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PITTURA DIVISIONISTA
1908 visita Previati, influenza la pittura di Boccioni.
- La maternità, Previati, 1890-91, anno di consacrazione della pittura divisionista.
- Le due madri, Segantini.
- Madonna dei gigli, 1893 galleria arte moderna
Tecnica di filamenti lunghi, luminosi, che dissolvono la forma per accentuare il significato spirituale.
Pennellata del primo futurismo. Boccioni condivide con Previati l’opinione dell’arte come una
rappresentazione in cui la realtà visiva serve solo come punto di partenza, e dalla conferenza a Roma,
boccion parla di Previati come il precursore della pittura futurista degli stati d’animo.
Boccioni lo vede come maestro.
I divisionisti prima sperimentano la pennellata e poi pubblicano testi teorici:
- 1905 previati, la tecnica della pittura
- 1906 i principi scientifici del divisionismo.
Trittico del 1907, camera di commercio di Milano, Previati, il Giorno.
Al cui centro irrompe il giorno e da una parte abbiamo le quinte dell’alba e sulla sinistra le tenebre.
Scorrere del tempo, costante di Previati, il trittico gli serve per costituire la dimensione dell’uomo in
relazione a quella della natura. Egli espone al salon della pittura divisionista di Parigi nel 1907, che boccioni
visita, 42 opere.
- Trittico, Boccioni, Veneriamo la madre, 1907-08. Di cui rimane anche un disegno preparatorio.
Si sente l’influenza di Previati, usa la stessa pennellata allungata. Tra 1901 e 1902 previati realizza un trittico
chiamato sacra famiglia probabile punto di riferimento, risente di una componente autobiografica
(rapporto morboso con la madre).
Il trittico è usato anche da molti altri artisti; esempio Morbelli
- Sogno e realtà, 1904-05 (influenze per il trittico di Boccioni).
Idea di rappresentare figure nei pannelli laterali (vecchi) che vengono riproposte in quello centrale (giovani)
che rappresenta una materializzazione di una giovinezza perduta.
OPERE:
Materia, 1912.
La città che sale,(il lavoro) 1910-11, di transizione prima della realizzazione degli stati d’animo (Museum of
modern art, ny).
Restituire emozioni tramite linee e colori. Nella lettera dice di aver ultimato tre quadri, tra cui il lavoro,
opera di transizione, il lutto, e la risata.
Preparatori a trittico degli stati d’animo.
La città che sale (o il lavoro) è un’opera nuova per il percorso di Boccioni, inizialmente pensato come trittico
per la sintesi di luce e movimento, dove le abilità tecniche fossero sacrificate a quelle delle emozioni.
Ci sono due bozzetti, uno a Brera. È il primo quadro implicato con la poetica futurista cantata nel manifesto.
Tecnica ancora divisionista. È dipinto dal balcone di via Adige, rappresenta ciò che vede, vede i lavori di
scavo per la realizzazione di una vasca di raffreddamento per la centrale elettrica di piazza Trento.
Idea di rappresentare la città che si sta trasformando nel suo materiale innalzarsi dei palazzi e nello
sprigionarsi dell’energia elettrica e animale. Momento in cui la periferia milanese è considerata la futura
città che sale.
Mostra di voler raccontare la sintesi del lavoro, della luce e del movimento mentre il titolo, la città che sale
è dato da Marinetti, quando viene esposto alla galleria bernheim joune.
- Rissa in Galleria, 1910 a Brera. Due donne di picchiano, interessante per la luce e tema futurista
delle folle, ma tecnica ancora divisionista e post impressionista francese.
- Il lutto, 1910, individua in un’emozione il soggetto specifico della rappresentazione pittorica. Lutto
come pietà laica, riecheggia una deposizione, e anche una sorta di compianto. Viene definita come
prima opera espressionista di Boccioni dalla critica. Forti echi da Munch, clima di cupa angoscia
parallela a una tragedia quotidiana. Il dolore è rappresentato attraverso una cromia cupa e
prevalenza del nero, e attraverso l’espressione dei volti che diventano quasi delle maschere
grottesche, il dolore e i gesti disperati, donna che si accascia, dolore come atteggiamenti scomposti
ed espressioni grottesche. Nei taccuini dice di esser andato a un funerale e che ne è rimasto
sconvolto essendo un teatrino di finti pianti.
Sul fondo c’è un necroforo che trasporta la bara e ai lati crisantemi. La deformazione dei volti è
anche debitrice di Romolo Romani oltre che a Munch.
Se nel lutto individua il soggetto specifico, nella risata sceglie uno stato d’animo preciso.
- La risata, 1911, quadro pienamente futurista. Parla della risata come il rovesciamento futurista
dalla poetica del lutto, la scena è ambientata in un caffe notturno, è una scena tipica de futurismo,
la risata prorompe e si contagia all’interno della composizione.
Antecedenti della pittura degli stati d’animo. Boccioni pensa a come rappresentare lo stato d’animo
solo attraverso linee e colori e ci riesce in entrambe le versioni.
Autunno 1911, inizia ad abbinare un’interpretazione a queste opere. Prima teorizzazione con le frasi nel
catalogo della galleria bernehim jeune.
Prima Versione:
- Stati d’animo 1: gli addii. 1911 momento del lasciarsi, le forme e i colori ancora espressionisti. Idea
di addio dell’abbraccio attraverso intrecci e c‘è un residuo figurativo. Ci sono intrecci che evocano i
sentimenti di una coppia che si abbraccia in diversi punti secondo l’idea di abbraccio presente in un
altro quadro, il sogno, paolo e Francesca.
Atmosfera passionale e drammatica, linee rette curve.
- Quelli che vanno, 1911, linee orizzontali che tagliano visi. Cambia la scelta cromatica, linee azzurre
e gialle, pennellate rapide e veloci, idea di partenza. Ci sono frammenti naturalistici come gli occhi
del viaggiatore e si intravedono case e pali della luce. Effetto di velocità percepito durante un
viaggio in treno.
- Quelli che restano, 1911, scelta monocromatica, lunghe pennellata a strisce che assorbono ogni
cosa per esprimere la tristezza e la malinconia di coloro che non ce l’hanno fatta. Idea
rappresentata attraverso queste linee e riduzione dei colori.
Seconda versione:
- Gli addii, 1912, scomposizione cubista, locomotiva del treno con il fumo. Sintesi astrattiva di linee e
figure, viene a meno, attraverso la scomposizione reintroduce la presenza dell’oggetto. Il numero
6943 realizzato attraverso una stampigliatura, che denota la conoscenza dei quadri cubisti.
( saggio di Soffici, pittore e intellettuale, per un periodo vive a Parigi e conosce bene Picasso e
Braque, riferimento per Boccioni).
- Quelli che vanno, 1912. Colori medesimi alla prima versione
- Quelli che restano, 1912. Figure più connotabili.
ANALISI DELL’OPERA: GIORGIO DE CHIRICO – FERRARA
Metafisica nasce a fine 1909 in corrispondenza del primo manifesto futurista.
Quando de Chirico arriva a Ferrara aveva alle spalle già molte opere realizzate tra Milano, Firenze e parigi.
Tre metafisiche:
- La prima a Milano dal 1909 - 1911
- La seconda a Parigi dal 1911 – fino al 1914
- La terza Ferrara.
Si arruola nell’esercito e arriva a Ferrare nel 1916, è costretto ad abbandonare a Parigi, in favore di Ferrara.
A Ferrara si trovavano alcuni protagonisti della letteratura e dell’arte italiana: De Pisis, Carrà, Savino.
Incontro con Giorgio Morandi. Non esiste una scuola metafisica ma una forte influenza che esercitò su De
Chirico, soprattutto Carrà.
1919, pittura metafisica scritta da Carrà.
Rivista: valori plastici: pittori dadaisti.
Espressione artistica iper realistica, modo di rappresentare in modo iper realistico, gli oggetti vengono
riconosciuti, l’accostamento crea disorientamento ed inquietudine.
BIOGRAFIA
Nasce a molo in Grecia nel 1888 da una famiglia di origini dalmate, la baronessa Gemma e il padre un
ingegnere impegnato nella costruzione della ferrovia.
La famiglia si stabilisce ad Atene dove frequenta il politecnico, alla morte del padre, Gemma decide di
vendere tutte le proprietà e andare a Monaco di baviera, dove i due studiano. La famiglia poi va in Italia nel
1909 e a Firenze nel 1910 da questo momento conosciamo alcune caratteristiche fondamentali.
PRIMO PERIODO ITALIANO : MILANO E FIRENZE
Nel 1909 dipinge ancora opere simboliste di area tedesca, nel contempo si dedica allo studio di testi di
filosofia e studia molto la storia delle religioni, archeologia e musica.
Disturbi intestinali dovuti alla morte del padre, lo stato di frustrazioni lo rende sensibile e soggetto a visioni
e allucinazioni dette rivelazioni. Le quali sono stati alterati della coscienza tra sogno e veglia, da stimoli
esterni, uno stato in cui la composizione del quadro appare davanti ai suoi occhi.
Elaborano gli stati d’animo, centrali della pittura metafisica:
1. L’enigma di un pomeriggio d’autunno, 1910, Firenze. Prime rivelazioni provocate dalla vista di un
insieme architettonico. Apparente semplicità della composizione, spazio al di qua e al di la di un
muro, luci, contrapposizione tra persone vive e sculture. Opera che contiene molti messaggi
simbolici, il muro che cela l’orizzonte come la siepe di Leopardi, l’uomo nero suggerisce un mistero,
vela dei naviganti il mare, fontana con zampillo d’acqua indica il passato torna sempre uguale a se
stesso e atmosfera sospesa dell’autunno.
Concetto di Nietzsche di eterno ritorno ed eterno presente.
2. Enigma dell’ora
3.
Disegni molto importanti con i quali capiamo il suo metodo di lavoro, da importanza alla memoria e al filtro
del tempo.
SECONDO PERIODO PARIGINO
Dopo mesi in Italia a spiegare il fenomeno della rivelazione, comincia ad arrivare il successo. Qui espone le
sue prime opere, salon d’Autom 1912. Gennaio 14 iniziano le prime collaborazioni con le avanguardie. La
sua pittura cambia, realizza 50 quadri e disegni, con stessi temi e concetti.
1. Le gioie e gli enigmi di un’ora strana : lo spazio si estende non c’è più idea di separazione,
prospettive quadrate, edifici astratti travestiti con modelli parigini. I temi sono la nostalgia e la
malinconia e angoscia oppure della partenza e il ritorno.
2. La conquista del filosofo: stessi elementi, muro basso all’orizzonte, accanto al treno un enorme
statua arcaica e una ciminiera sproporzionata. Linguaggio dei segni: caschi di banane. Piano
inclinato su cui poggiano elementi incongruenti, uovo, carciofi, libro giallo. Piazze dominate da
orologi. Sulla colonna c’è un guanto, invito a guardare verso il basso.
FERRARA
Si sente sradicato, ricompaiono i disturbi e la depressione, verrà dirottato a villa del seminario un ospedale
per gli ufficiali e soldati affetti da nevrosi da guerra, chiamata villa degli enigmi da lui.
1. Ettore Andromaca: luogo astratto, due quinte rosse, due manichini un maschio e una femmina. Alle
spalle impalcature, poggiatesta per tenere fermi i modelli integrati nell’iconografia del manichino.
Prelu