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6-LA GESTIONE DELLE CRISI BANCARIE E I CREDITI DETERIORATI

BRRD (direttiva europea di risoluzione delle crisi aziendali) ha come obiettivo

principale quello di ridurre al minimo l’impatto sui conti pubblici di un intervento per

salvare una banca. Questo non vuol dire che non si può intervenire con denaro

pubblico; semplicemente prima si interviene utilizzando denaro privato e poi si valuta

come intervenire anche utilizzando denaro pubblico (il denaro pubblico può ancora

essere utilizzato ma non in prima battuta). Questa direttiva definisce il concetto di

autorità di risoluzione: organismi che devono intervenire per risolvere il problema (BCE

o banca centrale nazionale). Si definisce cosa può fare e in che modo (l’autorità di

risoluzione) per pianificare la gestione delle crisi, definire quali sono le modalità di

intervento prima che si manifesti completamente la crisi e gestire al meglio tutte le

fasi di risoluzione della crisi quando essa si manifesta. Per la gestione della crisi è

fondamentale l’intervento di fondi creati dalle banche (in Italia il fondo interbancario di

tutela dei depositi). Questi fondi sono formati da contributi versati dalle singole

banche in proporzione alla loro dimensione e vengono utilizzati anche per far fronte ad

una crisi (si evita che una banca non possa rimborsare i propri depositanti quando

entra in difficoltà).

L’amministrazione è il primo soggetto che si accorge di una situazione di crisi (non si

rispettano i requisiti patrimoniali o ci si accorge che in prospettiva non si riusciranno a

rispettare). Gli amministratori devono parlare con l’autorità di risoluzione in questo

caso e presentare un piano di risanamento (in che modo vogliono uscire da questa

situazione). L’autorità, quindi, deve autorizzare il piano di risanamento per gestire i

primi sintomi di deterioramento. L’autorità deve avere una serie di strumenti e di

misure da adottare nel caso il piano di risanamento non basti (sono chiamate early

intervention= misure di primo soccorso) che vanno ad integrare i requisiti patrimoniali

e il loro rispetto. Qualora le misure di primo soccorso non servano o non bastino si

attuano degli interventi più invasivi (es si rimuove l’organo di amministrazione e si

nominano degli amministratori straordinari). Le banche con gli attuali amministratori

non sono più in grado di gestire la situazione e l’autorità nomina degli amministratori

straordinari che si insediano per un anno con l’obiettivo di far tornare normale la

situazione o, se non ci riescono perché la situazione è peggiore del previsto, fare un

resoconto della situazione alla fine di questo periodo. Da quel momento, terminata

l’amministrazione straordinaria con esito negativo, entrano in gioco degli altri

strumenti. Tutto questo quadro era già previsto prima; non è stato introdotto con la

nuova direttiva. Quello che cambia sono gli interventi di risoluzione che vengono

adottati da questo punto: nel passato si interveniva con denaro pubblico mentre con la

direttiva si attuano interventi che prevedono denaro pubblico solo in una fase

successiva.

Gli interventi con denaro pubblico per risanare la situazione di crisi di banche a seguito

della crisi del 2008 sono stati molti e quindi è sato necessario cambiare approccio. Il

problema quando scoppia una crisi è generalizzato (non si parla più di crisi locali) e

quindi bisogna avere un cambio di approccio utilizzando al minimo il denaro pubblico.

Gli aiuti pubblici del periodo 2008-2014 non sono stati a fondo perduto, gran parte di

questi aiuti sono rientrati nelle casse dello stato (lo stato ha anticipato soldi).

L’intervento pubblico non è da intendersi a fondo perduto ma come un prestito che

deve tornare indietro allo stato.

Attività di risoluzione dal 2014

Dal 2014 le autorità intervengono con l’attività di risoluzione per la messa in sicurezza

dell’intero sistema bancario con i seguenti obiettivi:

-evitare che la banca interrompa la sua attività (se una banca non è in grado di

restituire i depositi, essa è morta ma non solo quella banca singola, anche tutte le

altre banche, il segnale per il sistema è devastante) e mantenerla in continuità;

-ristabilire le condizioni precrisi (ripristinare l’operatività della banca);

-liquidare le parti restanti sulle quali non si riesce ad intervenire e a ristabilire le

condizioni precrisi.

In alternativa alla risoluzione può scattare la liquidazione coatta amministrativa (si

liquida tutto l’attivo di una banca e con i soldi che si riescono a ricavarne si rimborsa il

passivo partendo dai depositanti ed eventualmente le altre parti se restano soldi).

La risoluzione si applica:

-quando una banca è in una situazione di dissesto o a rischio di dissesto;

-non si ritiene che misure alternative di natura privata (es aumento di capitale) o di

vigilanza consentano di evitare in tempi ragionevoli il dissesto dell’intermediario;

-sottoporre la banca alla liquidazione ordinaria non permetterebbe di salvaguardare i

clienti e i depositanti e quindi di salvaguardare la stabilità sistemica; perciò, la

risoluzione è necessaria nell’interesse pubblico.

Strumenti di risoluzione (vengono utilizzati in base alla situazione, alla gravità del

problema):

-vendere una parte di attività ad un acquirente privato (si incassa denaro attraverso

vendita) e con il denaro si procede a sistemare la situazione (si riducono le attività per

ottenere delle risorse con le quali ristabilire una normale situazione di attività);

-trasferire temporaneamente la attività e le passività di questa banca ad una nuova

entità chiamata bridge bank (costituita dall’autorità di risoluzione) per poter portare

avanti le più importanti attività in vista di una vendita sul mercato della prima banca.

La bridge bank gestisce al meglio attività e passività della banca originaria (non si

interrompe l’attività) nell’ottica di trovare un compratore. La banca originale sparisce

perché svuotata di tutte le sue attività e passività che sono gestite da un’altra entità

controllata dall’autorità di risoluzione in vista della vendita sul mercato (es banche

venete cedute ad 1 euro).

-trasferire le attività deteriorate (non tutte le attività) ad un’altra banca (bad bank) che

ne gestisce la liquidazione in tempi ragionevoli. La bad bank gestisce le attività

deteriorate cercando di trarne vantaggio. Gestire una banca che ha una massa di

crediti deteriorati è difficoltoso (crediti di difficile recupero, non impossibile recupero),

sono situazioni complicate con probabilità di recupero più alte o più basse. Una banca

normalmente eroga credito ma se il meccanismo si inceppa per molti clienti, anche

l’attività della banca si inceppa e la banca deve destinare delle persone a seguire i

crediti deteriorati, anomali. Di solito una parte dei crediti in bonis può fisiologicamente

dare problemi e si fanno degli accantonamenti in bilancio ma se i crediti deteriorati

diventano il 10-15%, questo è un problema. La soluzione è creare una bad bank che

può essere pubblica o privata. La bad bank pubblica va a comprare i crediti deteriorati

(lo stato dà soldi a queste banche in difficoltà, quindi lo stato aiuta queste banche). La

bad bank non compra i crediti al loro valore originario ma a un prezzo minore (es

40%). La banca che si trova liberata ha una serie di vantaggi dati dal non possedere

più crediti deteriorati da gestire ma ha una perdita (es 60%), però comunque porta in

cassa liquidità. La banca quando fa la vendita ha delle perdite su crediti (es 60% se

non ha mai fatto accantonamenti), che sono minori se la banca ha già fatto

accantonamenti gli anni precedenti (es anni precedenti ha fatto accantonamento del

30% quindi perdita è solo del restante 30%, il resto è già stato ammortizzato). La

banca in difficoltà si trova liberata dai crediti deteriorati e con denaro che le consente

di superare la situazione in cui si trova, riduce la propria attività e ha un impatto

negativo in conto economico per via delle perdite. La banca è ancora instabile però ha

risolto il suo problema e probabilmente avrà necessità di ricapitalizzarsi per rimettersi

in sesto. Lo stato fa un lavoro di recupero crediti che non può fare la singola banca che

deve andare avanti a svolgere l’attività bancaria. La bad bank è fatta di persone che

sono specializzate nel gestire crediti deteriorati; obiettivo: riuscire ad ottenere un

guadagno che va allo stato (denaro che ritorna al pubblico) es crediti comprati al 40%,

riuscire a recuperarli al 60-80%.

La bad bank può anche essere privata (le bad bank private non sono strumenti di

risoluzione). Esistono soggetti che fanno questo di mestiere (anche chiamati fondi

canaglia) =comprare una massa di crediti deteriorati al 15-20% di solito. Una banca

che ha una massa di crediti deteriorati e ha coma alternativa fallire è costretta a

cederli. In Italia lo stato non è quasi mai intervenuto per via di un’opinione pubblica

contraria agli aiuti pubblici alle banche e queste ultime sono state obbligate a vendere

i crediti ai fondi canaglia. Il guadagno è quindi stato dei fondi canaglia (privato) e non

dello stato (pubblico). Negli USA invece il governo ha incassato il doppio rispetto a

quanto ha dato sotto forma di aiuti pubblici alle banche americane. Più tardi (2014 in

poi) in Italia è stato necessario intervenire per 10 banche con la nuova direttiva e

anche con questo tipo di interventi ma l’opinione pubblica era contraria agli aiuti

pubblici e si sono utilizzati altri metodi (tranne mps). I compratori di crediti deteriorati

possono essere anche altre banche virtuose che recuperano crediti deteriorati perché

può generare ricavi interessanti (il profilo di rischio è più rilevante).

-bail in (soluzione interna, le risorse arrivano dall’interno). Il bail in consiste in

svalutare azioni e crediti, convertirli in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare

la banca. Quando la banca è in difficoltà bisogna ricapitalizzarla (se la situazione non è

grave gli azionisti fanno un aumento di capitale ma se la situazione è grave si usa il

capitale degli azionisti per affrontare i problemi della banca (si azzera il capitale). A

questo punto gli azionisti perdono tutti i soldi e la banca però è senza capitale, quindi,

bisogna reintegrarlo trasformando altre voci del passivo della banca in capitale

(prestiti subordinati ad esempio). Il portatore di queste obbligazioni le vede

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
34 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lucagarces1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia delle aziende di credito e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Banfi Alberto.