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La sociologia e la pianificazione territoriale
Mills chiama "immaginazione sociologica". Il secondo livello consiste nel tentativo di interpretare fenomeni specifici, attraverso un'analisi empirica condotta per mezzo di metodologie appropriate. Il terzo livello, infine, riguarda in particolare gli ambiti in cui si manifestano processi talmente innovativi, che rendono impossibile il ricorso a schemi interpretativi già consolidati.
Capitolo 2: Pianificazione territoriale e contributi sociologici
Nella seconda metà del XX secolo, il rapido logoramento dei modelli di piano affermatisi negli anni '60. Oggi sono in atto fondamentali cambiamenti in relazione alla concezione stessa del ruolo della pianificazione. Oggi l'attività di piano viene intesa come un tentativo di intervento su processi di trasformazione territoriale già in atto. La pianificazione non deve essere concepita solo come un'attività strettamente legata al controllo dell'uso del suolo. Diventa sempre più rilevante.
ma di grande rilevanza. Tra questi possiamo citare la sostenibilità ambientale, la riduzione delle disuguaglianze sociali, lo sviluppo economico sostenibile, la tutela del patrimonio culturale e la promozione della partecipazione democratica. La collaborazione interdisciplinare è fondamentale per affrontare questi temi complessi, in quanto richiede l'integrazione di conoscenze e competenze provenienti da diverse discipline. Ad esempio, per affrontare la questione della sostenibilità ambientale è necessario coinvolgere esperti di scienze ambientali, economia, sociologia e diritto. La collaborazione interdisciplinare presenta anche delle sfide, come la necessità di superare barriere linguistiche e culturali, di conciliare diversi approcci metodologici e di gestire conflitti di interesse. Tuttavia, i vantaggi che ne derivano sono numerosi, come la possibilità di ottenere una visione più completa e approfondita dei problemi, di generare soluzioni innovative e di favorire l'apprendimento reciproco tra i diversi attori coinvolti. In conclusione, la collaborazione interdisciplinare è essenziale per affrontare le sfide complesse che caratterizzano la società contemporanea. Attraverso l'integrazione di conoscenze e competenze provenienti da diverse discipline, è possibile sviluppare soluzioni più efficaci e sostenibili, promuovere la partecipazione democratica e favorire lo sviluppo armonioso delle comunità locali.taloraricorrenti in più di una intervista. Tra questi, le ondate migratorie e il loro impatto sulla società, la rigenerazione delle periferie urbane e dei centri dell'hinterland dei poli industriali. Il compito del sociologo è stato quello di indagare le percezioni dei residenti a proposito della qualità e dei valori simbolici dei luoghi. Un altro tema di collaborazione è quello della identificazione delle risorse e delle identità connesse ai luoghi, in una prospettiva di sviluppo locale. La divisione del lavoro tra sociologo e pianificatore/urbanista La divisione del lavoro tra esperti di diversa estrazione vede posizioni avverse; ad un estremo vi sono gli atteggiamenti di chi afferma una distinzione netta tra scienze sociali e discipline progettuali e, dall'altro estremo, vi è chi sostiene che ogni barriera tradizionale tra ambiti disciplinari corrisponde ad un paradigma superato. Si avvicina al primo estremo chi insiste sullaContrapposizione tra approccio critico e approccio progettuale. Questo orientamento non nega l'utilità della collaborazione, ma tende a collocare l'apporto del sociologo in momenti specifici del processo di pianificazione.
All'estremo opposto, troviamo le posizioni che sostengono la necessità di abbattere gli steccati esistenti tra i campi specifici. Alla base di una collaborazione tra studiosi di diversa estrazione disciplinare, deve esistere una condivisione profonda del progetto di ricerca. Deve emergere anche la figura di un generalista, che deve riuscire a dialogare con tutte le discipline.
Le prospettive future della collaborazione
Per quanto concerne l'indicazione dei temi, su cui i pianificatori/urbanisti ritengono che nell'immediato futuro dovrà esprimersi l'impegno del sociologo, vengono evidenziati diversi nodi problematici; quello relativo alle nuove forme di povertà e di emarginazione, i cambiamenti in atto nelle strutture familiari.
nel rapporto tra le donne, i bambini e la città; i temi relativi alla deurbanizzazione. Un aspetto ricorrente è quello che riguarda la possibile funzione del sociologo come interprete delle esigenze delle comunità locali. Emerge la convinzione diffusa che il compito dell'urbanista sia essenzialmente quello di interloquire con i rappresentanti politici della comunità interessata dal processo di pianificazione, mentre spetti a questi ultimi di stimolare la partecipazione più allargata della popolazione. Nuovi campi di collaborazione interdisciplinare Un'indicazione di potenziali campi di lavoro congiunto viene espressa in particolare da tre campi problematici che il dibattito urbanistico italiano, ma non solo, ha posto in risalto nel periodo recente. Essi riguardano il campo della pianificazione strategica, quello dei piani a forte valenza ambientale e le politiche integrate per la rigenerazione di aree urbane fisicamente degradate e socialmente.problematiche.
La pianificazione strategica
In molti paesi esiste una distinzione abbastanza netta tra due livelli della pianificazione: quello "strategico" e quello "operativo. Questa distinzione non esiste in Italia, perché nel nostro paese la pianificazione urbanistica e territoriale continua ad avere come base la legge del 1942, dove è prevalente la dimensione normativa e operativa, mentre quella strategica è stata affidata a piani di carattere regionale o sovralocale che, sino ad ora, hanno rivelato scarsa incisività. La pianificazione strategica è un'attività che ha lo scopo di orientare in una certa direzione la produzione dell'ambiente fisico. I piani strategici individuano le direttrici verso cui si intende indirizzare lo sviluppo di un'area. Per contro, la pianificazione operativa si propone di fissare criteri e regole per la progettazione dello spazio urbano ed è diretta a rendere possibili la
decisione su ipotesi di trasformazione del contesto fisico. Dagli anni 60 ad oggi, si è assistito ad un significativo cambiamento nella definizione dei significati attribuiti all'azione pianificatoria. Alcuni autori distinguono tre successive "generazioni" di piani strategici. - La prima (anni 60-70) può essere definita "pianificazione sistemica", in quanto attribuisce forte importanza alla regolazione dei sistemi territoriali in un'ottica razional-comprensiva. - La seconda (anni 80) è la cosiddetta "pianificazione di matrice aziendale", la quale cerca di trasferire strumenti di programmazione usati nelle grandi imprese al campo della pianificazione territoriale. - La terza generazione (anni 90) è quella dei piani di impronta "reticolare e visionaria". Il primo termine indica che nella definizione del piano sono coinvolti i diversi centri decisionali. Il secondo termine, invece, suggerisce che il piano èinteso come un mezzo per definire una visione di un futuro desiderabile, condiviso da unamolteplicità di attori. Nei piani recenti, il pianificatore assume un ruolo meno tecnico egli, infatti, deve anche impegnarsi per la costruzione del consenso intorno ad una specifica visione del futuro. In Italia uno dei primi centri ad aver seguito una via analoga è Torino. L'oggetto del patto è la definizione di linee di sviluppo della città nella prospettiva di una valorizzazione del suo ruolo nella scala internazionale. Le fasi di svolgimento del processo sono essenzialmente tre. Nella prima (conoscitiva) è stata prodotta, grazie ad un gruppo di esperti, coordinati dal sociologo Arnaldo Bagnasco, una diagnosi su diversi aspetti della situazione socioeconomica, culturale e ambientale della città, accompagnata da previsioni sulle possibili dinamiche future. Questo lavoro ha consentito di individuare alcuni obiettivi generali. Nella seconda fase (propositiva)È stato costituito un gruppo di discussione e di proposta per ogni obiettivo, che ha raccolto esperti, operatori sociali ed economici, professionisti ecc. Un Comitato scientifico, che presiede all'intero progetto, ha aggiunto ulteriori proposte e ha curato la loro raccolta. Nella terza fase (programmatica e operativa) si è proceduto alla rielaborazione delle proposte e la stesura di un documento finale. La firma del patto è avvenuta nel corso di una cerimonia svoltasi il 29 febbraio del 2000 e ha come orizzonte temporale il 2010. Il piano è strutturato secondo 6 linee strategiche: - Sistema internazionale: trasporti e infrastrutture, rapporti internazionali - Governo metropolitano: governance e servizi per l'area metropolitana - Formazione e ricerca: università e politecnico, ricerca applicata, formazione e lavoro - Imprenditorialità e occupazione: sostegno all'imprenditorialità, innovazione - Cultura, commercio, turismo e sport: patrimoni e attività culturali.il riconoscimento dell'importanza dell'ambiente nella pianificazione territoriale e l'inclusione di piani a forte valenza ambientale. Questi piani possono essere di diversi tipi: a) Piani monotematici o settoriali: si concentrano su un singolo aspetto ambientale, come la gestione delle foreste, il risanamento idrico o la gestione di un bacino. b) Piani di protezione speciale: riguardano aree naturali protette, come i parchi naturali, e hanno l'obiettivo di preservare e tutelare l'ambiente. c) Piani paesistico-ambientali: sono previsti dalla legge 431/1985 e si occupano della tutela e valorizzazione del paesaggio e dell'ambiente. Tuttavia, in Italia esiste una confusione delle competenze e delle responsabilità nella pianificazione territoriale, che rende difficile una gestione efficace dell'ambiente. Inoltre, si stanno facendo tentativi di interpretare la pianificazione territoriale in modo "ecologicamente orientato", cioè tenendo conto delle esigenze ambientali. Questi sono solo alcuni dei livelli di risposta della cultura urbanistica alle sfide poste dalla questione ambientale.Rappresentato da un'attenzione sempre più diffusa per aspetti connessi alle tematiche ambientali (come la sistemazione delle aree verdi, la difesa dall'inquinamento).
Il secondo livello, invece, è quello in cui si collocano alcuni tentativi di ripensare in profondità il nesso tra ambiente e società locale. Il compito è più impegnativo, in quanto implica, da un lato, una visione più ampia e non settoriale dell'ambiente, e, dall'altro lato, una concettualizzazione che evidenzi la coevoluzione tra l'ambiente stesso e le forme sociali che su di esso insistono.
La pianificazione caratterizzata in senso ambientale, dunque, assume l'ambiente come risorsa e come modo di pensiero locale; l'analisi interpretativa delle specificità di ogni luogo deve cercare di mettere in risalto le norme su cui fondare il piano.
Da Alberto Magnaghi e della Scuola di Firenze, lo spazio è visto come una rete di insediamenti.
iale di Ecopolisi è caratterizzata da una forte consapevolezza ambientale e da un'impronta ecologica ridotta al minimo. Gli abitanti di Ecopolisi vivono in armonia con la natura, utilizzando fonti di energia rinnovabile, riducendo al minimo l'utilizzo di risorse non rinnovabili e adottando pratiche sostenibili in tutti gli aspetti della loro vita quotidiana. La città è progettata in modo da massimizzare l'efficienza energetica e ridurre l'inquinamento. Gli edifici sono costruiti con materiali ecologici e sono dotati di sistemi di raccolta e riciclo dell'acqua piovana. I trasporti pubblici sono incentrati su mezzi a basso impatto ambientale, come biciclette e veicoli elettrici. Gli abitanti di Ecopolisi sono fortemente impegnati nella conservazione della biodiversità e nella protezione degli ecosistemi locali. Sono promosse attività di educazione ambientale e di sensibilizzazione per la tutela dell'ambiente. Inoltre, la città ospita numerosi parchi e aree verdi, che fungono da polmoni verdi e luoghi di svago per i cittadini. La tecnologia delle telecomunicazioni svolge un ruolo fondamentale nella vita di Ecopolisi. Grazie a essa, gli abitanti possono comunicare tra loro in modo rapido ed efficiente, condividendo informazioni e idee per migliorare costantemente la qualità della vita nella città. Inoltre, la tecnologia è utilizzata per monitorare costantemente l'impatto ambientale della città e per adottare misure correttive quando necessario. In conclusione, Ecopolisi rappresenta un modello di città sostenibile, in cui la natura e la tecnologia si integrano armoniosamente per creare un ambiente vivibile e rispettoso dell'ambiente.