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Cosa cambia qui? Non cambia nulla, il significato è sempre lo stesso.
Questo ve l’ho detto perché mi è venuto in mente, ma io devo ancora soffermarmi sulla distinzione tra
senso e denotazione per gli enunciati.
Qual è una proprietà della denotazione?
( ) ( )(
∀ x ∀ y x= y)→( Fx ↔ Fy )
Questi sono moltiplicatori universali. Per un qualsiasi individuo/oggetto X, per qualsiasi
↔
individuo/oggetto Y, vale che: se X ed Y sono uguali, allora Fy se e solo se Fy. “Fx Fy” = significa
che se x ha F allora anche y ha F e viceversa, che è equivalente a questo:
Fx → Fy e Fy → Fx
Esempio: Se Antonio è scapolo, allora non è sposato. Se Antonio non è sposato, allora è scapolo.
( ) ( )(
∀ x ∀ y x= y)→( Fx ↔ Fy )
Questa quindi si chiama Legge di Leibniz o, come la chiamava lui, Legge dell’indiscernibilità degli
identici. Questo vuol dire che se X ed Y sono lo stesso oggetto, ad esempio, la stella della sera e la
stella del mattino, sono lo stesso identico astro, lo stesso identico oggetto. Se X è uguale ad Y, per
qualsiasi oggetto, allora se X ha la proprietà F, ce l’ha pure Y. Quindi, se la stella del mattino è un
corpo illuminato dal sole, allora anche la stella della sera è un corpo illuminato dal sole. Questo è
alla base di quello che viene chiamato Principio di sostitutività dell’identità salva veritate, che è
praticamente quello che ho scritto alla lavagna.
Esempio: “La stella del mattino è un corpo illuminato dal sole” se io al posto della stella del mattino, ci
metto un’espressione, un sintagma, che ha la stessa denotazione della stella del mattino, cioè “la stella
della sera”, ottengo “La stella della sera è un corpo illuminato dal sole”.
Pertanto, le espressioni con la stessa denotazione possono essere sostituite, in un certo contesto,
l’una all’altra, senza che cambi il valore di verità (salva veritate). Questo è un principio
fondamentale, che ha a che fare naturalmente anche con il principio di Frege, chiamato
successivamente Principio di composizionalità.
Il principio di composizionalità afferma che ogni enunciato di una lingua è una funzione dei
significati delle espressioni che compongono l’enunciato. Quindi se io al posto di un’espressione ce
ne metto un’altra con lo stesso significato, non dovrebbe cambiare assolutamente il valore di
verità. Quindi come vedete si fa discendere dalla composizionalità questo principio di sostitutività.
Il principio di sostitutività è alla base della logica proposizionale, ma anche quella predicativa.
Tuttavia, in quella proposizionale si vede più facilmente. Perché come nel caso 2+2 e 4, posso
sempre sostituire 4 a 2+2 e viceversa. Così, nel linguaggio, posso sempre sostituire la stella del
mattino con la stella della sera, salva veritate, perché non cambia il valore di verità.
Queste informazioni servono a capire che cosa è per Frege il senso e la denotazione di un
enunciato. Ricapitolando: abbiamo parlato delle due dimensioni semantiche istituite da Frege, il
senso e la denotazione. Hanno un senso e una denotazione i nomi propri, gli enunciati e i predicati.
Allora, poiché ogni nome proprio ha sia un senso, sia una denotazione e ogni predicato ha sia un
senso, sia una denotazione, ma qual è il senso e la denotazione degli enunciati? Ce l’hanno gli
enunciati il senso e la denotazione?
Denotazione dell’enunciato
1. Abbiamo escluso la teoria che gli enunciati denotano dei fatti, perché abbiamo visto che il concetto
di fatto è ambiguo e non aggiunge nulla di più al concetto di vero. Ora, vediamo invece secondo
Frege che cos’è la denotazione di un enunciato.
2. Per Frege, la DENOTAZIONE di una qualsiasi espressione linguistica è ciò che, comunque la
denotiamo, lascia invariato il valore di verità dell’enunciato in cui occorre se sostituisco una
espressione con un’altra che ha la stessa denotazione. Questa è la caratteristica fondamentale della
denotazione: due espressioni, che hanno la stessa denotazione, possono essere sempre
intercambiabili, sostituibili, salva veritate.
*Esempio: “La stella del mattino è un corpo illuminato dal sole”, al posto della stella del mattino posso
mettere la stella della sera, non cambia il valore di verità. Perché “la stella della sera” e “la stella del
mattino” sono due espressioni che hanno la stessa denotazione.
Pertanto, affinché il valore di verità venga preservato, le due espressioni possono essere sostituite
quando hanno la stessa denotazione.
Senso dell’enunciato
*esempio: “La stella del mattino è un corpo illuminato dal sole”, sostituendo posso ottenere “La stella della
sera è un corpo illuminato dal sole”, ma il valore di verità dell’intero enunciato non cambia. Quello che
cambia però è il senso, anche se le due frasi hanno la stessa denotazione e lo stesso valore di verità. Infatti,
per Frege, dal momento che la denotazione di un enunciato è ciò che non cambia il valore di verità
dell’intero enunciato, il valore di verità non cambia se sostituiamo le due espressioni, ma il senso sì.
Quindi io ottengo un enunciato che avrà un valore di verità sempre uguale, ma che avrà un senso diverso.
Perché, se qualcuno non sa che la stella del mattino è la stella della sera, non capisce, non sa che stiamo
praticamente parlando della stessa cosa.
Pertanto, secondo Frege la denotazione di un enunciato è un valore di verità, gli enunciati
denotano il vero o il falso. Questi sono per Frege oggetti logici. E tutti gli enunciati veri hanno la
stessa denotazione; allo stesso modo d’altra parte tutti gli enunciati falsi hanno la stessa
denotazione. Quello che cambia è il senso.
1. Cos’è il senso di un enunciato? Per Frege il SENSO di un enunciato è il GEDANKE che l’enunciato
esprime. Cos’è il gedanke? Gedanke vuol dire pensiero, cioè il contenuto di significato, quello che
prima abbiamo chiamato proposizione, in senso non linguistico/grammaticale, ma in senso
semantico, contenuto di significato espresso da un enunciato.
Esempio: cerchiamo di sostituire in un pensiero complesso, ad esempio:
“La stella del mattino è un corpo illuminato dal sole e il sole splende”
Sono due enunciati connessi dalla congiunzione ‘e’. Diciamo che sono entrambi veri, allora questo
enunciato per intero è vero, perché per essere vera la congiunzione, in un enunciato congiuntivo
devono essere veri entrambi i congiuntivi. Solo così l’intero enunciato è vero.
“Il sole splende” è vero, allora, se questo enunciato è vero, io posso sostituirlo con un altro
enunciato altrettanto vero. Supponiamo di togliere “Il sole splende” e di metterci “Le orbite dei
pianeti sono ellittiche”: questo enunciato è vero, quindi, l’intero enunciato, con la congiunzione ‘e’,
rimane vero.
Quindi ecco perché Frege dice che la denotazione di un testo enunciativo è il suo valore di verità, e che gli
enunciati componenti hanno denotazione uguale al vero o uguale al falso.
Se io al posto di “Il sole splende” mettessi un enunciato falso, tipo “Le orbite dei pianeti sono
circolari”, quindi: “La stella del mattino è un corpo illuminato dal sole e le orbite dei pianeti sono
circolari”, questo secondo enunciato è falso, quindi rende falso tutto l’enunciato. Perché i due
enunciati che abbiamo sostituito non hanno la stessa denotazione. “Le orbite dei pianeti sono
circolari” è un enunciato falso. “Il sole splende” è un enunciato vero, quindi io devo sostituirlo solo
con un altro enunciato altrettanto vero, devono avere la stessa denotazione per essere sostituiti.
1 Esperimento
Questo è un principio che noi ritroviamo facilmente nella logica proposizionale. La logica
proposizionale è quella il cui vocabolario è composta dai simboli : P, Q, R…
Dove P, Q, ed R stanno per enunciati interi. Quindi se noi non entriamo nella struttura interna
dell’enunciato, come si farebbe invece con la logica predicativa, allora io potrei dire per esempio
che:
1. P significa “Il gallo canta”
2. Q significa “La stella del mattino è uguale alla stella della sera”
3. R significa “Le orbite dei pianeti sono circolari”
Anticipiamo le tavole di verità.
1. Nel primo caso P e Q sono entrambi veri. “∧” Questo è il simbolo della
congiunzione. Se sono entrambi veri, allora otteniamo che tutto l’enunciato
è vero.
2. Al contrario se sostituiamo la Q con R, che è un enunciato falso, allora
ottengo sia a destra che al centro Falso. Perché l’ enunciato congiuntivo è
vero a condizione che i due enunciati siano entrambi veri, negli altri casi
invece è falso. Se sono entrambi falsi, allora l’enunciato è falso, se uno è
vero e l’altro è falso, o viceversa, l’enunciato è sempre falso. Soltanto a
condizione che siano entrambi veri, può essere vero l’enunciato intero.
Come conseguenza della teoria composizionale del significato, affermiamo che il valore di verità di
un enunciato complesso dipende dai valori di verità degli enunciati componenti. In questo caso ci
stiamo riferendo solo in termini di valori di verità, non parliamo di contenuto di significato. Questa
si chiama logica proposizionale vero-funzionale e queste si chiamano funzioni di verità.
*È ciò che Frege pensava con il principio di sostitutività dell’identità: se io sostituisco un enunciato con un
altro che ha la stessa denotazione, il valore di verità non cambia, perché hanno lo stesso valore di verità.
2 Esperimento -Supponiamo ora che R sia vero, cioè che R sostituisca l’enunciato “Le orbite dei
pianeti sono ellittiche”.
-Allora adesso, sostituendo Q con R, ottengo che anche R è vero, di conseguenza
tutto sarà vero.
-Pertanto, il valore di verità non cambia indipendentemente dal contenuto. Quello
che mi interessa è solo il valore di verità. Posso mettere al posto di Q o di R
qualunque altro enunciato, purché sia vero, per mantenere il valore di verità sempre lo stesso.
Nell’altro caso ricorriamo alla logica predicativa.
*Supponiamo di avere un