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IL SEGRETO DELLA MENTE: VISUALIZZAZIONE INTERIORE

L’obiettivo della meditazione esoterica è lo stato di “nessuna mente, nessun pensiero” (munen musō), uno

stato di vuoto in cui il corpo e la mente vengono assorbiti in uno stato di assenza di attività e pensieri. Per il

Mikkyō è un passaggio fondamentale per raggiungere la consapevolezza dell’esistenza.

Il Kabutsu Sanmai-kai-kyō descrive una serie di pratiche che utilizzano l’immagine di Buddha per

concentrarsi e vederlo poi apparire all’apice della meditazione, irradiando luce e placando ogni sofferenza.

Le pratiche di visualizzazione più antiche derivano dalla tradizione di contemplare e concentrarsi su

Shakyamuni, come descritto anche nel Kongōchō-gyō.

Nagarjuna insegnava a visualizzare il Buddha non solo nel suo corpo terrestre, ma anche nella sua natura

del Dharma, così da percepire l’aspetto reale delle cose. Questa visualizzazione si divideva in tre fasi:

contemplazione del corpo antropomorfo di Buddha, del Corpo del Dharma e infine della verità dietro ogni

fenomeno.

Il Dainichi-kyō spiega che la visualizzazione può coinvolgere immagini di Buddha, santi, bodhisattva, varie

divinità, esseri umani e non umani, in quanto si tratta sempre e comunque di manifestazioni del Buddha.

Secondo il Kongōchō-gyō, Shakyamuni ottenne la buddhità attraverso la Visualizzazione del

Raggiungimento dei Cinque Aspetti del Corpo, in cui il praticante incarna Buddha nei cinque stadi che

corrispondono alle cinque Saggezze. La pratica inizia attraverso la visualizzazione della propria natura

illuminata all’interno di sé, su un disco lunare coperto da nebbia. La luna è il simbolo della mente risvegliata,

su cui ci si deve concentrare affinché la nebbia si diradi.

La visualizzazione delle sillabe legate ai cinque elementi forma il corpo di Dainichi Nyorai e rappresenta

l’inseparabilità di mente e materia, saggezza e illuminazione, e richiama la forma a cinque piani della

pagoda. Attraverso queste pratiche gli elementi assumono anche caratteristiche materiali: il corpo del

praticante richiama la terra, l’addome l’acqua, il cuore il fuoco, la gola il vento e la testa lo spazio.

I MANDALA DINAMICI

Nel Mikkyō, la parola mandala significa totale perfezione della buddhità. La fonte di questi mandala è

l’esperienza nel Buddhagaya di Shakyamuni, durante il quale egli realizzò l’illuminazione sotto un albero. Il

significato intrinseco dei mandala sta nel ripetere la stessa esperienza della riscoperta dell’essere

attraverso dipinti e sculture, meditando.

Il termine mandala è composto dalla radice in sanscrito manda, che significa essenza, e il suffisso la, che sta

per possessione. Mandala originariamente significava piattaforma, essenza. L’essenza era intesa come

l’illuminazione di Buddha, il mandala come regno dell’illuminazione. Generalmente il mandala è qualsiasi

posto in cui è possibile trovare la saggezza.

In cinese, la parola mandala ha assunto diversi significati:

a. Dotato di perfezione: perfetto come una ruota che gira, dotato di miriadi di poteri;

b. Il sapore insuperabile: la buddhità è il nettare dell’illuminazione, incomparabile.

c. L’insieme: il mandala unisce tutti i poteri dell’illuminazione.

d. Altare, luogo di meditazione.

Per la tradizione Shingon, il mandala non è un semplice dipinto. Il blu utilizzato per lo sfondo, ad esempio,

rappresenta l’universo infinito che pervade i fenomeni della natura. Rappresenta il vuoto della realtà,

origine della mente.

I primi mandala esoterici erano piattaforme utilizzate nel rituale dei sette giorni. Quando il maestro iniziava

il suo discepolo, creava una piattaforma particolare a seconda delle sue tecniche di insegnamento e alle

capacità dell’allievo. Questa tecnica non fu mai praticata in Giappone, dove comunque non era raro

l’utilizzo di piattaforme a mo’ di altari. L’importanza delle piattaforme usate come mandala stava nel loro

legame con l’elemento della terra e della natura, che permetteva loro di immagazzinare l’energia

dell’universo.

I mandala attualmente utilizzati nel Mikkyō prevedono uno studio “dall’interno”, quindi attraverso tecniche

che permettano al praticante di fondersi con la realtà, e si tratta di dipinti bidimensionali. Essi provengono

dalle antiche piattaforme, di cui sono le riproduzioni. L’utilizzo delle piattaforme comportava un rituale

preliminare di purificazione, nel quale alcuni oggetti che simboleggiavano le illusioni venivano depurati e

poi seppelliti. Il concetto alla base era la relazione profonda tra terra, mandala ed essere.

Nella terra e nella natura si rispecchia anche la Saggezza di tutte le Saggezze, nella quale tutto si manifesta.

I mandala rientrano tra gli abili mezzi.

TIPI DI MANDALA

Esistono diversi tipi di mandala a seconda della forma e del contenuto. La tipologia più famosa è quella del

dipinto su rotolo, ma ne esistono anche sottoforma di scultura, come quello contenuto nel Tō-ji. Nel

Sennyu-ji ogni anno viene celebrato un rito durante il quale i fedeli recitano come fossero in un mandala

vivente.

I mandala esoterici rappresentano l’illuminazione e la natura dell’essere. Per il Mikkyō, infatti, essi

rappresentano la forma universale di tutte le cose e gli esseri, descritte dai Quattro Mandala.

1. Grande Mandala (dai mandara): rappresenta le divinità nella loro perfetta forma umana;

2. Mandala del Samaya (sanmaya mandara): rappresenta le divinità nella loro forma samaya;

3. Mandala del Dharma (hō mandara): dipinge gli aspetti particolari delle divinità nella forma delle

loro sacre sillabe in sanscrito;

4. Mandala del Karma (katsuma mandara): mandala tridimensionali, sculture.

Le maggiori tipologie di mandala possono essere classificate in tre sistemi:

1. A seconda del ritratto (in due o tre dimensionali) delle divinità, si possono classificare come

descritto sopra.

2. A seconda della composizione delle divinità: possono essere rappresentate diverse figure maggiori

che circondano Dainichi Nyorai, divinità minori, o un solo Buddha circondato dai suoi assistenti.

3. A seconda della relazione tra l’essere e il Buddha.

a. Mandala dell’Uguaglianza del Grande Vuoto. Il grande vuoto è quello oltre il vuoto e il non

vuoto. Il suo potere pervade tutti i fenomeni, che per questo sono uguali, per cui l’esistenza

di ogni cosa è rappresentata in questo mandala. E’ il mandala dell’universo, che mostra

l’essere e la natura, entrambi pervasi dall’energia vitale del cosmo.

b. Mandala dell’Essere di tutte le Cose. L’illuminazione di Shakyamuni si realizza attraverso la

natura di Buddha, la stessa che permea tutti gli esseri. Questo è il mandala dell’essere.

c. Mandala che si manifestano attraverso il Potere di Buddha. Mandala in due o tre

dimensioni, manifestazioni dell’universo. Utilizzandoli correttamente, il fedele può unirsi

con la totalità del cosmo e andare oltre le illusioni.

Il rito in cui i mandala vengono maggiormente utilizzati è quello della Trasmissione del Dharma (denpō).

Entrambi i mandala, Tai-zō e Kongō-kai, sono appesi alle pareti della sala, alla destra e alla sinistra

dell’altare. Quest’ultimo viene considerato a sua volta una piattaforma mandala, su cui giacciono due

mandala shiki, nei quali le divinità sono rappresentate nella loro forma samaya. Se il praticante è nella linea

di trasmissione del Kongō-kai, questo mandala è sulla superficie superiore, stesso discorso vale per il Tai-zō.

Sfruttando le tre tecniche segrete, il praticante si unisce con i due mandala e raggiunge uno stato di

coscienza tale da accumulare nel suo corpo l’energia e il Dharma che il suo maestro gli trasmette. Il

discepolo forma un legame karmico con la divinità rappresentata nel mandala, Dainichi Nyorai.

Per lo Shingon, i mandala sono lo specchio della mente e lo schema delle attività di coscienza e fenomeni.

TAI-ZŌ MANDALA

Questo mandala rappresenta l’universo illuminato dal punto di vista della compassione. Il suo nome

completo è Daihitaizōsei Mandala e Tai-zō significa grembo: così come una madre contiene e nutre il

proprio bambino nel suo utero, l’energia della compassione nutre e protegge l’illuminazione di ogni essere.

Per spiegare la natura del mandala viene utilizzata anche la metafora del loto: così come il suo seme ha le

potenzialità per crescere, il seme dell’illuminazione è innato in ogni mente. La sua crescita rappresenta la

compassione, la sua fioritura i mezzi abili. La compassione che nutre il loto (quindi il praticante) è “l’utero”

da cui egli è nato. Per questo motivo è conosciuto anche come il Mandala del Grembo della Grande

Compassione.

Il testo primario a cui esso fa riferimento è il Dainichi-kyō, ma esistono diverse versioni del Tai-zō che fanno

riferimento a testi minori o ad insegnamenti tramandati oralmente.

Il Tai-zō adottato dallo Shingon ha origini cinesi ed è quello adattato e tradotto da Amoghavajra (differisce

dalla versione di Shubhakarashimha per numero e nomi delle divinità). E’ definito il mandala

“rappresentato così come è stato rivelato” (genzu) perché, secondo la leggenda, fu copiato da un

misterioso mandala apparso a mezz’aria.

Le divinità del Tai-zō rappresentano le diverse attività della compassione. Le divinità siedono su un trono a

forma di loto ad otto petali, che rappresentano l’essenza della compassione. Da esso si diffondono i diversi

livelli del mandala, tre su ciascun lato e quattro dall’alto verso il basso. Ciascun livello è composto da sezioni

chiamate sale (in), ciascuna che dipinge diversi aggregati di Buddha, bodhisattva e divinità varie. In totale, il

mandala conta dodici in, per un totale di 409 divinità che rappresentano il potere e i differenti aspetti di

Dainichi Nyorai.

La sezione centrale è la Sala della Pedana Centrale ad Otto Petali, un quadrato diviso da linee colorate con i

cinque colori elementari (bianco, giallo, nero, rosso, verde). Sul loto ad otto petali di colore rosso sono

sedute le nove divinità primarie e rappresenta la compassione. Quello bianco è invece la natura innata di

Buddha. Il rosso richiama inoltre il cuore, indicando che la natura illuminata è realizzabile nella vita di ogni

essere umano. Dainichi Nyorai siede al centro, le sue mani formano il Mudra del Samadhi.

I quattro Buddha, manifestazioni primarie di Dainichi Nyorai, sono poste nei quattro punti cardinali (nel Tai-

zō l’est è sulla parte superiore, l’ovest in quella inferiore, il sud a destra e il nord a sinistra):

1. Sul petalo superiore siede Hōdō Buddha, che

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A.A. 2013-2014
44 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/22 Lingue e letterature del giappone e della corea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Strangeilary di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e delle religioni del Giappone 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Bulian Giovanni.