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Migrazione dei Rumeni in Italia
Per i Rumeni è più conveniente dal punto di vista economico migrare in Italia. Nel Lazio e nelle regioni industrializzate del Nord Italia si trova la più alta concentrazione di Rumeni. Le donne sono quelle che migrano di più: vengono impiegate in mansioni quali badanti per persone anziane e baby-sitter.
Tra il 1992 e il 2002 prese avvio in un villaggio nella parte sud-orientale della Romania, un processo di invecchiamento della popolazione. Gli abitanti del villaggio erano cattolici protestanti. Nel 1985 la Romania acconsente allo svolgimento del primo Congresso Internazionale degli zingari. Dopo il crollo del regime comunista, il termine rom è molto in uso in Romania. Gli zingari arrivarono nel XV secolo. Rom per gli zingari significa uomo. Nel 1864 ci fu la liberazione dalla schiavitù degli zingari. Il tasso di natalità delle donne zingare è più alto di quello delle donne rumene. All'età di vent'anni il 90% delle donne rumene è già sposato.
donne zingare ha almeno un bambino. Le famiglie zingare sono costituite da una struttura familiare di tipo patriarcale. Nei primi anni '90 l'emigrazione ha colpito soprattutto la Transilvania, regione occidentale e centrale della Romania caratterizzata da una forte presenza di cattolici. Le persone coinvolte in questo processo sono solo adulte comprese nella fascia d'età 20-30 anni; i bambini e gli anziani restano in patria. I bambini che restano in patria e che vengono affidati ai nonni o ai parenti sono circa 20.000. Ciò produce delle conseguenze devastanti per ciascuno di essi. Nel 2007, l'Ospedale di Targu Neamt si è occupato di 5.000 bambini nel reparto psichiatrico per crisi depressive. Solo il 15% dei bambini supera il trauma. Alcuni si suicidano, persino bambini compresi nella fascia d'età 8-9 anni. Le donne che emigrano hanno un'età media di 31 anni, mentre gli uomini hanno un'età media di 30 anni. Sia che sivista economico, l'emigrazione rumena ha avuto un impatto significativo sull'economia del paese. I migranti inviano regolarmente denaro alle loro famiglie in patria, contribuendo così al sostentamento delle stesse. Inoltre, molti di loro acquisiscono nuove competenze e conoscenze all'estero, che possono poi essere utilizzate per sviluppare l'economia rumena una volta che decidono di tornare. Tuttavia, l'emigrazione ha anche alcuni effetti negativi. La fuga di cervelli, ovvero la perdita di professionisti altamente qualificati, può rallentare lo sviluppo del paese. Inoltre, l'emigrazione può portare a una carenza di manodopera in alcuni settori, come la sanità e l'istruzione. In conclusione, l'emigrazione rumena è un fenomeno complesso che ha impatti sia positivi che negativi sul paese. È importante trovare un equilibrio tra la libertà di movimento delle persone e la necessità di sviluppare l'economia e il benessere sociale in patria.Vista economico, ci sono 25.000 piccole-medie imprese italiane in Romania. Il governo rumeno chiede ai propri migranti di fare ritorno in patria in quanto quest'ultima viene attraversata da investimenti stranieri che potevano essere dei rumeni se avessero disposto di maggiore capitale. Il governo rumeno non si preoccupa molto delle statistiche riguardanti le migrazioni. Chi si preoccupa di più sono i paesi di accoglienza.
Il fatto che una donna faccia ritorno in patria o non lo faccia dipende dal grado di istruzione. La differenza della mentalità di generazioni diverse di persone sta nel passaggio da un regime comunista di tipo paternalista a uno liberale di economia di mercato.
Per quanto riguarda la città di Iaşi situata al nord-est della Romania, l'emigrazione da questa città è via via aumentata di anno in anno. Nel 1990 partivano soprattutto cittadini tedeschi residenti in Romania. Nel 2005, una parte significativa della popolazione di Iaşi migra verso l'Italia.
Il 68,5% è una piccola percentuale in America, Spagna e Africa. Molte donne giovani migrarono in Giappone e nell'estremo oriente della Russia per incrementare il mercato della prostituzione.