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Rischio sociale e rischio ambientale
Il rischio sociale si basa su studi che minacciano coesione sociale, qualità di vita delle persone e possibilità di sopravvivenza, disoccupazione, povertà, criminalità ed emarginazione.
Il rischio ambientale si basa su studi in cui l'attenzione è posta sui possibili effetti dannosi che colpiscono popolazioni e ambienti in cui esse si collocano. Le cause del danno possono essere catastrofi naturali o effetti di trasformazione dell'ambiente ad opera dell'uomo.
La relazione tra rischio ambientale e società può essere spiegata mediante una serie di fasi. La prima fase è quella degli anni '50-'60. Nel 1949 l'Unione Sovietica fa esplodere la prima bomba atomica, nel 1951 gli USA lanciano il loro programma di test nucleari, seguiti da URSS, Gran Bretagna e Francia e nel 1954 una bomba all'idrogeno esplode all'atollo di Bikini. Nel 1967, vengono riversate 118.000 tonnellate di petrolio in mare.
L'impatto della Torrey Canyon contro una scogliera e nel 1969 si verifica lo scoppio di una piattaforma in California con il conseguente riversamento di petrolio. Nel 1962, Rachel Carson aveva pubblicato Silent Spring denunciando i danni dei pesticidi per l'ambiente e nel 1960 faceva la sua ascesa l'ambientalismo. La seconda fase è quella degli anni '70 che mostra i limiti dello sviluppo e vede l'ascesa di nuovi movimenti di protesta, la crisi energetica del '73 e dei sistemi di sicurezza sociale, e il sovrappopolamento. Nel 1972 a Stoccolma si svolge la prima conferenza mondiale sull'ambiente e nel 1973 la Comunità Europea avvia una propria politica ambientale. Si registrano una fuga di diossina da un impianto chimico a Seveso vicino Milano nel 1976, un incidente in una centrale nucleare negli USA nel 1978, e il trasferimento degli abitanti di Love Canal nel 1979 per aver scoperto di vivere sopra una discarica di pesticidi.
quella degli anni '80 caratterizzata da una società industriale che riacquista fiducia. La terza fase è quella degli anni '90 caratterizzata da una società del rischio. Le politiche hanno ridotto gli impatti ambientali e nuovi problemi attirano l'attenzione dell'opinione pubblica quali il cambiamento del clima, il buco nella fascia dell'ozono, la perdita della biodiversità, l'ingegneria genetica, l'inquinamento elettromagnetico, la gestione delle scorie radioattive e l'alimentazione. Le tre fasi della manifestazione del rischio sono la prevenzione, la gestione e la reintegrazione. La prevenzione è il momento in cui si può pensare al rischio come ad una potenzialità, probabilità di accadimento di eventi che non sono ancora attuali e che si ipotizza di poter evitare. In essa, si colloca il dibattito.sull'accettabilità sociale ed ecologica dei rischi individuati e quello relativo ai criteri da usare per la sua valutazione. La gestione si colloca in un momento in cui è imminente una decisione ritenuta connessa all'attivazione di fonti di pericolo, o che assume che certe categorie di eventi negativi siano già in parte attuali e che si tratti di minimizzarne le conseguenze rimuovendone le cause. Centrale è il momento della comunicazione del rischio. La reintegrazione guarda gli eventi indesiderabili come a fenomeni già accaduti, che hanno già operato danni e distruzioni. Le tre fasi sono quasi sempre compresenti e sono caratterizzate da continui processi di feedback. Emergenza idrica in Sardegna L'emergenza idrica in Sardegna è causata dalla riduzione di apporti naturali che hanno riguardato il meridione dell'isola, l'area urbana di Cagliari e il Campidano irriguo. L'idrologia della Sardegna ècaratterizzata dalla molteplicità del sistema imbrifero e deflusso araggiera, ripartizione diseguale delle risorse, ripartizione territoriale diseguale dei consumi e delladomanda, spopolamento e sistema insediativo a ciambella. Le dighe sono 34. La capacità totale è di circa due milioni; quella autorizzata è poco più di 1,5 milioni di m .
Le regioni mediterranee e la Sardegna sono caratterizzate da sistemi idrici con un elevato indice distress. Il rapporto tra acqua usata e risorsa media rinnovabile per i bacini utilizzati è superiore al 50%; a livello annuale, biennale e triennale tale rapporto può superare l'unità.
L'emergenza idrica inizia con una evoluzione del clima a cui segue un riscaldamento dell'atmosfera e crollano le precipitazioni; di conseguenza, si avrà la siccità e immediatamente una penuria d'acqua. Ci sarà una crisi nel settore agricolo e una restrizione.
delle risorse idriche ha trasformato una risorsa di per sé rinnovabile in una risorsa scarsa perché il consumo eccede le capacità di ricostituzione. Un altro problema è quello della gestione dell'acqua; la gestione è frammentata fra vari enti, manca una gestione globale della risorsa che stabilisca un legame tra la quantità e qualità dell'acqua, ambiente e sviluppo economico e vi è una grande dispersione di risorse. È assente unaconnessione tra sistemi tra il nord e il sud dell'isola. Quest'ultima è priva di adeguate infrastrutture e le condotte stanno andando perdendosi per l'invecchiamento delle strutture. Le tariffe pubbliche non riflettono il valore complessivo dell'acqua.
Il consumo domestico è il settore più importante dal punto di vista della domanda con qualità e quantità costanti difficilmente comprimibili; il consumo medio pro capite giornaliero nelle città attorno ai 200 litri. In alcuni paesi, specie in quelli musulmani, c'è una vera e propria cultura dell'acqua secondo la quale l'acqua è dono di Dio. Al contrario, nei paesi occidentali, tra i comportamenti consolidati esiste un uso dell'acqua anche quando non si dovrebbe.
L'assenza di un adeguato sistema di tariffazione induce un consumo eccessivo e improprio dell'acqua. Altre cause reali di questa scarsità sono
da ritrovarsi nella scarsa attenzione a un utilizzo oculato della risorsa e l'assenza di criteri finalizzati ad incentivare il risparmio.
L'emergenza idrica è un esempio di rischio ambientale dovuto all'azione dell'uomo.
L'addensamento urbano, la crescita demografica, l'abbandono delle zone agricole meno fertili e delle agricolture tradizionali determinano la crescente necessità di una produzione agricola specializzata, e il bisogno di più cibo richiede a sua volta più acqua per la sua coltivazione.
Il rischio ambientale è generato da decisioni tecniche e progetti contestualizzati pensati in vista di un beneficio, che possono influenzare eventi futuri con esiti non del tutto calcolabili e prevedibili a causa dell'aumentata complessità del rapporto dei sistemi sociali con il loro ambiente, e in ragione dell'elevato numero di fattori concomitanti di cui bisognerebbe tener conto nella fase di previsione.
I campi dell'analisi del rischio ambientale sono quelli finalizzati all'intervento sui rischi, sulla sostenibilità e sull'inclusione progettuale. Il contesto socio-ambientale e socio-culturale sono importanti fronti da considerare. Fronte all'emergenza idrica sono necessari interventi come le nuove opere di captazione e interventi volti a migliorare la qualità e l'utilizzazione delle risorse esistenti, nonché il recupero dei reflui di origine civile. In particolare, in Sardegna, si evidenzia il decadimento qualitativo delle acque nei laghi Flumendosa e Mulargia, il progetto infrastruttura idraulica nella diga del basso Flumendosa e il recupero e riutilizzo dei reflui urbani in agricoltura nel Campidano meridionale. Nell'individuazione di modalità più adeguate di gestione dell'acqua, il progetto CatchWater rappresenta un contributo significativo. Lo scopo è quello di considerare il ciclo dell'acqua nella sua interezza e include diverse esperienze in atto.gestione dell'acqua in paesi con caratteristiche climatiche e ambientali molto diverse tra loro, come Francia, Gran Bretagna, Israele, Spagna e Italia. A tale progetto, partecipano università, agenzie pubbliche, organizzazioni, enti statali e compagnie industriali. In Sardegna, venne avviato nel 1995 con la determinazione della qualità chimico-fisica e microbiologica delle acque effluenti dall'impianto di depurazione di Cagliari; è proseguito con l'individuazione delle tecniche più adatte di trattamento terziario del refluo mediante la sperimentazione su impianto pilota al fine di salvaguardare lo stato di qualità ambientale del lago Simbirizzi; è stato portato avanti con la verifica dell'impianto di irrigazione con acque reflue depurate sui suoli del Campidano meridionale, e si è concluso con l'indagine sulla percezione e recettività pubblica del riutilizzo di acque reflue depurate. I reflui diCagliari sono caratterizzati da un’elevata concentrazione di cloruri derivante dagliall’impianto di trattamento di Is Arenas. I refluiingressi di acqua salata lungo la condotta adduttricepossiedono un tenore di nutrienti compatibile con lo stato trofico del lago Simbirizzi che impone uncontinuo monitoraggio del carico di nutrienti, sia nei reflui in ingresso che nello stesso lago, e basseconcentrazioni di metalli pesanti e microinquinanti organici tipici degli scarichi civili.
Nel settembre ’99 sono stati campionati cinque suoli, due dei quali del Comune di Sestu, due di SanSperate e uno di Quartu Sant’Elena. Ogni campione in laboratorio, è stato monitorato con unsistema di alimentazione a pioggia, una pompa peristaltica, un riflettometro TDR, un sensore permisure di pressione, un PC e un software specifico, sviluppato dall’università di Napoli.
Per quanto concerne l’impatto delle acque reflue depurate sui suoli, sono state effettuate
delle indagini su aspetti quali le proprietà idrauliche dei flussi idrici e il trasporto dei soluti, il potenziale inquinamento chimico e microbiologico della falda, accumulo di inquinanti nei suoli e