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SVILUPPO E NUOVE TENDENZE NEL RETAIL:
Oggigiorno, è innegabile che il mondo della vendita al dettaglio fisica, di tipo “retail”, sia sempre
più minacciato dall’e-commerce.
I vecchi dubbi riguardo quest’ultimo sono ormai scomparsi e la sua potenza è infinita.
Le funzioni svolte dai punti vendita sono molteplici:
• Far conoscere l’offerta ai clienti: banalmente, “esporre la marce”.
È necessario che il negozio fornisca, quindi, informazioni al cliente;
• Permettere ai clienti di scegliere/confrontare: è necessario che il negozio fornisca
assortimento/servizi alla vendita per permettere al cliente di confrontare i prodotti.
• Permettere l’acquisto: è necessario che il negozio fornisca servizi per la
transazione/logistica.
• Permettere di “passare il tempo”: è necessario che il negozio fornisca, una certa
atmosfera/contesto/servizi di intrattenimento.
Nel mondo di vendita di elettronica, di prodotti alimentari e di abbigliamento possiamo
distinguere diverse fasi evolutive:
• Il mondo del retail “all’epoca della carta stampata”: caratterizzato da informazioni
personalizzate per il cliente, da un assortimento limitato (per limiti fisici del negozio),
dall’uso della moneta/contante per effettuare transazioni e da un contesto caratterizzato
da una stretta relazione di conoscenza tra il titolare ed il cliente.
Si pensi come prototipo alla cartoleria, alla salumeria e al negozio sartoriale;
• Il mondo del retail “all’epoca della televisione”: caratterizzato da informazioni
standardizzate per i prodotti, da un assortimento esteso sia in ampiezza (numero di linee di
prodotti) che in profondità (numero di prodotti per ogni linea), dall’uso esteso di carte di
credito per effettuare transazioni e da un contesto più che altro di tipo self-service, cioè
con un aiuto minimo da parte del personale.
Come prototipo, si pensi al grande negozio di elettronica tipo Euronics, al supermercato e
al grande negozio di moda fast fashion;
• Il mondo del retail “all’epoca del web”: caratterizzato da informazioni auto-assemblate
che il cliente acquisisce ancor prima di entrare in negozio, da un assortimento focalizzato
su determinate linee e/o prodotti, da pagamenti che si effettuano con carte di ogni tipo,
rateizzazione e da un contesto fatto di sperimentazione dei prodotti in loco.
Come prototipo, si pensi all’ Apple store, a Grangusto e al negozio di alta moda;
• Il mondo del retail “del futuro”: in un mondo della vendita fisica sempre più minacciato
dall’e-commerce, è caratterizzato da un’informazione co-generata dal titolare del negozio
e dal cliente stesso, che quando vive un’esperienza unica in negozio la condivide sui social
media (e non solo), da un assortimento tematizzato e da un pagamento auto-selezionato.
FONDAMENTALE è la necessità di rendere il momento di presenza nel negozio un evento, il
contesto deve essere “leisure”, particolare;
LA DISTRIBUZIONE:
La scelta distributiva è una scelta circa il trasferimento del valore al consumatore.
Nel passato si trattava di trasferire esclusivamente prodotti fisici ma oggi le value offerings sono
particolarmente complesse e prevedono la combinazione di beni e servizi.
Il progresso tecnologico ha determinato, in molti casi, la “disintermediazione” tra aziende e
clienti. (es: le compagnie aeree che rendono possibile acquistare direttamente i biglietti online,
senza passare per le agenzie di viaggio).
La distribuzione è “l’insieme di attività di tipo logistico, informativo e accessorio che qualificano il
servizio commerciale, consentendo di trasferire un prodotto dal produttore al consumatore
attraverso un canale distributivo.”
I canali distributivi sono costituiti da un insieme di soggetti interdipendenti che svolgono funzioni
distributive creando valore aggiunto (in mancanza di creazione di valore aggiunto si potrebbe
essere portati ad eliminare gli intermediari) per gli acquirenti in termini di:
• Utilità di luogo: l’intermediario è utile se riesce a rendere il prodotto disponibile in chiave
geografica al cliente in maniera più agevole;
• Utilità di tempo: l’intermediario rende disponibile il prodotto al momento giusto.
(Es: i distributori automatici aperti h24)
• Utilità di stato: l’intermediario rende disponibile il prodotto nelle confezioni e formati
desiderati;
• Utilità di varietà: l’intermediario crea assortimento nei punti vendita più disparati;
Il servizio commerciale da risposta alle esigenze del consumatore in termini di: prossimità,
disponibilità, quantità acquistabili, varietà dell’offerta, informazione, relazione, garanzia, servizi
accessori funzionali (es: per una tv, il servizio di trasporto e montaggio), servizi accessori
esperienziali…
Quindi, il produttore fa delle scelte distributive mentre il distributore si legittima alla luce dei
servizi che offre in termini di utilità, valore aggiunto, luogo, tempo, stato, varietà; l’acquirente si
interfaccia col distributore, effettuando delle scelte d’acquisto, e Il consumatore, che non sempre
coincide con l’acquirente, fa invece scelte di consumo.
Una scelta molto importante riguarda il canale distributivo utilizzato:
• Canale diretto: per cui il prodotto passa dal produttore direttamente al consumatore,
senza intermediari; può passare anche attraverso un punto vendita di proprietà (anche
virtuale), come nel caso di Apple con gli Apple store o Victoria’s secret.
• Canale indiretto corto: prevede il ricorso ad un intermediario, il dettagliante che si
inserisce tra produttore e consumatore.
• Canale indiretto lungo: se sono presenti due o più intermediari;
canale indiretto lungo a due stadi può prevedere: il grossista che acquista in gran quantità la
merce del produttore diventandone effettivamente proprietario che poi passa per il dettagliante
che si interfaccia con il consumatore;
oppure un agente che acquisisce l’ordine dal dettagliante e lo trasferisce al produttore e quindi
non acquista lui in persona la merce.
Il canale indiretto lungo a tre stadi prevede una combinazione di tutte queste figure: l’agente
rifornisce il grossista che poi vende ai dettaglianti.
Svantaggi del ricorso agli intermediari:
L’aumento di passaggi di mano determina rincari commerciali che ricadono inevitabilmente sul
consumatore. Non è detto che, però, l’uso del canale diretto elimini questi rincari: infatti, anche in
questo caso, ci sono dei costi distributivi sostenuti dal produttore in prima persona.
Non è così immediato e banale dire che eliminare gli intermediari “terzi” riduca i costi: l’unica cosa
certa è che, all’aumento degli intermediari terzi, diminuiscono gli investimenti proprietari
dell’azienda e si moltiplicano altri costi e diminuisce sempre più il controllo del produttore sul
prezzo finale del prodotto nonché il grado di informazione sul cliente.
Infine, anche eventuali azioni di marketing diventano più difficili/lunghe da effettuare con
l’aumento degli intermediari con cui bisogna negoziare i vari passaggi;
vantaggi del ricorso agli intermediari:
attraverso l’intermediazione è possibile delegare ad altri il problema distributivo senza sprecare
risorse, inoltre, l’intermediario può essere specializzato e quindi offrire dei servizi che rendano il
prodotto più facilmente raggiungibile al cliente.
Fattori che influenzano la configurazione del canale:
• Caratteristiche intrinseche dei beni: (specialty goods, shopping goods, convenience goods);
• Caratteristiche e qualità specifiche dell’impresa: (ampiezza della gamma, capacità
finanziaria ecc.);
• Caratteristiche del mercato: (dimensione del mercato, numerosità e dispersione geografica
dei clienti ecc.);
La scelta dei canali è influenzata anche dal grado di controllo del mercato, dal livello di
investimento che si vuole sostenere, e dal rischio che si è disposti ad accettare.
Il canale lungo ha numerosi intermediari ed è quello che dà minor grado di controllo sul mercato,
perché non avendo contatto diretto con il cliente, si hanno poche informazioni/feedback sul
cliente e quindi anche poco margine di manovra nel marketing, ma ha minor impatto in termine di
investimenti, costi fissi e rischi. Al polo opposto c’è il canale diretto.
L’impatto/avvento delle ICT e di internet sulla struttura del canale distributivo ha determinato
una serie di effetti:
• Disintermediazione: grazie ad internet è molto più immediato il rapporto tra produttore e
dettagliante, con conseguente limitazione del numero di intermediari, riduzione della
lunghezza del canale. Ciò crea grande crisi nel mondo dei grossisti.
• Destrutturazione del canale distributivo: (in conseguenza del precedente) in passato il
canale era molto “integrato”, quadrato e lineare. L’azienda trasferiva la merce al grossista
con scambio di denaro ed informazioni, dal grossista si passava al dettagliante ed infine al
consumatore. Oggi, questa logica è sconvolta: le merci viaggiano su certi canali logistici
spesso autonomi, i soldi su altri canali (come il circuito delle carte di credito) e le
informazioni su altri ancora (come internet stesso);
• Necessario riposizionamento dei distributori tradizionali e multicanalità: in alcuni casi, i
grossisti hanno avuto bisogno di diventare a loro volta dei dettaglianti (su “larga” scala),
divenendo gestori di reti distributive monomarca. Inoltre, sempre più aziende usano più
canali in parallelo;
• Nascita di nuovi intermediari: particolarmente specializzati nell’analisi e soddisfacimento
dei bisogni dei clienti;
Le decisioni di politica distributiva, che riguardano la copertura del mercato, riguardano:
• Selezione, gestione e valutazione degli intermediari;
• Livello di integrazione e di controllo del canale;
• Modalità di copertura (e grado di copertura) del mercato:
- politica distributiva intensiva: rivolge l’attenzione a tutte le tipologie di punto vendita che
sono in grado di offrire il prodotto (es: Coca-Cola).
- politica distributiva selettiva: prevede la scelta di determinati tipi di punto vendita; si
sceglie una tipologia (o più tipologie specifiche) di punto vendita e si punta alla copertura
totale di essa (esse).
- politica distributiva esclusiva: prevede la scelta di singoli intermediari/punti vendita, a
prescindere dalla loro tipologia (che non è più rilevante) a cui si attribuisce però un