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IL PURGATORIO
Nel Purgatorio invece, più che i peccati effettivamente commessi si considerano le deviazioni dal bene delle anime espianti, speculare all'inferno regno della pena eterna, il purgatorio, il regno della penitenza è pervaso dalla speranza della visione di Dio per cui è dominato da un principio di bene che è l'amore. Si tratta come mostra Jacques Le Goffe ne La nascita del purgatorio di una nuova acquisizione che pur sviluppano temi e suggestioni presenti in tutta la tradizione cristiana da San Paolo, a Sant'Agostino, A Gregorio Magno solo tra il 1150 e il 1250 circa si insinua tra le credenze della cristianità occidentale ma non prima del 1254 ottiene un menzione ufficiale in un documento pontificio, ripetuto in un documento del II concilio di Lione nel 174. "La seconda cantica è di fatto la conclusione sublime alla lenta genesi del purgatorio, e anche tra le immagini possibili del purgatorio, che la chiesa pur
"affermando l'essenza del dogma aveva lasciato alla scelta della sensibilità e della fantasia dei cristiani la rappresentazione più nobile concepibile dalla mente umana".
Ai piedi del monte c'è l'antipurgatorio che ospita l'anima dei negligenti che aspettarono la fine della vita per pentirsi, essi sono distribuiti tra la spiaggia dell'isola dove sono gli scomunicati e i due balzi in cui si trovano nell'ordine i morti di morte naturale e i morti di morte violenta; tuttavia qui si trova anche la valletta dei principi, ovvero la valletta fiorita dove si trovano le anime dei principi e dei governanti che in vita preferirono dare la priorità alle cure terrene e la sete di dominio alla preoccupazione delle cose di Dio; a queste seguono le 7 cornici, che sono idealmente divise in gruppi simmetrici di tre più uno più tre, nelle quali espiano la loro pena le anime di coloro i quali mancarono o per malo obbietto, per cui"
Amarono il male e sono i superbi, gli invidiosi e gli iracondi che sono rispettivamente collocati nelle prime tre cornici, o le anime che mancarono di poco vigore, per cui amarono poco il bene e sono gli accidiosi che si trovano nella IV cornice, mentre ci sono poi coloro che hanno mancato troppo di vigore, per cui coloro che hanno amato in maniera esagerata i beni terreni e qui troviamo gli avari, i prodighi, i golosi e i lussuriosi, questi ultimi sono coloro che sono più vicini al paradiso terrestre infatti si dividono rispettivamente nella V, nella VI e nella VI cornice. La disposizione dei peccati purgatoriali invece seguono una progressione opposta rispetto a quella dell'inferno; come nell'inferno si va dalle colpe meno gravi a quelle più gravi, così nel purgatorio che si eleva verso il cielo, e quindi verso Dio, si passa dalle colpe più gravi (nelle prime cornici) a quelle meno gravi (nelle cornici più alte); per cui nell'inferno il
Peccato di lussuria lo troviamo per primo mentre nel purgatorio lo troviamo per ultimo. Sulla cima del monte il paradiso terrestre, suggerito dalla sua collocazione nel dettato biblico dato che è nominato nella genesi e dalla letteratura patristica, è la sede dove si compie la definitiva purificazione dell'anima, è qui dove arrivano le anime che hanno attraversato le cornici e quando giungono nell'eden vengono sottoposte al bagno della purificazione, nei fiumi purificatori Letè che dà l'oblio del male e l'Eunoè che ravviva la memoria delle buone opere, dopo l'immersione le anime possono finalmente ascendere nel paradiso.
IL PARADISO
Nel paradiso le esigenze di armonizzazione con le altre cantiche devono essere conciliate con quelle della teologia per la quale, in realtà la sede dei beati è unicamente l'epireo, dove godono tutti del diretto contatto con Dio più o meno vicini a lui secondo il grado.
della loro beatitudine. Dante immagina quindi, per speciale concessione divina, che le anime gli vadano incontro e si mostrino nei vari cieli, ognuna nel cielo da cui avevano ricevuto particolari inclinazioni, secondo le credenze astrologiche dell'epoca. Le sfere celesti determinano il movimento iniziale dell'animo senza però limitare la libertà dell'essere umano. Ecco perché il libero arbitrio rimane il fondamentale principio regolatore della vita cristiana. Proprio questa attenzione nel rendere accessibile alla sua sensibilità umana la comprensione dell'ordinamento dei beati consente una distribuzione puramente simbolica delle anime nei vari cieli. Allo stesso tempo, permette il recupero del criterio della progressività dei meriti e delle colpe che aveva presieduto sia all'inferno che al purgatorio, lasciando aperta la possibilità di incontri e colloqui con le anime che solo in questo modo possono conservare qualcosa della loro beatitudine.Dell'umanità sia pure nel fulgore della loro beatitudine celeste. Dante incontra nel cielo della Luna gli spiriti di coloro che imprimi alla castità mancarono ai voti monastici per effetto di una violenza esterna; nel cielo di Mercurio si trovano gli spiriti che operano sì positivamente ma più per onori terreni che per bene supremi; nel cielo di Venere ci sono gli spiriti amanti che furono naturalmente predisposti da mare e seppero trasformare l'amore per le cose terrene in amore di Dio, nel cielo del Sole ci sono gli spiriti sapienti, in quello di Marte i combattenti per la fede, in quello di Giove gli spiriti giusti, ovvero i principi che amarono e amministrarono rettamente la giustizia, nel cielo di Saturno ci sono gli spiriti contemplativi; c'è poi il cielo delle stelle fisse dove è rappresentato il trionfo di Cristo e di Maria; mentre nel cielo cristallino c'è il trionfo degli angeli con le nove gerarchie angeliche.
che sono: angeli, arcangeli, principati, potestà, virtù, dominazioni, troni, cherubini e serafini; ogniuna di queste gerarchie preside rispettivamente un cielo. Le gerarchie angeliche girano come cerchi di fuoco intorno a un punto luminoso, piccolo ma dalla luce così intensa da risultare insostenibile che è Dio stesso e nello stesso momento infondono il movimento ai cieli. Nell'empireo Dante ha la visione di tutti i beati nella loro reale configurazione e collocazione, sono disposti come petali di un immenso fiore: la candida rosa immersa in un oceano di luce sfolgorante proveniente da Dio mentre le schiere angeliche volano incessantemente tutte intorno. Dio stesso si mostra a Dante come un vivo raggio di luce eterna che si mostra nella sua natura di una e trina assumendo la forma di tre cerchi luminosi della stessa misura ma di diverso colore, che parevano l'uno il riflesso dell'altro. Il paradiso è l'antitesi esatta dell'inferno.infinita gioia e pace.conservazione del criterio della progressività per cui ogni beato gode della letizia celeste in proporzione ai suoi meriti, ma anche in fondo un superamento di esso in quanto tutto il paradiso partecipa all'amore e alla gloria di Dio, ogni beato cioè è consapevole di aver avuto quanto meritato ed è appagato del grado di beatitudine concessogli senza invidia dell'uno per l'altro, ognuno si riconosce per il volere di Dio, il suo desiderio si identifica con questo e la pace di tutti consiste nel tendere a Dio come i fiumi tendono al mare. XIII CANTO INFERNO Il tredicesimo canto dell'inferno ci porta al settimo cerchio dell'inferno che è il cerchio dei violenti, questo cerchio è complesso perché ha una sottodivisione in più tipologie di violenti e più pene a cui i violenti sono condannati (i violenti con il prossimo nel primo girone - i violenti con se stessi nel secondo girone - e dei violenti verso Dio nel terzo girone).terzo girone) in ordine di gravità per cui i violenti contro Dio hanno una colpa e una pena più grave dei gironi precedenti; queste tre tipologie di violenza sono ulteriormente suddivise, infatti egli divide ogni girone per il prossimo e per la cosa, per cui il primo è diviso in omicidio e pedroni differenziati per il prossimo e per la cosa, nel secondo se stessi nel prossimo e nella cosa-nella cosa sono coloro che hanno dilapidato il proprio patrimonio-, i violenti contro Dio sono divisi ancora nella persona (i bestemmiatori), rispetto alla natura (i sodomiti) e rispetto all'arte (usurai) ognuno di questi hanno diverse tipi di pene, i violenti contro il prossimo sono condannati a bollire nel fiume di sangue bollente, il Flegetonte, e i violenti contro se stessi che sono nel bosco dei suicidi, mentre i violenti contro Dio sono condannati a precorrere una landa infuocata per l'eternità perennemente sotto una landa di fuoco. Diverso è il IVcerchiodell'inferno dove invece sono puniti gli scialacquatori (un violente perché dilapida ilpatrimonio) e i prodighi (chi spende troppo perchè incontinente).Anche l'VIII cerchio è più complicata perchè è diviso in 10 bolge, come il IX che sarà divisoin 4 zoneIl canto XIII ci porta al secondo girone del VII cerchio, in cui Dante ci mostra il bosco deisuicidi è un bosco nodoso e aggrovigliato, fitto, scuro e tetro, quasi impenetrabile eimmediatamente si ricava una sensazione di disagio. Questo bosco è costituito da cespuglispinosi che rappresentano i suicidi, Minosse infatti dopo averli giudicati lancia le anime deisuicidi nel VII cerchio quasi come semi che poi germogliano e diventano cespugli spinosi,per cui sono condannati ad assumere la forma inferiore alla natura umana, ovvero quelladella natura vegetale, per aver rinunciato alla forma superiore della natura umana, per cui larinuncia al proprio corpo con
l'atto del suicidio corrisponde alla perdita del corpo (anche alla sua forma evanescente che hanno tutte le altre anime) per contrappasso sono in forma vegetale. Dante specifica che d