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MORFOLOGIA
MORFEMI LESSICALI (classe aperta) MORFEMI GRAMMATICALI (classe chiusa) FLESSIONALI
DERIVAZIONALI
Derivazionale: nazione + morfema derivativo = nazionale in questo caso si modifica l'informazione dal punto di vista semantico, del significato. Morfologia sull'asse orizzontale, derivativo flessionale: nazion/e > nazion/i in questo caso si modifica SOLO l'informazione grammaticale, nel caso in oggetto l'informazione è di numero, dal singolare al plurale. Il significato del morfema rimane inalterato. Morfologia sull'asse verticale, flessionale
Formule: v.slides o libro
I cambiamenti possono essere dovuti alla suffissazione e alla prefissazione:
- attraverso l'uso della suffissazione posso costruire un numero illimitato di parole derivate.
- utilizzando la prefissazione posso modificare SOLO la categoria della parola, ma in ogni caso la classe delle parole derivate è chiusa.
Un'altra categoria che provoca dei cambiamenti è
quella della composizione: A + B : esempio lega-filo, in questo caso l'unione di due morfemi lessicali che possono essere di tipo misto, verbo e nome, aggettivo e sostantivo ecc., che forma un morfema derivato il quale mantiene solo UNA della unità grammaticali che lo compongono. In una lingua IDEALE, ogni modifica del morfema rimane sempre identica nel portare con sé lo stesso pacchetto semantico: nella realtà non è così, non avviene in nessuna lingua la perfetta coincidenza tra il tipo di cambiamento che operiamo all'interno della parole e il pacchetto semantico che quel cambiamento porta con sé. Quindi è necessario capire come dalla morfologia si arriva al significato; per fare questo è indispensabile analizzare il rapporto tra: A. morfema lessicale e morfema grammaticale (che può essere flessionale e derivativo); B. morfema lessicale e morfema flessionale o compositivo. Per definire una lingua è necessarioindividuare i CODICI PREVALENTI di quellalingua. Come si fa per individuare queste leggi prevalenti, questi codici che regolanoogni lingua?
Un criterio è rappresentato dall'individuazione del rapporto tra il mondo reale, attualizzato, delle parole e le parole possibili, che non sono ancora attualizzate.
Un altro criterio è quello di prendere una banca dati, un archivio e andare a vedere quante volte un dato morfema si ascrive ad una data parola e quante volte invece ha valore autonomo, di per sé. Si individuano in questo modo le restrizioni, le regole che ci permettono di utilizzare il morfema in uno o nell'altro caso.
Tutto ciò va visto in funzione di ciò che si intende per morfologia, secondo un pattern che va utilizzato indipendentemente dalla lingua di riferimento.
Altre regole da tenere in considerazione: v. slides
Regola del RIAGGIUSTAMENTO 2125 marzo
La matrice morfologica (MM) e la matrice semantica (MS) non sono sempre corrispondenti.
Vediamo perché. Dentro la lingua ci sono una serie di variabili, a un certo punto però sono individuabili degli elementi COSTANTI, ricorrenti. Se non ci fossero, non potremmo capirci, sarebbe una lingua alla Jonesco, non potrebbe avvenire la comunicazione, la quale invece avviene proprio perché abbiamo una intelaiatura grammaticale. Infatti ogni lingua ha una propria grammatica, le regole che costantemente veicolano la produzione dei suoni devono esistere per forza. Le lingue sono dotate di strutture polirematiche (sedia a sdraio, mangialo), per questo motivo dobbiamo usare il termine morfema, unità minima distintiva dotata di significato. Si classificano in morfema lessicale (classe flessionale aperta) e morfema grammaticale (classe derivazionale chiusa) che può essere utilizzato in maniera ricorsiva. Mangi/: matrice morfologica attraverso cui col cambiamento della parola si veicolano informazioni. /o/: matrice grammaticale. Ci sono casi più complessi: nelcaso di “è” non c’è una segmentazione tra morfema lessicale e morfema grammaticale, pertanto devo trovare una ulteriore categoria di segmentazione, il MORFO. Questo concetto fa riferimento al piano della espressione che conserva dentro sé anche l’informazione grammaticale. Morfo: unità distintiva non segmentabile che è una dimensione analizzabile solo sul piano espressivo, non su quello del contenuto. Le due matrici, semantica e morfologica, sono segmentabili entrambe: il morfo no, esso serve solo a rendere possibile l’applicazione dell’analisi strutturale. Pur non essendo segmentabile il morfo è rappresentato da un suono ma, a differenza del fonema, possiede anche un pacchetto di significato che porta sempre con sé. Esistono altre regole che veicolano informazioni lessicali che sono esterne alla morfologia, ma sono controllate dal piano sintattico, dell’enunciazione: esse sono l’ACCORDO e laREGGENZA. Esempio: “la casa è bella vs la mia casa è bella” qui il piano sintagmatico controllal’accordo tra le parole, dando loro la coesione. Questa regola è generata dal fatto chechi governa l’articolo e l’aggettivo possessivo è il sostantivo casa, che fa concordare22anche sul piano grammaticale il singolare femminile dell’articolo e del possessivocon il sostantivo. Questi due fenomeni di mutamento (accordo e reggenza) della parola sono governatida una singola parte che proietta sugli altri le proprie regole: questo avviene in tutte lelingue, le quali creano tra le parole dei collegamenti per far capire al ricevente ilsignificato semantico degli enunciati. La reggenza può essere: morfologica, semantica, a senso (rispetto alla realtà esterna) Casi particolari (in altre lingue) Ungherese (lingua europea) In questa lingua esistono una serie di elementi suffissali che si aggiungono al verbo. Quando il verbo non ha
un complemento si usa un suffisso, quando c'è il complemento oggetto invece si usa un suffisso diverso. Si parla dunque di doppio accordo, rispetto al fatto che ci sia o non ci sia l'oggetto di quell'azione. Esempio in italiano: Io leggo, Io leggo il libro. L'accordo in entrambi i casi è legato solo al soggetto. In ungherese invece (v. libro) cambia il suffisso in presenza del complemento oggetto: il libro; il cambiamento è dato anche dalla genericità, cioè se dico il libro oppure un libro. Alcuni fenomeni morfologici hanno una deriva verso una ottimizzazione dei processi comunicativi. 26 marzo MORFOLOGIA DELL'ENUNCIATO Torniamo sul discorso dell'accordo e della reggenza. Essi sono aspetti dinamici dell'enunciato: accordo e reggenza sono funzionalmente utili perché formano coesione, memorizzazione e comprensione tra emittente e ricevente. Vediamo nel dettaglio le differenze tra accordo e reggenza. Piano morfologico e piano comunicativo.semantico: intanto l'accordo può esserci sia sul pianomorfologico che sul piano semantico; il verbo per esempio in caso di soggetto plurale sarà accordato al plurale. 23Accordo sul piano morfologico:- nome e i suoi annessi (articolo e aggettivo)- soggetto- pronome relativo- pronome personaleACCORDO. L'accordo è una informazione di tipo morfologico che si proietta dauna parte dell'enunciato su tutto l'enunciato. Si può anche dire che una partedell'enunciato controlla l'altra parte dell'enunciato proiettandovi le sue proprietà.Piano paradigmatico, sequenza delle parole (in presentia), sintagmatico presenzadelle parole nella memoria (in absentia).REGGENZA. La reggenza non proietta le sue proprietà sul controllato. Essariguarda la possibilità di costruire sul piano dell'enunciato dei legamenti, dellerelazioni che non proiettano la propria informazione su tutto l'enunciato. Inquesto caso la
La prevedibilità della reggenza è pari a zero rispetto a quella dell'accordo. Possiamo distinguere tra reggenza libera e reggenza legata. Esempio: "io sono sensibile, andare di corsa, macchina per scrivere", sono forme di reggenza LIBERA. Se invece ho "non posso fare a meno" quello che segue dovrà essere obbligatoriamente riempito in un determinato modo. Questa è una forma di reggenza LEGATA. A volte le piccole variazioni che compaiono nella reggenza sono minimali, ma se non le rispettiamo il senso di quello che diciamo viene completamente stravolto: fare a meno ha un significato preciso, molto diverso da quello di fare di meno. La reggenza è in gran parte arbitraria, anche perché alcune forme sono idiomatiche e provengono da fatti d'uso o subiscono gli influssi dovuti ad altre lingue o alle forme dialettali. Queste forme sono ascrivibili ad una morfologia naturale, sono una sorta di OTTIMIZZAZIONE del sistema linguistico?
Vi sono molte ipotesi che ritengono plausibile questa considerazione, in quanto il sistema tende ad avvicinarsi il più possibile al funzionamento della nostra mente, che influenza la tendenza a costruire il linguaggio in un dato modo piuttosto che in un altro.ESERCITAZIONE
DOMANDA 1
In una lingua si ha una parola come xxxyyyzzz dove xxx è la base lessicale, yyy è il morfo che trasforma un nome in aggettivo, zzz è il morfo che trasforma il maschile plurale. E' possibile che questa parola sia di una lingua che appartiene al tipo:
A) Introflessivo
B) Isolante
C) Flessivo
D) Agglutinante
DOMANDA 2
Qual è la differenza tra lingue isolate e lingue isolanti? (Un esempio di lingua isolata in Europa è il basco)
A) Le lingue isolanti non permettono il passaggio di parole tra il lessico comune e il lessico tecnico; quelle isolate sono un tipo morfologico in cui si ha un morfema per ogni parola
B) Le lingue isolate non sono riconducibili a nessuna famiglia
linguistica; le lingue isolanti hanno una struttura linguistica con indice di sintesi 1:1C Si parla di lingue isolanti in una classificazione genealogica delle lingue; si parla di lingue isolate in una classificazione tipologica
DOMANDA 3- Abbiamo xxxyyy che per attenuazione diventa xxxyyyxxxayy. Questo sintagma è un esempio di:
A Cambiamento morfologico e in particolare di copia;
B Cambiamento morfologico e in particolare di introflessione;
C Cambiamento morfologico e in particolare di accordo;
D Nessuna risposta è esatta.
DOMANDA 4 – In una lingua si ha un sintagma xxxyyy a che si espande e diventa xxxyyy b fffc, dove xxx è la base lessicale e yyy è la base morfologica, fffc è il complemento oggetto.
A Il cambiamento morfologico è un caso di modulazione
B Il cambiamento morfologico è un caso di sandhi