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APPROFONDIMENTO ARTSHELL: Raccontiamo il processo di digitalizzazione
Artshell, in particolare, nasce da un'idea di aiutare un mercato poco standardizzato e molto frammentato nell'approcciare il digitale. Si tratta di un mercato molto colto dal punto di vista artistico ma con un grado di alfabetizzazione informatica molto basso. L'informatica infatti all'inizio è stata vista come una sorta di nemico, un qualcosa che potesse scombicare un modello non scritto dell'arte. Poi, piano piano, la voglia di comunicare e condividere in maniera digitale ha preso anche il mercato dell'arte, assistendo un trend di crescita dal 2010 al 2019.
Il concetto di archivio è un concetto ancestrale: l'essere umano infatti ha sempre bisogno di archiviare e gestire e le collezioni hanno sempre bisogno di essere ben gestite e archiviate per essere valorizzate. All'inizio l'Italia era molto scettica, tuttavia dal 2018, anno in cui Artshell è passata
da un'idea adessere una vera e propria società, è cresciuta bene l'attività digitale nell'ambito artistico anche in Italia. Capiamo ora che cosa vuol dire digitalizzare, quali scopi si hanno per digitalizzare una collezione e quali opportunità dà la digitalizzazione stessa. Noi già oggi ovviamente vediamo l'arte in maniera digitale, in quanto, ad esempio, per accedere alle gallerie utilizziamo le mappe, guardiamo i siti internet etc. Ovviamente c'è stato un cambiamento radicale con il Covid. All'inizio c'era uno scetticismo largamente diffuso e molto spesso c'era chi pensava che la tecnologia avrebbe risolto tutto, mentre poi si è scoperto che la tecnologia risolve solo una parte dei problemi. Verso la fine del 2020 si sta iniziando a ragionare su quello che potrebbe essere il modello futuro, definito click and bricks, ossia un ibrido tra parte digitale e analogica. E' sicuramenteinteressante il momento che stiamo attraversando ora, in quanto apre a nuove opportunità: il mercato si sta rivoluzionando proprio sulla base di questo modello.
Il mercato dell’arte è di fatto molto piccolo, fattura infatti complessivamente solo circa 64,1 miliardi di dollari (mentre la BMW fattura da sola 70 miliardi).
E’ distribuito tra Stati Uniti, UK, Cina e Francia (secondo dei dati di fine 2019 → questi 4 ab sisono poi rivoluzionati nel 2020 con la brexit).
Le gallerie medio-piccole stanno crescendo rispetto alle gallerie molto grandi.
Il tasso di nuovi collezionisti sta aumentando e le fiere rappresentano il miglior driver per vendere le opere d’arte.
Per quanto riguarda l’online fino al 2019 rappresentava il 10% del mercato ed era utilizzato per di più da una generazione molto giovane e serviva per unire venditore e acquirente con un’ampia distanza geografica.
Se guardiamo alla UE in generale l’Inghilterra detiene la
La maggior parte del mercato, mentre seguardiamo la UE come comunità vediamo come la Francia detiene il 55% del mercato. La brexit ovviamente influenzerà tali scenari aumentando molto la leadership di Parigi in Europa.
Dealer. Per quanto riguarda i dealer: le gallerie d'arte che nel 2017 avevano come priorità l'online pari a 9, vediamo che dal 2017 al 2019 tale priorità è aumentata (da priorità molto bassa a priorità di trovare nuovi clienti, la parte economica e la partecipazione a fiere, mentre la vendita online è divenuta nel 2019 la quarta priorità e non più la nona). Prendendo in considerazione il fatto che il mercato dell'arte fino al 2019 avesse utilizzato l'online per vendere fino al 5% ci fa capire quanto fosse impreparato a questa crisi del 2020.
Buyer. Per quanto riguarda i buyer: il tasso di collezionisti che comprano online è sempre stato abbastanza costante dal 2018, nel 2020 è
ovviamente aumentano → l'online era infatti l'unico canale di distribuzione. I collezionisti come grandi buyer (coloro che comprano maggiormente l'arte online) sono collezionisti privati, in quanto sono il 70%, mentre i musei rappresentano l'8%, le istituzioni private il 6% e così via. Fairs. Le fiere rappresentano lo strumento migliore con cui promuovere e vendere l'arte che hanno generato un fatturato di 16 miliardi in totale fino al 2019. Sono 188 nel mondo e, per quanto gli Stati Uniti siano il mercato numero 1, la concentrazione delle fiere è principalmente europea (compresa la Svizzera nonostante non sia parte della UE). La partecipazione alle fiere vede una media di 7 mila gallerie che partecipano alle 188 fiere del mondo e ogni galleria partecipa in totale a 2 fiere. La concentrazione delle fiere è andata ad addensarsi negli anni: ogni mese nascono 2/3 fiere nel mondo. ARCO Madrid ha la leadership di visitatori. L'Europa ha il55% delle fiere nel mondo, per cui la concentrazione di fiere è quindi europea.
Online art market. Il tasso di crescita del mercato online è stato usato fino al 5% fino al 2020, e si transavano in media delle opere dai 1000 ai 5000 euro di valore. Non c'era solo l'arte contemporanea o moderna, ma anche una serie di beni collezionabili come design art, gioielli e orologi etc., i quali erano facilmente veicolabili online (i beni da collezione seguono un po' tutti lo stesso trend online).
Il nuovo profilo del collezionista online: dal 2015 c'è stato un trend più o meno stabile di nuovi collezionisti online che hanno abbinato ad un acquisto in galleria anche una presenza online, nel 2020 c'è stato poi ovviamente un picco. Il nuovo collezionista online è un europeo che usa diverse piattaforme che ha dai 25 ai 34 anni → il mercato è ancora piuttosto frammentato. Il 27% usa solo una piattaforma, il 53% viaggia dalle 2 alle
3 piattaforma, mentre solo il 6% simuove si più di 5 piattaforme.Il mercato dell’arte comunque sicuramente si sta consolidando, e probabilmente nei prossimi annisi assisterà al tentativo di strutturare meglio e accorpare il mercato con pochi strumenti, ma nontanto perché si vuole avere una leadership, bensì perché è opportuno usare pochi strumenti ma inmodo efficace, affinché avvenga una buona comunicazione.Alcune persone pensano che siano le fiere e le grandi gallerie che conosciuta meglio la tecnologiadiventeranno leader, altre credono che arriverà un grande outsider con una tecnologia nuovache riuscirà ad accorpare il mercato, poche persone invece pensano che il mercato d’arte rimarràper sempre frammentato.Tutti gli intervistati tuttavia sono d’accordo sul fatto che l’esperienza di partecipazione all’onlinesia sicuramente migliorabile.Ma come funzione una soluzione digitale?Ilmercato d'arte è sicuramente piccolo ma molto poco standardizzato, bensì molto differenziato con persone con competenze molto diverse tra di loro (c'è quindi chi sa e chi non sa usare il digital).
Il mercato d'arte poi non ha mai fatto uno sforzo per standardizzarsi, in quanto ogni realtà pensa di avere il corretto modo per esporsi al pubblico (→ guardiamo le diverse etichette delle gallerie o fiere).
Non avere uno standard rende ovviamente molto più difficile il lavoro del computer che ama lo standard.
Quindi da una parte c'è il problema del target, dall'altra il problema dagli oggetti da archiviare e delle modalità di archiviazione, ed infine si parla di performance → quello che voglio fare con un archivio fino a ieri era semplicemente archiviare le mie opere in modo che fossero facilmente consultabili e raggiungibili, oggi le voglio condividere e pubblicare etc.
Le funzionalità richieste sono di
fatto allora sempre più ampie e complesse. Una soluzione digitale serve quindi per:
- avere autonomia: un approccio per rendere autonoma la gestione e l'aggiornamento della piattaforma da parte di tutti gli stakeholder → rendere l'utente in grado di gestire autonomamente un archivio. (è la mission principale di Artshell che ritiene che la cosa più importante sia fare un programma semplice, alla portata di tutti).
- scalabilità: una soluzione le cui funzioni e i vantaggi strutturali sostengono la scalabilità di contenuti, processi e attori → senza limiti nell'archiviazione.
- performance: uno strumento in grado di supportare l'intero flusso gestionale degli utenti, ottimizzando.
Case studies. → come Arthsell ha applicato questo strumento che nasce con l'obiettivo di semplificare il processo di digitalizzazione in questi anni nel mercato dell'arte.
- Inventario.
La prima parte è il cuore di Artshell,
che nasce con l'obiettivo di semplificare la digitalizzazione e concentrandosi sulle funzionalità di archiviazione, ossia l'inventario (è il primo step necessario per digitalizzare una collezione d'arte, ossia creare un luogo online sicuro e protetto). Ci sono moltissimi modi di fare un inventario, c'è il Ministero che dà dei mandati e delle direttive, e ogni galleria e collezione archivia a modo suo. Un modo con cui una persona archivia la collezione è finalizzata ovviamente all'utilizzo della collezione stesso → una galleria d'arte archivia al fine di vendere le opere, mentre un collezionista archivia per valorizzare le opere. Quindi, le modalità con cui le persone archiviano sono collegate al modo con cui di fatto usano. La prima parte è quindi creare un archivio, cioè riuscire a trovare uno strumento facile e immediato per gestire e archiviare la propria collezione. Una delle collezioni che hacreduto in Artshell e che ha circa 500 opere, è la collezione Giuseppe Iannaccone. Un altro esempio di archivio interessante è il progetto fatto per il Milano Museocity (associazione dei 114 musei milanesi d'arte, ma anche di storia naturale etc. che hanno in comune il fatto di avere dei beni da archiviare). Il programma doveva essere sufficientemente flessibile da poter ospitare i diversi tipi di collezione dei 114 musei e sono stati messi in rete con l'obiettivo di rendere più accessibile la visita al museo (è un esempio del modello click and bricks). 2) Presentazione. Il secondo step è creare una presentazione (presentare un archivio interagendo con gli altri, rendendolo fruibile anche dall'esterno). Qui abbiamo 2 esempi iconici: - Fiera Milano (MIART) 2020: la prima fiera italiana digitale (tutto l'evento di settembre, impossibile da presentare in maniera fisica, è stato presentato quindi in manieradigitalesviluppando una piattaforma in grado di creare qu