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LA TEORIA DELLA GIUSTIZIA
Andiamo ad approfondire alcuni aspetti che servono a contenere i limiti e le forzature, cui il meccanismo di decisione collettiva tende ad andare. Questi aspetti sono anche oggetto nell'ambito culturale del Piano Recovery, dove gli aspetti di accesso, inclusività e giustizia sociale sono particolarmente enfatizzati, ossia questi aspetti vengono per la prima volta esplicitati e non più presi in considerazione tacitamente.
Il meccanismo di aggregazione delle risorse e presa, che si presta a fallimenti, posizioni di free rider e abusi. L'imperfezione può venire contenuta da una connotazione etica. A correggere le distorsioni di un meccanismo può intervenire un sottofondo etico che guida il comportamento, non solo delle persone, utenti e cittadini, ma anche del decisore pubblico.
In particolare, ci sono delle figure di filosofi che nel corso del tempo hanno rappresentato dei punti fermi cui il legislatore si è ispirato, le
cui norme sono state poi aggiornate, ma sempre applicati. Fra questi, tra i più recenti, c'è John Rawls, un filosofo - politico, la cui influenza è molto forte in tutto il pensiero politologico ed economico. Per cui, tutto quello che riguarda il criterio di giustizia ed equità, fa riferimento al pensiero di John Rawls, un pensatore estremamente influente e con una posizione illuminante. La sua teoria della giustizia è stata pubblicata in Italia nel 1971, è un libro magnifico, con un unico difetto, ossia che è scritto in piccolissimo. La filosofia politica è quella branchia della filosofia che si occupa di regolare i comportamenti e si occupa di cercare di definire quale potrebbe essere un comportamento giusto. La riflessione etico-politica. Possiamo distinguere quattro accezioni fondamentali della filosofia politica (settore dello studio filosofico che si occupa di gestire le relazioni, studiare quale è il comportamentoretto sociale):- ricerca della miglior forma di governo (Platone, gli utopisti);
- individuazione del fondamento e della legittimità del potere (giusnaturalismo);
- ricerca delle categorie del “politico” per distinguerlo da altre attività (Schmitt);
- riflessione metodologica e descrittiva (e non prescrittiva) sulla scienza della politica(Weber).
Tutti questi aspetti sono importanti per capire in che modo una norma può essere giusta ed equa, equale è il livello di ingiustizia che può essere socialmente accettato per arrivare ad ottenere un livello di bene superiore.
Tutti questi filoni ci hanno portati a capire cosa vuole dire anche scegliere un compromesso, scendere a un compromesso, quando si tratta di dover ottenere un bene superiore.
La tendenza di Weber è sicuramente quella che è stata maggiormente seguita, non solo per il fascino esercitato da questo pensatore, ma anche perché ci poneva un punto di vista sul retto sociale.
collettivo e sul metodo da adottare per poter raggiungere una certa decisione. Il prevalere della tendenza weberiana ha privato la riflessione sulla politica della dimensione etica (non si è concentrato strettamente su cosa è giusto o sbagliato, bensì su come far funzionare correttamente le cose) quella "tecnica" e "machiavellica" (ha giustificato nel suo processo gli errori che il meccanismo di aggregazione delle decisioni poteva compiere). In altri termini, la filosofia politica del Novecento aveva rinunciato a interrogarsi sui valori che devono guidare la vita in comune per ridursi ad una semplice analisi valutativa della "realtà effettuale". Il delegare ad altri filoni di studio il concetto di giusto o sbagliato oppure delegare ad un ambito morale guidato dalle religioni questo aspetto, ha privato la riflessione teorica di contributi che potevano essere importanti e che avrebbero dato una nuova lingua per interpretare.Il presente, ma anche ha lasciato perdere, fare e andare in quelle realtà sociali di stampo anglosassone dove l'approccio di Weber era largamente diffuso, facendo sì che prevalesse il tecnicismo sulla qualità dei contenuti proposti anche a livello normativo (non riguarda solo la modalità di legiferazione, ma anche le norme che caratterizzano i settori culturali).
Rawls, invece, concentra la sua attenzione su altri aspetti. Il suo testo fondamentale è una teoria della giustizia, edito di recente da Feltrinelli. È un testo molto grande che affronta la questione della giustizia intergenerazionale: quali sono gli aspetti a cui dobbiamo rinunciare oggi per poter lasciare qualcosa alle generazioni future. Tutto il discorso sulla conservazione del patrimonio storico e architettonico, su cui il Piano di Recovery pone grandissima attenzione, fa leva sull'idea di giustizia che Rawls ha posto in essere. L'idea che noi dobbiamo conservare il
patrimonio e quindi portarci sulle spalle uno zainopesantissimo che è la necessità di conservare spendendo molti soldi, pone sulle basi sull'idea di giustizia di Rawls. Con lui si ricomincia a pensare al valore e a che cosa vuole dire mettere in relazione una teoria di giustizia sociale, con un'idea di libertà individuale. È importante sottolineare questo aspetto, in quanto, quando noi per rispettare l'altro evitiamo di commettere azioni che potrebbero generare esternalità oppure evitiamo comportamenti che potrebbero impassidire il prossimo oppure offenderlo, limitiamo la nostra stessa libertà. Quindi il rispetto dello spazio altrui porta noi stessi a essere meno liberi. Rawls pesa l'aspetto della libertà individuale e quello della giustizia in assoluto per andare a guidare il comportamento giusto e rispettoso di entrambi. Esempio → si chiede una cortesia ai vicini abitando in un condominio che intralciano lo
spaziocomune: nel momento in cui occupo con un bene privato uno spazio pubblico vado a limitare la libertà dell'altro. A partire dal testo di Rawls, la filosofia politica ha ricominciato ad assumere un connotato orientativo, non solo descrittivo, del vivere insieme: Una teoria della giustizia ha il merito di avere riaperto il dibattito sulla possibilità di il rapporto tra libertà individuale e giustizia sociale (o distributiva).
Rawls vs Utilitarismo. Il punto di vista di John Rawls è particolarmente importante in confronto a quello utilitaristico di Jeremy Bentham che ha guidato le scelte politiche ed economiche per molto tempo. La sua teoria è stata molto affascinante, tuttavia Rawls ha poi superato il suo punto di vista.
Rawls → In tutta l'opera di Rawls, il giusto (right) precede il buono/bene (good) nel senso che in tutte le deliberazioni pratiche che riguardano la giustizia, desideri e preferenze (che definiscono ciò che è
Buono per le persone) devono essere subordinati alle richieste del giusto. Sottolineando che il bene riguarda l'individuo, mentre il giusto riguarda la società.
Utilitarismo → La giustizia è la prima virtù dei sistemi sociali, così come la verità lo è dei sistemi di pensiero. Una teoria, per quanto semplice ed elegante, deve essere abbandonata o modificata se non è vera. Allo stesso modo, leggi e istituzioni, non importa quanto efficienti e ben congegnate, devono essere riformate o abolite se sono ingiuste. L'idea quindi di giustizia secondo questa corrente supera qualsiasi altro valore.
Dobbiamo capire però cosa si intende per giustizia e come arriviamo a connotare la giustizia stessa. Questo aspetto è importante in quanto tutta la politica di sussidi si basa sul pensiero di Rawls. La progressività della tassazione, ma anche il sostegno economico a determinate attività culturali è stata
ampiamente teorizzata da Rawls e fa riferimento alla sua idea di giustizia. Quindi quando noi riflettiamo oggi su quello che deve essere fatto, prendiamo ancora in considerazione Rawls. Ognuno di noi possiede una inviolabilità su cui neppure il benessere della società nel suo complesso può prevalere: perciò Rawls critica la posizione dell'utilitarismo in politica e nell'etica, poiché egli nega che la perdita della libertà per qualcuno possa essere giustificata da maggiori benefici goduti da altri. In altre parole, la libertà individuale è un principio che non si può mettere in discussione: "Il mio scopo è costruire una teoria della giustizia che costituisca un'alternativa al pensiero utilitarista in generale e, di conseguenza, in tutte le sue diverse versioni" (parole di Rawls). Il pensiero utilitarista è alla base dell'analisi economica standard dove la dimensionedell'utilità è la dimensione cardine che guida i nostri comportamenti. In base infatti a questo pensiero io perseguo la mia utilità che è data dall'insieme di fattori che posso combinare utilizzandoli per ottenere il livello massimo di beneficio. Questi fattori io li scelgo e le azioni le compio in funzione del mio ordine delle preferenze in maniera proprio ordinale. Il livello di utilità che io quindi voglio raggiungere è secondo questa linea teorica l'unico elemento che mi guida, l'unico elemento che spinge il mio comportamento, l'unico modo che ho per ottenere un livello di benessere. Nel fare questo non si prende in considerazione nient'altro: io posso generare esternalità, creare dei danni. Per cui, nei limiti della legalità, secondo questo approccio se perseguo la mia utilità o il mio profitto sono nel giusto. La teoria utilitarista è alla base dell'idea di vantaggio, utilità,
musica ad alto volume anche se disturbo i vicini) perché il suo unico obiettivo è il proprio vantaggio personale. Tuttavia, questa teoria è stata oggetto di critiche e dibattiti. Alcuni sostengono che il perseguimento egoistico del proprio interesse possa portare a conseguenze negative per la società nel suo complesso. Altri sostengono che il benessere individuale non può essere separato dal benessere collettivo e che il perseguimento del proprio vantaggio dovrebbe tener conto degli interessi degli altri. In conclusione, la teoria utilitarista sostiene che il perseguimento del proprio vantaggio personale sia il motore del comportamento umano. Tuttavia, è importante considerare anche gli effetti che le nostre azioni possono avere sugli altri e sulla società nel suo complesso.di valutare le conseguenze delle azioni, si basa anche sulla massimizzazione del benessere complessivo. Questo significa che, secondo l'approccio utilitarista, l'azione giusta è quella che produce il massimo benessere per il maggior numero di persone. Tuttavia, l'approccio utilitarista può sollevare alcune critiche. Ad esempio, potrebbe essere difficile determinare quale sia il massimo benessere complessivo, in quanto le persone possono avere valori e preferenze diverse. Inoltre, l'approccio utilitarista potrebbe portare a sacrificare i diritti e le libertà individuali per il bene della maggioranza. In conclusione, l'approccio utilitarista è una teoria etica che si basa sulla valutazione delle conseguenze delle azioni e sulla massimizzazione del benessere complessivo. Tuttavia, presenta alcune critiche e limitazioni che devono essere prese in considerazione nella sua applicazione pratica.