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Maria Concetta Carugno
28 anni. Da lì, la Puglia comincia a mostrarmi i noti monti che l’Atàbulo brucia e che non avremmo mai superato strisciando se non ci avesse accolto la villa vicina di Trevìco, non senza un fumo che fa lacrimare perché il camino bruciava rami umidi con le foglie. Lì, da stupido, attendo fino a mezzanotte una ragazza mendace, tuttavia, il sonno mi prende intento a venere, allora, i sogni, con le loro immagini oscene, macchiano la camicia da notte e il ventre supino.
Da lì, ci precipitiamo per 24 miglia sopra ai carri per fermarci in una cittadina che non è possibile dire nel verso ma è facilissimo dire con i segni. Vi si vende l’acqua, il bene più a buon prezzo ma è di gran lunga ottimo il pane, tanto che il viaggiatore accorto è solito portarselo oltre sulle spalle. Infatti, quello di Canosa è duro come pietra, un luogo che non è più ricco d’acqua di.
un'urna, luogo che venne fondato un tempo dal prode Diomede. Da qui, parte Vario, triste, dagli amici in pianto. Da lì, siamo giunti stanchi a Ruvo, dato che abbiamo percorso a fatica una via lunga e resa peggiore dalla pioggia. Il giorno dopo presenta un tempo migliore, una via peggiore fino alle mura della pescosa Bari. Poi, Egnazia, edificata in odio alle ninfe, fornì risa e beffe mentre cerca di persuaderci che l'incendio sulla sacra soglia si liquefaccia senza fiamma. Lo creda l'ebreo (iudeus) Apella, non io, infatti, io ho appreso che gli dei vivono una vita lontana dagli affanni e che se la natura fa qualcosa di straordinario, e gli dei non fanno scendere (questo prodigio), corrucciati, dall'alto cielo. Brindisi è la conclusione della lunga pagina e del viaggio". La prima giornata di viaggio conduce il poeta da Roma ad Ariccia. La lunghezza è di 16 miglia romane (1 miglio romano è poco meno di un km e mezzo nostro). Il lettoreViene introdotto direttamente, senza nessun preambolo, nel cuore della descrizione del viaggio. Questo inizio in medias res rappresenta un espediente tipico della poesia epica che Orazio metterà nel dovuto rilievo nell'ars poetica. Alla ricercatezza formale, tuttavia, non corrisponde una pari elevatezza contenutistica perché gli eventi che sono descritti dal poeta sono davvero di poco rilievo. Quello che c'è da dire è che l'inizio della satira evoca l'inizio dei racconti di Ulisse ad Alcinoo nel IX libro dell'Odissea, vv. 39-40, "il vento, portandomi via da Ilio, mi spinse tra i Ciconi a Ísmaro". Si tratta di un passo celeberrimo, che tutti sapevano a memoria. Questo ci può aiutare a vedere, qui, nell'incipit, un'allusione che, solo dalla traduzione, sembrerebbe davvero troppo lontana. Notiamo anche l'opposizione tra la grande città e la piccolissima città di provincia (Roma/Ariccia).
Suo compagno era il retore Eliodoro, il più dotto dei Greci. Nonostante questa presentazione, questo Eliodoro, per noi, è del tutto sconosciuto tant'è vero che si è anche pensato che Orazio si riferisca non ad una persona in carne ed ossa ma ad una guida turistica. Infatti, c'era un certo Eliodoro che ebbe a scrivere una poesia epica esametrica sulle meraviglie d'Italia, di cui ci sopravvivono 12 versi su una fontana miracolosa, presso la villa di Cicerone a Pozzuoli, una fontana che curava le malattie degli occhi. È stata fatta un'altra ipotesi un po' singolare: Eliodorus sarebbe una variazione del nome Apollodorus. Apollo si identifica con il sole Elio, quindi, Apollodorus diventa Eliodorus. Apollodorus è un retore atticista e tutore di Ottaviano, quindi, in questo Eliodoro si è voluto vedere un omaggio ad Ottaviano. Tutto deriva dal fatto che noi abbiamo una designazione estremamente celebrativa Maria Concetta.
Carugno 29per una persona di cui non sappiamo nulla. Questo ingenera in noi la necessità di identificarla in maniera tale da poterla giustificare.- malignis: può avere 2 valori. Da un lato, può indicare semplicemente il malvagio, dall'altro può indicare l'avaro.- il nome di Forappio (Forum Appi) è legato al censore del 312 a.C., Appio Claudio Cieco, che promosse la costruzione del primo tratto della via Appia da Roma a Capua. Forappio, luogo in cui Orazio arriva, e da lì prenderà il battello che lo condurrà fino a Feronia, il battello che attraversa le paludi pontine. Il fatto che a Forappio si prendesse il battello spiega la presenza dei naute e dei caupones. atque differtum nautis atque- al v. 4, è postposto: dovremmo avere cauponibus malignis, invece, la congiunzione è postposta come siamo abituati a vedere in poesia augustea. Questo è un fenomeno che si afferma con la poesia neoterica e che, poi, in
poesia augustea si diffonde senza problemi. Questo consente l'accostamento di nautis e cauponibus che accentua questo senso di pienezza.
- Orazio, per arrivare a Forappio, ha impiegato 2 tappe.
ignavi: predicativo del soggetto.
altius ac nos: ac introduce qui il secondo termine di paragone.
v.6: abbiamo un riferimento agli usi dell'epoca: quando si voleva camminare rapidamente per avere una maggiore libertà nei movimenti la cintura della tunica si stringeva più in alto. Questa è un'espressione metaforica in quanto Orazio e i suoi amici viaggiano su un carro, a due o a quattro ruote come avveniva abitualmente all'epoca.
Di Catone si dice che era un forte marciatore, che amava andare a piedi, altrimenti la regola è questa del carro. Quindi, questa è un'espressione del tutto metaforica che, però, ha un risvolto importante, nel senso che, nel III libro di Lucilio, quello dedicato all'iter siculum, Lucilio compiva la
Distanza da Roma a Forappio e a Sezze con un'unica tappa. Quindi, Lucilio è più veloce di Orazio. Qui, probabilmente, Orazio presuppone nel lettore il ricordo di quanto Lucilio dice, nella descrizione del suo viaggio. Lucilio è più forte di Orazio, non è così pigro, procede rapidamente e Orazio, in questo modo, introduce un'opposizione metaforica tra la sua satira, che procede lentamente, che è, evidentemente, lavorata, che è il frutto distillato della sua poesia e la satira luciliana, che è impetuosa, veloce e non elaborata.
Inde Forum Appi: inde in questo si è voluto vedere un elemento di letteratura odeporica, la letteratura che si occupa dei viaggi. Tracce di questa letteratura noi le rinveniamo sempre in questi frammenti del III libro delle Satire di Lucilio. Lucilio dovette tener presente questo tipo di letteratura di cui noi oggi abbiamo soltanto tracce per quello che riguarda il periodo precedente a Lucilio.
In generale, si fa il nome di Eraclide il Critico, un autore greco del III secolo a.C., che scrisse un'opera sulle città della Grecia che si configurava come una guida turistica con tratti, però, parodici che forse, proprio per questo, avrebbe potuto suscitare l'interesse di Lucilio.
In queste espressioni (inde = da lì; ex inde = partendo da lì...) noi troviamo un riflesso di questo tipo di letteratura alla quale Orazio allude in maniera piuttosto lieve.
- v. 7: in una località vicino alle paludi, noi possiamo attenderci dell'acqua di qualità pessima.
- v. 8: dichiaro guerra al mio ventre = non ceno. Orazio, delicato di stomaco, decide di limitarsi a guardare la cena dei suoi compagni di viaggio.
animo aequo:
- v. 8: con animo non sereno. Qui abbiamo il rovesciamento di una equo animo motivo filosofico per cui il saggio deve essere sempre (ablativo di qualità). Ma qui Orazio non è in grado di...
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mantenere la sua atarassia stando aguardare gli altri che cenano quando lui ha dichiarato guerra al suo ventre. Qui, in maniera molto chiara, vediamo il gioco dell'alternanza dei livelli stilistici: ventri indīco bellum è un'espressione della storiografia, della politica, animo aequo dichiarare guerra in senso proprio; evoca il mondo della filosofia; poi abbiamo l'aspetto concreto, il contenuto di quello che ci viene qui detto, vale a dire, il fatto che lui è delicato di stomaco e non può mangiare data la cattiva qualità dell'acqua. Abbiamo un'introduzione, in maniera molto chiara, del tema del corpo del poeta satirico. Il corpo del poeta satirico, per quanto riguarda Orazio, è un corpo fragile, in contrapposizione agli altri che compaiono nella sua satira, in primo luogo in contrapposizione a Lucilio. Orazio, fin dall'inizio della sua satira, si presenta come qualcuno che può vivere un'esperienza limitata, quindi,
questa satira, che noi sappiamo affrontare un argomento politicamente tanto solleticante, si rivela concentrata su un ambito estremamente ristretto. Orazio, uscito da Roma, ha paura che gli venga mal di pancia per l'acqua. Capiamo che l'ambito è ostentatamente umile. - v.9: è indicata l'ora della giornata e la perifrasi temporale è molto sostenuta da un punto di vista stilistico. caelo diffundere signa: anche inducere umbras - è una metafora poetica come terris (portare le ombre alla terra). È una perifrasi dell'ora del giorno che si contrappone alla prosaica realtà non solo di quanto precede ma soprattutto di quanto segue, vale a dire, gli insulti, le battute che si scambiano i barcaioli con gli schiavi. Orazio e i suoi compagni, a Forappio, si imbarcano su quella che è una chiatta, che scende lungo questo canale che consente di viaggiare di notte risparmiando tempo, fatica e attraversare, così, le paludi. Di notte,Dovrebbe esserci anche un'atmosfera un po' più confortevole. Però le operazioni di carico sono piuttosto complesse e vengono descritte da Orazio in maniera estremamente vivace.
ingerĕre:
- v.12: infinito storico, un infinito che ha la funzione dell'imperfetto e che serve per rendere le azioni con una certa vivacità. L'azione è presentata proprio nel suo nucleo, spogliata di qualsiasi altra determinazione e questo suggerisce rapidità e vivacità.
pueri nautis...pueris nautae:
- v.11: parallelismo nella disposizione di pueri e nautae ma chiasmo per quanto riguarda l'uso dei casi (nominativo/dativo...dativo/nominativo).
- v.12/13: abbiamo le tre battute che, nella loro sequenza, suggeriscono questo scambio di alterchi.
trecentos:
- È iperbolico.
dum
- v.13: anafora di che rende proprio l'impazienza dei viaggiatori.
tota abit hora: