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Siamo soggetti ai cambiamenti, ciò è fonte di dolore anche perché essi si ripetono ciclicamente di

esistenza in esistenza. Il buddhismo, a differenza del brahmanesimo, non ammette l’esistenza

dell’atman, ossia la sostanza individuale permanente che si identifica col Brahman, il principio

universale presente nella realtà. Per il Buddhismo, invece, ritenere che vi sia una parte di noi

immutabile è un errore che aumenta l’attaccamento, genera sofferenza e cecità nei confronti

dell’impermanenza. L’io immutabile, se ci fosse, sarebbe infatti perfettamente padrone

dell’esistenza, capace di evitare le continue esperienze dolorose determinate dai cambiamenti.

Inesistenza del sé.

Provare attaccamento per un io personale alimenta le passioni; l’io per il buddhismo è composto

dalla combinazione di cinque aggregati – skandha -, che vengono ad esistere per brevi momenti e

sono condizionati dalle reciproche interrelazioni. Non significa che gli individui non esistono, ma

che esistono in una modalità diversa da quella percepita comunemente. L’individuo è il prodotto

dell’aggregazione di fattori di ordine fisico (forme), percettivo (sensazioni), cognitivo (percezioni),

volitivo (formazioni). Essi si raccolgono nel quinto aggregato della coscienza e sono soggetti a

nuove combinazioni per effetto del karman dando l’illusione dell’esistenza di un io personale e

immutabile.

Inferni

Il regno infernale si compone di 8 inferni caldi e 8 freddi, disposti su piani che vanno decrescendo

nelle viscere della terra; le azioni mosse da odio e collera comportano rinascite infernali in cui la

sofferenza è proporzionale al livello infernale in cui si rinasce. La condizione infernale ha durata

temporanea e termina con l’esaurirsi dell’effetto karmica ed è la più lontana dalla luce salvifica del

dharma. Il riscatto avviene tramite la purificazione del karman, filosoficamente possibile tramite la

pratica del trasferimento dei meriti. Ksitigarbha è il veicolo del deposito meritorio devoluto al

condannato, occasione per quest’ultimo di essere irradiato dall’energia benefica del bodhisattva.

Iniziazione.

E’ il rito con cui il maestro introduce il discepolo agli insegnamenti e alla pratica tantrica. Si tratta

di una consacrazione in cui il maestro potenzia il discepolo liberandolo dagli ostacoli presenti e

trasmettendogli il potere per la pratica del vajrayana. Il rapporto tra i due deve essere speciale

caratterizzato da profonda fiducia e impegno, in modo tale che il maestro rimuova gli ostacoli

interiori e il discepolo comprenda di avere una mente illuminata. I tipi di iniziazione dipendono dai

tantra che si intendono praticare; nel buddhismo tibetano vengono in genere conferite 4 grandi

iniziazioni che si riferiscono ai tantra interni. L’iniziazione generalmente ha carattere individuale ed

esoterico, anche se può essere celebrata per piccoli gruppi. In questo caso sono sorta di benedizioni

e si richiede una preliminare introduzione alla pratica per ciascuno dei partecipanti.

Le cerimonie si svolgono in spazi consacrati dove viene costruito il mandala della divinità.

1. Il maestro si identifica con la divinità;

2. le chiede l’autorizzazione per conferire l’abilitazione;

3. il discepolo prende parte alla cerimonia;

4. comincia l’iniziazione con cui viene avviato dal maestro al mandala della deità.

5. si svolgono le 4 abilitazioni;

6. al termine delle 4 l’adepto è autorizzato alla pratica

7. la cerimonia è conclusa con l’offerta di un mandala e la devoluzione dei meriti a tutti gli

esseri senzienti.

Karman e rinascita.

Karman significa azione e nasce nella mente di chi la compie. Ogni azione per avere un effetto,

deve essere intenzionale, deve avere un oggetto o un destinatario e deve andare a compimento. Le

azioni salutari determinano la rinascita in uno dei tre destini superiori, quelle negative creano

condizioni opposte. L’agire intenzionale, di qualunque effetto esso sia, è il carburante del samsara,

il ciclo della catena della rinascita e della sofferenza. I frutti delle azioni giungono a maturazione in

un tempo variabile, a meno che il potenziale karmico non venga purificato e si annullino i suoi

effetti. Nel momento in cui l’azione nasce nella mente bisogna intervenire per quietare le passioni,

per considerare la realtà nella sua dimensione dinamica e insostanziale.

L’immagine del Buddha.

L’immagine creata a Mathura sottolinea la sua regalità e attinge alla tradizione figurativa indiana.

Quella del Gandhara più tarda e che avrà un peso maggiore, dà forma alla realizzazione spirituale e

all’aspetto meditativo. Entrambe le rappresentazioni hanno lo scopo di tradurre in sembianza la

natura superiore dell’Illuminato, ovvero si cerca di evocare la tradizione spirituale attraverso un

corpo umano trasfigurato da un particolare codice di segni che si chiama laksana. I segni hanno il

compito di guidare il devoto al di là delle forme, verso un cammino di conoscenza di cui

l’immagine è il supporto. Il rispetto di questo linguaggio codificato non implica monotonia sul

piano stilistico, perché in epoche e paesi diversi l’immagine del Buddha è stata più volte rivisitata

dagli artisti e arricchita di particolari a seconda delle loro visioni generate dalla meditazioni.

Le 4 nobili verità.

Vi si riassume l’insegnamento del Buddha ai primi discepoli; illustrano la natura dolorosa della

condizione umana e la via per affrancarsi dal dolore: la verità della sofferenza, della sua origine,

della sua cessazione, dell’ottuplice sentiero. La sofferenza è connessa all’esistenza, poiché la

nascita presuppone la morte, per quanto felice possa essere stata l’esistenza. L’esistenza è un’eterna

delusione, perché ogni cosa è destinata a cambiare; l’appagamento dei desideri vanifica quanto si è

ottenuto o che quanto si è ottenuto si trasformi in fonte di insoddisfazione piuttosto che di

godimento. L’origine del dolore è nella brama che genera attaccamento e innesca il processo della

retribuzione karmica dilatando la sofferenza alla successiva rinascita; l’estinzione della brama è il

rimedio al dolore, mentre l’ottuplice sentiero è costituito da retta visione, intenzione, parola, azione,

comportamento, sforzo, attenzione e concentrazione. In tal modo si estingue la brama e si giunge

alla condizione di liberati.

Mahayana.

Movimento di carattere né unitario né omogeneo sviluppatosi all’interno del buddhismo primitivo e

rappresentato da una ricca produzione letteraria che ebbe inizio intorno al I sec. a c. La nuova

visione conseguita in tali testi, detti sutra, si configura come una via superiore rispetto al cammino

antico, di cui non tradisce l’essenza, ma amplifica le possibilità. Alla visione dell’arhat che

persegue una via di salvezza solo per sé, indifferente all’umanità smarrita nell’ignoranza, si

sostituisce quella del bodhisattva che raggiunge l’illuminazione per restare nel mondo e aiutare

coloro che sono ancora nella sofferenza. Inoltre si estende il concetto di vacuità a tutti i fenomeni

esterni (vacuità universale), si assegna importanza alla natura ultramondana del Buddha, c’è la

visione di uno spazio infinito in cui innumerevoli Buddha e bodhisattva soccorrono continuamente

gli individui, la presenza della natura del Buddha in tutti gli esseri senzienti. Tale movimento si

diffuse in tutta l’Asia, soprattutto nelle regioni settentrionali e orientali.

Mandala e supporti per la meditazione .

Letteralmente cerchio, è una rappresentazione geometrica dell’universo percepito dalla mente

illuminata e purificata. E’ detto anche psicocosmogramma, perché guida alla scoperta della propria

essenza luminosa e dell’identità della natura col Buddha dispiegata nell’universo. Sono

fondamentali le per sviluppare la concentrazione e l’attenzione necessarie alla meditazione.

L’obiettivo finale è fare in modo che corpo, parola e mente siano tutti unificati nella calma

concentrata e nell’attenzione che permette di sperimentare la mente libera dai condizionamenti. Per

educare corpo e parola a calma e stabilità bisogna mantenere la postura seduta a gambe incrociate,

con la schiena dritta e il controllo della respirazione. La mente viene guidata con supporti esterni,

es. disegni di fiori di loto stilizzati, ciotole piene d’acqua. L’attenzione si deve concentrare su uno

di essi fino a visualizzarlo mentalmente; al contempo si utilizza la concentrazione per schiarire la

mente dagli impedimenti dei sensi, desiderio, avversione, paura, pigrizia ecc. La mente a quel punto

è pronta a fare esperienza dell’oggetto di meditazione negli assorbimenti meditativi, su un piano

diverso da quello sensoriale.

Meditazione.

Essa si inserisce nel disegno più ampio di un cammino preparatorio fondato sull’etica e sull’attività

meritoria e non è prerogativa dei monaci. Consiste in due fasi: la meditazione di calma – samatha –

e quella di visione – vipassana – il cui obiettivo è il raggiungimento di stati di profonda

concentrazione e lo sviluppo della saggezza interiore. Samatha consente di calmare e fermare la

mente e si fonda su un oggetto o su un tema di meditazione. Lo stato di concentrazione e la

chiarezza acquisiti vengono impiegati nel vipassana, ossia la visione intuitiva che consente di

penetrare la vera natura delle cose e di pervenire alla prajina. La concentrazione profonda che si

raggiunge conduce a stati di assorbimento meditativo che non rientrano più nell’ambito delle

esperienze ordinarie, ma appartengono a una dimensione trascendente che culmina in una

meditazione priva di oggetto, consapevolezza della cessazione dei fenomeni o visione della vacuità.

Merito

E’ il potenziale positivo che deriva da un’azione meritoria, cioè da un’azione karmicamente

benefica. Essa sviluppa un’energia positiva che si riverbera nell’esistenza futura propiziando le

condizioni migliori per il cammino spirituale e per la liberazione. Le fonti del merito sono le

recitazioni dei sutra, gli atti di generosità, il comportamento moralmente corretto e l’esercizio della

meditazione. Per i laici i meriti si acquisiscono con i doni alla comunità monastica che costituiscono

l’espressione principale della pratica religiosa. Inoltre il risultato meritorio dipende dalla purezza

dell’intenzione e dal destinatario dell’azione, maggiore è la purezza spirituale di quest’ultimo,

maggiore sarà il risultato prodotto. I migliori campi dei meriti sono il dharma, il Buddha, il sangha,

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
10 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/06 Storia delle religioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sannina73 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle religioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Bonola Gianfranco.