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Alessandro Manzoni
Brevi cenni di vita
È una figura capitale di tutta la nostra letteratura italiana. Nasce nel 1785 a Milano e morirà nel 1873. Anche lui, esattamente come Pellico, vive un arco cronologico molto significativo. Suo padre fu Pietro Manzoni e sua madre Giulia Beccaria. Il padre era conte nella zona di Como, mentre la madre era figlia del celebre Cesare Beccaria, autore "Dei delitti e delle pene". È chiaro che siamo in un periodo illuministico, un periodo del cosiddetto "Caffè letterario". I due genitori si separano, e la madre andrà a Parigi dove si unirà con Carlo Imbonati. Manzoni frequenta il collegio dei padri Somaschi a Merate, poi dai padri Barnabiti a Milano, e poi arriverà fino all'università di Pavia (prima università milanese). L'ambiente milanese è importante, perché è una città piena di cultura neo-classica dove una figura di spicco è
Vincenzo Monti. Le doti di Manzoni subito vengono messe in evidenza perché per esempio, fin da giovanissimo, scrive "Il trionfo della libertà" in terzine dantesche e poi "Il sonetto autoritratto" di stile alfieriano. Quando arriva a Pavia diventa amico di alcuni personaggi fondamentali come Visconti, Lo Monaco, Cuoco, Foscolo. Nel 1805 muore Carlo Imbonati, e allora la madre, afflitta, chiede al figlio di farle compagnia. Allora, Manzoni raggiunge la madre a Parigi e nel 1806 compone "In morte di Carlo Imbonati" in endecasillabi sciolti. È una prova letteraria fondamentale perché tratteggia il suo programma etico. Il celebre verso "Sentir e meditar" lo accompagnerà sempre. Non tradirà mai il santo vero e difenderà sempre la virtù. Supera il neoclassicismo e il sentimento, ed inizia a guardare la verità e la realtà. È sempre qui a Parigi che incontra i cosiddetti "ideolog".che perseguivano un'idea illuminista. Fa l'esperienza che Pellico aveva fatto a Lione. Anche questa parte di vita lo aiuta per arrivare a capire cos'è il vero per lui. È in questo periodo che fa conoscenza di un suo grande amico, Furiel, con cui vi è un carteggio. Tutti gli epistolari sono preziosissimi, in quanto ad un amico si usano delle parole più semplici, quindi sia le lettere con Visconti, sia con Furiel, sono utilissime per capire questo programma etico che continua. Nel 1808 sposa Enrichetta Blondel con rito calvinista. Nel 1810 la risposa con rito cattolico. È qua che abbiamo la vera svolta religiosa di Manzoni, che lo porterà a scrivere "Inni sacri", delle composizioni tra la preghiera e la predica. Notiamo come l'incontro con la fede per Pellico in un modo, per Manzoni in un altro, è veramente importante e all'origine della scrittura. L'aspetto della storia e della politica sono altrettanto significativi.infatti, in base agli avvenimenti italiani di quel periodo scriverà altre opere. Collabora da vicino alla costruzione del Conciliatore, ne sarà l'anima morale del suo gruppo, anche se dichiarerà sempre di non farne parte. Proprio in questo periodo scrive il "Conte di Carmagnola" e "Adelchi", due tragedie molto importanti che gli permettono di andare a fondo di quelli che sono i canoni della rappresentazione della realtà e della verità. Questo è un periodo fervido dal punto di vista creativo, perché tra il '18 e '23 scrive numerosissime opere. Tutto questo fino ad arrivare ad impegnarsi con la sua grande opera, ossia i "Promessi sposi". Nel 1819 pubblica "Osservazioni della morale cattolica", le scrive per replicare ad alcune critiche che venivano fatte alla chiesa, circa il fatto di aver fatto decadere l'Italia. Si sente in prima linea proprio per sottolineare di volerrinunciare all'autonomia razionale dell'uomo. Lui aveva fatto esperienza dell'uso della ragione, e si rende conto che la fede non toglie niente, anzi, aggiunge. Questo cammino di giudizio di quello che lui vive e vede va di pari passo alla statura umana della parola scritta. La realizzazione delle sue due tragedie è importante per la novità che portano. Il "Conte di Carmagnola" è preceduta da una prefazione dove spiega le ragioni teoriche che hanno ispirato quel dramma. Capisce che la storia e la letteratura vanno di pari passo, tuttavia, questa storia è alimentata, anche in generale, da quello che accade attorno a lui e dalla cultura di un popolo. L'incontro con la cultura francese, sarà importante, sarà per lui uno stimolo di vita. "Il Conte di Carmagnola" viene sia elogiata sia critica, di fronte a questo Manzoni interiorizza queste osservazioni e scriverà tre anni dopo quando già stamettendo mano ai Promessi Sposi.“Adelchi” aveva sullo sfondo una visione della storia europea in rapporto con la dialettica conflittuale tra popoli e razze. Manzoni fin da questi primi esordi cerca di capire la funzione della poesia e del poeta, della storia e dello storico. Per Manzoni l’arte ha un compito etico e didascalico: la creazione artistica è importante, così come anche la parola se comunica dei messaggi sentimentali, morali e intellettuali, ricavati dalla meditazione della verità storica che commuove il lettore e che fa riflettere. In queste parole rivediamo quello che farà esattamente nel suo grande romanzo, un romanzo che lo impegna molto, un romanzo che anche a noi ha ancora moltissimo da raccontare. Ecco un’osservazione che pronunciò Vittorio Spinazzola: Manzoni propone ai suoi lettori un’opera che dichiara d’essere stata concepita come «un libro per tutti»: una rappresentazione umana in cuiciascuno possa riconoscersi, quale che sia la sua condizione sociale e capacità di cultura; un universo narrativo dove campeggiano le grandi preoccupazioni che appassionano da sempre la coscienza individuale e collettiva; un testo infine che fa appello alle risorse intellettuali più comunemente disponibili e s'impronta a uno statuto espressivo cui chiunque possa avere accesso, sia pur fruendone a livelli diversi di penetrazione. Questa affermazione è stata pronunciata da Spinazzola, un grande insegnante di letteratura italiana alla Statale. Egli dice che siamo di fronte a un libro per tutti, un libro che può essere letto da un ragazzo così come da un adulto o un anziano. È un libro per tutti anche per i diversi periodi storici cui può essere il lettore. È un libro, così come disse Calvino, che è un classico, perché non ha mai smesso di dirci tutto quello che ha da dire. È un libro che parla di noi, del modo.In cui viviamo. "I promessi sposi". Siamo di fronte a un romanzo storico, quindi vicino al vero, si tratta di un romanzo dove al fondo vi è una storia inventata, tuttavia è ambientato in un determinato luogo geografico (in Lombardia e in Veneto) e in un determinato periodo storico (Nel Seicento). Ci sono dei personaggi storici, inoltre, realmente esistiti, come il Cardinal Federico Borromeo, il politico Antonio Ferrer e altri conti. Infondo anche la monaca di Monza richiama suor Virginia Maria de Leila, realmente esistita. Così come è anche vero che in quel periodo ci fosse la peste. Si tratta di un testo particolare perché la parola manzoniana per arrivare a quella verità e moralità ha un processo di composizione che non è facile (la prima parola scritta di quest'opera è datata 24 aprile 1821: un periodo piuttosto ricco dal punto di vista scrittorio). Tra il 1821 e il 1825 esce il "Fermo e Lucia".
suddiviso in 2 parti di 37 capitoli. Un'opera diversa rispetto ai Promessi Sposi in quanto ci sono delle lunghe digressioni, che lasciavano troppo in sospeso gli avvenimenti, che facevano quasi uscire di scena. Ciò che invece è uguale era l'inizio, "Quel ramo del lago di Como". Si capisce che queste digressioni andavano ridotte, in quanto erano troppo lunghe. Nel "Fermo e Lucia", inoltre già emerge il problema linguistico. Si usa una lingua mista di espressioni europee e francesismi. Certamente, non si era ancora di fronte ad una realizzazione linguistica come desiderava già Manzoni stesso. Egli si era reso conto che la parola doveva arrivare al popolo, e allora, c'è un cammino linguistico che deve cercare e trovare. Memore di "Fermo e Lucia" mette di nuovo mano ai Promessi Sposi e la prima edizione è quella del 1827, chiamata "Ventisettana" con 3 tomi: il primo del 1824, il secondo del
1825 e il terzo del 1827. Si tratta di una suddivisione differente, ma anche una riduzione di quelle parti più pesanti, inoltre ci sono già delle aggiunte come quella dell'episodio di Cecilia, del personaggio del sarto del villaggio, della notte di Renzo in prossimità dell'Adda o la pioggia conclusiva e catarchica. C'era anche una variante linguistica: si ricavava dalla lettura e dallo studio della tradizione letteraria toscana, ossia usa il vocabolario della Crusca e dei Cherubini. Tuttavia, non rimane soddisfatto dal punto di vista linguistico, e nel 1827 va a Firenze e si accorge che la lingua da lui utilizzata non era quella che era presente in Toscana, era lontana dalle realtà viva e vera della ragione, allora decide di rivedere la sua opera, soprattutto dal punto di vista linguistico, in quanto decide di utilizzare una lingua viva, ossia il fiorentino delle conversazioni borghesi. La seconda edizione dei Promessi Sposi esce quindi nel 1840, la
cosiddetta "Quarantana", suddivisa in 38 capitoli. Esce in 108 fascicoli illustrati che escono tra il 1840 e il 1842. Si parla di fascicoli illustrati, in quanto Manzoni si rende conto che nei suoi capitoli ci devono essere delle immagini che solo guardandole possono far capire cosa accade in quella determinata scena. Sono delle illustrazioni realizzate tutte da Francesco Gonin, e che all'epoca costavano moltissimo, e vennero pagate tutte da Manzoni, tanto che andò sul lastrico. Il potere della parola nei "Promessi Sposi". Si capisce bene in quattro esempi quanto la parola abbia il potere di cambiare chi si ha di fronte, abbia il potere di salvare. L'uso del vocabolo, anche dello stesso vocabolo "parola", cambia e costruisce l'architettura del nostro pensiero. 1. Introduzione Anonimo 2. Incontro tra Lucia e Innominato 3. Cardinal Federigo Borromeo 4. Scrittura e analfabetismo Introduzione Anonimo Di introduzione non ce ne fu soltanto una: la prima,quella che vie