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Il suicidio per Fabrizio De André

Ci spostiamo ora verso il tema della canzone d'autore, ossia la complicità tra un testo e la musica. Fabrizio De André è un cantante di Genova che ha avuto una carriera incredibile. Nasce nel 1940, come figlio sia di buona famiglia sia dei carrugi. Nessun altro cantante ha saputo trattare il tema di Dio e il tema degli ultimi profondamente come De André. De André è un uomo del dubbio, coltiva dubbi ed interrogativi piuttosto che dare delle risposte, anche perché non è credente.

De André ci lascia come strumenti e come materiale per riflettere nel 1970 (anni delle rivolte operaie) un'opera, la "Buona novella" che è un disco che ha un tema conduttore che si snoda attraverso tutte le canzoni, è un concept album. La "Buona novella" ci racconta cosa sono i vangeli apocrifi con delle tracce mistiche, ossia degli elementi che vanno a creare un

pantheon di personaggi, santi, peccatori, con i quali l'ascoltatore simpatizza. Era affascinato dall'idea del Dio uomo (si parla di Mit-Mensch, ossia la simpatia che prova per gli ultimi e i dimenticati). Solo in apparenza egli è contro la struttura di pensiero che va verso la mistica, in quando canta una fede primitiva, con una forza d'animo straordinaria che lo porta ad essere molto vicino agli ultimi. Unisce il sacro con il profano, l'innocenza con il peccato, la spiritualità con l'anarchia. Il suo pensiero si avvicina molto a quello di Pasolini. Il suicidio nel mondo del rock è un tema molto popolare e particolare. Ricordiamo che l'ultimo suicida degli anni Novanta è stato il leader dei Nirvana. Anche Gino Paoli ha tentato di suicidarsi (ligure esattamente come De André). Il primo album si chiama "Volume I" e si apre con "Preghiere in Gennaio". Gli anni Sessanta sono un'epoca molto

particolare: i pontificati hanno acceso una luce diversa e si verifica per esempio il fenomeno delle Messe bit. Ricordiamo a questo proposito un'opera di Dalì, "Il crocifisso". Vediamo qui Cristo in uno sfondo completamente nero. La forma del cristo è molto forte, ha alle sue spalle uno sfondo vivido, c'è poca speranza. C'è poi un cavaliere con una lancia e una canna, ossia gli strumenti con i quali Cristo è stato torturato. In quest'opera però manca la croce, in quanto noi qui vediamo Cristo rappresentato come un uomo. De' André ha sempre detto che si può imitare Dio solo se lo si considera un uomo. In Gennaio succede un fatto inaspettato: il cantante Luigi Tenco viene trovato morto con un colpo di pistola poco dopo essere stato eliminato dal Festival di Sanremo. Il suicida era un amico di Fabrizio. Per la religione cattolica un suicida è un peccatore, tuttavia per Fabrizio non sarà.

esattamente così.Eì proprio qui che emerge la visione dantesca.

Lascia che sia fioritoSignore, il suo sentiero

Quando a te la sua animaE al mondo la sua pelleDovrà riconsegnare

Quando verrà al tuo cieloLà dove in pieno giornoRisplendono le stelle

Quando attraverseràL'ultimo vecchio ponteAi suicidi diràBaciandoli alla fronte

Venite in paradisoLà dove vado anch'ioPerché non c'è l'infernoNel mondo del buon Dio

Fate che giunga a voiCon le sue ossa stancheSeguito da migliaiaDi quelle facce bianche

Fate che a voi ritorniFra i morti per oltraggioChe al cielo ed alla terraMostrarono il coraggio

Signori benpensantiSpero non vi dispiacciaSe in cielo, in mezzo ai SantiDio, fra le sue bracciaSoffocherà il singhiozzoDi quelle labbra smorteChe all'odio e all'ignoranzaPreferirono la morte

Dio di misericordiaIl tuo bel paradisoL'hai fatto soprattuttoPer chi non ha sorrisoPer quelli che han vissutoCon

la coscienza pura

L'inferno esiste solo

Per chi ne ha paura

Meglio di lui nessuno

Mai ti potrà indicare

Gli errori di noi tutti

Che puoi e vuoi salvare

Ascolta la sua voce

Che ormai canta nel vento

Dio di misericordia

Vedrai, sarai contento

Dio di misericordia

Vedrai, sarai contento

Nell'ottica dantesca il suicida sarebbe destinato all'inferno mentre de André ci parla di un sentiero fiorito dove possa arrivare la sua anima là dove in pieno giorno risplendono le stelle (immagine dantesca). De André non crede che la legge della chiesa riguardo ai suicidi sia quella giusta. Il ponte, il paradiso, l'inferno, il mondo del buon dio sono tutte immagini che offrono rimandi indiscutibili verso la Commedia ma è proprio in questo che l'autore è rivoluzionario: egli continua ad insistere nell'immagine del dio uomo. Nella terza strofa l'autore implora ancora di più la bontà per il suo amico: se Dio ha mandato il suo figlio

per salvare gli uomini non può condannare i peggiori da quello che era il suo sole e il suo amore.

Ecco che avviene il cambio definitivo di prospettiva: la viltà diviene coraggio.

Un celebre teologo ha affermato che se non possiamo rifiutare la non esistenza di un inferno possiamo almeno sperare che sia vuoto.

L'inferno sono gli altri: l'inferno esiste sulla terra e De André riprende questa visione.

Giorgio Caproni scrisse in una sua poesia che Dio non è nascosto, si è suicidato: egli mette in versi la dolorosa quotidianità dell'uomo, la sua solitudine.

Luigi Tenco è un vinto del suo tempo: gli anni 60 sono stati un'epoca di boom economico, di ripartenza ma anche degli anni in cui l'ignoranza e l'odio avevano il potere di uccidere.

Nella quarta strofa prosegue: signori benpensanti spero non vi dispiaccia...: si tratta di una stoccata con la quale egli non smette di andare contro la morale comune ritenendo

che il su amicomeriti il paradiso. La canzone ha una sua voce ed è bene culturale perché il cantante con la sua intenzione va a trasferirla a chi ascolta: De André conferisce una solennità liturgica a quanto esprime, a quanto pronuncia. De André non parla di peccati ma di errori: in questo modo si sposta sulla dimensione umana. Preghiera in gennaio è un testo imbevuto di pietas cristiana che ci scalda il cuore in quanto distaccato dai banali e freddi formalismi ecclesiastici. Gesù cristo ha un fascino forte su de André il quale arriva a chiamarlo "il più grande rivoluzionario della storia": egli umanizza la figura di cristo senza mai dissacrarla e nell'ultimo strofa parla con un tono ancora più accorato affermando che dio canta con il vento, il quale divine vettore della preghiera, dell'implorazione. Egli apre la sua parentesi evangelica con Preghiera in gennaio e la chiude con il testo Smisurata preghiera.Dante, infatti, è stato influenzato da Aristotele e da altri pensatori europei, il che dimostra la sua apertura verso la cultura continentale. La sua universalità non risiede solo nella lingua che utilizza, ma anche nella sua capacità di attingere da diverse fonti culturali. Dante diventa così un poeta moderno, capace di superare i confini geografici e diventare un punto di riferimento per tutta l'Europa.quindi ad una dimensione anche araba. Ecco che abbattuti i confini di un volgare fiorentino, Eliot riconosce questo orizzonte molto aperto della commedia e rende la poesia di Dante ancora più affascinante agli occhi dei poeti del Novecento. Dante si dovrà definire il poeta più universale che abbia scritto in una lingua moderna: la cultura di Dante non era quella di un paese europeo, ma quella dell'Europa. Qui ci riagganciamo al discorso precedente riguardo la facilità della commedia, diceva Eliot infatti che è facile se comunica prima di farsi capire. Questo suo comunicare passa attraverso alla lucidità, una lucidità poetica, ossia la capacità di rendere con parole delle immagini talmente tangibili da essere lucide e distinte. Questa lucidità poetica passa attraverso la capacità di rendere i concetti in forma di cosa percepita ed è distinta dalla lucidità intellettuale in quanto il pensiero filosofico viene.

espresso attraverso uno strumento logico-linguistico e legato al significato, mentre il pensiero poetico si passa ad esprimere in termini di cosa percepita.

Il pensiero potrà essere oscuro, ma la parola è lucida o, meglio, trasparente, secondo il processo che permette a chi possiede un'idea di esprimerla in immagini.

Quella di Dante è un'immaginazione visiva (nel senso di un'epoca in cui si avevano ancora delle televisioni): il suo tentativo consiste nel far vedere a noi quello che lui ha realmente visto.

Quella di Dante è un'immaginazione visiva, nel senso di un'epoca in cui si avevano ancora delle televisioni.

Il suo tentativo è quello di far vedere a noi quello che realmente ha visto.

Eliot che aveva distinto il valore della capacità visiva di Dante qui fa un passo ulteriore mettendo a fuoco la cultura medievale.

Eliot dice e comprende che la visione, l'immaginazione visiva nelle mani di un uomo del medioevo è qualcosa di

sperimentato dal dentro, perché l'età medievale è l'età delle visioni, ossia contempla la possibilità che l'uomo sia in grado di squarciare quel velo che ci tiene al di qua della possibilità percettiva dell'oltre. In questo senso l'immaginazione visiva di Dante non è una finzione, ma è lo sforzo di far vedere a noi quello che ha realmente visto. Questo significa che Dante è riuscito a raffigurare ciò che ci descrive in un modo talmente tangibile da restituircelo con un racconto realistico. L'inferno per lui non è un luogo ma uno stato, può essere soltanto pensato attraverso la proiezioni di immagini sensoriali: egli non ci richiede un assenso ideologico o religioso, ma un assenso poetico. Gli scrittori del Novecento sono c
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A.A. 2020-2021
66 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valentina1600 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof D'Alessandro Francesca.