vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Letteratura italiana moderna e contemporanea
23/02/18 Cap. 25: De Sanctis si sofferma su alcuni aspetti pedagogico-didattici del suo insegnamento. Sostiene che è importante che il professore non dogmatizzi, mettendo sempre in discussione quello che insegna e spingendo gli studenti a mettere in discussione quello che ascoltano. Deve fornire agli studenti sia l'apprendimento che la riflessione riguardo ciò che viene insegnato.
Cap. 26: dedicato alla lirica, primo dei tre corsi (lirica, narrativa, drammatica). Questo sistema triadico era un sistema canonico, già diffuso nel Medioevo. Stile umile, mezzano e sublime seguivano in questo ordine le tre discipline. La lirica è il primo linguaggio dell'anima umana, come sostiene lo stesso de Sanctis all'interno del capitolo. La scoperta della lirica avviene tramite l'analisi della Bibbia, scritta in versi ma che non si può definire poesia. Il suggerimento di entrare attraverso la Bibbia gli era.
Stato suggerito da Hegel, che sostiene che un grande poeta è tale quando si pone il problema dell'esistenza, se Dio esiste o non esiste. De Sanctis sta rivoluzionando in questo modo il metodo tramite cui avvicinarsi all'apprendimento. Passando alla lirica italiana, troviamo una serie di giudizi e di critiche, sminuendo i poeti all'epoca più apprezzati. Passa poi all'analisi dei maestri Dante e Petrarca. De Sanctis era un lettore molto esigente, spingendo anche i suoi studenti ad essere esigenti. Ha un giudizio duro anche sulle canzoni eroiche di Petrarca, in cui, a suo avviso, non è presente l'uomo. Non si capisce in che posizione si trovi. Nel capitolo troviamo anche una grande lode alla lirica di Giacomo Leopardi.
Cap. 27: parla di cose sue personali, quali la scuola, una proposta di matrimonio, ecc.
Cap. 28: capitolo dedicato all'epica e al genere narrativo. È importante sottolineare che questo capitolo non si può ritenere finito.
Per de Sanctis nessun poema può essere tipo o modello di tutti gli altri, poiché ciascuno ha un suo contenuto e delle sue forme. Le forme infatti derivano dal contenuto. Per de Sanctis è importante cercare l'uomo in ogni testo, e compito dell'autore è quello di esporsi. Per questo criticava le canzoni eroiche di Petrarca, seppur tecnicamente perfette. Le astrazioni sono importanti, ma prima di tutto bisogna spiegarsi perché l'opera è stata scritta.
Due saggi di De Sanctis sono sul 5 maggio di Manzoni e su Romeo e Giulietta di Shakespeare, scritti tra il 1844 e il 1847, quando aveva quasi trent'anni e aveva già tenuto il corso di estetica. Si basava principalmente sull'estetica di Hegel, in cui si parla della morte dell'arte. Era stato pubblicato postumo nel '38 e subito tradotto in francese. De Sanctis legge l'opera in francese e capisce la grandiosità dei contenuti.
5 maggio parla di Napoleone,
Nato in Corsica e di origine toscana e poi va in Francia. È un personaggio internazionale. La poesia è quindi una poesia italiana che parla di cose internazionali. Infatti nei territori degli Asburgo era impensabile pubblicare opere riguardanti Napoleone. Viene tradotta in tedesco da Goethe, grande ammiratore di Manzoni. Successivamente viene anche tradotta in francese, per poi tornare in Italia, stampata a Torino, poiché era una città, insieme a Napoli, in cui si godeva di una certa libertà di stampa. La poesia può essere letta pensando che sia appartenente alla letteratura italiana, ma ha un carattere internazionale. Manzoni aveva già cominciato a riflettere sulla figura di Napoleone, sebbene la poesia sia dedicata alla sua morte del 5 maggio 1821. Manzoni all'età di vent'anni conosce Le Brun a Parigi nel 1805-06, quando il francese aveva parecchi anni in più. Egli era uno scrittore celebrativo di Napoleone, molto.
Ammirato dal Manzoni, sebbene si fosse sempre schierato dal lato di chi era al potere. Le radici del 5 maggio si trovano quindi all'estero ed è sbagliato pensare la poesia all'interno della poetica manzoniana. Sarebbe meglio intenderla all'interno del contesto storico.
LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA 07/03/18
La lettura di De Sanctis al 5 maggio di Manzoni è di ottimo livello. De Sanctis è un giovane studioso di letteratura italiana che ha però un campo di lettura estremamente ampio, arrivando anche alla filosofia. A De Sanctis non interessa la correttezza, ma interessa la qualità del testo, ciò che il testo insegna. Un'altra particolarità di De Sanctis è la reazione al purismo di Puoti, liberandosi anche della devozione purista verso testi del '300 e del '500 che secondo loro interpretavano l'anima più pura della cultura letteraria italiana. Per De Sanctis è però
Importante che la lingua dica, che comunichi qualcosa, al di là del purismo. La sua è una grande modernità. In questo modo si avvicina agli autori contemporanei, sempre più contaminati da letture di libri in lingue straniere o tradotti malamente. La stessa lingua di de Sanctis non è pura né perfetta, e il suo campo prediletto era quello della letteratura contemporanea, italiana e straniera.
Promessi Sposi De Sanctis conosceva poco di Manzoni, limitandosi principalmente ai Promessi Sposi e agli Inni sacri. L'unica poesia che conosceva era il 5 maggio. Manzoni era un autore molto severo verso se stesso, che, pur scrivendo molto, ha pubblicato poco. L'ipotesi di rifiutare un'opera pubblicata, al contrario degli autori classici, era impensabile in epoca moderna. Manzoni, in quanto purista, tendeva a nascondere alcune sue opere. Nonostante ciò, a de Sanctis piaceva.
Manzoni ha però un problema: a lui non piaceva la tradizione lirica presente.
in Italia. Vuole scrivere in un italiano il più puro possibile, ma non vuole usare il vocabolario lirico che costituiva l'asse fondamentale della lingua italiana, poiché non gli interessavano i temi. Riprende in alcune poesie la tradizione lirica, ma poi le rifiuta perché era una poesia vecchia e inutile, che non esprime quello che ha dentro. È un purista dal punto di vista linguistico, ma si pone domande su quello che scrive. Per questo piaceva a de Sanctis. Manzoni si affaccia alla letteratura con schemi neoclassici. Nel giro di pochi anni trova la via d'uscita da queste idee neoclassiche, di stampo aristocratico. La via di fuga gli viene offerta dalla religione. Tornerà in Italia non per frequentare i circoli aristocratici, ma con l'obiettivo di ricominciare: arriva con la donna che ama, fa figli e si riconcilia con il padre. Preferiva coltivare in campagna e osservare da lontano, piuttosto che vivere a Milano. Tra i suoi amici vi eranoIl testo parla di Manzoni, un poeta italiano che proveniva da umili origini. La sua poesia cercava di unire due filoni: quello politico, in cui parlava di fatti politici, e quello religioso. Prima di Manzoni, la poesia italiana era principalmente celebrativa. Nel suo poema "5 maggio", Manzoni analizza il significato della carriera e delle azioni di Napoleone. Si distacca dai toni celebrativi e si pone delle domande fondamentali per capire l'argomento di cui sta parlando. Non si chiede se Napoleone era un peccatore, ma come sarebbe stato giudicato da Dio. Il piano politico si intreccia quindi con il piano religioso.
In "5 maggio", Manzoni sintetizza tutto in un centinaio di versi. L'inizio "ei fu" richiama un inno sacro. Manzoni utilizza molte antitesi all'interno della poesia. Attorno al verso 70 emerge l'umanità di Napoleone. Manzoni immagina come potrebbe aver vissuto l'esilio a Sant'Elena. Napoleone è un naufrago isolato dal mondo. C'è una sorta di
similitudine tra ladetenzione a Sant'Elena e le memorie di Napoleone come approdo alla vita. LETTERATURA ITALIANA MODERNA E CONTEMPORANEA 08/03/185 maggio: Memoriale di Sant'Elena nel 1823 esce il di Las Casas. Al v. 74 "inerte" significa "senza arte", in quanto Napoleone è privo delle sue qualità, impossibilitato a svolgere le cose che sa fare. Al v. 80 i "valli" indicano le fortificazioni, non le trincee. Manzoni affronta un argomento politico cercando un significato più profondo, andando al di là della politica. Al penultimo verso "coltrice" indica il giaciglio, elemento molto umile; sceglie un termine latino per indicare un luogo umile. Abbina l'aggettivo "deserta" per indicare che nessuno può raggiungere Napoleone, abbandonato da tutto e tutti. L'inizio dell'analisi attesta subito la modernità del linguaggio di De Sanctis. Va direttamente alle idee senzautilizzare termini eruditi. Mette subito l'accento sul contrasto tra umano e religioso. Manzoni agisce da filosofo, ponendosi il problema di che cosa vuol dire essere cristiani in quegli anni. Cerca di capire la storia alla luce della sua conversione. Essere cattolico comportava un atteggiamento più pacifista, sebbene fosse dalla parte dell'unità nazionale. SI trattava di una contraddizione alla sua persona. In diversi testi esprime che bisogna prendere le armi e uccidere, e parteciperà attivamente anche alle giornate di Milano. Interpreta cristianamente l'idea di dover affrontare gli Austriaci e di cacciarli con le armi. La figura di Napoleone è scissa tra eroe conquistatore e uomo cristiano che riflette sulle sue vicende terrene. Per de Sanctis, Manzoni agisce dal particolare all'universale, cioè dall'esilio a Sant'Elena alla situazione di un uomo che dopo anni di battaglie è costretto a stare sull'isola.è un poema epico, perché avrebbe elencato le vittorie e poi la sconfitta, ma Manzoni imposta la poesia sulla tensione lirica, cioè quell’elemento di soggettività del poeta. Il problema di Manzoni è che, invocando la fede nella parte finale, si mette in gioco. Non parla di sé direttamente ma mette in gioco il suo punto di vista. L’interpretazione di de Sanctis non si limita a riassumere il testo, ma vuole andare oltre. Noi non siamo semplici individui, ma ci sono anche idee. In questo momento de Sanctis è orientato verso Manzoni, a discapito di Leopardi, sebbene poi le cose cambieranno. In questa analisi de Sanctis dà poco spazio alla forma.
Letteratura italiana moderna e contemporanea II
Lezione del 09/03/18
De Sanctis ha dedicato diversi saggi e corsi a Leopardi. Nonostante all’inizio lo guardi con diffidenza, entra sempre più in sintonia col poeta di Recanati.
Alla sua donna 1855.
Saggio sulla poesia di Leopardi
del Testo premonitore della fortuna che Leopardi avrebbe avuto nel Novecento. Contesto storico – Il Quarantotto Nel 1855 De Sanctis, uno dei più importanti critici letterari dell'epoca, scrisse un saggio su Leopardi intitolato "La fortuna di Leopardi nel Novecento". In questo saggio, De Sanctis analizzò l'opera del poeta e ne prevedette la futura fama e rilevanza nel XX secolo. Secondo De Sanctis, Leopardi era un poeta avanti al suo tempo, le cui idee e tematiche sarebbero state apprezzate e comprese solo molti anni dopo la sua morte. De Sanctis sottolineò l'importanza delle opere di Leopardi nel contesto storico del periodo, in particolare nel periodo del Risorgimento italiano e della lotta per l'indipendenza. Leopardi, infatti, con la sua poesia malinconica e pessimista, riuscì a catturare lo spirito dell'epoca, esprimendo il senso di smarrimento e di disillusione che molti italiani provavano in quegli anni di grandi cambiamenti politici e sociali. De Sanctis sostenne che la poesia di Leopardi avrebbe avuto un impatto duraturo sulla letteratura italiana e avrebbe influenzato molti poeti e scrittori del Novecento. La sua visione del mondo, la sua profonda analisi della condizione umana e la sua capacità di esprimere sentimenti universali avrebbero reso Leopardi un punto di riferimento per molte generazioni di artisti. In conclusione, De Sanctis predisse che Leopardi sarebbe stato riconosciuto come uno dei più grandi poeti italiani di tutti i tempi e che la sua opera avrebbe continuato a essere studiata e apprezzata nel corso del XX secolo. Le sue parole si sono rivelate profetiche, poiché Leopardi è oggi considerato uno dei più grandi poeti della letteratura mondiale.