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M BCG
ODELLO
Il modello BCG si basa sull’assunto che la redditività e la liquidità aziendale siano strettamente collegate
al volume delle vendite. Pertanto, le Aree Strategiche d’Affari sono classificate in base alla loro quota di
mercato relativa e al tasso di crescita del mercato nel quale operano.
Usando questi principi, le Aree Strategiche d’Affari possono essere suddivise in 4 categorie:
- star, settori in forte crescita nei quali l’impresa possiede un’elevata quota di mercato; solitamente
assorbono molte risorse, impiegate per finanziare l’espansione e proteggere la posizione di
mercato;
- cashcow, settori con domanda stabile nei quali l’impresa detiene un’alta quota di mercato;
solitamente sono fonte di abbondanti flussi di cassa in entrata;
- dogs, settori a bassa crescita (o addirittura in declino) nei quali l’impresa detiene una bassa quota
di mercato; risultano una buona fonte di liquidità solo qualora i clienti siano molto fedeli;
- question mark, settori in forte crescita nei quali l’impresa detiene una bassa quota di mercato;
hanno grandi potenzialità, ma richiedono ingenti investimenti per generare una significativa
redditività.
Una volta analizzate le varie Aree Strategiche d’Affari in base a questi principi, il management deve
decidere il ruolo di ognuna all’interno del disegno strategico dell’impresa. È possibile assegnare 4 tipologie
di obiettivi per ciascuna:
- sviluppo, che consiste nel sacrificare i guadagni immediati in favore di un aumento della quota di
mercato; si tratta di un obiettivo adatto ai question mark più promettenti, per portarli al grado di
star;
- mantenimento, che consiste nella conservazione della quota di mercato; si tratta di un obiettivo
adatto alle cashcow, al fine di preservare gli abbondanti flussi di cassa che generano;
- mietitura, che consiste nell’incrementare la liquidità a breve termine senza considerare le
conseguenze nel lungo termine; ciò implica il sacrificio della quota di mercato in favore della
massimizzazione dei profitti; si tratta di un obiettivo adatto alle cashcow più deboli, ai dog e ai
question mark più imprevedibili;
- disinvestimento, che consiste nello smantellamento dell’Area Strategica d’Affari, in quanto
esistono migliori opportunità altrove; si tratta di un obiettivo adatto ai dog e ai question mark dei
quali l’impresa non può finanziare la crescita o il mantenimento.
Il modello BCG è spesso criticato per via della sua visione passiva del mercato, considerato incontrollabile
o non-influenzabile dalle imprese, e per l’estrema importanza data alla quota di mercato. Inoltre, non
viene tenuta in considerazione la possibilità che vi sia interdipendenza sinergica tra le Aree Strategiche
d’Affari e si dà per scontato che queste siano finanziate principalmente da fonti interne.
M G E
ODELLO ENERAL LECTRIC
In alternativa al modello BCG, alcune imprese hanno sviluppato modalità di gestione del portafoglio delle
attività capaci di includere una maggiore quantità di informazioni sulle opportunità offerte dal mercato e
sulle posizioni competitive delle varie imprese.
Il modello GE enfatizza tutti i fattori che possono potenzialmente condurre un’impresa a una posizione
di competitività e, parimenti, considera tutti i fattori che influenzano l’attrattività di un mercato.
Per rendere più immediata la comprensione del modello, si utilizza una tabella dove vengono posizionate
ideologicamente le varie Aree Strategiche d’Affari: sull’asse verticale è indicata l’attrattività del settore,
mentre su quello orizzontale la competitività.
Nelle aree con forte attrattività e forte competitività, l’impresa dovrebbe cercare di sviluppare una crescita
della quota di mercato.
Nelle aree con bassa attrattività e bassa competitività, l’impresa dovrebbe invece cercare di sfruttare fino
in fondo il flusso di cassa potenziale o disinvestire immediatamente.
Nelle aree con attrattività e competitività intermedia, infine, l’impresa dovrebbe cercare di mantenere la
propria quota di mercato attuale. S M
TRATEGIA DI ARKETING
Nell’ambito di qualunque attività di pianificazione strategica, indipendentemente dal modello utilizzato,
sono sempre necessarie alcune analisi della composizione del portafoglio corrente delle attività aziendali.
Il top management deve quindi fissare strategie di sviluppo e macro-obiettivi per l’intera impresa,
verificare il bilanciamento delle attività in portafoglio e stabilire l’allocazione delle risorse.
In un’organizzazione ben gestita esiste una relazione diretta tra pianificazione strategica e la pianificazione
decisa dai responsabili di ciascun livello.
In sede di pianificazione strategica generale, la strategia aziendale deve essere opportunamente articolata
in relazione alle singole Aree Strategiche d’Affari individuate.
Successivamente entra in gioco la strategia di marketing, che ha lo scopo di sviluppare la competitività
dell’impresa in ciascuna delle aree di business selezionate. La formulazione e l’attuazione di tale strategia
rientra nei compiti del responsabile di marketing, che deve agire tenendo sempre in considerazione le
linee di indirizzo e gli obiettivi generali fissati dal top management.
Prima di procedere alla definizione delle strategie di marketing è necessario identificare le opportunità
migliori e pianificare attentamente come trarne il massimo beneficio. Questo processo è costituito da una
serie di attività interdipendenti:
- determinazione degli obiettivi di marketing;
- selezione del target;
- posizionamento;
- sviluppo del marketing mix. A SWOT
NALISI
Nell’accingersi a sviluppare le strategie per le Aree Strategiche d’Affari, è necessario comprendere in
profondità gli aspetti critici dell’ambiente esterno, i possibili vantaggi competitivi su cui insistere, le capacità
e le competenze di cui l’azienda dovrebbe disporre per assicurarsi i migliori risultati.
L’analisi SWOT fornisce fin dal nome un’indicazione di come la stessa è strutturata; vengono infatti
analizzate, nell’ordine:
- punti di forza (Strength);
- punti di debolezza (Weakness);
- opportunità (Opportunity);
- minacce (Threat).
Nello specifico, punti di forza e di debolezza rappresentano variabili interne all’azienda, mentre
opportunità e minacce sono determinate dall’ambiente esterno.
L’analisi SWOT ha l’obiettivo di identificare tutte le variabili che influiscono sulle performance dell’impresa
e inserirle in un quadro organico.
Un’analisi SWOT porta a risultati molto soggettivi, legati all’esperienza di coloro che svolgono le valutazioni.
Non si tratta però di un limite vero e proprio, in quanto il fine ultimo di questa analisi è razionalizzare la
definizione delle alternative strategiche. Il limite principale dell’analisi SWOT è costituito dalla sua staticità,
poiché ci si focalizza sui fattori che caratterizzano l’impresa e il suo mercato in un preciso momento, senza
considerare il dinamismo che li contraddistingue. Per far fonte a questo problema è necessario quindi
svolgere l’analisi con regolarità, a intervalli tanto più ravvicinati quanto più l’ambiente risulta turbolento.
Il vero rischio che si incorre è quello di ridursi a una mera elencazione di caratteristiche interne all’azienda
ed eventi esterni senza ricavarne indicazioni utili per la strategia.
P F P D
UNTI DI ORZA E UNTI DI EBOLEZZA
Con punti di forza e punti di debolezza si intendono, rispettivamente, tutte le risorse e le capacità
specifiche di cui l’impresa è in possesso e che possono essere sfruttate in modo efficace per ottenere
competenze distintive rispetto ai concorrenti o risorse e capacità specifiche che mancano all’impresa o
che non sono adeguatamente sfruttate. Forze e debolezze sono concetti relativi, in quanto sono le
condizioni del mercato e la struttura del sistema competitivo a determinare la loro importanza.
Forze e debolezze vengono analizzate sulla base di 2 parametri:
- performance, ossia la capacità dell’impresa rispetto alla variabile osservata;
- importanza, ossia la misura in cui il possesso della variabile osservata sia critica per l’acquisizione
di un vantaggio competitivo.
Una volta definiti i valori dei due parametri per ciascun fattore, questi vengono moltiplicati per poi
procedere a una classificazione in base alla priorità di ognuno. Si possono configurare 4 ipotesi:
- alta performance e alta importanza, ovvero forza da valorizzare o mantenere;
- alta performance e bassa importanza, ovvero forza che potrebbe essere impiegata con maggior
efficacia altrove o in altro modo;
- bassa performance e bassa importanza, ovvero debolezza con rilievo marginale ai fini della
posizione competitiva;
- bassa performance e alta importanza, ovvero debolezza critica che richiede un intervento
immediato, in quanto indispensabile per competere adeguatamente.
O M
PPORTUNITÀ E INACCE
Le tendenze espresse dall’ambiente esterno devono essere viste in chiave di opportunità e minacce,
vale a dire, rispettivamente, fattori che possono essere sfruttati per trarne un vantaggio competitivo o che
possono portare a un declino delle prestazioni. Può accadere che una variabile costituisca una minaccia
per un’impresa ma, al tempo stesso, un’opportunità per un’altra.
Minacce e opportunità vengono analizzate sulla base di 2 criteri di valutazione:
- attrattività/gravità;
- probabilità di accadimento.
Moltiplicando tra loro i valori di ciascun criterio assegnati a ogni variabile, emergono 4 possibili
combinazioni differenti:
- alta attrattività/gravità e alta probabilità di accadimento, ovvero un’opportunità da sfruttare o una
minaccia da fronteggiare;
- alta attrattività/gravità e bassa probabilità di accadimento, ovvero un evento da monitorare ma
che non richiede interventi nell’immediato;
- bassa attrattività/gravità e bassa probabilità di accadimento, ovvero un evento privo di
ripercussioni sulla posizione attuale dell’impresa;
- bassa attrattività/gravità e alta probabilità di accadimento, ovvero un’opportunità interessante o
una minaccia pericolosa che però non influisce direttamente sull’impresa.
O S M
BIETTIVI DELLA TRATEGIA DI ARKETING
Una volta completata l’analisi SWOT, è necessario fissare gli obiettivi di marketing che guideranno la
strategia nell’