Anteprima
Vedrai una selezione di 10 pagine su 44
Appunti di Letteratura moderna e contemporanea Pag. 1 Appunti di Letteratura moderna e contemporanea Pag. 2
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Letteratura moderna e contemporanea Pag. 6
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Letteratura moderna e contemporanea Pag. 11
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Letteratura moderna e contemporanea Pag. 16
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Letteratura moderna e contemporanea Pag. 21
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Letteratura moderna e contemporanea Pag. 26
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Letteratura moderna e contemporanea Pag. 31
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Letteratura moderna e contemporanea Pag. 36
Anteprima di 10 pagg. su 44.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Appunti di Letteratura moderna e contemporanea Pag. 41
1 su 44
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

I vociani e gli espressionisti tedeschi

I vociani, rispetto ai letterati dei decenni precedenti, rovesciano la prospettiva da cui vedono le cose, finendo ad intendere l'attualità non più come un qualcosa che tende all'immedesimazione vitalistica nel corso del presente ma invece a qualcosa una massa caotica che va ordinata attraverso uno sforzo etico e intellettuale.

Essi inoltre, tendono avvicinarsi all'espressionismo tedesco. Gli espressionisti tedeschi sono legati da un urlo interiore, quasi primordiale, con un urgenza imminente per quanto riguarda agli accadimenti legati ad una realtà drammatica ed in movimento che prelude all'esplosione della Guerra. Quest'ultima inoltre, rappresenta una spinta che anima le varie voci che si animano dentro e fuori "La voce".

Prezzolini decise in seguito, dopo la ripresa della gestione della rivista attuata tra il 1913-1915, la suddivide in due tronconi principali:

  1. Di carattere politico
  2. Di divulgazione letteraria, detta "La voce"

voce bianca” affidata al critico De Robertis che veicolò numerosi autori Ungaretti, Palazzeschi, Campana, Govoni, Bacchelli, Cardarelli e Rebora.

Possiamo notare inoltre diverse differenze tra il movimento dei crepuscolari e quello dei vociani. I primi vivono nel passato, rappresentato con una poesia particolarmente umile di stampo pascoliano. Essi infatti, rimangono vicini alle forme tradizionali nonostante essi le vivessero con una sorta di distacco. I vociani invece guardano al presente con una sorta di corrispondenza storico drammatico che porta all’approfondimento della propria coscienza dinanzi ad un panorama storico che non sentono proprio. La poesia di quest’ultimi è inoltre piena di ossessioni vissute nell’intimo come ad esempio la morte, l’orrido etc.… Tutte queste caratteristiche avranno un risvolto nelle loro forme letterarie particolarmente di rottura e ben lontani dalla ripresa dei moduli ritmici ricevuti dalla

tradizione. Un altro elemento di grande importanza nel movimento dei vociani è l'abolizione della distinzione tra i generi: infatti, i confini tra i vari generi (specialmente prosa, autobiografia ed invenzione) finiscono per saltare in maniera molto dinamica e differente rispetto a quell'estetismo incentrato sul concetto del poetico a tutti i costi portato avanti da autori come Benedetto Croce. L'abolizione dei generi dunque non va in direzione di una poesia pura ma verso l'abolizione del principio stesso di purezza e verso l'introduzione del concetto di impuro nella creazione letteraria. Un altro punto fondamentale dei vociani è il tentativo di dare più importanza all'impegno pubblico, vedendo l'attualità attraverso una visione di scopo interventista nonostante ciò non fosse una credenza particolarmente diffusa nell'opinione letteraria del secolo. Molti letterati infatti si scagliarono contro questa tradizione.

Teoria per il fatto che poco tempo dopo venne attuata la campagna libica attuata da Giolitti. È presente dunque un invito ai letterati di pragmatismo e al tempo stesso un invito all'introspezione nel guardar dentro la propria coscienza. Quest'ultimo punto si tradusse in una tensione di stampo autobiografico. Uno degli elementi importanti sviluppati da questo gruppo di autori fu infatti l'autobiografismo ma non inteso come accumulo di aneddoti privati ma come una specie di diario intimo in cui si raccontava le dinamiche che concorrevano nell'interpretazione della realtà del singolo individuo.

Attraverso il saggio "Sulla letteratura vociana", la studiosa Clelia Martignoni elabora i principali punti di questa corrente letteraria:

  1. Autobiografismo
  2. Frammentismo = Il valore concettuale del frammento fu una caratteristica fondamentale per i poeti vociani, come è visibile in opere come "Frantumi", raccolta delle brevi prose di Boine

E “Iframmenti lirici” di Clemente Rebora. La “poetica del frammento” consiste del componimento breve (dall’espressione molto significativa) che accentua il carattere lirico dell’esperienza letteraria costruita non su schemi prestabiliti ma ritagliata su una misura soggettiva e interiore. Il frammentismo è infatti una scrittura che si risolve in pagine che non possono classificare come adatte alla prosa si pone nel mezzo delle cose, non è presente inoltre un’organicità di carattere narrativo. Clemente Rebora ricorre molto a questa pratica operando attraverso dei tasselli che costituiscono dei dialoghi aperti (discorso contrastivo). Egli utilizza più il poemetto e i suoi frammenti sono simili a quelli del primo Ungaretti.

3. Equivalenza dei registri di prosa e poesia, che tuttavia non porterà all’abolizione del romanzo. Tanto per cui numerosi scrittori vociani ne scrissero alcuni.

4. Rinnovamento delle forme

Il genere del romanzo che in Europa era già stato espresso nelle sue complessità più straordinarie in Italia è una forma molto più preda di superficialità ed estetismi. Rispetto a ciò si enunciano numerosi autori vociani che si stagliano contro il romanzo ma proponendo un alternativa a quest'ultimo: il diario. Esso è infatti visto come un sostituto valido al romanzo poiché permette una forma più autentica e meno posticcia rispetto a quest'ultimo, che necessita un panorama di definizione necessario per la creazione di scenari all'interno dell'immaginario del lettore. In poche parole ergo, il diario permette in maniera più veritiera l'esplorazione del sé rispetto al romanzo che percepisce la necessità di stabilire "un'impalcatura". Il diario tra Gianni Stuparich e Scipio Slataper, insieme a numerosi scrittori triestini, è particolarmente

diffusa nell'area triestina. Patini su la voce ne "La speranza del disperato" analizza in maniera analitica come le forme romanzesche non siano sviluppabili attorno ad argomenti spirituali che sembrano infatti non essere conciliabili a questo genere tanto quanto lo sono le avventure, le storie amorose e sportive. Personaggi appartenenti ai romanzi che tuttavia rappresentarono un eccezione sono quelli di Federico Tozzi per cui il famoso critico Giacomo Benedetti stabilirà il paradigma dell'inettorivedibile anche ne "La coscienza di Zeno" di Italo Svevo anch'essa diario e al tempo stesso autobiografia schietta e scomposta dove è presente un frammentismo di diverse tematiche e problematiche attraversate da un falso io narrante che in parte include il vissuto dell'autore. Di "la fuga di un amante o la fatto però, il fatto che questo romanzi non trattino principalmente de conquista di una signora" (Papini) ma di

Argomenti esistenziali e umoristici li renderanno particolarmente innovativi. All'interno di una delle opere di Giovanni Boine, il romanzo viene visto come una serie di convenzioni difficili da interpretare se non in maniera ortodossa. Egli alla forma del diario contrappone il genere dell'aforisma, fortemente filosofico e che egli aveva elaborato dagli scritti di Friedrich Nietzsche. Boine inoltre rifiuta il romanzo come schema che blocca il flusso di una realtà coscenziale in perenne movimento. L'aforisma non viene visto come un qualcosa di finito ma come un pensiero che si esprime in pochissime battute ma che ha un concetto capace di prevaricare il proprio limite spaziale. Parlando di frammento parliamo anche di questo, ovvero una parte di testo capace di avere un orizzonte concettuale aperto rispetto alla voracità di forme compiute capaci di inghiottire lo stesso spettatore all'interno di esse. "Io non difendo il pensiero aforistico: ho delle idee"

che esporrò, sul pensiero aforistico. Ma se uno pensasse a scatti, gli scoppiassero dentro cose profonde come lampi senza alone, senza riverberologico, senza echeggiamenti di concatenamenti sillogistici, farebbe male a non darci come gli viene il pensiero suo, a scatti, a guizzi, a motti senza mettere tra l'un motto e l'altro un artificiale lavoro di apparente sistemazione. Vogliamo l'aforisma vivo non il rabberciamento di facciata secondo le regole solite; l'improvviso bagliore non un annegamento diluito secondo i bisogni correnti del raziocinare comune." Giovanni Boine, La voce, 1912 22.10.20 Per quanto riguarda uno dei principali elementi condivisi dai vociani, ovvero la pregiduziale antiromanzesca Boine esprime perfettamente l'idea del movimento attraverso la recensione di un romanzo. ''La Tartufari ha scritto un ottimo romanzo'', sostiene Boine introducendo la sua opinione. In seguito egli sostiene però che il romanzo abbiaun'insufficienza di carattere morale e culturale e perciò questo genere è destinato ad esaurirsi in sé stessi invece di acquisire un senso di grandezza e necessità. Le strutture chiuse del romanzo canonico dunque, scontentano Boine che tende a valorizzare principi di discontinuità in piena temperie espressionistica. Egli illustra inoltre il senso profondo dell'espressionismo, definendo il romanzo come qualcosa che ri-produce la vista e un'azione di secondo grado poiché riproduce solamente, non facendoci 'vivere l'azione'. Esso quindi, riporta a qualcosa che non è presente ma è solamente ri-presentato, la retorica e l'aforisma vivo invece hanno immediatezza. Le parole, con autori che hanno la capacità di rinnovarsi, fanno irrompere la realtà interiore precedentemente sconosciuta. Il romanzo quindi (da cui prendono le distanze gli autori, privilegiando l'espressione interiore,e le forme discontinue ma necessarie) tende a risperperare un'emozione, che una volta spiegata e messa in sequenza, si ripuntella con varie didascalie e perde 'importanza'. Nella sua recensione su "Al di là del labirinto", Boine scrive: "Il fatto è questo: che la Tartufari ha scritto un ottimo romanzo. Ma che appunto perché in quanto romanzo, io non ho quasi niente da obiettare a questo libro e cioè non sono costretto a correggerlo, a dir che è male scritto, che la tesi è bislacca, che i personaggi non vivono, e che di qui, e che di là, come ho dovuto fare finora o presso a poco; appunto perciò che i personaggi qui vivono, che tutto o quasi tutto qui è vivo e vero e sicuramente padroneggiato, mi sia dunque permesso di dir finalmente la mia opinione sugli ottimi romanzi vivi e veri e quadratamente rappresentati. Ed è che non so come, ci soffoco dentro, ma proprio ci soffoco, maproprio non ci colgo da unultimo che pena e desiderio di scattare comunque pazzamente fuori, fuori d'ogni quadratura ed'ogni regolare verità. Che ciò non è arte, o è
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
44 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SofiaPiccini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Pomilio Tommaso.