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Oriente

Viene approvato lo Zionist Biltmore Program da ebrei americani e dirigenti sionisti di tutto il mondo guidati da Weizmann e Ben Gurion, che ricalcava il programma sionista più radicale: dominio ebraico su tutta la Palestina, creazione di un esercito ebraico e immigrazione illimitata. In un incontro segreto, il presidente USA Truman assicurò a Weizmann che gli USA avrebbero riconosciuto Israele al momento della proclamazione. I sionisti svilupparono l'industria bellica e l'aviazione nel corso della seconda guerra mondiale, e il genocidio degli ebrei d'Europa determinarono il fallimento del progetto militare. Il conflitto inglese di rendere la Palestina a maggioranza araba indipendente, in quanto il movimento sionista facendo leva sul sentimento collettivo in seguito alla scoperta dei campi di sterminio, rivendicò con forza la costruzione in Palestina di uno stato ebraico indipendente. Dopo il voltafaccia della Gran Bretagna, la presenza.

Dell'esercito inglese in Palestina rappresentava l'ultimo ostacolo reale alla sovranità ebraica in Palestina, alla quale i sionisti risposero con una vera e propria guerra di logoramento negli ultimi anni del mandato britannico.

L'Assemblea Generale dell'ONU il 29 novembre 1947, con la risoluzione n. 181, approva un progetto di spartizione della Palestina fra uno Stato ebraico e uno arabo, più una zona internazionale con Gerusalemme abitata quasi equamente da arabi ed ebrei.

Il 13 dicembre, l'Haganah, l'Irgun e la Banda Stern danno il via al Piano Dalet mirante a espellere i palestinesi dalla Palestina. Furono messi in atto bombardamenti ed attacchi per portare i palestinesi a lasciare le loro case e quindi alla fuga. Il 9 aprile 1948 massacrarono più di 250 abitanti del villaggio di Deir Yassin. In totale, la resistenza palestinese costò oltre 14.000 vittime.

L'Alto Commissario britannico sir il 14 maggio 1948, Alan Cunningham

lasciò Gerusalemme

Il piano di spartizione dell’ONU prevedeva che il potere sarebbe stato assunto dichiarando il mandato terminato. per due mesi da una commissione dell’ONU nel frattempo che venissero risolte le questioni logistiche, tra cui il tracciamento dei confini, ma i sionisti non attesero e allo scoccare della mezzanotte proclamano unilateralmente la fondazione dello stato di Israele, mentre i palestinesi rimasero senza stato. La nascita dello stato d’Israele è proclamata da Ben Gurion, che diventa primo ministro e ministro della difesa, mentre Weizmann capo dello stato.

Il 15 maggio 1948, inizia la prima guerra arabo-israeliana; gli eserciti arabi di Egitto, Libano, Siria e Giordania, dichiarano guerra allo Stato di Israele. Il conflitto si trascina per circa un anno, fra interruzioni e riprese delle ostilità. Uno degli eventi più drammatici è l’uccisione da parte dei terroristi sionisti della Banda Stern del conte Folke Bernadotte.

mediatore ONU, il 17 settembre. La vittoria di Israele viene presentata come un miracolo; la comunità ebraica in Palestina disponeva di truppe più numerose e meglio armate di quelle dei suoi avversari. Durante la guerra, le truppe israeliane ricevettero considerevoli aiuti sotto forma di armi, soprattutto dal blocco sovietico, e di volontari, soprattutto dagli USA. Dopo la firma degli armistizi con gli stati arabi, Israele si ritrova ad occupare il 78% del territorio, con un 20% in più rispetto a quanto stabilito dall'ONU nel 1947. La striscia di Gaza resta sottoposta all'amministrazione militare dell'Egitto, la Cisgiordania viene annessa al regno di Giordania e Abdellah si proclama re anche dei palestinesi, il quale, due anni più tardi, morirà per mano di un palestinese sulla porta della moschea al-Aqsa a Gerusalemme. Più di 600.000 palestinesi sono costretti a fuggire dai territori; è la nakba, la catastrofe, come laI

palestinesi sono divisi: una parte sotto sovranità egiziana, un'altra chiamano da allora gli arabi. Sotto sovranità giordana, in Israele come minoranza discriminata, centinaia di migliaia nei campi profughi in Siria, Giordania e Libano. Tantissimi palestinesi se ne andarono da quello che divenne lo stato di Israele. Tale fuga fu presentata dalla propaganda israeliana come volontaria, effettuata in seguito a precise richieste da parte dei leader arabi. In Occidente tale tesi divenne parte del senso comune sulla questione. Solo alla fine degli anni '80, i primi scritti dello storico israeliano Benny Morris completamente basati su fonti israeliane valsero a incriminare il mito in questione. Oggi, dopo il dettagliato studio di Han Peppe, è difficile negare che tale fuga sia stata nulla di diverso dal risultato di una vera e propria pulizia etnica.

Lo stato di Israele prese tre decisioni fondamentali per il futuro della questione palestinese:

  1. non accettare il ritorno
dei profughi palestinesi;
2) impostare la propria politica estera nei confronti dei vicini arabi sull'uso della forza;
3) confiscare la totalità delle terre appartenenti ai palestinesi con il ricorso a leggi diverse.
Le prime due politiche contribuirono a destabilizzare i paesi arabi circostanti. La terza impostò un regime per cui ai palestinesi venne riservata la posizione di cittadini di seconda classe. Israele non aveva mai approvato una costituzione: questa infatti doveva stabilire l'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge o sancire la superiore posizione degli ebrei nei confronti dei non ebrei. Nel primo caso, ai cittadini palestinesi sarebbero stati offerti gli strumenti legali per affermare i propri diritti; nel secondo caso, Israele sarebbe stato smascherato come stato razzista. Per evitare entrambi i pericoli si preferì fare a meno della costituzione. La seconda guerra arabo-israeliana, scoppia nel 1956, quando Nasser nazionalizza il Canale di Suez.

Il che porta Francia e Gran Bretagna, più Israele a intervenire in Egitto. Non ha ripercussioni concrete sulla situazione dei palestinesi. I tre paesi volevano rovesciare Nasser rispettivamente perché sosteneva la guerra d'indipendenza dell'Algeria contro la Francia, la lotta per l'indipendenza di Cipro contro la Gran Bretagna e il ritorno dei palestinesi in Palestina. Nasser aveva anche chiuso lo stretto di Tiran alle navi israeliane per convincere Israele a trattare per il ritorno dei palestinesi. Su pressione internazionale, le truppe dei tre paesi dovettero ritirarsi dal.

L'evento più rilevante degli anni '60 è la creazione nel maggio 1964 dell'OLP Sinai. (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) dopo la riunione a Gerusalemme del primo congresso nazionale palestinese. L'OLP dipende dalla Lega Araba e la sua presidenza è affidata all'inizio ad Ahmad Shukeiri, notabile tradizionale che non ottiene.

molto consenso. L'OLP ha una struttura democratica. Il suo organo superiore è il Consiglio Nazionale, l'equivalente di un parlamento, nel quale sono rappresentate tutte le frazioni della resistenza. La principale è al-Fatah. Il Comitato Esecutivo, formato da 15 membri, mette in atto la politica generale approvata dal Consiglio Nazionale e opera mediante una serie di dipartimenti, gli equivalenti dei ministeri. Il dipartimento degli affari politici è il ministero degli affari esteri; il dipartimento al bilancio amministra i fondi dell'OLP provenienti dalle imposte pagate dai palestinesi che hanno attività e redditi e dai contributi dei paesi arabi; il consiglio militare ha sede ad Aden ed è ministero della guerra e stato maggiore generale. L'OLP ha un sistema scolastico con scuole di ogni ordine e grado, un servizio medico con ospedali e ambulatori gestiti dalla Mezza Luna Rossa palestinese, un giornale Rivoluzione Palestinese, unaLa Voce della Palestina che trasmette da Algeri e Baghdad, un'agenzia di informazione Wafa con sede a Tunisi e a Nicosia, e un centro studi e ricerche con sede a Tunisi. I palestinesi che non approvano la dipendenza dagli stati arabi dell'OLPI e che rivendicano che la causa palestinese vada gestita solo dai diretti interessati, si raggruppano intorno ad un giovane leader carismatico, Yasser Arafat, che fonda al-Fatah (movimento nazionale di liberazione della Palestina) nel 1964. Il movimento sarà molto osteggiato dalla dirigenza degli stati arabi che si vedono sfuggire di mano la gestione della questione, ormai divenuta un affare arabo dall'interesse politico di tutta l'area del Vicino Oriente, piuttosto che un impegno per la difesa dei diritti dei palestinesi. Con la terza guerra arabo-israeliana del 1967, detta guerra dei sei giorni in quanto fu una guerra lampo che si consumò tra il 5 e il 10 giugno, la situazione precipita. Gli eserciti

di Egitto, Siria e Giordania, si schierano ai confini di Israele in risposta alle azioni di disturbo di quest'ultimo ai confini della Siria. In soli sei giorni, Israele sbaragliò gli eserciti arabi e si annette Gaza, il Sinai, il territorio siriano del Golan e la Cisgiordania con la parte araba di Gerusalemme (Est).che includono il Muro del Pianto, l'ultimo L'occupazione di Gerusalemme, sede dei luoghi santi - secondo l'Islam il profeta Maometto sarebbe salito al cielo - era un fatto che nessun arabo avrebbe accettato. L'ONU non riconosce l'assetto così costituito e invita Israele con la risoluzione n. 242 del 22 novembre a ritirarsi dai territori occupati, ma questi non accetta. Lo stato ebraico amplia enormemente i suoi confini, umiliando il gruppo dirigente dei vari paesi arabi, mentre al-Fatah diviene il leader incontrastato della resistenza palestinese. Viene creata una rete

clandestina dimilitanti e guerriglieri alla quale Israele decide di rispondere con l'Operazione Karameh del 21 marzo 1968 dal nome della località giordana dove aveva sede il quartier generale di Arafat. Quest'ultimo riesce a resistere e per la prima volta Israele è costretto a ritirarsi di fronte a truppe arabe. È una vittoria simbolicamente formidabile; si moltiplicano gli arruolamenti, nascono nuove organizzazioni accanto ad al-Fatah e il sostegno alla causa diventa diffusissimo. La vecchia struttura dell'OLP viene trasformata e nel febbraio 1969 la presidenza viene assunta da Yasser Arafat. Sotto la presidenza di Arafat, l'OLP funzionò come raccoglitore di gran parte delle organizzazioni della diaspora palestinese, come ad esempio sindacati e la Mezzaluna Rossa. A partire dal 1973, si radicò anche nei territori occupati da Israele. I regimi arabi appoggiano la resistenza, ma da lì a breve la tesissima situazione con i

paesi confinanti si deteriora. In Giordania, il re Hussein si sente esautorato dallo strapotere delle organizzazioni di guerriglia presenti sul suo territorio.

Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
10 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/01 Diritto privato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sandrauselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dei paesi islamici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Manduchi Patrizia.