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La democrazia e i sistemi di governo

Il 33,6% a un ordinamento in cui la maggioranza della popolazione decide e i diritti e le libertà sono protetti; in Ghana, al rispetto per le libertà civili e politiche. Secondo il 69% dei cittadini dei 12 paesi in esame, la democrazia è preferibile a qualsiasi altro sistema di governo. Il 12% però pensa l'alternativa sia indifferente perché non ha nessuna che in alcune situazioni, influenza nella vita di ogni giorno. L'80% è contrario a un regime militare; il 70% rifiuta il sistema a partito unico o il ricorso ad autorità tradizionali indigene. Tutti dichiarano che i loro sistemi di governo presentano dei difetti. In conclusione, gli studiosi sostengono che anche se questo consenso talvolta fosse strumentale, tuttavia non è stato interamente condizionato dal successo economico, ma direttamente dalla capacità di assicurare la pace interna, libertà civili, diritti politici, dignità umana e uguaglianza di.fronte alla legge. Questo apprezzamento per le nuove libertà politiche da parte dei cittadini africani contraddice anche la tesi secondo cui la profonda crisi economica di un paese precluderebbe il consolidamento di un regime. Tra gli stati africani, sulla via della democratizzazione c'è il rischio di un ritorno a forme di governo pienamente dittatoriali e la minaccia del crollo di stati ancora profondamente fragili, spesso incapaci di esercitare un effettivo controllo sulla popolazione e sul territorio e che non sono in grado di gestire con successo un conflitto politico. Manca innanzitutto una significativa esperienza di pratiche democratiche. I precedenti democratici hanno avuto per lo più origine esterna come lascito della colonizzazione e di breve durata. I bassi livelli di sviluppo socioeconomico nel prossimo futuro possono rappresentare un ostacolo alla stabilizzazione degli assetti democratici emersi nel continente. Il settore

Il privato delle economie africane è drammaticamente arretrato, i tassi di alfabetizzazione ancora troppo bassi e i mezzi di comunicazione di massa ben poco sviluppati. Ciò si riflette nella perdurante debolezza della società civile e sull'esito e sostenibilità degli esperimenti di pluralismo politico.

Nonostante i processi di urbanizzazione, le società africane sono organizzate prevalentemente in comunità rurali; la mobilità fisica delle persone è ancora estremamente limitata e le comunità rurali così costituite rischiano costantemente di essere tagliate fuori dalle comunicazioni con il centro politico ed economico del paese di cui fanno parte. Il contesto rurale e localistico accentua anche l'importanza delle identità e solidarietà etniche. Se la convivenza tra diverse etnie è nella gran parte dei casi pacifica, sono tuttavia numerose le situazioni in cui le relazioni interetniche sono tese.

Oapertamente conflittuali. L'assenza di una solida classe media con risorse autonome da quellestatali, continua a rendere il controllo dell'apparato pubblico e i benefici materiali che da essoderivano troppo attraenti per essere abbandonati.

Tutto ciò spiega il perché del mantenimento di reti di scambi clientelari, con la conseguenteadozione di logiche di governo patrimoniale. È la stessa struttura della società che contribuisce aporre dal basso una domanda di pratiche neopatrimoniali alle classi politiche. Anche in contestimultipartitici, le singole regioni tendono ad essere rappresentate da un unico partito, localmenteradicato e che rappresenta le comunità che vi abitano. La ricerca di legittimazione politica stimolal'uso distorto delle risorse pubbliche con la conseguente caduta della distinzione tra ciò che èpubblico e ciò che è privato con l'emergere della predazione sistematica delle risorse.

statali oltredell'apparato statale stesso. Misura in Ghana il personale dell'amministrazione centrale si attestava sui 130.000. Ad esempio, nel 1987, ridotto a 100.000 nel 1992 per poi aumentare nel 1997 ai 180.000 effettivi. Un incremento del 70% che può essere letto come una ripresa delle strategie neo patrimoniali di espansione del settore pubblico. Il difficile affrancamento di queste pratiche sarà un passo imprescindibile per proseguire sulla strada democratica. Nonostante il permanere di violenti conflitti e di regimi autoritari in l'Africa subsahariana è oggi politicamente più stabile di quanto lo fosse diverse parti del continente, 10 anni fa ed è governata in modo più democratico di quanto non sia mai stata in passato. La piena affermazione di stati politicamente stabili e democratici tuttavia, è ancora un obiettivo: la sua concretizzazione richiederà il miglioramento delle condizioni socioeconomiche.

determinazione di leadership e dei cittadini africani e l'appoggio della comunità internazionale. Costa D'Avorio Il regime civile a partito unico di Félix Houphouet-Boigny (1960-1993) e del suo Parti democratique de la Cote D'Ivoire (Pdci), era basato su un'alleanza tra il gruppo etnico degli immigrati del nord del paese. A quest'ultimi e agli immigrati degli stati presidente, i baulé, e gli facilitata l'acquisizione di appezzamenti di foresta confinanti venne nel sud da convertire in piantagioni di cacao in aree abitate da altre comunità. Nel sud-ovest del paese, la densità di popolazione aumentò di 15 volte in 20 anni e si ebbe una situazione di crescente pressione e competizione demografica per terre sempre più scarse e impoverite che si tradusse in scontri interetnici e in guerra civile. Boigny deteneva il monopolio del controllo sugli apparati politici e amministrativi e assunse un controllo personalistico su.strutture statali sempre più centralizzate impedendo l'emergere di altre organizzazioni civili e politiche grazie anche alle estese reti di lealtà clientelari. Non vi era alcuna competizione interna nonostante plebisciti elettorali organizzati ogni 5 anni dove Boigny si presentò come candidato unico e venne rieletto, o le legislative che vedevano la lista singola del Pdci. Il declino dell'economia ivoriana a partire dalla metà degli anni '80 e il crollo del prezzo del cacao portarono i betè in riflusso da zone urbane in cui aumentava la disoccupazione a fare ulteriore repressione per l'accaparramento delle terre coltivabili. Rivendicando il possesso delle terre indigene passate nelle mani di immigrati nazionali o stranieri, intendevano creare un bacino di braccianti cui attingere per il lavoro agricolo. Tra gli immigrati, vi erano anche i burkinabè che per poter pagare le tasse imposte dai francesi continuarono a lavorare nellepiantagioni del paese fino alla seconda e terza generazione, sentendosi di conseguenza della Costa D'Avorio. Nello stesso periodo si ebbe un principio di liberalizzazione politica, con la possibilità per gli elettori di scegliere tra i candidati dell'elezione dell'assemblea nazionale. Nel 1993 muore Boigny e sale al potere Henri Konan Bedié dei baulé del sud, il quale collocò al centro dell'agenda politica la questione dell'identità nazionale: ivorità. Ne risultò la rottura dell'alleanza con le popolazioni del nord, la discriminazione tra ivoriani e non ivoriani, l'esclusione dal diritto di voto e dalla proprietà della terra di un quarto della popolazione del paese e ampie epurazioni del personale del nord all'interno delle amministrazioni pubbliche e a vantaggio dei baulé. La politicizzazione della questione della cittadinanza era anche legata a una battaglia dell'ex primoministropersonale che Badiè conduceva contro il suo maggior oppositore, Alassane Ouattara rappresentante del nord musulmano del paese accusato di essere originario del Burkina Faso (da parte di madre) in modo da renderlo ineleggibile alla presidenza delle elezioni del 1995, dove attraverso la stessa manipolazione venne rieletto Badiè col 95% dei suffragi. Nel 1999, Badiè fu rovesciato dal primo colpo di stato ad opera del generale Robert Guei. Alle elezioni del 2000 salì al potere Laurent Gbagbo, un betè leader del partito Front populaire ivorien (Fpi). La formazione del nuovo governo coincise nel sudovest del paese e della capitale con un'onda di discriminazioni etniche e uccisioni di immigrati provenienti dal nord, dove il governo venne accusato di incoraggiare le ostilità etniche. Nel settembre 2002 truppe del nord occuparono metà del territorio nazionale e dagli scontri si passò alla guerra civile che contribuì alla.

Crescente divisione del paese tra sud cristiano e nord musulmano. All'inizio del 2003 la mediazione della Francia ha portato a un accordo di pace con il quale, in cambio del disarmo dei ribelli, Gbagbo si impegnava a formare un governo di unità nazionale e a restituire i pieni diritti di cittadinanza alle comunità di immigrati. A fine 2004 le scadenze per l'approvazione delle riforme politiche e il disarmo dei ribelli hanno mostrato la fragilità della tregua. Con la ripresa degli attacchi sono stati uccisi 9 peacekeeper francesi; la Francia ha risposto con un raid che ha interamente distrutto l'aviazione ivoriana. Ad Abidjan si sono allora scatenate dimostrazioni in favore del governo e contro i francesi. La Francia veniva accusata di proteggere i ribelli.

Il presidente attuale in Costa D'Avorio è Ouattara. Viene eletto democraticamente alle elezioni presidenziali del novembre 2010.

Nigeria: il veto degli attori

La Nigeria ha una popolazione pari a 130 milioni di abitanti e oltre 250 etnie presenti sul territorio; occupa una posizione geopolitica di congiunzione fra il nord musulmano e le altre aree a maggiore influenza cristiana. È il maggior produttore di greggio nell'Africa subsahariana ed è la seconda potenza regionale dopo il Sudafrica.

Raggiunge l'indipendenza nel 1960; è una repubblica federale. Tra gli anni '60 e la fine del secolo è stata caratterizzata per la sua instabilità politica e per la corruzione diffusa. I dettami costituzionali di eredità britannica rimangono in vigore solo fino al 1966; il paese è stato poi governato dai civili tra il 1979 e il 1983. Per il resto, al governo ci sono stati sempre i militari che hanno instaurato regimi repressivi, instabili e corrotti in particolare a causa delle immense risorse del petrolio.

Il paese è caratterizzato altresì da

rivalità etniche, che include la guerra del Biafra con cui gli igbo nei tardi anni '60, tentarono la secessione nella regione sud-est rivalità religiose, simboleggiate oggi dalla contrapposizione tra cristiani e musulmani.
Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
12 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/13 Storia e istituzioni dell'africa

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sandrauselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e Istituzioni dell'Africa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Carcangiu Bianca.