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INDAGINI DI SECONDO LIVELLO
Le indagini di secondo livello vengono effettuate nel caso in cui si riscontri una positività
del test fluorimetrico per gli ANA (cioè la diluizione 1:160 presenta una fluorescenza
massima).
Queste indagini prevedono il dosaggio degli anticorpi ENA e anti-dsDNA (in particolare
in caso di sospetto di lupus eritematoso sistemico) mediante tecniche di:
1) ELISA con fluorimetria indiretta è una tecnica automatizzabile a basso costo
e di elevata sensibilità e riproducibilità, ma di difficile standardizzazione che si
basa sull’incubazione del siero del paziente in micropozzetti in poliestere in cui
sono adesi specifici anticorpi ricombinanti a cui si aggiunge un anticorpo marcato
che lega su un altro epitopo per sviluppare il colore o la fluorescenza.
2) DOT blot è una tecnica in grado di rivelare la presenza di epitopi rari che si
basa sull’elettroforesi del plasma del paziente che viene trasferito su un supporto
di cellulosa su cui avviene l’incubazione di specifici anticorpi marcati che
sviluppano fluorescenza.
AUTOANTICORPO PATTERN SPECIFICITÀ SENSIBILITÀ ASSOCIAZIONE
FLUOROSCOPICO CLINICA
Anti-Sm Punteggiato 99% 15-30% LES
Anti-SSA7Ro e Punteggiato fine 50-80% S. di Sjögren
Anti-SSB/La 30-50% LES
Blocco atrio-ventricolare
Anti-ribosomiale Granulare 99% 10-20% LES
40-80% Neuro-LES
Anti-mitocondriale Granulare Cirrosi biliare
perinucleare autoimmune
Il fattore reumatoide classico (FR) è composto da un gruppo di anticorpi
(principalmente della classe delle IgM) in grado di reagire con epitopi antigenici del
frammento costante delle IgG determinando la formazione di immunocomplessi che,
precipitando, possono portare a danno tissutale in molte malattie autoimmuni come
l’artrite reumatoide, la sindrome di Sjögren, il lupus eritematoso sistemico, le
connettiviti, le neoplasie e le epatopatie croniche.
Esso viene valutato mediante dei test immunoenzimatici come l’ELISA oppure mediante
tecniche di immunoagglutinazione su un vetrino come la Waaler Rose.
N.B. La presenza sierica di fattore reumatoide non è sinonimo di artrite reumatoide, ma
diventa altamente specifico per questa malattia quando la sua titolazione supera 1:80.
TESSUTO CONNETTIVO
Il tessuto connettivo è formato dalla matrice extracellulare e dalle cellule che in essa
risiedono come i fibroblasti, i macrofagi ed i mastociti e può essere ritrovato in misura
variabile all’interno di vari organi e tessuti (in particolare, esso è molto abbondante nella
pelle e nelle ossa).
Questo tessuto ha un ruolo fondamentale nella regolazione del comportamento delle
cellule che entrano in contato con esso in quanto influenza lo sviluppo, la migrazione, la
proliferazione e le funzioni metaboliche delle cellule adiacenti.
La matrice extracellulare è formata da:
Collagene (dal tipo I al tipo XXV) è una proteina complessa a tripla elica
formata a partire da catene di tropocollagene diverse per ogni tipologia di
collagene, in particolare la sua sintesi inizia dalla trascrizione di numerosi geni
diversi per formare un RNA messaggero provvisto di un peptide segnale che lo
conduce ai ribosomi addossati alla parete del reticolo endoplasmatico in modo che
la proteina possa entrare all’interno delle cisterne reticolari dove vengono
sintetizzate le catene di preprocollagene, che subiscono delle reazioni di
idrossilazione a livello delle lisine e delle proline, delle reazioni di glicosilazione a
livello delle idrossilisine e delle reazioni di formazione dei legami disolfuro a livello
delle sequenze N- e C-terminali. In seguito, la proteina viene trasferita nel Golgi
dove completa le sue modificazioni per poi essere immessa all’interno di vescicole
ed essere liberata all’esterno delle cellule, dove le molecole di tropocollagene a
tripla elica sinistrorsa si assoceranno spontaneamente a creare delle fibrille con
una disposizione parallela e sfalsata. A questo punto, intervengono degli enzimi
detti lisil-ossidasi che permettono la formazione di legami crociati fra le fibrille
parallele per la formazione del collagene a tripla elica destrorsa.
[La variabilità e la concentrazione variabile delle fibrille di collageno permette il
controllo dei parametri di formazione delle fibrille stesse quali ad esempio il numero
di punti di inizio, la velocità di estensione della lunghezza e del diametro e
l’orientamento]
Elastina è una proteina elastica che conferisce elasticità al tessuto connettivo,
cioè la capacità di tornare alle dimensioni originarie in seguito all’azione di forze di
stiramento o di contrazione.
Fibronectina è una glicoproteina che permette la migrazione delle cellule
(importante soprattutto in età embrionale).
Laminina è una famiglia di glicoproteine che influenzano la migrazione in età
embrionale, la crescita ed il differenziamento cellulare e che possono formare delle
reti interconnesse che conferiscono resistenza alla forza ed elasticità.
Fibrillina è una proteina che costituisce delle fibrille per permettere
l’aggregazione delle fibre elastiche della matrice extracellulare.
Fibulina è una glicoproteina legante il calcio che permette l’interconnessione
delle diverse proteine che formano la matrice extracellulare.
Proteoglicani o mucoproteine sono dei complessi proteici su cui aderiscono, a
livello di residui di serina, numerosi glicosamminoglicano formati da disaccaridi
ripetuti (di cui almeno uno è N-acetilglucosamina o N-acetilgalattosamina) che
conferiscono al tessuto la resistenza a forze compressive e la capacità di far
migrare le cellule (sono costituiti dal 90-95% di carboidrati e presentano una
carica netta negativa per la presenza di gruppi solfato o carbossilici).
Un particolare esempio di proteoglicano è l’acido ialuronico che forma catene più
lunghe ed è molto abbondante nel tessuto connettivo.
OSTEOGENESI IMPERFETTA
L’osteogenesi imperfetta è una patologia ereditaria del tessuto scheletrico caratterizzata
da fragilità ossea, fratture ricorrenti, deformità scheletriche, dentinogenesi imperfetta,
sclere sottili, fragilità e lassità tendinea e valvole cardiache sottili che possono portare a
insufficienza cardiaca (principalmente autosomica dominante, ma esistono alcune
varianti recessive, sporadiche per nuova mutazione o mosaicismi somatici e gonadici).
La malattia viene classificata in vari sottotipi a seconda delle mutazioni scatenanti e della
gravità:
1) Osteogenesi imperfetta di tipo I rappresenta il fenotipo più lieve della
malattia in cui i pazienti sono caratterizzati da sclere bluastre, altezza normale
(anche se si altezza leggermente inferiore rispetto ai familiari), femori piegati alla
nascita, fratture nella prima infanzia con rischio di compressione vertebrale,
ipermobilità articolare, scoliosi e progressiva perdita dell’udito.
La patologia presenta ereditarietà autosomica dominante causata da mutazioni dei
geni COL1A1 e COL1A2 codificanti per il collagene di tipo I.
2) Osteogenesi imperfetta di tipo II rappresenta il fenotipo letale della malattia
in cui i pazienti sono caratterizzati da fratture costali e torace piccolo che possono
indurre insufficienza respiratoria, sclere blu, lunghezza corporea e peso ridotto
alla nascita, aumento della circonferenza del cranio associata ad estese fontanelle
per una scarsa mineralizzazione, fratture multiple, brevità e piegamento delle ossa
lunghe.
La patologia presenta ereditarietà autosomica dominante, ma possono verificarsi
delle mutazioni de novo o un mosaicismo germinale causata da mutazioni dei geni
COL1A1 e COL1A2 codificanti per il collagene di tipo I.
3) Osteogenesi imperfetta di tipo III rappresenta il fenotipo severo della malattia
compatibile con la vita in cui i pazienti sono caratterizzati da fratture multiple nel
periodo perinatale con conseguenti deformità ossee, grave scoliosi, severa
dentinogenesi imperfetta, sclere giallastre, bassa statura (solitamente inferiore ad
un metro), faccia triangolare, perdita dell’udito a partire dall’adolescenza ed
insufficienza respiratoria.
La patologia presenta ereditarietà autosomica dominante causata da mutazioni dei
geni COL1A1 e COL1A2 codificanti per il collagene di tipo I.
4) Osteogenesi imperfetta di tipo IV rappresenta una forma ad elevata
variabilità fenotipica in quanto sono presenti delle forme gravi e delle forme
moderate in cui i pazienti sono caratterizzati da modeste deformità ossee,
dentinogenesi imperfetta lieve, perdita dell’udito in età adulta, sclere normali o
grigie, statura variabile, scoliosi lieve o modesta.
La patologia presenta ereditarietà autosomica dominante causata da mutazioni dei
geni COL1A1 e COL1A2 codificanti per il collagene di tipo I.
5) Osteogenesi imperfetta di tipo V I pazienti sono caratterizzati da
calcificazione della membrana interossea radio-ulnare con conseguente
dislocazione della testa del radio, callo iperplastico nel sito di frattura, modeste
deformità ossee, sclere bianche, assenza di dentinogenesi imperfetta.
La patologia presenta ereditarietà autosomica dominante ma sono sconosciute le
cause genetiche scatenanti.
6) Osteogenesi imperfetta di tipo VI I pazienti sono caratterizzati da deformità
gravi e moderate delle ossa, fratture frequenti, altezza moderatamente ridotta,
scoliosi, sclere bianche, eccessiva deposizione osteoide con lamelle osse a scaglie
di pesce ed assenza di dentinogenesi imperfetta.
La patologia presenta ereditarietà autosomica recessiva ma sono sconosciute le
cause genetiche scatenanti.
7) Osteogenesi imperfetta di tipo VII I pazienti sono caratterizzati da modeste
deformità ossee, altezza lievemente ridotta, omeri e femori accorciati, sclere
bianche ed assenza di dentinogenesi imperfetta.
La patologia presenta ereditarietà autosomica recessiva ed è dovuta a mutazioni
del gene Crtap (=Cartilage-associated protein), che insieme a P3H1 (=prolil-3-
idrossilasi-1) e CyPB (=ciclofilina B), forma un complesso attivo nel reticolo
endoplasmatico che permette l’idrossilazione della prolina 986.
[La mutazione più comune per l’insorgenza dell’osteogenesi imperfetta di tipo VII è
la mutazione C>G nel primo introne del gene Crtap che determina l’inclusione di
73 bp che provocano un frameshift con un codone di stop]
N.B. La mutazione del gene PPIB codificante per la proteina CyPB con
conseguente deficit dell’idrossilazione della prolina 986 causa una forma di
osteogenesi imperfetta di tipo II o III con ereditarietà a