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ITALIANO POPOLARE

Usato da parlanti che hanno come madrelingua il dialetto, con una formazione scolastica ridotta e lontana nel tempo. Questo tipo di parlante è quindi oggi un parlante anziano.

L'italiano popolare presenta:

  • Della norma dell'italiano standard.
  • Dei tratti morfosintattici e testuali che deviano.
  • Delle improprietà lessicali (utilizzare una parola a sproposito), errori ortografici, morfologici e sintattici.

Prima erano diatopiche, ora quindi usiamo un'ottica diversa.

Esempio di italiano popolare:

Commento:

La figura dell'emigrato italiano di fine '800-inizio '900 è spesso un parlante dialettofono, che ha ricevuto poca istruzione. Quindi all'estero non porta l'italiano, bensì il suo dialetto, che mostra un'esigenza.

È una varietà comunicativa. Il parlante di italiano popolare si trova nella necessità di parlare italiano con tutte le incertezze che una scarsa dimestichezza con la lingua comporta.

lettura e scrittura gli rendono difficile. Qui l'esigenza è dare notizia di sé, il parlante deve quindi gestire un testo in italiano. Voleva nel corso dell'Ottocento per l'imperfetto, fra l'uscita insi oscillava, -a e in -o, ma è più probabile che sotto ci sia una forma dialettale che esce in -a. Al ricevere la presente espressione molto formale (italiano burocratico). Questo è dovuto al fatto che tra i fattori di diffusione dell'italiano c'era anche la burocrazia, quindi tutti gli italiani nella loro vita hanno a che fare con la burocrazia (es un modulo da compilare) e quindi ci sono delle espressioni formali che vengono conosciute anche da parlanti di italiano popolare. Si tratta quindi di un parlante che è stato scolarizzato, ma non abbastanza da aver recepito tutte le regole ortografiche corrette. Non riesce a gestire un registro uniforme: tipico di un discorso orale. Questo è un esempio di italiano.

leggermente sub-standard (è quindi leggermente sotto lo standardperché comunque ci sono ancora delle strutture relativamente ben gestite).

Il parlante di italiano popolare scrive su carta un pensiero che ha in testa (per questo ha unacerta oralità).

Tratti grafici dell’italiano popolare: Uso errato della “h”, messa dove non serve e omessa dove serve- se un parlante ha pocadimestichezza con la lettura, non può percepire solo dalla pronuncia se ci va o meno. d’avanti- Segmentazioni erronee, cioè errata divisione delle parole (l’aradio per la radio, perdavanti).- Punteggiatura (se usata) scorretta.

Tratti fonetici dell’italiano popolare: Forte influsso della pronuncia dialettale- Accentazione non della norma (rùbrica anziche rubrìca, persuàdere anziché persuadére) questaaccentuazione deviante è di tipo dialettale, portata avanti da un parlante che non va a controllare

La pronuncia sul dizionario.

Vocali epitetiche (cioè aggiunte) dentro nessi consonanti difficili (pissicologo per psicologo; arittimetica per aritmentica).

Tratti morfosintattici dell'italiano popolare.

Periodo ipotetico col doppio condizionale (se avrei saputo te l'avrei detto).

Concordanze devianti (es. stati tutti anziché state tutti) o forme del congiuntivo adattate (venghisignora, che io stassi facendo).

Estensione dell'uso degli articoli.

Un e il anche davanti a parole con s e z (un spazio, il zaino).

Semplificazione del paradigma dei possessivi (suo per loro, cioè per la terza persona plurale es. tutti gli studenti studiano sul suo libro anziché sul loro libro).

Il ci con il valore di dativo: cosa ci (=a lui) dico a Carlo? c'era qualcosa dentro.

Che polivalente: una scarola che (=in cui).

Concordanze a senso (tutto lo stadio lo applaudivano; tutta la gente lo chiamavano) non è una concordanza grammaticale, ma a senso.

Perché il parlante declina il verbo pensando al significato della parola (es. stadio = insieme di persone).

Tratti lessicali dell'italiano popolare:

  • Uso di parole molto generiche: roba, cosa, affare, dire, fare, dare...
  • Espressioni mutuate dalla lingua della burocrazia, tecnicismi (usate a sproposito, es. usate in un testo informale): conseguire il titolo di studio, prossimo venturo (p.v.), implementare (= rendere operativo qualcosa/realizzare qualcosa da piano teorico a pratico, ma spesso è usato erroneamente con il significato di incrementare qualcosa)...
  • Paraetimologie (= parole che pensiamo erroneamente derivare da una certa altra parola) e malapropismi (= usi scorretti di parole, vedi caso implementare): decente per degente, tic per ticket, altrosi per artrosi (rtr è un nesso poco comune in italiano e allora il parlante si ricongiunge a ltr che reputa più attuabile).

Punteggiatura usata a caso, difficoltà nell'individuazione dei

confini (es. addirvi), linguaggio burocratico a contrasto, concordanze a senso (questa moneta servono nel dialetto la parola monetamalapropismo “laura” (il parlante non riesce aindica una quantità di soldi, quindi un nome collettivo),gestire una parola come laurea, perché non rimanda a nulla e allora si ricollega a una conosciuta).I gerghiI gerganti condividono solitamente mestieri di tipo artigianale, che richiedono lo spostamento sulterritorio. Ad esempio, nel passato, i gerganti potevano essere gli spazzacamini, chi aggiustava leIl gruppo di appartenenza può anche essere determinato da un’attività illegale (pentole ecc. gruppimalavitosi).Che cos’è un gergo?• I gerghi nascono nel Medioevo, legati a una situazione particolare: il Medioevo era un mondoin cui gli spostamenti e lo scambio fra i luoghi non è particolarmente forte e le comunità eranopiccole, dove gli abitanti si riconoscevano. Il gergante

Era quindi una figura che non apparteneva alla comunità perché conduceva un mestiere girovago, e questo la portava a essere vista con sospetto. La situazione di emarginazione di queste persone è stata una delle cause che hanno favorito la nascita del gergo.

La parola "gergo" deriva dal fr. Ant. jergon, jargon = cinguettio (=perché non si capisce, così come la lingua degli uccelli è incomprensibile).

Il gergo è una forma di linguaggio propria di certi gruppi sociali (sette religiose o politiche, mercanti, persone dello stesso mestiere, e anche vagabondi, malviventi, carcerati...), usata allo scopo di non farsi capire dalle persone estranee al gruppo.

Le motivazioni del gergo:

  • Segretezza - motivazione che spiega perché i gerganti scelgano parole che non sono conosciute (dialettali, inventate, con un significato strano). È la motivazione preponderante per i gruppi malavitosi, ma anche in contesti dittatoriali.
(dove vengono perseguitate determinate opinioni).
- Identità, senso di appartenenza le persone che condividono un determinato mestiere e che quindi si riconoscono in una determinata condizione sociale (ai margini di una società che vive in modo
NB: bisogna pensare al passato, al giorno d'oggi non è così netta la divisione). Il gruppo diverso dei gerganti costruisce questo linguaggio per riconoscersi parte di un gruppo che si oppone al resto della società.
Caratteristiche del gergo
• Viene usato anche in famiglia e in assenza di estranei il gergo è una modalità di espressione che (altrimenti se l'unica motivazione fosse quella della per il gergante è una cosa normale, quotidiana
segretezza, smetterebbe di usarlo in assenza di estranei).
• Ha un lessico di base per esigenza quotidiana (candela= sole; brodo= pioggia) lavora di sostituzione di termini propri con altri che possono avere una qualche relazione disomiglianza.
  • Non è una lingua oscura, ma una lingua diversa per distinguere dai gagi (=gli altri. Termine dallalingua zingarica) sapendo i termini posso chiaramente capirla.
  • NO si dice con parole che iniziano con n (nisba, nieti).
  • SÌ si dice con parole che iniziano per s (siena, sibo).
  • Uso molto frequente di suffissi (-oso, -aldo, -ardo, -one).
  • Es. di parole gergali allegrosa= chitarra; fangose= scarpe; fumosa= sigaretta; scoglio= naso; spina=recluta; caramba= carabinieri; pula= polizia; (gli ultimi tre derivano dal gergo di caserma).
  • Oltre al lessico di base, dove troviamo parole comuni con significato diversi (vedi “candela”), macché anche un fondo dialettale e a volte anche prestito da lingue straniere (es nisba= niente daltedesco), che dipendono dal fatto che si tratta di una lingua che si compone di elementi diversi,anche di parole che i gerganti storici potevano incontrare girovagando in terre di

confine.

Lingua e genere

La prevalenza di un genere rispetto a un altro è un fattore culturale.

Punti critici dell'italiano nei confronti del genere

  • Nomi di professioni e cariche onorifiche: assessore= assessora o assessoressa? Sindaco= sindaca? Sindachessa? Esiste?

Dal punto di vista della lingua, formare un femminile è una procedura normale (Quindi la formazione normale per sindaco sarebbe sindaca), ma i parlanti mostrano spesso dubbi e resistenza nei confronti di queste parole. Fino a trenta anni fa, pronunciare la parola "ministra" o "sindaca" era impensabile, mentre oggi la formazione del femminile è più accettata (es. al telegiornale si può sentire "ministra"). Questo dipende da problemi culturali, non di lingua! La lingua non ha problemi a creare il femminile di questi nomi: passare da avvocato ad avvocata. Fino a quando queste professioni sono state ricoperte

solo dauomini, non si sentiva la necessità di creare una parola femminile e quando questa veniva creata appariva strana. carta dei diritti dell'uomo, l'uomo della strada.- Uso di vocaboli uomo/uomini in senso generico: Senoi dicessimo carta dei diritti delle donne il significato verrebbe ristretto, perché è solo la parola uomo che ha la capacità di essere generico.- Accordo al maschile quando in un insieme di nomi ce ne sia anche solo uno al maschile: Carla,Anna e Pino sono fratelli. anche si opta per un genere maschile comprensivo, generico.lo studente deve…- Soggetto generico unificato al maschile: (per intendere tutti gli studenti, ragazzi nel nostro uso della lingua c'è l'abitudine di usare un soggetto maschile generico che e ragazze).vale per tutti.- Nomi di popoli e di gruppi unificati al maschile: gli Italiani, i Francesi.Mattarella, la Meloni…- Diverso trattamento
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
45 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Weird_gal1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Manfredini Manuela.