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LA FAMIGLIA DELL'ANTIQUARIO:
Portato in scena l’anno comico 1749-1750 - fu una delle commedie più applaudite. Prima edizione nel
1752 a Venezia, la terza edizione nel 1764 edizione Pasquali.
Oltre a scrivere per il teatro, pubblicò molte edizione del suo teatro con notevoli varianti.
Cambiamenti sin da numero delle scene: atto terzo ne ha 11, le due precedenti ne avevano 19.
È una commedia meticcia, conserva ancora le tracce della struttura della Commedia dell'arte.
Ha formalmente qualcosa dell'antico, ma nella sostanza è una commedia che innova molto.
Prefazione alla commedia: informazioni date dallo stesso Goldoni “In questa commedia non ho fatto che
scrivere la parte del Brighella e dell'Arlecchino” > di solito erano lasciati a soggetto, questa volta invece
Goldoni ha deciso di mettere giù qualcosa, lasciando meno libertà agli attori.
"Osservate però che dopo il primo e secondo anno non ho lasciato le Maschere in libertà" perchè dal
1751 in poi sono legate ad una parte studiata.
L'attore è preda del narcisismo, per cui pur di dire una cosa che potrebbe essere spiritosa, ma che non
• c'entra con la commedia, l'attore la dice, facendo la rovina della rappresentazione.
Spiegazione del titolo: "Circa il titolo della Commedia, io l'ho intitolata in due maniere, cioè: La
famiglia dell'antiquario, o sia La Suocera e la Nuora, lo stesso trovandosi in quasi tutte le Commedie di
Molière e in altre d'antichi Autori. I due titoli mi pare che convengano perfettamente. La Suocera e la
Nuora sono le due persone che formano l'azione principale della Commedia; e l'Antiquario, capo di
casa, per ragione del suo fanatismo per le antichità, non badano agl'interessi della famiglia, non
accorgendosi de' disordini, e non prendendosi cura di correggere a tempo la Moglie e la Nuora, dà adito
alle loro pazzie e alle loro dissensioni (conflitti) perpetue, onde e nell'una e nell'altra maniera la
Commedia può essere intitolata”: molto spesso le commedie di Molière hanno doppio titolo, qui
abbiamo a che fare con una bifocalità drammaturgica, la focalizzazione drammaturgica non è centrata su
un solo soggetto ma su due soggetti, uno dei quali è plurale la suocera e la nuora.
Antiquario > collezionista di cose antiche:
Il vero protagonista della commedia in realtà è il personaggio più moderno della commedia: il conte
‣ Anselmo, l'antiquario.
Si incrocia il suo destino con quello della suocera e la nuora, perché è la mancata attenzione al governo
domestico che fa sì che suocera e nuora facciano alto e basso nella casa, non regolamenta l'ordine delle
relazioni, perché non gli importa, è troppo rapito dal ritrovare anticaglie.
È capace dir recuperare soltanto delle “strasse”, delle cose di nessun valore, che gli impostori gli fanno
credere che siano degli oggetti antichi, c'è una ricerca affannosa di ciò che gli può dare l'antichità.
Perché è così moderno, perché presenta i tratti dell'uomo alienato, non può pensare ad altro.
Non ha cognizione della realtà, si intreccia con la conflittualità tra suocera e nuora che si alimenta di
ragioni sociali ben precise: la nuora (Doralice) viene da una famiglia borghese, la suocera è una contessa
appartiene all'aristocrazia
La figlia di un borghese ha sposato il figlio di un nobile per soldi: perché Doralice ha portato in dote la
bellezza di 20 mila scudi, il casato del conte Anselmo si era ridotto in rovina per questa sua passione
dell'antiquario, ha dissipato il patrimonio della famiglia.
È disposto a contaminare la purezza del proprio sangue pur di non mandare in rovina la famiglia, per la
suocera è un ulteriore motivo di rancore per la nuora.
Carattere tanto alienato del conte Anselmo, quanto la conflittualità inestinguibile tra suocera e nuora.
Relazione tra suocera e nuora: appartiene alla tradizione del teatro comico
"Aggiungerò soltanto aver io rilevato che alcuni giudicano la presente Commedia terminar male, perché
non seguendo alcuna pacificazione fra Suocera e Nuora, manca, secondo loro, il fine della morale
istruttiva, che dovrebbe essere, nel caso nostro, d'insegnar agli uomini a pacificare queste due persone,
per ordinario nemiche. (Manca il lieto fine, scandalo)."
Goldoni compie una scelta rivoluzionaria:
"Ma io rispondo, che quanto facile mi sarebbe stato il renderle sulla scena pacificate, altrettanto sarebbe
impossibile dar ad intendere agli Uditori che fosse per essere la loro pacificazione durevole; (non poteva
far credere al pubblico che sarebbe stata durevole) e desiderando io di preferire la verità disaggradevole
ad una deliziosa immaginazione, ho voluto dar un esempio della costanza femminile nell'odio. (Ha fatto
una scelta di coraggio, perché ha rappresentato la realtà, avrebbe anteposto una deliziosa
immaginazione, e riesce in questa forma di commedia ad essere molto innovativa e moderna).
Ciò però non sarà senza profitto di chi si trovasse nel caso. I Capi di famiglia si specchieranno
nell'Antiquario, e trovandosi disattenti alle case loro, se non per ragione della Galleria (collezione di
antichità), per qualche altra, o di conversazione, o di giuoco, potranno rimediare per tempo alle
discordie domestiche, alle pretensioni delle donne, e soprattutto ai rapporti maligni della servitù."
I capi di famiglia capiranno come si deve governare la propria famiglia, è una cosa appiccicata, quello
che conta è che sceglie di proposito di non mistificare la realtà.
Personaggi in scena: la distribuzione negli atti è abbastanza omogenea
- Al primo posto c'è il conte Anselmo, riprova della centralità del personaggio: Gerolamo Medebach
avrebbe dovuto svolgere i ruoli di Primo Amoroso, ma dato che era più incline a recitare in parti
bizzarre e grottesche, Goldoni decide di fargli interpretare ruoli lunari, bizzarri.
- Al secondo posto c'è Doralice è la nuora 20/53 scene: Teodora Medebach aveva una sua particolare
inclinazione, era molto placida. Anche la Contessa Isabella è a questa posizione di importanza, era la
moglie del conte Anselmo, e veniva interpretata da Caterina Landi, che aveva un carattere collerico,
pimpante, per questo motivo il personaggio di Isabella riprende i tratti dell'attrice
- Il terzo posto è di un ex aequo, Pantalone, ha un ruolo centrale perchè tenta di fare da mediatore fra i
conflitti domestici ed era interpretato da Cesare D'Arbes.
- Il quarto ex aequo sono: Il cavaliere del Bosco, il dottor Anselmi, Colombina. I primi due sono i
Cicisbei rispettivamente il dottore è un antico della contessa Isabella, e il cavalier diventa il cavalier
servente di Doralice - erano degli uomini che con l'approvazione della società facevano da cavalier
servente alla donna che sceglievano, erano i sostenitori delle donne, che si prodigavano per la serenità
della donna che servivano. Questo accadeva perché il matrimonio era una transizione commerciale, si
sposavano perché le casate facevano un contratto, per ragioni di tipo economico, l'affettività era
costituita dalla presenza di questi cavalier serventi; Colombina è la cameriera di casa > tutti e tre
questi personaggi hanno la stessa incidenza sulla fattura della commedia, tutti e tre sono coloro che
fanno inasprire la conflittualità tra suocera e nuora:
La servetta dice bugie
• I cavalieri perchè devono sostenere le ragioni della donna che servono
•
- Al quinto posto c'è il conte Giacinto, interpretato da Francesco Falchi, era il secondo uomo, ma dato
che Medebac faceva altri ruoli era il Primo Uomo: era basso di statura, spesso fa ruoli che c'entrano
con l'essere sovrastato dalle donne, è colui che non sa affermare la propria virilità.
- Gli Zanni: Brighella e Arlecchino, sono molto marginalizzati, concede poco spazio, li deve accogliere
perché il pubblico se li aspetta, ma mentre può lavorare molto su Pantalone, lavorando dietro la
maschera formando un personaggio serio, operoso, gli altri due non si possono trasformare, quindi
sono irriducibili a dei cambiamenti, cerca di neutralizzarli e di confinarli in poche scene, anche se un
paio di queste scene saranno esilaranti.
Nel primo atto tutti i protagonisti sono chiamati in scena, doppio significato del titolo.
Il Iº atto è diviso in tre macro sequenze/strutture:
- Nella prima macro sequenza ciò che ci colpisce (1-9) è la predominanza di Anselmo
- Nella seconda si impone la figura di Isabella con il Cavalier Servente
- Nella terza vediamo l'ingresso di Brighella e Arlecchino, e Pantalone, il ritorno di Anselmo e
l'emergenza di Doralice, che occupa 4 scene delle 7 complessive.
L'atto primo serve a presentare in scena tutti i personaggi, ecco spiegato il doppio significato del
‣ titolo.
ATTO I:
Goldoni da grande maestro riesce in una sola scena a presentare la situazione che si svilupperà nella
commedia: chiarisce quali sono le caratteristiche del conte Anselmo e quali sono le caratteristiche di
Brighella
Anselmo ha un rapporto demenziale con i soldi, ha architettato il matrimonio per rimettere in sesto
finanze, la servitù, che nonostante cerchi di riportarlo alla realtà, deve adularlo perché rischia il
licenziamento.
Anselmo rimane solo per poco, contempla i suoi magnifici reperti e poi subentra Isabella - una donna
molto animosa, superba che fra l'altro è capace anche di prendere in giro con molta acutezza e malignità.
Riferimento ad un aneddoto dicendo che gli avrebbe servito la cena più costosa al mondo, stempro una
perla dal valore inestimabile in una tazza, con questo gioiello pagò la cena più costosa al mondo.
Anselmo è così pazzo che una semplice tazza sia addirittura quella in cui Cleopatra aveva servito la cena
più costosa al mondo a Marcantonio.
Incontro con la nuora, che è completamente diversa, si distingue per questa calma infinita, flemmatica
Subentra Giacinto e Doralice, con tutta la sua flemma, "se lo mangia vivo" - Goldoni riprende dialoghi
serrati tra innamorati, il ritmo serrato è lo stesso che è proprio dei generici.
Giacinto è tra due venti contrari, impossibilitato a far valere le sue ragioni da uomo di casa.
Scena ottava-nona: Alla fine della storia, il conflitto non viene risolto, Pantalone prova a mediare ma
non riesce a risolvere proponendo un’anello prezioso, pensando di fare gola alla vanità delle donne, ma
loro non cedono > volere di non mistificare la realtà che Goldoni ha annunciato nella prefazione.
Alla fine