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Spazio drammatico, spazio postdrammatico
In generale si può dire che il teatro drammatico deve privilegiare lo spazio di dimensioni medie. Gli spazi molto grandi così come quelli molto piccoli sono tendenzialmente pericolosi per il dramma. È questo a renderli atti a quella sicurezza dei confini nell'emissione e ricezione dei segni, di cui c'è bisogno perché avvenga il processo di identificazione tra emittente e ricevente identici tra loro. Un teatro in cui la percezione non è dominata dalla trasmissione di segni e segnali, ma piuttosto da quello che Jerzy Grotowsky definiva "la prossimità degli organismi viventi", si opponeva alla distanza e all'astrazione fondamentali per il dramma. Riducendo la distanza tra attori e spettatori tanto che la prossimità fisica e psicologica copra il significato mentale, si crea uno spazio di tesa dinamica centripeta, in cui il teatro diventa un momento di condivisione.
Energie invece che di trasmissione di segni. Questo può essere uno spazio che, semplicemente in base alla sua gigantesca grandezza, supera o sovradetermina tutti gli altri elementi, si sottrae a una visione d'insieme, di cui è esempio il famoso Orlando Furioso di Luca Ronconi. Diventò uno dei grandi eventi di fama mondiale del cosiddetto teatro totale, presto diffusosi ovunque.
Ciò che accomuna tutte le forme spaziali aperte al di là del dramma è che esse consentono allo spettatore di essere più o meno attivo, di essere più o meno partecipe in quanto co-attore.
Se il confine tra vissuto reale e fittizio si confonde, questo ha grandi conseguenze per la comprensione dello spazio teatrale: esso, da spazio metaforico-simbolico diventa spazio metonimico. La figura retorica della metonimia produce la relazione e l'equivalenza tra due grandezze date, non come la metafora che sottolinea le analogie.
Di contro nel teatro psotdrammatico
lo spazio torna a essere una parte del mondo, anche se messo in rilievo, ma concepito come qualcosa che continua ad appartenere al continuum del reale: un segmento spazio-temporale delimitato, ma al tempo stesso parte in continuità e quindi frammento della realtà della vita. Il teatro di Wilson è esemplare in quanto teatro a effetto tableau. Non a caso a questo proposito è stata spesso citata la tradizione del tableau vivant. Un quadro ha una cornice e il teatro di Wilson è un esemplare teatro della cornice: ogni cosa inizia e finisce qui, un po' come nell'arte del barocco, con un incorniciamento. Troviamo un'altra forma di spazio scenico nei lavori di Jan Lauwers. Qui i corpi, i gesti, le posizioni, le voci e i movimenti vengono sottratti al loro continuum spazio-temporale. La scena non è organizzata come un campo omogeneo, ma costituita da campi agiti in modo alternato e sincrono, segnati dall'uso di luci.Il teatro postdrammatico è caratterizzato da una molteplicità di spazi. A differenza del teatro con fondamenti epici, gli accadimenti che avvengono in diverse zone del palco non sono collegati da una cornice narrativa continua. Il montaggio scenico crea una percezione simile a quella del montaggio cinematografico.
I media consentono molte altre forme di spazio multiplo: gli eventi possono accadere in un altro spazio, che è in relazione con la scena. In casi estremi, gli spettatori non vedono direttamente gli attori, ma ricevono immagini video trasmesse da altri spazi. Questo concetto è esplorato in alcune opere di John Jeserun, così come in allestimenti sperimentali con barriere visive e trasmissione di suoni e immagini.
Al contrario, lo spazio teatrale postdrammatico stimola connessioni percettive imprevedibili. Incita alla lettura e all'immaginazione, anziché alla registrazione e all'archiviazione di dati.
d’informazione, insegna una nuova arte dello sguardo, il guardare come un atto della costruzione libera e attiva, della connessione rizomatica. In Pina Bausch lo spazio è esso stesso un attore autonomo, al lavoro con il danzatore: in Café Müller sono le sedie, rovesciate via via dai movimenti violenti e passionali, a diventare ambiente. L’intero spazio sembra diventare un corpo, quando i rumori prodotti dai corpi umani, o la vita interiore organica riempiono lo spazio. Così il battito del cuore dei danzatori viene amplificato con un amplificatore del battito cardiaco oppure le loro forti inspirazioni ed espirazioni potenziate per mezzo di un microfono, risuonano nello spazio. Al di là dei consueti spazi teatrali ci sono possibilità definite con un’espressione che proviene originariamente dalle arti figurative: site specific theatre. Il teatro si mette alla ricerca di un’architettura o di una qualche località, ma perchéIl teatro stesso può essere reso espressivo dal teatro. Lo spazio si presenta, esso diventa uno degli attori. Esso non è travestito, ma rivelato.
Tempo
Il teatro conosce la dimensione temporale propria della messinscena. A questo tempo sono soggetti sia gli spettatori che gli attori, ma del tempo comune di molti soggetti che condividono lo stesso tempo. L'azione fittizia e la messinscena conoscono anche un'altra dimensione di tempo che attraversa i vari livelli temporali: il tempo storico. Questa differenziazione resta in ogni teorica per la ricezione teatrale, poiché in esse si sviluppa un'amalgama, che combina diversi livelli temporali nel solo e unico tempo dell'esperienza teatrale.
Persino strutture raffinate come il teatro nel teatro sono molto meno importanti per il teatro che per il testo. Il processo dello spettacolo dal vivo mette in gioco il suo tempo al tal punto che questo sovradetermina tutti i livelli temporali teoricamente distinguibili.
crisi del dramma ai primi del Novecento è fondamentalmente una crisi del tempo. I cambiamenti della visione scientifica del mondo (relatività, teoria quantistica, spazio-tempo). A partire dall'irriducibile alterità tra tempo della dialettica sociale e dell'esperienza temporale soggettiva, Louis Althusser ha elaborato il modello di tutto il teatro materialista e critico, il cui obiettivo dovrebbe essere quello di scuotere l'ideologia nel senso di una percezione centrata sul soggetto e di un disconoscimento della realtà. Questo teatro non favorisce un sapere, ma invece una teoria del non sapere e dell'errore, una presa di coscienza dell'accecamento e della disabilità della percezione soggettiva. Ormai, almeno dopo Nietzsche e dopo la formulazione del discorso sull'inconscio, il concetto di identità come continuità e familiarità primordiale del soggetto con se stesso è sospettata di essere una.semplicechimera.Estetica postdrammatica del tempo
Verso la fine degli anni Cinquanta si iniziarono a osservare nella pittura informale, nella musica seriale e indrammaturgia tendenze analoghe, basate sul rifiuto delle totalità costruite in modo tradizionale. Quel che si poteva constatare era la perdita di contesti temporali. Se negli anni Sessante Stockhausen prevedeva concerti in cui si potesse entrare in ritardo e uscire in anticipo, Wilson faceva furore istituendo pause a discrezione: due esempi che mettono a fuoco l’essenziale tendenza delle nuove drammaturgie temporali.
Il nuovo concetto di tempi condiviso considera sia il tempo formalizzato esteticamente che quello reale vissuto come un’unica torta che viene spartita tra attori e spettatori. L’essenza del teatro drammatico considerava nell’esigenza che lo spettatore, staccandosi dal quotidiano, si trovasse in un ambito separato, un tempo onirico, abbandonando la sua sfera temporale per entrare
In un'altra.Brecht voleva che gli spettatori pensassero e, come è noto, possibilmente fumassero. Il fumo era segno di un pacato distacco, non di una condivisione temporale: lo spettatore brechtiano infatti non si immerge emotivamente nel qui e ora del processo scenico ma fuma tranquillamente, a distanza, nel suo tempo.
L'estensione del tempo è uno dei principali tratti del teatro postdrammatico. Robert Wilson ha creato un teatro della lentezza ed è proprio da questa sua invenzione che è dato parlare di una vera e propria estetica della durata. Accanto all'estetica della durata si è sviluppata in autonomia un'estetica della ripetizione. In Jan Fabre ed Einar Schleef la ripetizione funge innanzitutto come elemento di disturbo e di un'aggressività, a volte disperata, che può direzionarsi verso il pubblico. Nella ripetizione e nella durata ha luogo una cristallizzazione del tempo, una compressione o una negazione.
più o meno sottile dello stesso corso del tempo. Tuttavia, anche a teatro una vera ripetizione non esiste. Già il punto temporale della ripetizione è altro rispetto a quello dell’originale. E si guarda sempre quel che si è già guardato in modo diverso. La stessa cosa, ripetuta, è inevitabilmente modificata. Seguendo il pensiero di Gottfried Boehm, ipotizziamo che l’immagine, in quanto forma relazionale presenti un tempo dell’immagine che è sua specificità. Esso fa appello al senso temporale dell’osservatore, perché individui, senta, sviluppi, il movimento. L’immagine dapprincipio rappresenta una situazione atemporale, ma l’osservatore con la sua empatia arriva a comprendere gli sviluppi del movimento, scoprendo il movimento temporale nell’immagine. Così il teatro postdrammatico realizza uno spostamento della percezione teatrale, provocatoria e noiosa, dall’abbandono
disposizioni spaziali, permette di creare un effetto di sovrapposizione e di frammentazione che rompe con la linearità tradizionale del teatro. Inoltre, l'utilizzo di elementi multimediali come luci, suoni e proiezioni video contribuisce a creare un'esperienza sensoriale più completa e coinvolgente per lo spettatore. Queste nuove forme teatrali postdrammatiche sfidano le convenzioni tradizionali del teatro e cercano di avvicinarsi alla velocità e alla dinamicità dei media contemporanei. L'obiettivo è quello di creare uno spettacolo che sia in grado di catturare l'attenzione e di coinvolgere il pubblico in modo più diretto ed emozionale. In conclusione, il teatro postdrammatico si propone di rompere con le tradizioni e di esplorare nuove possibilità espressive attraverso l'utilizzo di elementi multimediali e di una narrazione non lineare. Questo approccio innovativo permette di creare uno spettacolo più dinamico e coinvolgente, capace di offrire al pubblico un'esperienza teatrale unica e stimolante.tempo narrativo. Questo crea un effetto di sovrapposizione e frammentazione, che rompe la linearità tradizionale della narrazione teatrale. Le azioni sceniche diventano quindi un elemento fondamentale per la costruzione del significato e per coinvolgere lo spettatore in modo attivo.