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FAMIGLIA CELTICA
In via di estinzione nell’ultimo secolo per espansione inglese.
Ramo britannico
Gallese: segue cronologia parallela all’inglese. 1536 Galles va sotto il dominio della
• corona inglese. Nel 600 diventerà lingua di predicazione della chiesa metodista.
Introdotto nell’insegnamento scolastico dall’800. Oggi la classe rurale preferisce
l’inglese per il prestigio sociale, ed è la classe colta ad essere bilingue. Si tenta di
equilibrare con l’educazione scolastica.
Cornico: della Cornovaglia, è estinto, non è mai stato lingua ufficiale. Oggi promosso.
• Bretone: suolo francese, che resta lingua dominante, popolazione bilingue. Ha
• quattro diversi dialetti. Inserito nella scuola dagli anni ’50.
Ramo gaelico
Irlandese: governo inglese sempre in tensione con Irlanda, fin dai Tudor. Dal 1600
• parlanti irlandesi vittime di genocidio, si vuole rimuovere la cultura. Sarà
indipendente dal 1922 ed è priva di lingua nazionale o tradizione letteraria (solo
autori individuali di spicco). Ha quattro varietà dialettali e una dissociazione tra
lingua scritta e parlata, problemi ai quali si sta cercando di rimediare, negli anni ’50
riforma ortografica ed elaborazione grammatica, anni ’80 dizionario con pronuncia.
Diffusione scolastica la fa apparire più come una materia di studio che non come
strumento d’uso, oppure come un richiamo turistico.
Gaelico: celtico di Scozia, no autonomia politica o culturale. Testi scritti dal 500,
• prima letteratura in irlandese. Bilinguismo con inglese e scozzese lo lascia ai margini.
Mannese: isola di Man, tradizione solo orale, estinto.
•
FAMIGLIA ROMANZA
Comune antenato noto, il latino, con mille anni di attestazioni scritte (500 a.C.-500 d.C.).
Grande differenziazione lingue della Romània, quella “perduta” e quella “nuova”.
Nascita delle lingue romanze per iscritto con i Giuramenti di Strasburgo nell’842 d.C.
Romania occidentale
Area ibero-romanza
Portoghese: dopo la riconquista cristiana dagli arabi, il dialetto gallego-portoghese e
• il castigliano in Spagna si sostituiscono ai dialetti arabi mozarabici. La Galizia con il
gallego è oggi in Spagna, il portoghese è lingua ufficiale del Portogallo.
Spagnolo: ‘400 unificazione Spagna con matrimonio di Isabella di Castiglia e
• Ferdinando d’Aragona. Persecuzione arabi ed ebrei provoca la decadenza economica
del meridione. Per questo poche varietà dialettali, andaluso a sud, aragonese sui
Pirenei, leonese nelle Asturie. Reazione cattolica frena il rinascimento, mentre nel
‘500 si ha la consacrazione letteraria della lingua, e il castigliano diventa lo spagnolo.
Catalano: nord-est Spagna, sviluppata economicamente, vuole autonomia. Politica
• accentratrice corona non lo considera, fermento romantico favorisce la produzione
letteraria propria. Dagli inizia del ‘900 tentativi di autonomia falliti, repressione
franchista. Nel ’79 con un referendum si riporta il catalano nelle scuole. Dialetto
sopravvive anche ad Alghero, Andorra, e nella provincia francese del Rossiglione.
Area gallo-romanza
Francese: dal 1300 si inizia a passare da una società feudale a uno stato monarchico
• unitario e sempre più accentratore. Dal 1250 il francese inizia ad apparire negli atti
ufficiali e si identifica con la varietà di Parigi. 1539 Francesco I con l’Editto di Villers-
Cotterets impone il francese scritto e orale nella vita pubblica. Nel ‘600 nasce
l’Académie Francaise da Richelieu con l’intento di fissare lessico e grammatica per
tutti. Nel ‘700 il francese sarà la lingua europea dell’illuminismo, ma dopo Napoleone
e la sua dominazione si avrà un sentimento di rigetto nei confronti del francese.
L’evoluzione della lingua è lineare ma si può ben distinguere il francese antico da
quello moderno.
patois: l’editto di Francesco I decreta la decadenza delle altre varietà linguistiche
• presenti in Francia, ma il romanticismo le fa riprendere leggermente. Nel sud si
hanno diversi patois in area nord-occitanica e sud-occitanica, l’occitanico è stato
reintrodotto nelle scuole negli anni ’50 con la loi Deixonne. Altre due aree sono quella
franco-provenzale e del guascone. Abbiamo il bretone, basco, catalano del Rossiglione,
il fiammingo a confine con il Belgio, e l’alsaziano, minoranza ancora forte e presente
nella città bilingue di Strasburgo. In Corsica nella parte meridionale si hanno i dialetti
sardi della Gallura, il resto con dialetti dell’Italia centrale, soprattutto toscani. Il
Risorgimento ha tenuto vivo il legame con l’Italia, mentre nel 900 predomina il
francese ma si è sviluppato un movimento autonomista.
Belgio e Svizzera: in Belgio fiamminghi a nord, con neerlandese come varietà alta, e
• valloni a sud, con francese come varietà alta. Tolleranza linguistica. In Svizzera ci
sono tre lingue ufficiali, tedesco (dialetto alemanno), francese (con dialetti franco-
provenzali), italiano nel Canton Ticino, e una nazionale, il romancio nel Cantone dei
Grigioni, dove prevale il tedesco come lingua alta sui cinque dialetti del romancio.
Area italo-romanza
Italiano: l’italiano ha potuto contare troppo tardi su un’unità politica e il suo centro
• d’irradiazione non coincide con la capitale, bensì con la Toscana, grazie alla
produzione letteraria del Trecento. Il massimo prestigio viene raggiunto nel
rinascimento, l’italiano è utilizzato dalle élites di intellettuali. Il distacco con il latino è
più difficile che altrove. I primi documenti, quattro testimonianze giurate, che
attestano l’uso del volgare italiano sono i placiti cassinesi registrati intorno al 960. Si
tratta di una questione relativa ad alcune terre tra i benedettini e un feudatario
locale. Già nel 400 i tribunali di Firenze incominciano a usare il fiorentino, nel 1561 il
duca di Savoia Emanuele Filiberto utilizza l’italiano per gli atti ufficiali, mentre nel
1612 esce il primo Vocabolario della Crusca. Con l’unità nel 1861 la sua diffusione è
affidata alla scuola e il modello letterario è Manzoni con i suoi Promessi Sposi.
Rispetto agli altri paesi europei, la differenziazione dialettale è notevole, hanno
caratteristiche di lingue standard che si attenuano dopo la guerra e con l’avvento
della TV. Articolo 482 anni ’90 come tutelare le minoranze.
minoranze: Val di Susa e Val d’Aosta di lingua francese con dialetti franco-provenzali;
• dialetto tedesco austro-bavarese in Sud Tirolo (accordi De Gasperi-Gruber); slovene
in Friuli meno consapevoli, no contatti con lo sloveno; greche nel Salento; albanesi in
Calabria e Sicilia.
Ladino e friulano: con romancio denominate retoromanzo. Nelle Dolomiti il ladino
• ha cinque dialetti, uno per vallata, e la situazione è di bilinguismo con tedesco o
italiano. Scarsità di tradizione scritta. Il friulano invece ha una produzione letteraria
importante, negli anni ’60 sembrava in via di estinzione, ultimamente considerato
elitario e rivalutato, lo ammettono nei censimenti.
Sardo: area isolata, suddivisa in tre dialetti, campidanese, logudorese, gallurese
• ognuno con una letteratura propria.
Romania orientale
Rumeno: primo documento scritto nel 1521. Nell’800 la cultura rumena assume i
• suoi tratti propri, e l’alfabeto cirillico viene sostituito da quello latino, con
un’epurazione di prestiti slavi. Nasce una produzione letteraria originale su
ispirazione moldava, e il francese era adottato come lingua della diplomazia. Al suo
interno molte minoranze.
Famiglie a sé
Albanese: sotto l’impero ottomano fino al 1913, condizioni non favorevoli allo
• sviluppo di una lingua letteraria. Due dialetti, ghego a nord, cattolica, che usava il
latino come lingua di cultura, e tosco a sud, ortodossa e con greco come lingua di
cultura. Questa mescolanza di culture si riflette sull’albanese, tramandato in alfabeto
latino, greco, talvolta cirillico o arabo. L’unità della lingua è stata raggiunta nella
seconda metà del 900 e prevale il tosco, meno legato alla dittatura.
Neogreco: la conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II nel 1453, segna per
• la Grecia l’inizio di secoli di sottomissione e degradazione. La classe intellettuale
fugge a occidente, la cui cultura resterà sulle isole. Il neogreco è in continuità
diacronica con il greco classico. I suoi dialetti continuano il greco alessandrino e sono
divisi in due aree. C’è inoltre una minoranza arvanita, gruppi di pastori albanesi
insediati in alcuni villaggi greci con una varietà di tosco molto influenzata dal
neogreco.
Basco: NON INDOEUROPEA. Area piuttosto isolata, romanizzazione superficiale e
• tarda conversione al cristianesimo. Nel Medioevo non sottomessi ai Visigoti e non
all’invasione araba (regno di Navarra). Nel 500 primi documenti, raccolta di poesie e
traduzione del Vangelo. Tratti tipologici fondamentali si avvicinano alle lingue del
Caucaso, ma la genetica delle popolazioni afferma l’isolamento del basco. Ricerca di
autonomia fallita, referendum del 1979 gli riconosce l’autonomia amministrativa ma
lo lega alla Spagna. L’ambito comunicativo resta quello locale.
FAMIGLIA SLAVA
Slavi arrivano da nord dalle steppe asiatiche e si spostano dagli Urali verso sud-ovest, si
fermano al confine con le germaniche sui Balcani. Primo documento: traduzione Vangeli
di Cirillo e Metodio, 9 secolo d.C, in lingua antico slavo ecclesiastico/antico bulgaro.
Volevano evangelizzare parte dell’odierna Slovacchia. Nuovo alfabeto detto glagolitico
basato sulla maiuscola greca, si evolve e prende il nome di cirillico.
Slavo meridionale
Bulgaro: dominazione turca che non provoca profonda assimilazione, la religione è
• ortodossa con clero greco. Turco e greco parlati negli ambiti alti, bulgaro nelle
campagne. Risveglio linguistico nazionale con la Storia slavo-bulgara di padre Paisij, a
cui fa seguito la produzione risorgimentale, sotto modello greco e francese. Dal 900 si
adotta un modello politico e culturale sovietico, scrittura in cirillico.
Macedone: lingua ufficiale della Repubblica di Macedonia nel 1944. Prima stato
• dialettale, influenze turco, greco, bulgaro.
Serbocroato: due simili varietà dialettali. Serbi tradizione slavo-ortodossa, croati
• cattolici studiavano latino. Scelta la varietà dello stokavo. Dalla secessione della
Croazia nel 1991 si vogliono distinguere le varietà, conflitti, due alfabeti diversi.
Sloveno: sotto Asburgo Riforma e traduzione Bibbia, fenomeno represso dalla
• Controriforma e rifavorito dalla dominazione napoleonica.