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Le critiche e le risposte di Boccaccio sulle novelle del Decameron
Alcuni sostengono che le vicende raccontate da Boccaccio nel Decameron non siano vere. Queste critiche sono state respinte da Boccaccio stesso, che ha affermato di non sapere con precisione quando ha iniziato a scrivere le novelle. È probabile che alcune di esse siano state composte prima dell'epidemia di peste del 1348. Il progetto di creare un libro era molto complesso.
Nell'introduzione della quarta giornata, Boccaccio afferma che deve iniziare a rispondere alle critiche. Questa edizione del Decameron è la prova che le novelle sono state scritte prima della conclusione dell'opera. Alcuni sostengono che Boccaccio abbia introdotto successivamente la finzione letteraria, ma questa teoria è stata respinta.
In una frase rimossa dal testo, Boccaccio afferma che le novelle del Decameron sono più belle degli angeli che vengono mostrati nelle chiese. Questo ci fa capire come Boccaccio abbia utilizzato lo stesso metodo per descrivere le novelle, rendendole piacevoli e affascinanti.
Di giudizio, bisognava fare fuori tutta la poesia stilnovista della donna angelo. Indicativo di un certo modo di pensare. Boccaccio ha solamente fotografato quello che tutti fanno e quello che tutti conoscono. Viene quindi inutile criticare qualcosa che già esiste e già si conosce.
Incontanente: subito
Pentessi: si pentì
Edizione Salviati: viene poi a cadere "gli amorosi baciari, i piacevoli abbracci e i congiungimenti dilettevoli" diventando: "gli amorosi diletti".
Verso la fine dell'introduzione, torna a sottolineare quello che ha già ribadito prima.
Cosa succede al Decameron nel 400
Nel 400 alzano la voce per chiedere la distruzione del Decamerone. Ultimi decenni del 400 vede i Falò delle vanità: roghi nei quali si bruciano una serie di cose ritenute peccaminose (trucchi, sete, oggetti vani, libri, specchi, vestiti di lusso)
Quaresima del 1493: farà portare in piazza molti tavoli da gioco, tre volumi del Decamerone,
Quadri di pitture lascive, scacchi, libri peccaminosi. Nel 1493: Bernardino da Feltre in una predica insultò Boccaccio chiamandolo Porcaccio. Nelle prediche del 400 si mischiavano volgare e latino. Poi ordina di bruciare le opere che avesse avuto di Boccaccio, meglio far bruciare le opere che poi bruciare te all'inferno. Dice che scurrilità e vanità per far ridere non siano nemmeno nominate dalla gente. Non c'è solo il problema di quante ne siano state bruciate, ma anche quelli che saranno stati distrutti privatamente dai possessori intimoriti da quello che avevano sentito nelle prediche.
1497-98: testimonianze di falò delle vanità sull'onda di Girolamo di. Numero di incunaboli del Decamerone che ci sono giunte. Si conoscono almeno 11 edizioni del Decamerone, e per ognuna di queste sono state realizzate almeno 500 esemplari, per un totale di circa 5000-5500 esemplari. A noi ne sono pervenuti 59, meno dell'1%.
Manca lezione 3.
– 02-11-2021
Lezione 4 – 03/11/2021
Novella di Ser Ciappelletto
Titolo del Decamerone come libro galeotto (dato dal fatto che .... )
Il 27 paradosso del Decameron
Tutto quello che abbiamo letto va preso come un giudizio paradossale. Per ridicolizzare le opinioni che l agente aveva su Boccaccio di Ortensio Lando (primo che ha tradotto l’utopia di Tommaso Moro), non è la riflessione di quello che pensava la gente dell’epoca. In realtà riflette opinioni che circolavano nei confronti del Decamerone. Circolavano mentre il numero delle edizioni del Decamerone si moltiplicava, specialmente dopo che Pietro Bembo lo aveva indicato come modello della prosa letteraria.
Antonio De Guevara, Aviso de’ favoriti et dottrina de cortigiani non parla del Decamerone ma dei libri che sono pericolosi e degni di venire bruciati. Libri degni del fuoco e indegni di essere letti, in quanto la loro natura invita a peccare. Per questo le novelle sono state tradotte nella lingua volgare.
Non nomina il Decamerone personalmente, viene aggiunta dal traduttore (che traduce dal latino al volgare) lo sentiva come un adeguarsi all'opinione di alti ecclesiastici. Non si può sapere se Pietro Lauro fosse convinto di questa cosa, non viene esplicitato il nome di Boccaccio e le 100 novelle. Enrico Cornelio Agrippa Fu medico, filosofo e astrologo tedesco. All'interno di "de incertitudine et vanitate scienziarum". Viene tradotto per Ser Lodovico Domenichi (letterato e traduttore di testi. Collaboratore e revisore per le principali stamperie veneziane. Nella traduzione viene saltato il nome di Pietro Bembo. Ci sono diversi autori che si chiamano Pietro ma comunque il nome viene omesso. Si conferma la sostituzione dei nomi degli autori di libri pericolosi e disdicevoli. Nei primi decenni del 500 continuano a moltiplicarsi le voci che sostenevano dei libri pericolosi per la mentalità di chi li leggeva, quindi tenere sotto controllo la produzione e la.Vendita dei libri. La grande disponibilità di testi, data dalla stampa, fa sì che ci si renda conto del potere che possono avere dandoli in mano a chi non li aveva mai letti.
Il Concilio di Trento, 13 Dicembre 1345, con la necessità di far fronte alla riforma di Lutero, scelto Trento perché governato dal principe vescovo e fisicamente a metà tramondo romano e germanico. Si arrivò all'indizione del concilio perché all'interno della chiesa di Roma c'erano posizioni molto diversificate in base all'atteggiamento da avere con la riforma di Lutero. Diverse correnti che si mostravano favorevoli ad una profonda riforma all'interno delle Chiese (es: i vescovi non avevano alcun obbligo di risiedere nella loro diocesi, in alcuni casi c'erano ecclesiastici che erano vescovi di diverse diocesi, per assicurarsi una rendita piuttosto cospicua. Problema che i vescovi non risiedevano li e diventava una carica che avesse solamente a
che fare con il denaro, l'amministrazione della vita religiosa, affidata ad un clero che il più delle volte aveva ricevuto una scarsissima formazione culturale) si capisce per questi motivi perché alcuni vescovi volessero riempire questa frattura avvenuta nella chiesa cristiana e salvaguardare l'unità religiosa dell'Europa. Imperatore Carlo V che aveva sotto di sé i principi tedeschi che avevano aderito alla riforma protestante, lui auspicava che il concilio potesse accogliere alcune delle rivendicazioni che erano state fatte proprie da parte dei seguaci di Lutero. Segnato come il momento in cui eriger un muro nei confronti della riforma protestante. I partecipanti erano vescovi italiani, fortemente condizionati dal volere del papato. I lavori del concilio si aprono e cominciano subito ad impantanarsi su una questione procedurale: che questione dobbiamo affrontare prima. Anche se non si arrivò mai ad un documento ufficiale si decise di affrontare.Tutte e due le questioni parallelamente. Concilio più lungo nella storia della Chiesa. Questione dellapossibilità di leggere la bibbia nella traduzione nelle lingue del tempo. Il Concilio comincia quindi in un clima infuocato, anche se poi alla fine vienedeciso di non concedere la lettura della Bibbia in volgare.
Lezione 5 – 08/11/2021
Rassettatura 1
Costituisce il punto di arrivo di un lavoro complesso svolto al fine di poter riprendere a stampare il decameron, finito tra i libri proibiti nell'indice delgennaio 1559: primo undice ufficiale e universale della chiesa di Roma. Nell'indice, il Decameron ha la precisazione “fino a quando non verrano tolti glierrori intollerabili”: questa particolare specificazione è riservata solo al decameron.1559 – 1573 passano 14 anni durante i quali vennero ripetutamente fatte presenti le necessità di continuare a stampare e usare il decamerone in quantocostituiva il modello di prosa volgare.
letteraria e dimostra un crescente successo. E' questa quasi impossibilità di eliminare definitivamente dal panorama culturale il decameron che nasce l'esigenza di censurare per consentire la circolazione del testo anche se rassettato.
Il lavoro di vera e propria censura inizia a Roma: c'è una commissione presieduta dal maestro del sacro palazzo, Tommaso Manarique, che inizia con i suoi collaboratori ecclesiastici l'opera di espurgazione. Quando nel 1570 arriva a Firenze la notizia che a Roma si stava predisponendo un' edizione burgata del decamerone, il granduca Cosimo interviene in quanto intende far valere i diritti di Firenze sul testo dell'opera.
Questa dualità Roma - Firenze è ben indicata sul frontespizio dell'opera. Vi è l'indicazione che l'opera di vera e propria censura è avvenuta a Roma.
Commissione di Firenze: nominata da Cosimo, ruolo principale Vincenzio Borghini, benedettino e membro
Importante dell'Accademia fiorentina; istituzione ufficiale della cultura fiorentina dell'Epoca. Anche gli altri membri, compito di vagliare il testo dal punto di vista linguistico e filologico, facevano parte dell'accademia fiorentina. Era sostanzialmente diretta e guidata da Vincenzio. Il risultato finale è quello di un evidente grande compromesso tra l'esigenza di eliminare dal testo del decamerone tutti quelli che gli ecclesiastici ritenevano errori intollerabili e dall'altra parte l'esigenza della commissione fiorentina di restituire il testo del decamerone più vicino possibile all'originale attraverso un'opera di confronto tra diversi testimoni manoscritti antichi. La commissione ecclesiastica aveva, dopo la rivendicazione del granduca, inviato una copia a stampa alla commissione fiorentina con segnati tutti i termini, parole o parti da togliere o da modificare in certi casi con cambiamenti suggeriti. Questa copia non si è
conservata ma attraverso un'ampia documentazione relativa al patteggio tra le due commissioni è possibile ricostruire in buona parte quali erano state le decisioni censorie della commissione romana quindi base di partenza di quella fiorentina.
Da un lato accetta di lavorare su un testo manomesso e cerca, dato che non può fare diversamente, di fare un vero e proprio lavoro filologico e di critica testuale attraverso un confronto tra manoscritti disponibili; soprattutto i "deputati" (così venivano chiamati) individuano come testimone manoscritto autorevole il famoso Laurenziano 42.1, chiamato poi codice Mannelli detto poi L'Ottimo. Eseguito non molto tempo dopo la morte di Boccaccio e considerato uno dei testimoni più autorevoli dell'ultima fase redazionale del decamerone. Ancora oggi vi si ricorre per quelle parti relativamente alle quali l'autografo berlinese è carente.
Nella biblioteca Laurenziana di Firenze è
lla legge avevano ragione. Tuttavia, la commissione dimostrava una certa apertura al dialogo e cercava di trovare un compromesso con i romani. Questo è evidente nel modo in cui si esprimevano e nelle azioni che intraprendevano. Ad esempio, la commissione utilizzava un linguaggio diplomatico e rispettoso nei confronti dei romani. Non si limitavano a imporre le loro decisioni, ma cercavano di spiegare le ragioni dietro le loro richieste e di coinvolgere i romani nel processo decisionale. Inoltre, la commissione era disposta a prendere in considerazione le opinioni e le proposte dei romani. Nonostante avessero il potere di imporre le loro decisioni, cercavano di trovare un terreno comune e di trovare soluzioni che soddisfacessero entrambe le parti. Infine, la commissione era consapevole dei potenziali conflitti che potevano sorgere durante il processo di negoziazione. Tuttavia, anziché evitare il confronto, cercavano di affrontare i problemi in modo costruttivo e di risolverli attraverso il dialogo. In conclusione, la commissione Borghini agiva con grande diplomazia nel suo dialogo con i romani. Nonostante avessero ragione dal punto di vista legale, cercavano di coinvolgere i romani nel processo decisionale e di trovare soluzioni che soddisfacessero entrambe le parti.