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Il terzo vertice FOCAC

Il terzo vertice FOCAC si è tenuto a Pechino a novembre del 2006 e ha rappresentato il punto dell'Africa, culminante di quello che la Cina aveva proclamato l'anno segnato da un'intensa attività diplomatica e da una serie di viaggi nel continente da parte di uomini di governo e imprenditori, compreso il presidente Hu Jintao, il premier Wen Jiabao, il Ministro degli Affari Esteri e oltre venti capi di Stato africani in Cina. Aperto dal presidente Hu Jintao con la frase "Common destiny and common goals have brought us together", il vertice ha visto la partecipazione di ben 48 dei 54 paesi africani e la presenza di 43 capi di Stato o di governo. A questa platea, la Cina ha offerto un Action Plan 2007-2009 che prevedeva il raddoppio degli aiuti allo sviluppo, 3 miliardi di dollari di prestiti agevolati e 2 miliardi di dollari di crediti agevolati per le esportazioni ai paesi africani, 5 miliardi di dollari come fondo di supporto per gli investimenti cinesi in Africa.

(China-Africa Development Fund), la cancellazione dei crediti a tasso zero di 31 deipaesi più poveri e più indebitati scaduti a fine 2005 per un valore pari a quasi 1.3 miliardi di dollari,l’eliminazione dei dazi su 440 prodotti provenienti da 28 paesi africani meno sviluppati, l’assistenzaper la creazione di alcune zone economiche speciali per agevolare l'insediamento di imprese cinesi,la formazione di 15.000 specialisti africani, l'invio di 100 consulenti agricoli, la creazione di diecicentri per la dimostrazione di tecnologie agricole, la costruzione di dieci ospedali e di trenta clinicheper la cura della malaria per il valore di orca 38 milioni di dollari, l'invio di 300 giovani volontari, lacostruzione di 100 scuole rurali e l’attribuzione di 4.000 borse di studio universitarie.Al quarto vertice FOCAC tenutosi a Sharm el-Sheikh a novembre 2009, la Cina ha offerto all'Africa10 miliardi di dollari di nuovi crediti a basso costo

Per il periodo 2009-2012, raddoppiando l'impegno assunto nel 2006, la Cina si impegna a cancellare i debiti e a non applicare dazi sul 95% delle esportazioni provenienti dai paesi più poveri. La Cina riesce a combinare remissioni del debito, accordi commerciali bilaterali, donazioni, questioni diplomatiche e militari, creando offerte sincronizzate ed esinergetiche.

Anche la Xinhua, la principale agenzia di stampa del governo cinese, ha antichi e importanti legami con l'Africa, di cui oggi segue attentamente gli sviluppi tramite due grandi uffici regionali al Cairo e a Nairobi e più di venti succursali nel resto del continente. Ha sviluppato prodotti informativi dedicati al pubblico locale, ha siglato accordi di scambio con altre agenzie di stampa nazionali, ha fornito consulenza tecnica a gruppi editoriali e ha organizzato programmi di formazione per i giornalisti africani. Offre alla sua immensa audience una diversa immagine della Cina e un proprio punto di vista sugli avvenimenti mondiali.

contrastando così lo strapotere del cosiddetto imperialismo mediatico anglosassone. Alla fine del 2007 la Xinhua ha inaugurato il suo nuovo China African News Service (CAFS) che mira a diffondere le notizie cinesi e africane di mutuo interesse ai due pubblici. La posizione dominante che l'Africa occupa nella politica estera cinese è sottolineata dalla pubblicazione all'inizio del 2006 del Libro bianco La Politica della Cina in Africa, nel quale si spiega che la Cina non intende esportare guerra, modelli di sviluppo o un programma politico, ma offre un modello completamente indipendente e alternativo a quello occidentale, un modello nel quale però la prosperità prevale su voto e diritti umani. I paesi africani apprezzano di essere considerati partner economicamente interessanti piuttosto che oggetto di caritatevole opaternalistica preoccupazione da parte del ricco nord e apprezzano la possibilità di poter finalmente scegliere tra due modelli di

Cooperazione internazionale, ovvero tra il Beijing Consensus e il Washington Consensus. Al contrario degli stati industriali che condizionano i propri aiuti alla democrazia e alla tolleranza zero per la corruzione, la Cina sostiene che la crescita economica risolve la maggior parte dei problemi e senza crescita nessun problema a cominciare dalla povertà è risolvibile. Un approccio che tiene nettamente separati gli affari dalla politica (gli affari sono affari) e che ha il merito di far emergere le potenzialità africane, piuttosto che giustificare una carità salva coscienze. Sulla premessa che l'indipendenza politica è il prerequisito.

Il modello cinese in Africa è costruito sulla premessa che l'industrializzazione e lo sviluppo cinesi dipendono dalla presenza del development state (cioè di uno stato capace di guidare e

Sostenere lo sviluppo del paese e non di uno stato forte nel senso esclusivamente poliziesco-repressivo) senza il quale come accade in gran parte del contesto africano il modello perde molto della sua rilevanza.

I rapporti tra la Cina e i paesi africani seguono il principio di non interferenza nelle questioni interne e una prassi che collega gli aiuti con gli altri due principali canali d'interazione economica, gli investimenti diretti e gli scambi commerciali. Questa politica ha portato la RPC a stabilire forti legami economici proprio con alcuni dei cosiddetti paesi fragili, ovvero paesi che a causa dell'aumento della povertà rischiano terrorismo, conflitti armati e malattie epidemiche.

L'unica condizione che pone ai paesi africani è quella di non riconoscere Taiwan, anche se mantenere rapporti commerciali con quelli che ancora lo fanno, ai quali a volte fornisce anche modeste quantità di aiuti.

Cinque dei paesi inizialmente assenti al primo FOCAC (Burkina Faso, Gambia,

Malawi, Swaziland, São Tomé e Príncipe), gli unici paesi africani che continuando a riconoscere Taiwan, non hanno relazioni diplomatiche con la Cina e non hanno accettato l'invito ad assistere ai primi vertici come osservatori. Il Senegal ha ristabilito le relazioni diplomatiche con Pechino verso la fine del 2005, il Ciad nell'agosto 2006 e il Malawi nel 2008. I paesi che hanno rapporti diplomatici con Pechino sono saliti a 170. La Cina non ha un'agenzia specializzata centrale per la cooperazione allo sviluppo internazionale che interagisca con il Ministero degli Affari Esteri e gli altri organi governativi che s'interessano a quest'area. L'assistenza consiste in prestiti amministrati dal Ministero per il Commercio attraverso il Dipartimento Aiuti a paesi esteri, che si relaziona con la Banca Export-import di proprietà statale, il Ministero della Finanza e il Ministero degli Affari Esteri. Poco più della metà di.

questi finanziamenti sono dati da investimenti con garanzia governativa, il 40% circa da prestiti agevolati e il resto da doni e cancellazione di debiti. I cinesi coprono col segreto di stato i dati relati alla loro assistenza in Africa. Dei prestiti, progetti infrastrutturali e altri tipi di aiuti concessi dalla Cina tra il 2002 e il 2007, il 44% è andato all'Africa. Durante lo stesso periodo, il 44,5% degli aiuti è stato utilizzato nel settore delle risorse naturali e dell'agricoltura e il 43% in quello infrastrutturale. Nel complesso, con l'assistenza cinese sono stati ultimati più di 700 progetti in 49 paesi africani. Il governo africano che riceve il prestito paga l'impresa cinese che realizza l'infrastruttura e autorizza un'impresa cinese a estrarre risorse naturali e a cederne una data quantità alla Cina per saldare il debito inizialmente contratto. Con questi progetti d'investimento la Cina

La Cina sta rapidamente costruendo porti, dighe e strade, contribuendo a migliorare la qualità e l'accesso alle risorse naturali, anche se dati gli scarsi investimenti nelle infrastrutture immateriali (politiche, normative, procedure di frontiera e amministrazione doganale), i costi di trasporto continueranno a rappresentare un problema per i paesi fragili. I maggiori partner commerciali della Cina nel 2009 sono l'Angola, il Sudafrica (dove a ottobre 2009, la Cina ha sorpassato gli USA diventandone così il primo esportatore), Nigeria, Sudan ed Egitto, paesi che tutti insieme rappresentano il 56% del commercio totale della Cina con l'Africa, commercio che dal 1995 a oggi è passato dall'1% al 3-4% degli scambi totali cinesi. In Africa, la Cina cerca di assicurarsi l'accesso a petrolio, minerali e prodotti agricoli di cui, non essendo interessata a competere per queste risorse in un mercato libero, vuole la proprietà, insieme a quella delle relative.

infrastrutturein modo da crearsi una sicura fonte di rifornimento;- il sostegno politico ed economico nelle organizzazioni regionali e internazionali multilaterali inmodo da isolare ulteriormente Taiwan, ma anche ridisegnare la mappa strategica del mondo;- un significativo aumento delle sue esportazioni.

Le importazioni africane dalla RPC sono rapidamente aumentate e dal 2000 sono migliorate leverso l’UEragioni di scambio africane. Una parte modesta ma crescente delle esportazioni africanee il Nord America è prodotta da piccole e medie imprese cinesi che operano in Africa. Tra il 2000 eil 2005, le esportazioni africane verso la Cina sono aumentate del 48%. Tuttavia, quelle di prodottiagricoli sono scarse perché in Asia incontrano sia livelli tariffari molto più alti di quelli americani oeuropei, sia notevoli barriere non tariffarie. Ad ogni modo, il commercio con l'Africa nonrappresenta più del 3% di quello totale cinese.

All’inizio del 2006,

La Cina ha azzerato le tariffe doganali su 190 prodotti esportati da 25 paesi africani, in maniera simile ai programmi preferenziali offerti dagli USA (AGOA), riduzioni di cui beneficiano anche le esportazioni dei produttori cinesi o indiani operanti nel continente. La Cina è il maggior partner commerciale e la maggiore fonte d'investimenti dell'Africa. L'interscambio sino-africano nel 2010 è cresciuto del 39%, mentre le imprese cinesi, sia pubbliche che private, stanno investendo in agricoltura, nella manifattura e nel commercio al dettaglio.

Gran parte degli investimenti cinesi nel continente africano sono anche concentrati nel settore alimentare, servizi, commercio immobiliare, turismo, vendita armi e artiglieria, e addestramento militare. La RPC importa legname da Mozambico, Congo, Liberia e Gabon, altre risorse forestali dal Mozambico, cotone dal Mali, prodotti ittici da Capo Verde e Senegal, e carbone, dove il maggiore produttore è il Sudafrica.

Seguito da Botswana, Zimbabwe, Mozambico e Swaziland. Importadall'Angola, petrolio - che ha rimpiazzato l'Arabia Saudita come il maggiore esportatore in Cina - Sudan.

Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
8 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/14 Storia e istituzioni dell'asia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sandrauselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e Istituzioni dell'Asia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Baldussi Anna Maria.