Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 63
Appunti Patologia Clinica Pag. 1 Appunti Patologia Clinica Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 63.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Patologia Clinica Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 63.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Patologia Clinica Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 63.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Patologia Clinica Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 63.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Patologia Clinica Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 63.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Patologia Clinica Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 63.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Patologia Clinica Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 63.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Patologia Clinica Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 63.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti Patologia Clinica Pag. 41
1 su 63
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

INDAGINI DI SECONDO LIVELLO

Le indagini di secondo livello vengono effettuate nel caso in cui si riscontri una positività

del test fluorimetrico per gli ANA (cioè la diluizione 1:160 presenta una fluorescenza

massima).

Queste indagini prevedono il dosaggio degli anticorpi ENA e anti-dsDNA (in particolare

in caso di sospetto di lupus eritematoso sistemico) mediante tecniche di:

1) ELISA con fluorimetria indiretta è una tecnica automatizzabile a basso costo

e di elevata sensibilità e riproducibilità, ma di difficile standardizzazione che si

basa sull’incubazione del siero del paziente in micropozzetti in poliestere in cui

sono adesi specifici anticorpi ricombinanti a cui si aggiunge un anticorpo marcato

che lega su un altro epitopo per sviluppare il colore o la fluorescenza.

2) DOT blot è una tecnica in grado di rivelare la presenza di epitopi rari che si

basa sull’elettroforesi del plasma del paziente che viene trasferito su un supporto

di cellulosa su cui avviene l’incubazione di specifici anticorpi marcati che

sviluppano fluorescenza.

AUTOANTICORPO PATTERN SPECIFICITÀ SENSIBILITÀ ASSOCIAZIONE

FLUOROSCOPICO CLINICA

Anti-Sm Punteggiato 99% 15-30% LES

Anti-SSA7Ro e Punteggiato fine 50-80% S. di Sjögren

Anti-SSB/La 30-50% LES

Blocco atrio-ventricolare

Anti-ribosomiale Granulare 99% 10-20% LES

40-80% Neuro-LES

Anti-mitocondriale Granulare Cirrosi biliare

perinucleare autoimmune

Il fattore reumatoide classico (FR) è composto da un gruppo di anticorpi

(principalmente della classe delle IgM) in grado di reagire con epitopi antigenici del

frammento costante delle IgG determinando la formazione di immunocomplessi che,

precipitando, possono portare a danno tissutale in molte malattie autoimmuni come

l’artrite reumatoide, la sindrome di Sjögren, il lupus eritematoso sistemico, le

connettiviti, le neoplasie e le epatopatie croniche.

Esso viene valutato mediante dei test immunoenzimatici come l’ELISA oppure mediante

tecniche di immunoagglutinazione su un vetrino come la Waaler Rose.

N.B. La presenza sierica di fattore reumatoide non è sinonimo di artrite reumatoide, ma

diventa altamente specifico per questa malattia quando la sua titolazione supera 1:80.

TESSUTO CONNETTIVO

Il tessuto connettivo è formato dalla matrice extracellulare e dalle cellule che in essa

risiedono come i fibroblasti, i macrofagi ed i mastociti e può essere ritrovato in misura

variabile all’interno di vari organi e tessuti (in particolare, esso è molto abbondante nella

pelle e nelle ossa).

Questo tessuto ha un ruolo fondamentale nella regolazione del comportamento delle

cellule che entrano in contato con esso in quanto influenza lo sviluppo, la migrazione, la

proliferazione e le funzioni metaboliche delle cellule adiacenti.

La matrice extracellulare è formata da:

 Collagene (dal tipo I al tipo XXV) è una proteina complessa a tripla elica

formata a partire da catene di tropocollagene diverse per ogni tipologia di

collagene, in particolare la sua sintesi inizia dalla trascrizione di numerosi geni

diversi per formare un RNA messaggero provvisto di un peptide segnale che lo

conduce ai ribosomi addossati alla parete del reticolo endoplasmatico in modo che

la proteina possa entrare all’interno delle cisterne reticolari dove vengono

sintetizzate le catene di preprocollagene, che subiscono delle reazioni di

idrossilazione a livello delle lisine e delle proline, delle reazioni di glicosilazione a

livello delle idrossilisine e delle reazioni di formazione dei legami disolfuro a livello

delle sequenze N- e C-terminali. In seguito, la proteina viene trasferita nel Golgi

dove completa le sue modificazioni per poi essere immessa all’interno di vescicole

ed essere liberata all’esterno delle cellule, dove le molecole di tropocollagene a

tripla elica sinistrorsa si assoceranno spontaneamente a creare delle fibrille con

una disposizione parallela e sfalsata. A questo punto, intervengono degli enzimi

detti lisil-ossidasi che permettono la formazione di legami crociati fra le fibrille

parallele per la formazione del collagene a tripla elica destrorsa.

[La variabilità e la concentrazione variabile delle fibrille di collageno permette il

controllo dei parametri di formazione delle fibrille stesse quali ad esempio il numero

di punti di inizio, la velocità di estensione della lunghezza e del diametro e

l’orientamento]

 Elastina è una proteina elastica che conferisce elasticità al tessuto connettivo,

cioè la capacità di tornare alle dimensioni originarie in seguito all’azione di forze di

stiramento o di contrazione.

 Fibronectina è una glicoproteina che permette la migrazione delle cellule

(importante soprattutto in età embrionale).

 Laminina è una famiglia di glicoproteine che influenzano la migrazione in età

embrionale, la crescita ed il differenziamento cellulare e che possono formare delle

reti interconnesse che conferiscono resistenza alla forza ed elasticità.

 Fibrillina è una proteina che costituisce delle fibrille per permettere

l’aggregazione delle fibre elastiche della matrice extracellulare.

 Fibulina è una glicoproteina legante il calcio che permette l’interconnessione

delle diverse proteine che formano la matrice extracellulare.

 Proteoglicani o mucoproteine sono dei complessi proteici su cui aderiscono, a

livello di residui di serina, numerosi glicosamminoglicano formati da disaccaridi

ripetuti (di cui almeno uno è N-acetilglucosamina o N-acetilgalattosamina) che

conferiscono al tessuto la resistenza a forze compressive e la capacità di far

migrare le cellule (sono costituiti dal 90-95% di carboidrati e presentano una

carica netta negativa per la presenza di gruppi solfato o carbossilici).

Un particolare esempio di proteoglicano è l’acido ialuronico che forma catene più

lunghe ed è molto abbondante nel tessuto connettivo.

OSTEOGENESI IMPERFETTA

L’osteogenesi imperfetta è una patologia ereditaria del tessuto scheletrico caratterizzata

da fragilità ossea, fratture ricorrenti, deformità scheletriche, dentinogenesi imperfetta,

sclere sottili, fragilità e lassità tendinea e valvole cardiache sottili che possono portare a

insufficienza cardiaca (principalmente autosomica dominante, ma esistono alcune

varianti recessive, sporadiche per nuova mutazione o mosaicismi somatici e gonadici).

La malattia viene classificata in vari sottotipi a seconda delle mutazioni scatenanti e della

gravità:

1) Osteogenesi imperfetta di tipo I rappresenta il fenotipo più lieve della

malattia in cui i pazienti sono caratterizzati da sclere bluastre, altezza normale

(anche se si altezza leggermente inferiore rispetto ai familiari), femori piegati alla

nascita, fratture nella prima infanzia con rischio di compressione vertebrale,

ipermobilità articolare, scoliosi e progressiva perdita dell’udito.

La patologia presenta ereditarietà autosomica dominante causata da mutazioni dei

geni COL1A1 e COL1A2 codificanti per il collagene di tipo I.

2) Osteogenesi imperfetta di tipo II rappresenta il fenotipo letale della malattia

in cui i pazienti sono caratterizzati da fratture costali e torace piccolo che possono

indurre insufficienza respiratoria, sclere blu, lunghezza corporea e peso ridotto

alla nascita, aumento della circonferenza del cranio associata ad estese fontanelle

per una scarsa mineralizzazione, fratture multiple, brevità e piegamento delle ossa

lunghe.

La patologia presenta ereditarietà autosomica dominante, ma possono verificarsi

delle mutazioni de novo o un mosaicismo germinale causata da mutazioni dei geni

COL1A1 e COL1A2 codificanti per il collagene di tipo I.

3) Osteogenesi imperfetta di tipo III rappresenta il fenotipo severo della malattia

compatibile con la vita in cui i pazienti sono caratterizzati da fratture multiple nel

periodo perinatale con conseguenti deformità ossee, grave scoliosi, severa

dentinogenesi imperfetta, sclere giallastre, bassa statura (solitamente inferiore ad

un metro), faccia triangolare, perdita dell’udito a partire dall’adolescenza ed

insufficienza respiratoria.

La patologia presenta ereditarietà autosomica dominante causata da mutazioni dei

geni COL1A1 e COL1A2 codificanti per il collagene di tipo I.

4) Osteogenesi imperfetta di tipo IV rappresenta una forma ad elevata

variabilità fenotipica in quanto sono presenti delle forme gravi e delle forme

moderate in cui i pazienti sono caratterizzati da modeste deformità ossee,

dentinogenesi imperfetta lieve, perdita dell’udito in età adulta, sclere normali o

grigie, statura variabile, scoliosi lieve o modesta.

La patologia presenta ereditarietà autosomica dominante causata da mutazioni dei

geni COL1A1 e COL1A2 codificanti per il collagene di tipo I.

5) Osteogenesi imperfetta di tipo V I pazienti sono caratterizzati da

calcificazione della membrana interossea radio-ulnare con conseguente

dislocazione della testa del radio, callo iperplastico nel sito di frattura, modeste

deformità ossee, sclere bianche, assenza di dentinogenesi imperfetta.

La patologia presenta ereditarietà autosomica dominante ma sono sconosciute le

cause genetiche scatenanti.

6) Osteogenesi imperfetta di tipo VI I pazienti sono caratterizzati da deformità

gravi e moderate delle ossa, fratture frequenti, altezza moderatamente ridotta,

scoliosi, sclere bianche, eccessiva deposizione osteoide con lamelle osse a scaglie

di pesce ed assenza di dentinogenesi imperfetta.

La patologia presenta ereditarietà autosomica recessiva ma sono sconosciute le

cause genetiche scatenanti.

7) Osteogenesi imperfetta di tipo VII I pazienti sono caratterizzati da modeste

deformità ossee, altezza lievemente ridotta, omeri e femori accorciati, sclere

bianche ed assenza di dentinogenesi imperfetta.

La patologia presenta ereditarietà autosomica recessiva ed è dovuta a mutazioni

del gene Crtap (=Cartilage-associated protein), che insieme a P3H1 (=prolil-3-

idrossilasi-1) e CyPB (=ciclofilina B), forma un complesso attivo nel reticolo

endoplasmatico che permette l’idrossilazione della prolina 986.

[La mutazione più comune per l’insorgenza dell’osteogenesi imperfetta di tipo VII è

la mutazione C>G nel primo introne del gene Crtap che determina l’inclusione di

73 bp che provocano un frameshift con un codone di stop]

N.B. La mutazione del gene PPIB codificante per la proteina CyPB con

conseguente deficit dell’idrossilazione della prolina 986 causa una forma di

osteogenesi imperfetta di tipo II o III con ereditarietà a

Dettagli
A.A. 2016-2017
63 pagine
2 download
SSD Scienze biologiche BIO/10 Biochimica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gabry.matteoli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Biochimica e patologia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Paniccia Rita.