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Situazione di stallo nel 2005
Nello stesso 2005, si venne a creare una situazione di stallo prolungata a causa del congelamento dei conti della BDA (Banco Delta Asia) con sede a Macao da parte della DPRK in reazione alle preoccupazioni del Tesoro americano riguardo al coinvolgimento della banca nel riciclaggio di denaro sporco portato avanti dalla Corea del Nord.
La situazione si aggravò a causa dei test missilistici e nucleari nordcoreani. L'ONU condannò l'azione con l'imposizione di due risoluzioni e sanzioni; sul fronte regionale, si ebbe l'isolamento diplomatico della DPRK. La risoluzione 1718, che prevedeva l'ispezione delle barche in uscita o in entrata verso il paese, rappresentava la più forte azione internazionale contro la Corea del Nord dalla fine della guerra di Corea nel 1953, ma non ebbe gli effetti sperati a causa della poca sollecitudine da parte della Cina alla sua applicazione. Le sanzioni ONU sono concepite per rimanere.
in vigore fin quando non si procederà alla denuclearizzazione. Gli SPT ripresero nel dicembre. Venne elaborata una serie di misure operative da compiere che si concentrarono sulla denuclearizzazione, l'aiuto attraverso cinque gruppi di lavoro, economico, il miglioramento delle relazioni bilaterali fra Pyongyang e Seul da una parte e l'istituzione Pyongyang e Washington dall'altra, di un meccanismo di pace e di sicurezza per l'Asia nordorientale.
Il 13 febbraio 2007 si iniziarono a vedere i primi passi verso la realizzazione degli accordi: da parte nordcoreana ci fu la disattivazione e lo smantellamento delle strutture nucleari di Yongbyon; da parte americana ci fu la rimozione della Corea del Nord dalla lista del terrorismo e dal Trading with the Enemy Act. Tuttavia, occorre considerare che il regime nordcoreano è ben lungi dall'assicurare alla propria popolazione un livello di vita dignitoso, così come vorrebbero gli standard internazionali, il
che rende difficile accettare dei negoziati e degli accordi con la DPRK. Nell'ambito dei Colloqui a Sei, venne inoltre istituito un vero e proprio meccanismo regionale di sicurezza, il Northeast Asia Peace and Security Mechanism (NEAPSM). Nel 2009 seguirono il secondo test nucleare nordcoreano nel maggio e il lancio di missili a corto raggio di tipo SCUD con una gittata fra i 400 e i 500 km nel luglio. Ne conseguì la risoluzione di condanna dell'ONU con voto unanime dei 15 membri del Consiglio di Sicurezza e la risoluzione 1874 approvata dallo stesso Consiglio sullo stop di ogni test nucleare o sanzioni contro Pyongyang, l'autorizzazione degli Stati membri dell'ONU a ispezionare i cargo nordcoreani in mare, terra e aria e di distruggere le merci trasportate in violazione delle sanzioni. Nel corso del 2010 il clima di tensione nella penisola raggiunse i massimi livelli. Il 26 marzo, la corvetta sudcoreana Cheonan colò a picco.picco nelle acque del Mar Giallo provocando oltre 40 vittime; irisultati di un'indagine condotta da un gruppo di esperti a livello interazionale lo attribuirono ad unl'attacco nordcoreano all'isola di Yeonpyeong,siluro nordcoreano. Il 23 novembre, il primo sullaterraferma dai tempi della guerra di Corea, costò la vita a 4 persone tra cui 2 civili.Su pressione degli USA, l'ONU tracciò unilateralmente il confine marittimo, il cosiddetto NorthernLimit Line, che avvantaggiava la ROK attribuendole acque particolarmente ricche di risorse ittichee danneggiava gli interessi della DPRK limitando l'accessibilità al porto strategico di Haeju.Pyongyang ha sempre rifiutato il riconoscimento di tale confine e la sovranità sudcoreana su quelleacque.Quanto ai dilemmi per la sicurezza del Nordest asiatico che potrebbero rappresentare un ostacolonella strada della pace in Corea, un fattore che complica gli sforzi di dialogo multilaterale è
lospostamento dei rapporti di forza interni ai rapporti fra le due Coree, da un sostanziale equilibrio aun maggior peso di Seul.Fra tutti i paesi coinvolti nei negoziati a sei, la Corea del Nord si trova a dover affrontare il dilemmamaggiore relativo alla sicurezza perché si tratta della sopravvivenza stessa del regime di Pyongyanggià compromessa dall'isolamento politico e dalle difficoltà economiche interne. Lo sviluppo delprogramma nucleare nasce appunto per garantire tale sopravvivenza e prevenire ogni possibileattacco dal momento che la DPRK non è in grado di sostenere un deterrente militare convenzionalecredibile nei confronti della Corea del Sud o degli USA.Per quanto riguarda la RPC, la Cina ha da sempre cercato di assicurarsi che qualsiasi stato coreanocon essa confinante fosse amico della RPC e per secoli ciò fu possibile per la semi indipendenzadella penisola coreana da Pechino per quanto riguarda la politica estera e il fatto che laCina facesserientrare la Corea nella propria sfera culturale in quanto sua tributaria. Attualmente, il dilemma di sicurezza per la RPC è quello di assicurarsi che un eventuale futuro stato coreano unificato possa rimanere amico, se non dipendente. Da un lato, Pechino ha portato la RPC a perseguire politiche e dall’altro, ache assicurassero la sopravvivenza e il processo di riforma della Corea del Nord, ricercare legami economici più stretti con la Corea del Sud. L’interesse cinese alla stabilità regionale si accompagna alla considerazione della DPRK quale tampone strategico contro le pressioni americane che insistono sulla Cina affinché intraprenda azioni più dure per punire lo sviluppo nucleare nordcoreano. L'apertura di un canale di negoziati bilaterali USA-DPRK e la visita di Christopher Hill a Pyongyang hanno suscitato le preoccupazioni cinesi sulla possibilità che una rapida riconciliazione fra la Corea del Nord e gli USA possaandarecontro gli interessi cinesi, nonostante la Cina si sia fatta più volte portavoce per una talericonciliazione.
Sebbene la Cina continui a espandere la propria influenza economica sulla Corea del Nord, è infattiben consapevole che le decisioni strategiche più importanti sulla penisola coreana verranno presemolto probabilmente più da Seul che non da Pyongyang. La rapida crescita dei legami economicifra RPC e ROK ha favorito anche le relazioni politiche. Gli interessi di stabilità regionale cinesi esudcoreani convergono sulla questione del nucleare nordcoreano, sebbene i problemi derivanti daitrascorsi storici, quelli legati ai rifugiati nordcoreani, e i timori sudcoreani per il dominio economicocinese sulla DPRK rimangano punti di attrito.
Quanto al Giappone, il paese si trova di fronte a un duplice dilemma sulla sicurezza derivante dallerelazioni con la Corea del Nord.
Il dilemma di breve periodo si è acuito con il test nucleare e la ripresa
dei Colloqui a Sei per dueragioni. In primo luogo, il Giappone dà la priorità alla questione del rapimento di cittadiniavvenuti fra gli anni '70 e '80.giapponesiFintanto che i giapponesi continueranno a concentrarsi su tale questione, la loro capacità dicontribuire in maniera efficace ai negoziati, che si basano innanzitutto sulla questione delladenuclearizzazione, è limitata. In secondo luogo, le aspettative e i timori giapponesi sulproseguimento dell'impegno USA nella difesa di Tokyo dagli attacchi nordcoreani. I timori sonoproprio alimentati dalla decisione americana di rimpegnarsi nei Colloqui a Sei dopo averinizialmente assunto una posizione dura contro le attività nucleari nordcoreane.Inoltre, i test missilistici del 1998 e del 2006 rinnovano la minaccia al Giappone su una base nonsoltanto nucleare. I Colloqui a Sei sono un'arma a doppio taglio per il Giappone: nella misura in cuii negoziati fanno progressi sul terreno
della regione. La Russia ha una posizione di compromesso, cercando di bilanciare gli interessi di tutte le parti coinvolte. Tuttavia, la sua influenza sulla Corea del Nord è limitata e spesso viene oscurata da quella della Cina. La Cina è il principale attore nella questione della Corea del Nord. Ha una relazione complessa con il regime di Pyongyang, cercando da un lato di mantenere la stabilità nella regione e dall'altro di evitare un collasso del regime nordcoreano che potrebbe portare a un flusso di rifugiati verso la Cina. La Cina ha anche interessi economici nella regione e cerca di evitare un conflitto che potrebbe danneggiare la sua economia. Gli Stati Uniti sono un altro attore chiave nella questione della Corea del Nord. Hanno una politica di pressione massima nei confronti del regime di Pyongyang, cercando di ottenere la completa denuclearizzazione della penisola coreana. Tuttavia, le relazioni tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord sono tese e spesso caratterizzate da minacce e provocazioni reciproche. La Corea del Sud è direttamente coinvolta nella questione della Corea del Nord, essendo il paese più vicino geograficamente e con una storia di tensioni e conflitti con il regime di Pyongyang. La Corea del Sud cerca di bilanciare la sua sicurezza con la necessità di mantenere il dialogo e la cooperazione con la Corea del Nord. Ha anche un interesse diretto nella questione dei rifugiati nordcoreani e nella riunificazione della penisola. In conclusione, la questione della Corea del Nord coinvolge diversi attori internazionali con interessi e obiettivi diversi. La denuclearizzazione della penisola coreana rimane un obiettivo comune, ma le divergenze di interessi e le sfide geopolitiche rendono difficile trovare una soluzione duratura.del Nordest asiatico verso la denuclearizzazione nordcoreana, la riconciliazione fra le due sua capacità di esercitare un'influenza Coree e la loro eventuale riunificazione. Tuttavia, la immediata sulla situazione della sicurezza coreana non è eccessivamente sviluppata per le scarse risorse diplomatiche o di altro genere che possano contribuire positivamente al processo. l'obiettivo di Dal punto di vista degli Stati Uniti, le loro preoccupazioni sul nucleare riguardano impedire trasferimenti di materiali fossili ad attori non statali o ad altri che vogliano tentare di sviluppare una minaccia nucleare o radiologica al territorio americano, e la questione degli effetti della proliferazione coreana sull'assetto di non proliferazione vigente a livello globale. Inoltre, la pacificazione e la riunificazione della Corea potrebbero minacciare la presenza americana nella penisola o portare a una competizione fra gli USA e la Cina. Secondo alcuni analisti, gli USA avrebberobisogno di un conflitto con la Corea del Nord come pretesto per poter mantenere le proprie truppe sul suolo coreano. Tuttavia, simili ragionamenti non tengono conto del fatto che il trend globale americano va nella direzione opposta nell'ambito della Global Pasture Review, una strategia basata su una flessibilità strategica per rispondere alle potenziali molteplici minacce. Un risultato di questa strategia è che l'importanza delle basi atte all'areazione a una singola minaccia è diminuita. Sebbene nell'ultimo Quadriennal Defense Review (QDR), il Pentagono si è posto l'obiettivo di impedire l'emergere di un peer competitor, tale obiettivo non deve automaticamente lasciar supporre che le relazioni con la Cina peggioreranno inevitabilmente o che si arriverà a un conflitto. Secondo la recente Defense Strategic Guidance, nonostante i tagli previsti al bilancio del Pentagono (500 miliardi di dollari in 10 anni), gli USA rafforzeranno la loro.alla crescente importanza dell'Asia-Pacifico come regione chiave per la sicurezza e l'economia globale. Gli Stati Uniti hanno quindi deciso di concentrare maggiormente le proprie risorse militari in questa regione, al fine di mantenere la stabilità e proteggere i propri interessi. Questa presenza militare nell'Asia-Pacifico si manifesta attraverso una serie di iniziative, tra cui l'incremento delle esercitazioni congiunte con i paesi alleati, la rotazione di truppe e navi nella regione e la creazione di basi militari avanzate. Inoltre, gli Stati Uniti stanno rafforzando le alleanze con i paesi della regione, come il Giappone, la Corea del Sud e l'Australia, al fine di garantire una maggiore cooperazione nella sicurezza e nella difesa. Questa strategia di riorientamento verso l'Asia-Pacifico è stata motivata da diversi fattori, tra cui il crescente potere economico e militare della Cina, le tensioni territoriali in alcune aree della regione e la necessità di proteggere le rotte commerciali vitali per il commercio internazionale. In conclusione, la presenza militare degli Stati Uniti nell'Asia-Pacifico è un elemento chiave della loro strategia globale, mirata a mantenere la stabilità e proteggere i propri interessi in questa regione di crescente importanza.