoscenza dell’ambiente. Udito per quanto riguarda
l’orientamento, mentre il tatto per quanto riguarda la forma degli oggetti.
Linguaggio: Sembra un linguaggio corretto ma il concetto non lo è. Inoltre non conviene utilizzare parole
come “colori, forme …” o fare paragoni visivi, perché per loro sono privi di significato.
Area motoria: Presentano carenze nell’orientamento e nel muoversi nello spazio. Bisogna lavorare sui
prerequisiti in modo da fargli acquisire sicurezza nello spostamento.
La cecità può riguardare anche gli atleti. Anche i bambini con deficit visivo possono diventare atleti,
lavorando con voce-posizione dei numeri dell’orologio-segnali acustici. Il tutto per migliorare la
consapevolezza direzionale e compiere qualsiasi esercizio. L’atleta è aiutato e accompagnato da un tutore
che si affianca utilizzando una cordicella, fungendo da guida.
ADHD
Deficit d’attenzione e iperattività. Presente da 6 a 12 anni. Si hanno:
1- Problemi d’attenzione: presenta difficoltà nel: Selettività (selezionare gli stimoli). Vigilanza
(mantenere attenzione) . Shift (salti da un pensiero all’altro). Capacità (concentrarsi su più stimoli
contemporaneamente).
2- Alti livelli di attività motoria (iperattività): divisa in agitazione, irrequietezza e iperattività che
aumentano se le attività sono poco motivanti.
3- Impulsività cognitiva e comportamentale: sarebbe una risposta data velocemente dopo lo stimolo,
ma non coerente con il contesto. Molto spesso si risponde anche prima che finisca la domanda.
Questo è dato dal fatto che non hanno la capacità di concentrarsi sugli stimoli (come detto nel
punto 1 ).
L’impulsività può essere:
- Comportamentale: si agisce senza pensare a ciò che si fa;
- Cognitiva: salti di pensiero senza filo logico;
- Emotiva: repentini cambi di umore in situazioni frustranti.
PRINCIPI D’INTERVENTO
Per l’intervento è utile la predisposizione di programmi educativi, per favorire lo sviluppo di prerequisiti. I
principi che si usano sono:
1- Organizzazione e conduzione dell’attività: Utile per programmare il compito secondo polivalenza
(sviluppo di tutte le aree); multilateralità (ampia base motoria); partecipazione (ogni allievo ha il suo
spazio).
2- Progressione di lavoro: Si cerca una giusta forma di coordinazione di più distretti, affiancata da
coordinazione oculo-manuale, per migliorare la destrezza.
3- Importanza del gioco: Si parte sempre dal gioco per lo sviluppo dei prerequisiti. Si parte dal gioco
perché esso è spontaneo-libero-aumenta la concentrazione su ciò che si sta facendo. Inoltre è utile
per socializzare, educare e formare il ragazzo.
Il gioco è progressivo:
- D’esercizio: ripetizione esercizi con e senza scopo;
- Simbolico: per nuovi stimoli;
- Con regole: per rispettare regole.
L’intervento si divide in due fasi:
-Fase di assessment: evidenziare deficit ma anche abilità emergenti per poterci lavorare su.
-Fase di intervento: per migliorare e potenziare.
COMPORTAMENTO
Molto spesso risultano aggressivi nel periodo scolastico.
Con aggressivi si intende l’infrazione di regole e l’aggressività per condizioni inadeguate.
L’aggressività è intesa anche come:
- Motoria comportamento aggressivo
- Verbale con parole
- Danno a persone/oggetti/cose
Ci sono 4 approcci all’aggressività:
1- Descrittivo: attivo (con colpi fisici) o passivo (non aiutare chi è in difficoltà) / diretto (picchiare) o
indiretto (comportamento ostile) / auto lesivo o lesivo verso gli altri;
2- Funzionale: dare un comportamento adeguato da sostituire a quello problematico;
3- Psicopatologico: con aggressività nascosta (rubare) o manifesta (atti fisici e verbali);
4- Evolutivo: precoce , oppure cumulativo nel periodo preadolescenziale.
LIBRO A SCELTA: PSICOMOTRICITA’
“Apprendere
Cap.1: gli schemi del movimento”
Ci sono 3 fasi relative all’apprendimento di abilita motorie:
-fase cognitiva l’allievo mette a fuoco l’obiettivo e prende decisioni sulle prime esecuzioni del movimento (permette di memorizzare il movimento
da acquisire.
-fase associativa l’allievo grazi a varie ripetizioni costruisce un programma motorio, che organizza dei sottoprogrammi (trasferisce abilita di
movimenti già appresi in altri non appresi).
-fase di automatizzazione il movimento può essere eseguito senza un controllo attentivo.
Lo schema motorio
Non e la rappresentazione mentale di un singolo movimento, ma contiene condizioni comuni a una categoria di movimenti (forza, ampiezza)
Lo schema permette un’interpretazione dell’apprendimento motorio che