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Appunti esame Storia dei paesi islamici, prof. Manduchi, La giurisprudenza islamica e i pilastri del culto Pag. 1
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Il Corano

Il Corano è strutturato in 114 sure (capitoli) per un totale di più di 6.000 versetti (ayāt). Si apre con al-Fātiha, la sura aprente, che si pone come un patto tra Dio e gli uomini. Seguono le sure in ordine di lunghezza, quasi perfettamente decrescente. Il Corano si divide in sure meccane e sure medinesi rivelate rispettivamente prima del 622 e dopo il 622. Le sure meccane sono più poetiche, in rima, di contenuto spirituale, dogmatico e teologico; in esse, Dio si presenta agli uomini. Le sure medinesi sono meno poetiche e in prosa; dettano le nuove norme per la umma, la comunità dei fedeli. Si parla di Dio e dei suoi attributi (creatore dell'universo, del bene e del male, signore del giorno del giudizio, guida dell'umanità, luce), dell'uomo, degli amici e dei nemici di Dio, del giorno del giudizio, del Paradiso, dell'Inferno, delle storie dei profeti.

profeti, delle norme islamiche e delle relative punizioni. La difficoltà di interpretare un testo che è diretta parola di Dio, è data dal fatto che il Corano non è opera umana come i Vangeli e l'Antico Testamento di ispirazione divina. Il Corano stesso ammonisce a seguire i versetti di chiaro significato e a non soffermarsi sui passaggi oscuri il cui l'esegesi coranica (interpretazione), significato è noto solo a Dio. Per va privilegiato quanto riferito direttamente da Maometto, ma anche le conoscenze di dotti non solo musulmani ma anche cristiani e soprattutto ebrei. L'opera di coranica fu incessante e differenziata già dai primi due secoli dell'Islam: interpretazione ci furono due tendenze: basare il commento (taesīr) su ciò che è riportato, la tradizione (taqlīd), e basarsi sull'opinione personale (rā'y). Esempio della prima fu nel X secolo il persiano al-Tabari che scrisse uno fra i più

importanti commentari del Corano in 30 volumi. Esempio della seconda fu ilconsiderato il più grande teologo dell'Islam. Ipersiano al-Ghazali commentatori moderni sidividono in due grandi gruppi: modernisti e fondamentalisti.

Il Corano è increato, consustanziale a Dio (esiste un archetipo divino, la umm al-kitāb). È per iL'atto dimusulmani ciò che Cristo è per i cristiani. Dio non si rivela in una persona ma in un testo.lettura è un atto di devozione. Il Corano va salmodiato, non letto, e ogni lettura è preceduta dalla"Io mi rifugio presso Dio da Satana l'esecrabile" "L'altissimoformula: ed è seguita dalla formula:con verità".

ha parlato è l'autore del Corano e ci sono pochi cenni alla sua persona nel testo. IlMaometto non Coranoistituisce la dar al-islām, la comunità di coloro che credono nel nuovo messaggio di Dio.Il linguaggio coranico è definito

dagli studiosi di linguistica come performativo, cioè che afferma un dire e implica un fare. Lo stile del Corano non è autoesplicativo, ma allusivo ed ellittico. Riprende storie, ma non le elabora, accenna ai doveri morali e legali, ma non si evolve in vero e proprio codice. La sua importanza ancora oggi nel mondo musulmano è grandissima, sia come testo sacro che come fonte del diritto, base di tutto l'ordinamento giuridico tradizionale. Altre scienze coraniche sussidiarie che si svilupparono attorno allo studio del Corano sono: la scienza delle cause, la scienza dell'abrogante e dell'abrogato, la scienza della lettura e circostanze della rivelazione, dell'ortografia, la scienza della pronuncia e della salmodia, la grammatica. Non va dimenticato lo sviluppo dell'arte della calligrafia. Il pensiero giuridico-teologico islamico si evolve in varie madhhab, correnti di pensiero che danno origine a scuole o riti. Delle tante scuole del passato ne

Sono sopravvissute cinque: una in ambito sciita, la jafarita, e quattro in ambito sunnita: la hanafita (abu Hanifa, Kufa, VIII secolo) era dominante ai tempi degli abbassidi e poi degli ottomani; è oggi la più diffusa nel mondo in buona parte dell'Asia centrale e in quasi tutta l'Asia musulmana. È importante in Afghanistan, è la più aperta e tollerante e non disdegna l'uso dell'interpretazione personale; meridionale. La malikita (Malik ibn Anas, Medina, VIII secolo) si diffonde a partire da Medina, nel Maghreb, Egitto e Sudan. Malik privilegiò le usanze legali di Medina e applicò i principi dell'istislāh e dell'analogia; la shafi'ita (al-Shafi'i, è piuttosto diffusa in Egitto, in Arabia meridionale, Asia centrale ed Estremo Oriente; la hanbalita (ibu Hanbal, Baghdad, IX secolo) è diffusa meno delle altre, in Arabia Saudita, Qatar e Oman; propugna la

superiorità assoluta del Corano e limita il ricorso all'analogia. Nel X secolo, III secolo dell'Egira, si le porte dell'ijitihad, chiusero ossia la possibilità di elaborare nuove interpretazioni giuridiche. Le elaborazioni dottrinali e giuridiche delle varie scuole furono dall'ijitihad si passò al taqlīd, dei più autorevoli ritenute esaurienti e ossia all'imitazione mujtāhidin, ovvero interpreti delle varie scuole giuridiche. Ogni individuo può scegliere teoricamente a quale madhhab si vuole attenere anche discostandosi da quella più diffusa nel suo paese.

principi per l'applicazione della legge islamica I servono per moderare la rigidità delle fonti scritte e ottenere una giustizia più equa. Sono ammessi a seconda delle scuole giuridiche:

  • la ricerca del bene comune: istihsān (hanafita);
  • la necessità: darūra (hanafita);
  • la ricerca di ciò che è corretto: istislāh (malikita);

L'ammissibilità: ibāha (hanbalita); 'urf- la consuetudine locale: (ammessa in alcuni casi da tutte le scuole giuridiche).

Gli atti umani sono suddivisi in cinque categorie:

  • obbligatori: fard;
  • raccomandati: mandūb;
  • leciti: mubāh;
  • riprovevoli: makrūh;
  • vietati: harām.

Per quanto riguarda il comportamento del musulmano, i manuali di fiqh, codici di giurisprudenza, ibadāt, mu'āmalat, sono divisi in due parti: le ibadāt, cioè gli atti di culto, e le mu'āmalat, cioè gli obblighi sociali.

Nell'Islam non c'è distinzione tra religione e morale, legge ed etica, e il diritto si occupa dell'uno e dell'altro aspetto. Nell'Islam il posto della teologia è occupato dalla legge e dalla giurisprudenza.

La shari'a è l'espressione della volontà dell'uomo. La fiqh è la formulazione del volere di Dio, non La legge.

L'ortoprassi tende a regolamentare gli aspetti esteriori formali (zāhir) e non quelli interiori.

(bātin).ovvero l’agire concreto del fedele, è infatti predominante rispetto all’ortodossia. Esistono le hiyāl,cioè espedienti o possibilità di scelta di una fatwa o di parte di essa in modo che il risultato sia il piùfavorevole, e che le rigide norme della shari’a vengano conciliate con le esigenze sociali mutevoli.di Maometto recita infatti: “LeUn hadīth differenze tra i dotti della mia comunità sono una“Iddio desidera agio per voi, non disagio”benedizione” e il Corano recita: (11:158).arkān arkānI pilastri del culto (arkān al-islām o al-dīn o al-‘ibāda), detti anche pilastri dellareligione o pilastri dell’Islam, sono prescritti dal Corano ed esplicitati dalla sunna del profeta. NelCorano non c’è un passo dove vengono elencati tutti insieme. I dettagli relativi alla loro osservanzasono stati definiti solo dopo la morte di Maometto dando per scontato che venissero rispettati

DaMaometto e i suoi compagni. Sono ritenuti il requisito minimo indispensabile per potersi considerare musulmano praticante. Rappresentano il fondamento e il cardine dell'Islam. Non sono dogmi, credenze o concetti, ma azioni, comportamenti. Sono facilmente comprensibili; il fedele li deve compiere solo se si trova nella condizione di farlo.

Tutti i pilastri vanno compiuti in stato di purità spirituale, dopo abluzione parziale (wudū) o totale (ghusl) e la dichiarazione dell'intenzione dell'animo (niyya) di compiere quel determinato atto di culto. Questo perché i gesti rituali permettono di stabilire una relazione più stretta con Dio.

Solitamente, se una persona non può ritenersi pura, compie un'abluzione parziale consistente nell'avarsi gli avambracci, la bocca e le orecchie. All'esterno delle moschee o nei cortili esterni sono infatti presenti delle fontanelle o dei piccoli getti d'acqua.

Dove non c'è l'acqua, conta l'intenzione. In Arabia Saudita ad esempio, c'è poca acqua, ma molta sabbia. Si tasta quindi la sabbia con le mani e si compiono i gesti rituali richiesti dal wudū.

Le cause di impurità sono: il contatto con organi genitali, la perdita di conoscenza, l'atto della minzione e il sonno profondo. Se le cause di impurità sono più serie, viene compiuta un'abluzione totale. I motivi di impurità più gravi sono l'eiaculazione, il ciclo, il parto e il contatto con un cadavere. Di solito, è considerato contaminante qualsiasi emissione del corpo, gesto legato alla morte e ai rapporti sessuali e contatto con alcuni animali, come ad esempio maiali e cani.

La mano e il piede destro sono considerati puri, mentre la mano sinistra impura; per questo, un musulmano entra in moschea col piede destro, mangia con la mano destra e si lava con la mano sinistra. "Non c'è altro"

Dio che Dio e1) La shahāda (testimonianza di fede): con la semplice formula "La ilaha illa Allah, Muhammad rasul Allah" (Non c'è divinità all'infuori di Allah e Muhammad è il suo profeta), si entra nell'Islam. È pronunciata nelle più diverse occasioni della vita quotidiana. È pronunciata nell'orecchio dei nuovi nati e in quello del morente.

2) La salāt (preghiera rituale): è composta da un numero variabile di rakāt (cicli), da due a quattro. Si compie cinque volte al giorno a orari prestabiliti (due cicli di preghiera all'alba, quattro a mezzogiorno, tre al tramonto e quattro di notte) e laddove esiste dopo il richiamo del muezzin dal minareto. Ci si purifica, ci si rivolge verso la Mecca (qibla) e si compiono una serie di prostrazioni e inchini pronunciando alcune formule e versetti coranici. Ci possono essere cambiamenti quando si è ammalati o si sta viaggiando. Le donne con il ciclo non possono eseguirla perché considerate impure.

- La preghiera del venerdì

(jum'a): il venerdì a mezzogiorno si p
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Publisher
A.A. 2011-2012
5 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/01 Diritto privato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sandrauselli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dei paesi islamici e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Manduchi Patrizia.