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La vicinanza al mercato non garantisce però la produzione di merci di valore: alcune località

lontane dai mercati sono aree agricole altamente sviluppate a causa di particolari condizioni

climatiche. Un esempio è l’agricoltura mediterranea che si caratterizza di prodotti del vigneto,

dell’uliveto, gli agrumi, gli ortaggi, frutta polposa e secca. Altro esempio è l’agricoltura di 14

piantagione. Nelle economie pianificate anche tutto ciò che riguarda il mondo agricolo è deciso

dallo Stato.

7.3 Attività primarie: sfruttamento delle risorse

Il settore primario comprende anche attività economiche quali la pesca, la selvicoltura e

l’estrazione mineraria e il loro sviluppo dipende dallo sfruttamento delle risorse conosciute. La

pesca, la selvicoltura e la caccia di animali da pellicci sono attività economiche di raccolta basate

sullo sfruttamento di risorse rinnovabili. Le attività nelle miniere e nelle cave sono attività estrattive.

La pesca è molto importante perché il pesce è un elemento fondamentale dell’alimentazione

dei Paesi sia sviluppati che in via di sviluppo; la fornitura annuale di pesce deriva dalla pesca nelle

acque interne, dall’allevamento ittico e dalla pesca marittima. La pesca è praticata in modo

massiccio nel pacifico nord-orientale e nell’Atlantico nord-occidentale. la pesca indiscriminata non

soggetta a regolamentazione deriva dalla credenza che i mari siano una proprietà comune, senza

che nessuno si occupi della loro tutela e conservazione: questa è una conseguenza della tragedia

dei beni comuni, ossia la condizione per cui quando una risorsa è aperta a tutti ciascun fruitore ne

fa ciò che vuole. Un sistema per l’incremento delle scorte di esce è l’acquacoltura, ossia

l’allevamento controllata di pesce in bacini naturali o artificiali.

Le foreste costituiscono un’area più ristretta come fonte di materie prime industriali; le foreste

di interesse commerciale si riducono a due vaste aree: la foresta di legno dolce del nord è la più

ampia e continua e si estende intorno alla Scandinavia attraverso la Siberia e il Nordamerica; la

foresta di legno duro delle pianure tropicali vengono sfruttate per produrre combustibili vegetali e

carbonella. La produzione di legno è destinata al consumo industriale e al consumo diretto o alla

produzione di carbonella.

Il commercio di pellicce è molto antico, ma la loro produzione è soggetta a rigide

regolamentazioni dell’Unione Europea che vieta l’importazione di pelli di foca provenienti da Paesi

che usano le trappole e la tagliola. In alcune zone la cattura degli animali da pellicci è ancora

fondamentale per il sostentamento, mentre in altre zone questo è stato sostituito dagli allevamenti

di animali da pelliccia.

Le attività estrattive sono utili solo quando lo sviluppo tecnologico le necessità economiche

rendono possibile una tecnica più sofisticata di esplorazione delle risorse della terra: i minerali non

sono uniformemente distribuiti ma la loro accessibilità ha permesso lo sviluppo rapido

dell’industria. La produzione della maggior parte dei minerali metallici è condizionata dalla quantità

disponibile, dal tenore metallico del minerale e dalla distanza dei mercati.

8. Mezzi di sussistenza ed economia: dai colletti blu ai colletti oro

8.1 Componenti dell’economia spaziale

Gli stadi successivi al primario si sviluppano in maniera non connessa alle caratteristiche

fisiche del territorio, ma in base a influenze economiche e culturali. Come punto di partenza teorico

dobbiamo accettare che l’uomo è razionalmente economico, nel senso che alla luce di diverse

considerazioni sceglie di localizzare la produzione, la lavorazione e l’acquisto nel luogo più

vantaggioso e redditizio; tuttavia le scelte sono anche dettate da fattori emozionali, che comunque

non conducono quasi mai a scelte folli. Nelle economie di mercato la scelta migliore è determinata

dai meccanismi di mercato, che si fondano sul prezzo determinato dalla domanda dell’offerta. Si

parla di equilibrio di mercato quando la domanda è colmata dall’offerta e si soddisfano le esigenze

sia dei consumatori che dei produttori.

8.2 Attività secondarie: manifatture

In seno alla domanda, la localizzazione è migliore dove c’è una buona distribuzione della

popolazione e della capacità di acquisto; il versante della domanda deve tenere conto di più

variabili, quali il costo delle materie prime, la manodopera, il costo dei carburanti per il trasporto. 15

Le attività secondarie si occupano della trasformazione delle materie prime in prodotti finiti che

acquisiscono quindi un valore aggiunto: in questo processo viene impiegata energia e lavoro

standardizzato. Il problema che ci si pone è dove deve avvenire questa trasformazione e la scelta

deve tenere in considerazionei i principi di localizzazione:

• Alcuni costi produttivi delle manifatture sono costi fissi, ossia non variano in base alla

localizzazione;

• Alcuni costi di produzione sono spazialmente variabili e influiscono quindi sulla localizzazione

di una manifattura;

• L’attività economica mira alla massimizzazione dei profitti, quindi in un ambiente economico a

piena competitività si avrà un maggior profitto se la produzione è localizzata nella zona di

minor costo totale;

• I costi fissi non incidono sulla scelta di una localizzazione o di un’altra, mentre i costi variabili

si;

• I costi di trasporto sono variabili e quindi sono un importante orientamento per la scelta di

localizzazione;

• Le imprese individuali sono quasi sempre in interdipendenza con altri ambienti manifatturieri e

quindi il collegamento tra le aziende può spingere a situarle in agglomerati dove è più facile

ricevere le materie prime dai fornitori.

Attualmente sono poche le manifatture che hanno realmente a che fare con prodotti grezzi, in

quanto si tende a trasformarli subito in modo da togliere subito eventuali scarti che sarebbero

prodotti nelle trasformazioni successive. Alcuni settori sono orientati verso le materie prime in

quanto è più facile portare sul mercato un prodotto già raffinato e stabilizzato piuttosto che uno con

parti destinate allo scarto che ne fanno calare il valore. Gli impianti spesso vengono ubicati in zone

intermedie in quanto spesso combinano l’uso di due materie prime. Anche le risorse energetiche

possono condizionare la localizzazione degli impianti in quanto alcune di esse sono inamovibili, ma

indispensabili per alcune produzioni. Anche la manodopera è una variabile spaziale e prima veniva

considerata in relazione ai criteri di prezzo, specializzazione e quantità, mentre ora un parametro

molto importante è la flessibilità. Le merci si producono per soddisfare una domanda e l’attrazione

del mercato è espressione del costo di movimentazione del materiale: l’attrazione verso una sede

vicina ai consumatori per minimizzare i costi di trasporto è un chiaro orientamento verso il mercato.

L’industria moderna è legata e inseparabile dai sistemi di trasporto, altrimenti si potrebbero

avere solo sistemi di sussistenza locali. Il trasporto su vie navigabili è il più economico per lo

spostamento di merci a lunga distanza; stesso discorso vale per le ferrovie che però hanno

percorsi fissi e fanno più fatica ad adattarsi ai mutamenti dei modelli di localizzazione; i camion

hanno cambiato un po’ il panorama che si aveva con il trasporto ferroviario; oleodotti e gasdotti

sono indispensabili per i trasporti di liquidi e gas; il trasporto via aerea riveste un ruolo quasi nullo

nella scelta della localizzazione. I trasporti non sono da considerarsi solo in funzione della

distanza, ma anche a riguardo dei tassi di nolo che considerano le tariffe per i carico, il trasporto

e lo scarico delle merci: più un prodotto è elaborato e di valore, più i tassi di nolo sono elevati. Per

questo motivo nelle economie sviluppate le aziende che producono prodotti destinati

immediatamente al mercato preferiscono essere vicine ai mercati di sbocco. I trasporti devono

anche sopportare dei costi fissi, dei costi terminali quali le spese di carico/imballo/scarico e costi di

percorso relativi all’effettivo spostamento dei beni. Solitamente i lunghi trasporti costano meno dei

trasporti brevi, anche se esistono eccezioni a questa considerazione: i punti di rottura del carico

sono punti in cui i carichi devono cambiare vettore di trasporto. Talvolta alcune aziende di trasporti

concedono a un produttore un privilegio in transito, nel senso che si occupano dello spostamento

della materia prima dalla produzione al mercato facendo tappe intermedie negli stabilimenti per la

trasformazione di questa, il tutto a una tariffa agevolata.

Il problema della localizzazione degli impianti può essere affrontato sotto tre ottiche diverse:

• Teoria del minor costo

La localizzazione di un impianto è ottimale se si minimizzano i costi di trasporto, manodopera

e agglomerazione (raggruppare individui e attività per un vantaggio reciproco): in questo modo 16

dovrebbero crearsi economie di agglomerazione, ma talvolta si creano anche delle

diseconomie. Per controllare questi principi, Weber formula degli assunti di controllo: l’area è

uniforme dal punto di vista fisico, culturale e politico; viene prodotto un unico prodotto per un

unico mercato; gli input sono materi prime provenienti da luoghi diversi; la manodopera è

illimitata e immobile; i trasporti non sono fissi, ma collegano partenza e arrivo per la via più

breve.

• Teoria dell’interdipendenza delle localizzazioni

La localizzazione di altre imprese dello stesso tipo influenza la localizzazione delle altre

imprese dello stesso tipo. La reattività del prezzo, ossia l’elasticità della domanda, incoraggia

la dispersione industriale.

• Teoria della massimizzazione dei profitti

La scelta migliore per la localizzazione di un’attività produttiva è dove c’è il maggiore profitto

netto. Si propone di impiegare il principio di sostituzione per cui alla diminuzione di un fattore

produttivo ne aumenta un altro. Il margine spaziale di profittabilità indica l’area entro quale è

possibile operare con profitto.

Bisogna tener conto però che nel processo industriale non esistono solo le catene di montaggio

standardizzate, ma si sono fatti spazio anche nuovi metodi di produzioni, magari volti a produzioni

più di nicchia non standardizzate. Con il termine economie di agglomerazione o economie

esterne si evidenziano i vantaggi derivanti dal raggruppamento di diverse attività industriali in una

singola area, grazie

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
36 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher EriErica93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia urbana e regionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Gavinelli Dino.