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CRITERI DI VALUTAZIONE
Prevalentemente i criteri di valutazioni usati per quanto riguarda l’attivo sono due:
Ø il fair value (introdotto nel 2005 con i principi contabili) è l’importo al quale un’attività
potrebbe essere scambiata, o una passività estinta, in una libera transazione tra parti
consapevoli e indipendenti → è un valore di mercato, ma esso non sempre esiste. Dunque è
un valore che nasce da una contrattazione tra parti consapevoli (sanno quello che stanno
facendo) e indipendenti (non sono soggette ad alcuna costrizione, ma sono libere nel
definire il prezzo e il valore). Si applica solo ad alcune attività e passività che abbiamo visto
essere classificate come attività/passività finanziarie.
Implica la prevalenza dell’evoluzione dinamica del valore delle attività e delle passività
finanziarie, maggiormente utile per le decisioni in campo economico rispetto alla loro
valorizzazione storica.
Il fair value è stato introdotto perché l’obiettivo dello IASB è di dare una rappresentazione
della banca più vicina alla realtà rispetto al costo storico, in quanto il tempo modifica il
valore delle attività e delle passività. Il fair value tiene conto di queste modifiche.
Ø il costo ammortizzato consiste nell’adeguare, di anno in anno, l’originario valore di
iscrizione dell’attività o della passività sulla base del valore attuale dei flussi di cassa futuri
prodotti dalla stessa. Si applica alle attività finanziarie detenute sino a scadenza e ai
finanziamenti e crediti.
SCALA GERARCHICA DEL FAIR VALUE
L’IFRS 7 definisce tre livelli di fair value, da seguire nell’ordine:
• Livello 1: se lo strumento finanziario è quotato in un mercato attivo
• Livello 2: se il fair value è misurato sulla base di tecniche di valutazione che prendono a
riferimento parametri osservabili sul mercato
• Livello 3: se il fair value è calcolato sulla base di tecniche di valutazione che prendono a
riferimento parametri non osservabili sul mercato
Questa è una scala gerarchica, quindi utilizzo il livello 2 solo se non posso utilizzare il livello 1, e il
livello 3 lo utilizzo solo se non posso utilizzare né l’1, né il 2.
IMPAIRMENT TEST DEI CREDITI (IAS 39)
L’impairment test consiste nella verifica, in sede di valutazione di fine esercizio, delle eventuali
riduzioni per perdite di valore delle attività → è un’operazione che le banche sono tenute a fare, a
fine esercizio, per verificare se le attività che hanno in portafoglio hanno perso valore.
Questo si applica in particolare ai crediti, e anche per altre attività.
Esso consiste nel valutare se i crediti si sono deteriorati, e se si sono deteriorati se ne deve tener
conto nel momento in cui li si espone in bilancio (devono essere esposti al valore presumibile di
realizzo, cioè quello che riceveranno dal cliente). Per fare questo bisogna apportare delle modifiche
alla quota iniziale del credito rappresentato dalla parte di credito non recuperata. Per ogni credito
devo valutare la possibile perdita. Se nell’anno successivo quel credito, per qualche motivo, è
diventato riscuotibile in misura maggiore rispetto a quanto avevo immaginato l’anno prima, devo
fare una ripresa di valore, in quanto se non lo facessi creerei una riserva occulta (vietata dalla
legge).
La ripresa del valore è quindi una modifica positiva al valore del credito.
Nei crediti in bonis (crediti non deteriorati) non si presumono perdite.
In sintesi → con riferimento ai crediti l’impairment test è volto a verificare se essi siano o meno
deteriorati
• ai crediti deteriorati si applicano le rettifiche specifiche. Un eventuale successivo miglioramento
della solvibilità del debitore comporta una ripresa di valore da iscrivere in Conto economico con un
contestuale incremento dell’importo del credito
• ai crediti non deteriorati (in bonis) si applicano le rettifiche di portafoglio
DA IAS 39 A IAS 9
L’IFRS è stato introdotto dalla IASB nel luglio 2014.
Motivazione: il modello di impairment basato sullo IAS 39 è stato giudicato poco predittivo e non
abbastanza prudente.
L’obiettivo è anticipare gli accantonamenti attraverso l’adozione di una misura di perdita attesa,
anziché di perdita manifestata → in altre parole anticipare la rilevazione delle perdite che si prevede
si manifesteranno (approccio forward looking).
Il portafoglio crediti viene segmentato in tre livelli a seconda dello stato di deterioramento.
Prima applicazione dal 1° gennaio 2018.
E’ prevista una disciplina transitoria che consente, ai fini del calcolo dei coefficienti patrimoniali, di
distribuire l’impatto sui fondi propri lungo un arco di cinque anni.
IFRS 9
LIVELLI CRITERI DI ALLOCAZIONE CALCOLO DEGLI
ACCANTONAMENTI
1 Crediti che non presentano un La perdita attesa è calcolata
significativo deterioramento del su orizzonte temporale di un
rischio di credito dal momento anno
della concessione (crediti in
bonis)
2 Crediti che presentano un La perdita attesa è calcolata
significativo deterioramento del su un orizzonte temporale
rischio di credito dal momento che copre l’intera vita del
della concessione (crediti credito
underperforming)
3 Crediti deteriorati (crediti non Nessun cambiamento
performing) significativo (Impairment)
NOTA INTEGRATIVA- PARTI
La nota integrativa contiene informazioni di dettaglio, sia di natura quantitativa che qualitativa.
1) Parte A POLITICHE CONTABILI → spiego come ho redatto il bilancio e devo certificare
che l’ho fatto rispettando le norme
2) Parte B INFORMAZIONI SULLO STATO PATRIMONIALE
3) Parte C INFORMAZIONI SUL CONTO ECONOMICO
4) Parte D REDDITIVITÀ COMPLESSIVA
5) Parte E INFORMAZIONI SUI RISCHI E SULLE RELATIVE POLITICHE DI
COPERTURA
Contiene l’informativa sui rischi derivanti dagli strumenti finanziari distinguendo tra
informazioni quantitative e qualitative
Ø Fornisce le informazioni riguardanti i profili di rischio e le relative politiche di gestione e
copertura con riferimento a:
rischio di credito
o rischio di mercato
o rischio di liquidità
o rischio operativo
o
6) Parte F INFORMAZIONI SUL PATRIMONIO
Contiene informazioni dettagliate sul patrimonio della banca e sulle componenti del
patrimonio di vigilanza che agevolano la valutazione della solidità della banca.
È divisa in due sezioni:
§ Sezione 1: patrimonio dell’impresa → fornisce informazioni di natura quantitativa e
qualitativa relative alla descrizione degli obiettivi perseguiti e delle politiche e dei processi
adottati nella gestione del patrimonio
§ Sezione 2: patrimonio e coefficienti di vigilanza → sono illustrate le componenti del
patrimonio di vigilanza
7) Parte G OPERAZIONI DI AGGREGAZIONE RIGUARDANTI IMPRESE O RAMI
D'AZIENDA
8) Parte H OPERAZIONI CON PARTI CORRELATE
9) Parte I ACCORDI DI PAGAMENTO BASATI SU PROPRI STRUMENTI
PATRIMONIALI
10) Parte L INFORMATIVA DI SETTORE → informativa qualitativa sul settore in cui la banca
opera
LA RICLASSIFICAZIONE DEL BILANCIO
Il bilancio come lo abbiamo appena visto non è molto adatto all’analisi economico-finanziaria
poiché vi sono tante voci. Bisogna dunque semplificarlo in un qualche modo, aggregando le voci.
Stato patrimoniale:
STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO - ATTIVITA’
E’ diviso in attività fruttifere e non. Il totale delle prime voci mi dà il totale delle attività fruttifere.
La logica è la stessa riguardo al passivo.
STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO – PASSIVITA’ E NETTO
IL CONTO ECONOMICO:
CONTO ECONOMICO RICLASSIFICATO
L’ANALISI DELLA PERFORMANCE MEDIANTE IL BILANCIO
Tutto questo lavoro precedente l’ho fatto per fare la valutazione performance.
Per valutare la performance di una banca è innanzitutto necessario analizzare l’ambiente esterno e
formulare uno o più scenari della sua evoluzione → bisogna tenere conto dello scenario e
dell’ambiente, per poi collocare all’interno la valutazione della banca.
Fatto questo, allora il bilancio è uno strumento utile per analizzare, anche attraverso selezionati
indicatori, la performance della banca nel tempo e rispetto alle banche concorrenti.
L’analisi comparata tra banche è importante perché risultati anche buoni ma inferiori a quelli dei
concorrenti portano ad un progressivo indebolimento della posizione competitiva e a una graduale
emarginazione dal mercato.
Il confronto con banche simili consente di collegare i differenziali di redditività a diverse scelte
operative o a diversi comportamenti manageriali.
Una banca può sempre andare bene per anni, ma se nella classifica è sempre la peggiore può essere
buttata fuori dal mercato. Dunque il confronto e la comparazione sono due elementi molto
importanti.
GLI INDICATORI DI BILANCIO
E’ uno strumento che consente di mettere in evidenza alcuni fenomeni/variazioni e quindi vanno
scelti sulla base di alcune caratteristiche che sono:
Ø Devono consentire un’immediata percezione del fenomeno investigato
Ø Devono porre in risalto i punti di forza o di debolezza delle diverse aree gestionali della
banca
Ø Acquistano significato nel momento in cui hanno termini di raffronto
§ Andamento della gestione ziendale nel corso degli anni
§ Posizionamento della banca rispetto alle banche concorrenti
Ø Sono la premessa per eventuali indagini più approfondite
Avere tanti indicatori non è utile perché nello svolgere l’analisi ci si potrebbe perdere, quindi
occorre selezionare gli indici che ci servono per il nostro obiettivo.
Per svolgere l’analisi devo partire da un valore che mi esprime la redditività della gestione
à
complessiva della banca questo indicatore è il ROE, il ritorno sul capitale, il quale è un
indicatore di estrema sintesi perché esprime la redditività data una serie di fenomeni, che però non è
in grado di esprimerli singolarmente.
Ci sono diverse aree:
Ø Rendimento gestione ordinaria della banca
Ø Componente straordinaria, tutte quelle operazioni occasionali
Ø Struttura finanziaria che la banca assume
Ø Componente fiscale, quanto di quel reddito lordo deve andare al fisco
Due sono i punti essenziali: il rendimento della gestione ordinaria e la struttura finanziaria della
banca.
La redditività della gestione ordinaria produce:
• Rendimento della gestione operativa
Rendimento dell’attivit&a