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GUARDO COSA DICE DANTO
Secondo Danto non è che tutte le interpretazioni valgono, non vale infatti un'interpretazione se non è compatibile con quella che gli ha dato l'artista stesso. Vi è quindi un primo limite alle infinite interpretazioni dell'arte. Come si applica questo discorso che Duchamp ha fatto rivoluzionando l'arte? Prendiamo a questo proposito delle pagliette in lana d'acciaio molto in voga negli anni Cinquanta in America per pulire i piatti. Un astrattista poco fortunato nell'arte decide di scaturire la sua creatività nell'advertising, con risultati di successo, fu infatti il creatore dei loghi di sigarette. Tra le sue creazioni poteva vantare il packaging delle Brillo che venivano vendute in un packaging molto simpatico. Andy Warhol nel 1964 ricrea le Brillo con materiali diversi reinterpretandole a suo modo. Egli replica il discorso di Duchamp di ready-made. Successe però che quest'opera costava
moltissimo rispetto a le Brillo originali, che costavano solo3 dollari.L'opera aumenta notevolmente di valore, in quanto l'artista è diventato molto piu' famoso.Questa è un'applicazione del discorso di Duchamp secondo il quale l'arte sta nell'idea che laprovoca, l'idea è esattamente la stessa: si tratta di un vero e proprio plagio.Mike Bildo prende opere d'arte molto famose mettendoli in determinati ambienti, secondo lui nonsi tratta tuttavia di plagio.Bildo infatti dice che è una vera e propria celebrazione dell'importanza di Warhol che ha avutonella storia dell'arte.E' un'opera d'arte a se' stante in quanto non c'entra nulla l'oggetto in se', in quanto è diverso iltitolo, il tempo e sono diverse le interpretazioni del pubblico.Quindi lo stesso identifico oggetto, sulla scorta di quanto indicato da Duchamp, assume significatidiversi, diventa opera
d'arte se la contestualizzo in una situazione in cui viene recepita come tale. L'arte quindi deriva non da una precisa capacità bensì da un'operazione intellettuale. Manzoni con "Merda d'artista" del 1961 risponde alla domanda "che cosa è l'arte". Il titolo vuol dire che in quanto di un artista la cosa è un'opera d'arte, indipendentemente da che cosa sia l'oggetto preso in considerazione. Questa denuncia che Manzoni fra tra le righe della lattina si applica alla sua stessa opera, che diventerà famosissima, in quanto il concetto espresso di arte concettuale ha suscitato una particolare attenzione. Kapoor ci propone nel 2006 il famosissimo "Cloud Gate". Anche in questo caso l'opera d'arte include le interpretazioni che vengono date di essa. Abbiamo qui una composizione organica che deforma il riflesso, e che muta a seconda di chi è presente nell'ambiente.
circostante. Questo significa che se non c'è nessuno ad osservarla non ha significato, rimane come un foglio bianco: per arricchirsi ha bisogno di qualcuno che sia lì a guardarla dandole un significato e modificandola con la sua stessa presenza (vale in realtà per tutte le opere d'arte).
Questo non è nulla di nuovo a livello concettuale, e neanche a livello di concreta scelta stilistico-concettuale-creativa. Rauschenberg 50 anni prima aveva creato infatti i suoi White Paintings.
Il senso pieno dell'opera si ha quando i presenti si pongono di fronte a questi pannelli e con la loro ombra danno vita a delle forme. Con la loro presenza quindi integrano l'opera dandone una possibilità interpretativa. Ritorna qui Duchamp, ma è un qualcosa di esattamente identico all'opera di Cloud Gate.
L'opera posteriore potrebbe essere considerato un plagio, tuttavia c'è da dire a discapito dell'artista che si tratta di
un’opera che conserva una sua originalità nella forma. Ricordiamo pero’ che con l’arte moderna veniva considerata significativa la rappresentazione, cioe’ la forma, a differenza dell’arte contemporanea dove è invece centrale il significato. Si tratta di un vero e proprio controsenso, di un discorso estremamente complesso.
Con l’arte concettuale si ha un’esplicitazione dell’arte come trasfigurazione simbolica. Con Duchamp infatti si chiarisce che l’arte è un modo di rappresentare simbolicamente un’esperienza o dei valori condivisi, l’arte dà un corpo affinché un concetto abbia la sua esplicitazione visiva di impatto emotivo, originale e nuovo, permettendo all’arte di divenire un veicolo di contenuti.
Questo discorso viene esplicitato proprio con l’arte concettuale: l’arte non sta nel suo rapporto con la realtà, e neanche nel permetterci di scorgere qualcosa nella natura.
ma l'arte è semplicemente un linguaggio simbolico con gli stessi meccanismi della parole, quindi in fondo si tratta di capire l'arte in quanto forma di conoscenza dell'uomo che rappresenta un'esperienza per capirla meglio. L'arte concettuale ripone la discussione con l'arte nel significato dell'operazione artistica e questa riflessione viene proiettata all'interno del discorso di Duchamp che riassume nella sua opera. L'arte si libera dal dover avere un senso, ma si scopre senza scopo. Questo perché si toglie il senso profondo di scoperta dell'arte, tuttavia non si capisce più lo scopo dell'arte che continua a ripetersi e finisce prigioniera di una impasse filosofica. Se continuiamo con il concetto che l'arte è simbolica, continuiamo a ribadire un concetto senza evoluzione. L'arte diventa così identicamente contemporanea e smarrisce l'orizzonte della sua.evoluzione.Si ripete una consapevolezza senza fare un passo avanti, l'arte quindi non è più una provocazione, ma una continua ripetizione della medesima visione. Prendiamo ora in considerazione una citazione di Nietsche, filosofo del tardo 800 che ha influenzato moltissimo il 900, e che volte è stato equivocato per la giustificazione del nazzismo. Il pensiero di questo filosofo non è stato espresso da lui in maniera sistematica, per cui a causa del suo linguaggio poetico e immaginifico ci potrebbero essere dei fraintendimenti. Tuttavia ci sono delle ragioni ben fondate per aver scelto questo tipo di linguaggio. La sua citazione articola la differenza tra fatto e interpretazione. "Ci sono solo fatti" "No, i fatti sono esattamente ciò che non esiste, esistono solo le interpretazioni". Potrebbe sembrare un discorso simile a quello di Duchamp, ma in realtà non è così, in quanto in questa frase la parolainterpretazione deve assumere un significato diverso rispetto a come la consideriamo solitamente. Questo perché se noi intendiamo interpretazione come quella di un fatto, faremmo un errore. Se dico che non esistono fatti ma solo interpretazioni, allora la parola interpretazione dovrebbe essere un qualcosa di diverso rispetto alla nostra concezione (non l'interpretazione di un fatto). Si tratta in questo caso di una configurazione, di una visione del mondo. Se dobbiamo comprendere un evento non possiamo farlo al di fuori di una visione che utilizziamo per approcciare questo evento. Questo non significa che ogni interpretazione è valida: vuol dire che il senso che diamo alla realtà dipende dalle categorie, dal tipo di linguaggio che usiamo. Questo è vero anche a livello scientifico: pensiamo a Netwon e a Einsten, il quale spiegò dei fenomeni che Netwon non riusciva a darne senso. Per cui, quando la realtà manifesta dei fenomeni non più
comprensibili all'interno dello schema concettuale ed empirico, bisognerà trovare un'altra chiave di lettura del fenomeno, ingrandendo l'orizzonte e con confini più ampi, con una modifica magari anche delle regole preesistenti. Quando la realtà mostra il limite di uno schema, dovremo trovare un'altra chiave per spiegare i fenomeni. Questo vuol dire che bisogna riaggiustare lo schema in base ai nuovi eventi che si palesano davanti a noi. Quando una visione del mondo non regge più, bisogna modificarla e capire come fare (collegato ai cambiamenti da introdurre quando ci sono nuove situazioni di culture rispetto a quella occidentale). Bisogna capire come riconfigurare i nostri principi per capire se esiste una sintesi più profonda e superiore (quello che fece la cultura occidentale). Non sono tutte valide le interpretazioni, come pensa il relativismo, che equivoca anche questo punto di Nietzsche. La configurazione della realtà nonè mai definitiva in quanto è sollecitata da cambiamenti divario tipo. Tuttavia non tutte le visioni sono equivalenti. Quando lui parla di interpretazione non lo intende nell’uso classico, lui non parla di interpretazione di un fatto (la parola interpretazione sottende che vi sia un fatto). Quando dice che non ci sono fatti significa che bisognerebbe cambiare la relazione tra fatto e interpretazione. Il fatto che passiamo da una interpretazione all’altra dipende dal fatto che si amplia il quadro di riferimento. Effetti della concettualizzazione dell’arte: l’artista come marchio per prodotti in serie. Analizziamo ora l’arte contemporanea attuale. Prendiamo in considerazione degli esempi: Hirst, uno degli artisti contemporanei di successo, che è un perfetto esempio del titolo. Questo fatto per cui l’arte è qualcosa di impalpabile che dipende dal significato che gli attribuiamo fa sì che ci sia un problema di “patente diartisticità". Come vedremo la chiave è essere riconosciuto come artista, non tanto per quello che il soggetto è in grado di creare, ma perché riesce ad essere riconosciuto come artista.
GUARDO LA CITAZIONE DI SACCO E VETTESE
Si assiste a un particolare fenomeno: l'arte che dovrebbe appartenere alla produzione culturale, legata all'artigianato, e in questo sarebbe la sua forza e la sua bellezza, diventa un elemento, un settore produttivo di tipo industriale in cui si tratta di vendere un prodotto che può essere riprodotto in serie, in quanto è l'artista che lo produce.
Ciò che rende l'arte arte è l'artista, con il riconoscimento che ha avuto. Il punto è che se l'artista propone qualcosa automaticamente ciò che fa è in modo indiscutibile arte.
Si tratta di affermare un brand che è l'artista e poi vendere tutti i prodotti, che essendo brandizzati hanno valore.
Prescindere da quel che sono, dal fatto che sono ripetitivi e che non hanno nessun tipo di originalità. Come succede