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Estratto del documento

HIpotesi rigide del modello di Gordon

1. Il flusso dei dividendi è perpetuo n → ∞.

2. Crescita dei dividendi avviene ad un tasso costante pari a g "growth".

3. Il tasso di rendimento richiesto dal mercato K è maggiore del tasso di crescita g (K > g)

E tale rendimento può essere visto sia dal lato dell'impresa che da quello dell'investitore:

  • Per l'impresa si avrà che rj (il nostro Ke) rappresenta il costo del capitale formato da D/P che è politica dei dividendi e da g quale tasso di crescita dell'impresa.
  • Per l'investitore, di contro, si avrà che rj (il nostro Ke) rappresenta il rendimento dell'investimento azionario formato da D/P quale rendimento immediato e da g quale incremento di valore dell'investimento.

Esempi modello di Gordon

Limiti del modello di Gordon:

  • Necessità che r sia maggiore di g pena la perdita del significato economico del calcolo.
Ipotesi forte relativa alla crescita a tasso costante dei dividendi:
  • Periodo di investimento infinito.
  • Necessità di stime circa le prospettive reddituali delle società: problemi di stima in merito al tasso di crescita g. → scambiare la crescita degli ultimi anni per una crescita che si manterrà costante all'infinito comporta spesso delle forti sopravvalutazioni.
Stante la dipendenza di P da g, attenzione all'uso indiscriminato del modello. Allora derivazioni alternative al modello di Gordon, centrate anche alla non costanza del tasso di crescita (variabilità nel tempo del suddetto tasso di crescita). Questi modelli sono definiti a stadi, sulla base degli stadi di crescita futura attesa dell'impresa. I modelli dei multipli:
  • A differenza dei modelli basati sull'attualizzazione dei flussi di cassa che rientrano tra i modelli di valutazione assoluta, i multipli di mercato appartengono alla categoria dei modelli di
  • valutazione relativi;
  • il valore delle azioni è derivato dal prezzo di strumenti/azioni paragonabili, standardizzati sulla base di una variabile comune (utili, flussi di cassa, valore contabile, fatturato).
  • Gli indicatori appartenenti a questa 'famiglia' sono semplici quozienti per i quali uno degli elementi esaminati (il prezzo dell'azione) è soggetto a continue variazioni, mentre il secondo è il frutto di valutazioni sintetiche e 'fotografa' una situazione storica.
  • L'utilizzo di informazioni contabili presuppone anche l'assunzione di ipotesi di aspettative di dati costanti.
  • Ciò significa, in altri termini, che le indicazioni desunte dai bilanci, pur rilevando una situazione storica, vengono utilizzate anche in chiave prospettica

INDICATORE ACRONIMO PUBBL. NEL SOLE24Hsì

  • Rapporto tra prezzo e utili per azione P/U oppure P/E (price earning ratio) sì
  • Rapporto tra prezzo e mezzi propri

P/MP oppure P/BV (price to book value)

Rapporto tra dividendo e prezzo sì

D/P (dividend yield)

Price earning P/E

Indica quante volte la quotazione di un titolo azionario è multipla dell'utile netto unitario. Quindi indica, in ipotesi di costanza degli utili e di un tasso di preferenza temporale nullo, il numero di anni necessari perché l'investitore possa recuperare, tramite gli utili prodotti dalla società, l'esborso finanziario sostenuto per l'acquisto dell'azione. - Quanto minore (maggiore) risulta il rapporto P/E tanto più conveniente dovrebbe essere l'acquisto (la vendita) del titolo in esame, in quanto tale rapporto starebbe ad indicare che ci si trova di fronte ad un titolo sotto quotato (sopra quotato).- Se la società nella quale si vuole investire presenta l'ultimo bilancio in perdita il rapporto P/E risulta privo di significato. È opportuno effettuare il confronto tra il P/E di un titolo con il

valore assunto dal P/E medio del settore di appartenenza.- Un fattore che può trarre in inganno l'investitore è dovuto al fatto che il P/E viene spesso calcolato con riferimento agli utili dell'ultimo bilancio societario, regolarmente approvato, e non a quelli prospettici o attesi, di più complessa determinazione.

Price to book value P/MP- Rapporto tra il prezzo di un'azione e il patrimonio netto/mezzi propri della società (o valore di libro) per azione. Non è un indicatore di redditività, a differenza ad esempio del P/E, ma semmai indica l'esistenza di un eventuale mispricing patrimoniale, dal momento che si ricava dal prezzo dell'azione rapportato non a una voce di conto economico, ma a una posta patrimoniale.

Volendo fornire un'interpretazione del P/BV, è possibile affermare che un rapporto minore (maggiore) di 1 indica che il mercato sottovaluta (sopravaluta) l'effettivo valore.

dell'impresaDividend yield D/P

Rapporto fra l'ultimo dividendo distribuito (o dichiarato di prossimo pagamento) per azione e il prezzo di quest'ultima. In via di prima approssimazione si può osservare che titoli con valori, espressi in termini di D/P elevati, potrebbero essere più interessanti da acquistare rispetto ad altri con valori bassi ma poi c'è componente capital gain e infatti:

  • un'azione è detta value se il rapporto D/P è superiore alla media del settore economico cui appartiene la società emittente, con P/E e P/BV inferiori alla media (solida struttura patrimoniale e poco volatile redditività)
  • un'azione è invece considerata growth se il rapporto D/P è inferiore alla media di settore mentre gli altri due multipli sono superiori alla media (solitamente start-up).

Anche in questo caso, si procede al confronto fra un dato puntuale di mercato (il prezzo del titolo) e un valore, il

dividendo distribuito, che potrebbe risultare già obsoleto nel momento del suo utilizzo.

Un esempio relativo al calcolo degli indicatori di un titolo azionario

  • La società GAMMA, il cui capitale sociale è suddiviso in 100 milioni di azioni ordinarie ha chiuso l'ultimo esercizio conseguendo un utile di 10 milioni di euro;
  • inoltre, di questo utile, l'assemblea degli azionisti ha deciso di distribuirne ai soci la metà e il P/BV è pari a 0,91 quindi sotto l'1!

Sapendo inoltre che il P/E medio di settore è pari a 12 e che l'ultimo prezzo fatto registrare dall'azione della società ammonta a 1 euro, quali indicazioni potete trarre in merito agli indicatori di analisi fondamentale che vi sono stati proposti?

  • Per calcolare il P/E risulta innanzitutto indispensabile misurare l'utile per azione, detto Earning per Share
  • EPS = 10 milioni di euro / 100 milioni di azioni = 0,10 euro

Ora è possibile

Quantificare il P/E, inteso come quoziente tra il prezzo dell'azione e l'EPS:

P/E = 1 euro / 0,10 euro = 10

Osservazioni

  • Ciò significa che il prezzo di mercato dell'azione è pari a 10 volte l'utile netto che la società ha prodotto nell'ultimo anno per ogni singola azione esistente; tale circostanza starebbe anche a indicare che, in ipotesi di costanza degli utili e di un tasso di preferenza temporale nullo, l'investitore è in grado di recuperare (tramite gli utili prodotti dalla società) l'esborso finanziario sostenuto per l'acquisto dell'azione in 10 anni.
  • Il titolo della società GAMMA, avendo un P/E (10) inferiore a quello della media di settore (12), si colloca nella fascia dei titoli sotto quotati.
  • Inoltre, essendo il P/BV minore di 1, si è tentati di concludere che il mercato sottovaluta l'effettivo valore dell'impresa e, di conseguenza, è possibile

prendere in considerazione l'ipotesi di un eventuale acquisto del titolo.

Infine il D/P del nostro titolo è pari al rapporto fra l'ultimo dividendo distribuito per azione (pay out 5 milioni di euro / 100 milioni di azioni = 0,05 euro) e il prezzo del titolo: D/P = 0,05/1 = 5%. → questo valore starebbe ad indicare, con tutti i limiti messi in evidenza in precedenza, che il titolo offre un rendimento da dividendo pari al 5%.

DOGS OF THE DOW

La scelta di titoli azionari con alto dividendo da inserire in portafoglio ha una lunga tradizione negli USA dove da decenni esiste la teoria dei "Dogs of the Dow", letteralmente i cani, cioè i segugi dell'indice Dow Jones. I meriti di tanta fama sono dettati dalla semplicità operativa abbinata ai discreti risultati generati nel passato.

La strategia è elementare ed immediata:

  • L'ultimo giorno dell'anno si calcola il Dividend Yield, poi si elencano in ordine

decrescente i titoli del paniere Dow Jones. Infine si acquistano i primi dieci titoli della lista ottenuta.

I titoli devono essere acquistati in modo equipesato, ossia assegnando lo stesso ammontare monetario ad ogni titolo.

I titoli devono essere mantenuti in portafoglio un anno intero e quindi fino alla fine dell'anno successivo.

A fine anno si effettuerà nuovamente il conteggio e si aggiusterà il portafoglio vendendo i titoli che sono usciti dalla nuova graduatoria ed acquistando quelli che vi sono entrati.

Storicamente si è visto che i titoli che hanno un dividendo più alto possono fornire performance medie interessanti.

Dan Caplinger - Updated: Aug 6, 2019 at 3:32PM

"For most investors, the simpler their investment strategy, the better. Even the most conservative investors can feel comfortable investing in the stocks included in the Dow Jones Industrial Average, so using this basket of 30 stocks to

Guidare i tuoi investimenti è una scelta ovvia, anche per i principianti. Una strategia popolare conosciuta per la sua semplicità è investire nelle migliori azioni a dividendo incluse nell'indice Dow. Sebbene tutte e 30 le componenti del Dow paghino almeno qualche dividendo, le quantità variano ampiamente.

DOGS OF THE DOW PER IL 2020

Il Dow Jones ha 30 società, S&P ne ha 500: Articolo Il Sole 24 ore (24/11/2020) - "Taglio alla cedola, il virus colpisce anche gli aristocratici di Wall Street".

Negli ultimi 25 anni (almeno) hanno senza eccezioni aumentato il dividendo. Tra le 500 aziende quotate nell'indice S&P 500, prima del 2020 solo 65 presentavano questa caratteristica, tanto da essere inserite in un apposito e prestigioso paniere, chiamato "S&P 500 Aristocrats". Un paniere che dal 2008 ha fatto meglio (+414%) rispetto alla media (+318%). Ma può essere sufficiente un'annata storta per perdere lo status di "azioni aristocratiche" e rischiare di essere tagliate fuori da uno.

degli indicipiù amati da fondi pensione. Il Covid ha colpito anche queste big? Quante di queste 65 aziende, tra cui

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A.A. 2020-2021
82 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Jessica190696 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Strumenti e mercati finanziari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Vezzani Paola.