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La cartografia antica
Nuzzi (?) e datata 3800 a.C. Viene descritta la parte più settentrionale della Mesopotamia, circondata dal corso del fiume Eufrate. Della stessa area sono altre tavolette, tra cui una del 600 a.C. e il primo mappamondo conosciuto. Quest’ultimo rappresentava il mondo conosciuto all’epoca, con le città vicine a Babilonia indicate con dei cerchi.La cartografia egizia
Altra grande civiltà fiorita grazie alla presenza di un’arteria fluviale è quella egizia. Numerose fonti letterarie, soprattutto greche (Erodoto, Apollonio di Rodi ecc.), indicano che gli Egizi avevano notevoli conoscenze di paesi sia vicini sia lontani in virtù di spedizioni commerciali o militari, di viaggi esplorativi che avevano motivato e stimolato la costruzione di rappresentazioni geografiche. Altre testimonianze sono costituite da varie iscrizioni presenti nei templi o in edifici pubblici. Ciò nonostante sono modestissimi i cimeli cartografici egizi giunti sino a.noi.Il materiale più consistente sul piano quantitativo riguarda le mappe catastali. Infattiper questi popoli era fondamentale la presenza del fiume Nilo, da cui dipendeva laprosperità del paese e la cui economia era fondata sull'agricoltura. Le periodicheinondazioni fluviali, cancellando i confini di proprietà, rendevano necessarioripristinarli e ridefinire le dimensioni dei possedimenti agrari, in base a cui venivanopoi fissate le imposte.
Oltre alle mappe catastali, un cimelio appare piuttosto importante: si tratta delcosiddetto "Papiro di Torino" (conservato presso il Museo Egizio del capoluogopiemontese) risalente a circa 1100-1200 anni a.C. Le circostanze e il luogo del suoritrovamento restano sconosciute.
Nella mappa, che misura circa 40 cm, è riprodotta una parte della Nubia, regionedell'alto Egitto, in cui erano localizzate miniere d'oro e di argento; vi si notano stradericavate in letti asciutti di torrenti, un villaggio,
un tempio, luoghi in cui si lavoravanoi metalli.Come le mappe catastali, anche questa rappresentazione era motivata da esigenzeutilitaristiche.
5 - Strumenti cartografici primitivi per navigareSebbene la necessità di rappresentare i luoghi e le caratteristiche territoriali (coste,fiumi, catene montuose, centri abitati, viabilità ecc.) sia antichissima, non possediamomolte testimonianze sui tempi più remoti; infatti la distanza temporale che ci separada quelle realtà è notevole e numerosi sono stati gli eventi, sia naturali sia antropicispesso disastrosi (calamità naturali, guerre, incendi, devastazioni ecc.), che hannodistrutto o disperso preziose documentazioni al riguardo.
Per analogia con gli usi e i comportamenti di popolazioni che in remote parti dellaterra vivevano sino a poco tempo fa o ancora oggi vivono allo stato primitivo e la cuicultura non è stata condizionata da fattori esterni, è possibile sostenere che già
Gli uomini primitivi erano in grado di rappresentare, seppur rozzamente, il territorio da essi frequentato; essi erano, cioè, in grado di riprodurre su un qualunque supporto, ovviamente senza alcun principio scientifico o rapporto di riduzione, una parte più o meno estesa di superficie terrestre.
Caratteristica essenziale della vita primitiva è lo strettissimo legame con la natura, per cui la conoscenza dei luoghi e la capacità di orientarsi sono fondamentali per la sopravvivenza umana. I disegni a carattere cartografico, basati su immagini realistiche, su punti di riferimento ben precisi, riflettono, quindi, le primarie esigenze umane come ritrovare una sorgente, una fonte di approvvigionamento alimentare, un villaggio vicino ecc. ed hanno pertanto esplicito carattere di concretezza, di utilitarismo tipico dei primi stadi della civiltà umana.
Un significativo esempio, in proposito, è offerto da alcune tribù indigene delle aree interne.
dell'Africa centro-meridionale, che incidono su cortecce d'albero segni particolari per localizzare una sorgente d'acqua o un luogo ricco di selvaggina. Di non minore interesse l'usanza diffusa fra gli Eschimesi di intagliare su ramid'albero la linea di sviluppo delle frastagliate coste dei loro paesi (es. Groenlandia) per agevolare la navigazione. Fra l'altro, tali rappresentazioni sono interessanti e significative anche perché sembra che gli Eschimesi di Groenlandia siano stati i primi a riprodurre il rilievo, quindi a costruire rappresentazioni non piatte ma tridimensionali, in cui le distanze erano misurate in base ai giorni di viaggio necessari per percorrerle; in esse erano rispettati i rapporti di grandezza fra gli oggetti (monti, isole, ecc.), erano evidenziati i monti scoscesi sul mare, i promontori, le insenature, i fiordi ecc. Gli Eschimesi costruivano, inoltre, plastici al naturale con diverse materie prime (sassi, terra, legno), come.Attesta un viaggiatore dell'inizio dell'Ottocento. Altro esempio significativo nell'ambito di questa panoramica, condotta sulla base della produzione cartografica di popolazioni primitive a noi contemporanee, è costituito da "carte" (ma è meglio definirle "oggetti") destinate a fini nautici, cioè a guidare la navigazione, elaborate da indigeni delle isole Marshall (arcipelago del Pacifico). Tali oggetti sono importanti poiché testimoniano l'intimo legame di tali popolazioni con il mare, fonte di alimentazione e, quindi, di sopravvivenza; essi consistono in un complicato intreccio di costole di foglie di palma da cocco e di fibre vegetali, la cui particolare disposizione indica la direzione del moto ondoso e delle principali correnti marine. Nei punti di intersezione sono inserite conchiglie per indicare le isole dell'arcipelago. Da notare che alla base di tali costruzioni c'erano ben chiare conoscenze.
Dell'importanza della direzione dei venti, delle correnti, del variare del moto ondoso per poter navigare più agevolmente e in modo più sicuro. Queste modalità di rappresentazione del territorio, pur avendo oggi un valore essenzialmente etnografico, forniscono un'idea abbastanza esatta dei supporti e della struttura di quelli che potevano essere i più antichi documenti cartografici.
6 - Cartografie dell'America precolombiana
Lontane nel tempo e nello spazio dai popoli e dalle regioni sin qui considerati, le civiltà fiorite nel "Nuovo Mondo" molti secoli prima della scoperta colombiana hanno rivelato ai conquistatori spagnoli, giunti per primi nel Centro-America continentale tra il 1517 e il 1521, società complesse e forme culturali di elevato livello, fra cui appare degna di particolare attenzione quella azteca.
Tra le più eloquenti espressioni del patrimonio conoscitivo pre-ispanico si segnalano immagini territoriali.
qualitativamente eccellenti ed ineguagliate nel nuovo continenteche, eseguite in totale indipendenza da influenze europee o asiatiche o da qualsiasicontatto esterno, confermano ancora una volta la basilare importanza del linguaggiocartografico presso ogni comunità umana di qualunque tempo e luogo.Superstiti manufatti originali e soprattutto vari codici, redatti negli anni successivialla conquista spagnola e contenenti riproduzioni di esemplari della localecartografia, consentono di apprezzarne l'unicità e la raffinatezza esibendo, altresì,singolari percezioni e originali raffigurazioni dello spazio mediante "geroglifici,pittografie e segni astratti".In essi è inoltre dato cogliere una connotazione tipica del periodo pre-ispanico,fondata sulla combinazione degli aspetti territoriali con la narrazione pittorica dieventi storici. Criterio saliente della cartografia dell'epoca era, infatti, l'unione dellacategoria spaziale conquella temporale, tanto da poter definire le carte mesoamericane come singolari esiti della "spazializzazione del tempo". Fral'altro alcuni esemplari erano caratterizzati dalla presenza di un "calendario-almanacco". Un emblematico esempio di associazione fra geografia, storia e cronologia è ravvisabile nella pianta di Tenochtitlan, contenuta nel Codice Mendoza, che mostra la capitale azteca nel suo primo secolo di vita. La tavola, in cui si fondono nitidamente spazio topografico, tempo cronologico, vicende storiche e struttura sociale, è incorniciata da una serie di riquadri il primo dei quali, nell'angolo in alto a sinistra, racchiude il geroglifico indicante l'anno di fondazione del centro urbano (corrispondente al 1325 del calendario gregoriano); procedendo in senso antiorario, gli altri blocchi figurati indicano i successivi anni di regno di Tenoch, uno dei dieci fondatori la cui effigie, affiancata dal geroglifico del nome, compare.entro il quadrante sinistro della città. L'area geografica di Tenochtitlan è racchiusa da una banda blu, che evoca gli specchilacustri presenti intorno all'insediamento, ed è attraversata diagonalmente da canaliche ne demarcano la quadripartizione riecheggiando l'organizzazione sociale. Il capoluogo, in posizione centrale, è identificato da un pittogramma – composto da (nochtliun'aquila posata su un cactus in lingua nahuatl) emergente dalla roccia – che ne richiama sia il toponimo sia le circostanze fondative. All'interno dei quattro quartieri urbani sono disposti i dieci fondatori, secondo un ordine allusivo alla dislocazione dei vari clan, i cui discendenti vivevano ancora nelle stesse aree al tempo della realizzazione del disegno cartografico, nel XVI secolo. Alle informazioni topografiche la carta associa notizie su vicende storiche rilevanti, unendo dimensione spaziale, temporale ed evenemenziale. In effetti la
città, nell’intento di estendere il proprio dominio, si era ben presto rivolta alla conquista di centri vicini con una serie di campagne militari simbolicamente narrate nella porzione inferiore della pianta in cui un guerriero, rappresentativo dell’esercito di Tenochtitlan, trionfa su un altro che impersona le milizie rivali; accanto ai combattenti compaiono un tempio in fiamme, altro emblema della vittoria, e il nome geroglifico della località sconfitta.
Nell’ambito della produzione cartografica centroamericana degno di speciale nota è Codice di Tepetlaoztoc, inoltre il redatto fra il 1554 e il 1555 su carta europea secondo sistemi di tradizione indigena e con testi in castigliano. In base al contenuto principale, il manoscritto è qualificabile come un documento giuridico inteso a sollecitare la corona spagnola alla revisione delle imposte stabilite nel 1551, dopo una disputa di oltre 20 anni tra il concessionario Gonzalo de Salazar e la città.
della popolazione di Tepetlaoztoc, per esprimere la loro lealtà e sottomissione al re. Il messaggio era scritto su un prezioso papiro e decorato con colori vivaci. Il testo del messaggio recitava: "Al glorioso re di Spagna, nostro signore e sovrano, Noi, il governatore, i capi locali e la popolazione di Tepetlaoztoc, Con umiltà e rispetto, ci rivolgiamo a voi. Desideriamo esprimere la nostra lealtà e sottomissione, Riconoscendo la vostra autorità e il vostro dominio. Siamo consapevoli della grandezza del vostro regno, Della vostra saggezza e del vostro potere. Vi offriamo il nostro sostegno e la nostra fedeltà, Promettendo di obbedire alle vostre leggi e ai vostri decreti. Vi preghiamo di accogliere la nostra supplica, E di proteggere il nostro popolo e la nostra terra. Che la vostra giustizia e la vostra benevolenza ci guidino, E che la pace e la prosperità regnino su Tepetlaoztoc. In fede e umiltà, vi salutiamo, o glorioso re di Spagna." Il messaggio era accompagnato da doni preziosi, come oro, gioielli e tessuti pregiati, come segno di rispetto e gratitudine verso il re.