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C
Az z̄ + B̄z + B z̄ + C = 0
∈ ∈
A, C B, z z:
con e Possiamo dunque descrivere gli assi del piano in termini di
R C. −iz + iz̄
z + z̄ y =
x = e
2 2
7. Rifelssioni di Möbius nel cerchio unitario. 1
6 →
z = 0 λ : λ(z) =
Definizione. Sia e sia definita da . Il gruppo che si ottiene da tutte le
C C z̄
λ
trasformazioni possibili si chiama gruppo delle trasformazioni di Möbius.
2 Spazi Vettoriali e Applicazioni Lineari
1. Definizione di spazio vettoriale.
C C V
Definizione. Sia un campo. Uno spazio vettoriale su è un insieme dotato di due operazioni
× → 7→ · × → 7→
+ : V V V, (v, w) v + w : C V V, (α, v) αv
e +
che lo rendono un gruppo commutativo rispetto all’operazione e siano soddisfatte le seguenti
proprietà: α(βv) = (αβ)v, (α + β) = αv + βv,
α(v + w) = αv + αw, 1v = v
∈ ∈
v, w V α, β C.
qualunque siano e 2
2. Definizione di sottospazio vettoriale.
V C. W V
Definizione. Sia uno spazio vettoriale sul campo Un sottoinsieme non vuoto di si dice
V
sottospazio vettoriale di se vale una delle seguenti condizioni equivalenti:
∈ ∈ ∈
u, w W α, β C =⇒ αu + βw W
(a) , ;
∈ ∈ ∈ ∈
u, w W α C =⇒ u + w W αu W
(b) , e ;
W w , . . . , w W
(c) è chiuso rispetto alle combinazioni lineari, ossia dati comunque vettori di e
1 k
∈ · · · ∈
α , . . . , α C α w + + α w W
scalari si ha .
1 k 1 1 k k
3. Definizione di somma di sottospazi.
U W V U W U + W =
Definizione. Siano , due sottospazi di . Si chiama somma di e il sottospazio
hU ∪ i. ∩ h0i,
W U W =
Se inoltre diremo che la somma dei due sottospazi è diretta e scriveremo
⊕ ⊕
U W U + W U W = V V
in luogo di . Se diremo che sono complementari in .
4. Definizione di vettori linearmente indipendenti
V C. S V
Definizione. Sia uno spazio vettoriale su Una collezione non vuota di vettori di si dice
v , . . . , v S,
formata da vettori linearmente indipendenti se, dati comunque dei vettori di
1 r
· · · · · ·
a v + + a v = 0 =⇒ a = = a = 0
1 1 r r V 1 r
V V
Una base di è un insieme di generatori linearmente indipendenti dello spazio .
5. Struttura degli spazi vettoriali. V
V C V
Proposizione. Siano uno spazio vettoriale su e una sua base. Ogni vettore di si scrive
V.
in modo unico come combinazione lineare di elementi di
hVi,
V = V
Dimostrazione. Poichè allora ogni vettore di si scrive come combinazione di un numero
V. ∈
v V
finito di elementi della base Inoltre, se il vettore si scrive in due modi come combinazione
V, · · · · · · ∈ V
v = a v + + a v = c v + + c v v , . . . , v
di elementi di allora si ha , ove e
1 1 n n 1 1 n n 1 n
∈ − − · · · −
a , . . . , a , c , . . . , c C. 0 = v v = (a c )v + + (a c )v
Se ne deduce che e quindi
1 n 1 n V 1 1 1 n n n
− · · · − V
a c = = a c = 0,
che perchè gli elementi di sono linearmente indipendenti. Quindi i
1 1 n n v
coefficienti dei vettori di base necessari per scrivere coincidono a due a due.
6 h0i
V =
Teorema (di struttura degli spazi vettoriali). Sia uno spazio vettoriale finitamente ge-
C. V V
nerato su Allora esiste una base per e due diverse basi di hanno lo stesso numero di
elementi.
La dimostrazione discenderà dal fatto seguente:
{v }
A = , . . . , v V
Lemma (di scambio). Sia un insieme di generatori per uno spazio vettoriale
1 n
{w }
C B = , . . . , w V
su e sia un insieme formato da vettori linearmente indipendenti di , allora
1 r
≤
r n. 0 {w }. hv i
A = , v , . . . , v V = , . . . , v w
Dimostrazione. Si consideri l’insieme Poichè il vettore
1 1 n 1 n 1
6
V w = 0
è combinazione lineare dei generatori di . Poichè , tali costanti non sono tutte nulle,
1 V
a v
supponiamo non nullo il coefficiente di . Se ne deduce che
1 1
−1 −1 −1
− − · · · − ∈ hw i hv i
v = a w a a v a a v , v , . . . , v = , . . . , v
1 1 2 2 n n 1 2 n 1 n
1 1 1
3
{w }
A = , v , . . . , v V
Dunque è ancora un insieme di generatori di e possiamo considerare
1 1 2 n
00 {w }.
A = , w , v , . . . , v
l’insieme Ragionando come sopra otteniamo che
1 2 2 n
∈ hw i hw i
v , w , v , . . . , v = , v , . . . , v = V
2 1 2 3 n 1 2 n
r B A
Iterando questo processo possiamo sostituire gli vettori di ad altrettanti vettori di e avere
V A
ancora un insieme di generatori per . Ciò significa che non può avere un numero di elementi
B.
strettamente minore di quello di
Possiamo ora dimostrare il teorema di struttura:
{v }
A = , . . . , v V
Dimostrazione. Sia un insieme di generatori di . Se i generatori sono linearmen-
k 1 k
A
te indipendenti, allora è una base e il primo asserto è verificato. Altrimenti, uno dei vettori di
k
A v A V
è combinazione lineare degli altri, sia , quindi è un insieme di generatori per e si itera
k k k−1 V
il processo. Dopo un numero finito di passi ci si deve arrestare e si ottiene così una base per . Ora,
V
poichè ha un numero finito di generatori, allora ogni sua base ha un numero finito di elementi.
≤
v , . . . , v w , . . . , w V =⇒ m n
Inoltre per il lemma dello scambio, se e sono due basi di
1 n 1 m
w v V
perchè i vettori sono linearmente indipendenti e i vettori sono generatori di . D’altra parte è
≤
v w V =⇒ n m
anche vero che se sono linearmente indipendenti e sono generatori di e quindi
m = n.
si conclude che
6. Relazioni di Grassmann.
U, W V C.
Lemma. Siano due sottospazi di dimensione finita di su Risulta
− ∩
dim (U + W ) = dim U + dim W dim (U W )
C C C C
∩
z , . . . , z U W
Dimostrazione. Sia una base di (oppure nessun vettore se l’intersezione è banale).
1 k ∩W
z , . . . , z , u , . . . , u U z , . . . , z , w , . . . , w W k = dim(U ),
Siano base di e base di . Allora
1 k k+1 r 1 k k+1 s
r = dim U s = dim W z , . . . , z , u , . . . , u , w , . . . , w
e . La tesi è dimostrata se si dimostra che 1 k k+1 r k+1 s
∈ · · · · · ·
U + W u + w U + W u = a z + + a z + a u + + a u
è base di . Se con e
1 1 k k k+1 k+1 r r
· ·+b · ·+b · ·+(a
w = b z +· z +b w +· w u+w = (a +b )z +· +b )z +a u +
abbiamo
1 1 k k k+1 k+1 s s 1 1 1 k k k k+1 k+1
· · · · · · hz i.
+ a u + b w + + b w U + W = , . . . , z , u , . . . , u , w , . . . , w
. Dunque Se
r r k+1 k+1 s s 1 k k+1 r k+1 s
· ·+a ∈ −b −· · ·−b ∈
u+w = 0 =⇒ a z +. . . a z +a u +· u U = w w W e quindi
V 1 1 k k k+1 k+1 r r k+1 k+1 s s
∩
U W z , . . . , z =⇒
si trova in , dunque si scrive in modo unico come combinazione lineare di 1 k
· · · · · · · · ·
a = = a = 0 = b = = b a z + + a z = 0 z , . . . , z
, cioè ma sono linearmente
k+1 r k+1 s 1 1 k k V 1 k
· · ·
a = = a = 0.
indipendenti, quindi 1 k
7. Definizione di applicazione lineare. →
V W C. φ : V W
Definizione. Siano e due spazi vettoriali su Un’applicazione si dice appli-
0
v, v V
cazione lineare o omomorfismo di spazi vettoriali se, per ogni coppia di vettori in e ogni
0 0
α, β C φ(αv + βv ) = αφ(v) + βφ(v ).
coppia di scalari in si ha
8. Formula delle dimensioni. →
V W C φ : V W
Proposizione. Siano e spazi vettoriali su e sia un’applicazione lineare. Allora:
dim ker φ + dim im φ = dim V
C C C
4
u , . . . , u ker φ, V
Dimostrazione. Sia base di di e completiamo questi vettori ad una base di :
1 k
u , . . . , u , v , . . . , v φ(v ), . . . , φ(v ) im φ.
. Vogliamo mostrare che i vettori sono una base di
1 k k+1 n k+1 n
· ·+α · ·+v
v = α u +· u +α v +· V φ(v) = α φ(v )+
Infatti dato un vettore di , si ha
1 1 k k k+1 k+1 n k+1 k+1
· · · + α φ(v ) φ(v ), . . . , φ(v ) im φ.
e quindi i vettori sono un sistema di generatori per D’altra
n n k+1 n
· · · · · · ∈
β φ(v ) + + β φ(v ) = 0 β v + + β v ker φ
parte, se allora il vettore e quindi
k+1 k+1 n n k+1 k+1 n n
· · · · · ·
β v + + β v = 0, β = = β = 0.
deve necessariamente aversi ovvero
k+1 k+1 n n k+1 n
9. Matrici di cambio di base e loro relazioni. V, W.
V
Proposizione. Siano dati uno spazio vettoriale e due sue basi Le matrici di cambio di
α (id ) α (id )
base e sono una l’inversa dell’altra.
V,W W,V
V V 0
→ V, V
φ : V W V
Proposizione. Sia data un’applicazione lineare e siano fissate due basi di e
0
W, W W
di . Risulta α (φ) = α (id )α (φ)α (id )
0 0 0 0
V W,W V,W V
,W W ,V V
Dimostrazione. Si consideri l’ovvio diagramma commutativo
φ
V W
0 0
V W
id id
V W
φ
V W
V W
ove, ai piedi di ogni spazio vettoriale si è indicata la base a cui riferirsi per calcolare le matrici
associate.
10. Proprietà dello spazio vettoriale duale.
V C.
Definizione. Sia uno spazio vettoriale su Si chiama spazio vettoriale duale lo spazio
∗ :=
V Hom (V, C) V
delle forme lineari su . Si chiama dualità canonica l’applicazione
C
∗ ∗
◦ × → ◦ ∈ ×
:=
: V V C, ξ v ξ(v) (ξ, v) V V
definita ponendo per ogni coppia . ∗ ∗ ∗
V V {v }
V C = , . . . , v
Definizione. Sia spazio vettoriale su e sia una sua base. Il sottoinsieme n
1
∗ ∗ ◦
V v v = δ
di , i c