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CANTO XVII
Legenda
la fiera: Gerione;
• 2: cioè alla quale non si può resistere;
• 16.17: Nè Tartari , né Turchi fecero mai tele con più colori e con più disegni rilevati;
• tai tele: tele di tale sovrabbondante decorazione;
• per Aragne imposte: “ordite da Aragne”, la fanciulla di Lidia che sfidò Minerva nell'arte del
• tessere e per la sua superbia venne trasformata in ragno;
22: s'assetta....guerra: “si apposta per la caccia”, attirando i pesci con le gocce di grasso che
• fuoriescono dalla sua coda;
venenosa forca: la coda è quindi biforcuta e velenosa;
• a lei: alla bestia;
• al loco scemo: “alla zona vuota”, cioè priva di sabbia rovente;
• questa: la bestia;
• ne conceda i suoi omeri: “ci offra le spalle” per trasportarci;
• azzurro: è il colore che colpisce per primo, poi la forma;
• faccia e contegno: “aspetto e atteggiamento”, in quanto rampante. L'insegna dei
• Gianfigliazzi di Firenze era costituita da un leone rampante azzurro in campo giallo;
una scrofa...grossa: la scrofa gravida in piedi è insegna degli Scrovegni di Padova;
• fossa: l'inferno;
• 72: “Venga il più grande dei cavalieri”: Giovanni Buiamonte dell famiglia fiorentina dei
• Becchi era stato creato cavaliere;
tre becchi: l'insegna dei becchi era probabilmente tre capri neri in campo d'oro e non tre
• teste di rapace;
l'anime lasse: “anime affrante” degli usurai;
• 82: d'ora in avanti si scende con mezzi inusitati, come avverrà con la discesa nella Caina con
• l'aiuto del gigante Anteo, e al centro della terra per mezzo delle gambe di Lucifero;
quartana: febbre malarica;
• 89-90: “la vergogna per evitare la quale il servo diviene coraggioso in presenza di un valente
• signore, minacciò di assalirmi”;
99: “carico inusitato”, perchè di un vivo;
• 106-107: Fetonte, figlio del Sole-Apollo e Climene, richiese al padre di guidare il suo carro,
• ma non seppe trattenere i cavalli che, usciti dalla consueta rotta, bruciarono il cielo, Fetonte,
su preghiera della Terra, viene fulminato da Giove e precipitò nel Po';
109-110: Icaro, figlio di Dedalo, imprigionato con il padre nel Labirinto, ne fuggì volando
• con ali di penne fissate con cera; ma avvicinandosi troppo al Sole nonostante le
raccomandazioni paterne, la cera si sciolse, le ali si staccarono dal dorso e Icaro precipitò;
127-132: comparazione tra il volo di Gerione, lento e rotatorio, il contrasto con il suo rapido
• dileguarsi, e quello del falcone che cala indolente senza preda mentre era partito per la
caccia veloce;
129: espressione di rammarico perchè il falconiere si avvede che il falcone è stanco e
• rinuncia a cacciare;
130: cioè dal punto di partenza;
• maestro: il falconiere che lo ha ammaestrato.
•
Commento
Cerchio settimo, terzo girone: i violenti contro l'arte. Comparsa di Gerione. Gli usurai, seduti sotto
la pioggia di fuoco: si riconoscono le insegne araldiche di Gianfigliazzi, Obriachi e Scrovegni,
raffigurate sulle borse che pendono al loro collo. Sono attesi nel girone Vitaliano del Dente e
Giovanni Buiamonte. Discesa al cerchio successivo sulla groppa di Gerione.
Gerione è il crudele re delle 3 isole iberiche che nutriva di carne umana i suoi buoi rossi che Ercole
poi gli sottrasse. Dante inventa un mostro quadruplice, misto tra un uomo, un leone, un serpente e
uno scorpione.
Gli usurai compaiono seduti, sotto la pioggia di fuoco, all'estremità del sabbione rovente, ciascuno
con gli occhi fissi alla tasca, cioè la sacca nella quale si teneva il denaro, che gli pende dal collo e
sulla quale sono dipinte le insegne delle rispettive famiglie.
Quanto alla costrizione di stare seduti potrebbe alludere alla loro abitudine di sedere ai banchi di
cambio.
Tra gli usurai compaiono solo Fiorentini e Padovani. Volutamente non vengono riconosciuti tra essi
specifici personaggi, a mostrare che il vizio non è individuale ma macchia intere famiglie.
Sono però menzionati 2 usurai ancora viventi: Vitaliano del Dente e Giovanni Buiamonte.
Con il verso 34 prende il via l'episodio degli usurai e il tema politico del canto precedente, questa
volta coinvolgendo nell'accusa di violenza contro l'arte assieme ai Fiorentini anche i Padovani.
Inoltre la vena immaginativa zoologica trama il canto, nella figura di Gerione, per le forme di
animale che campeggiano sulle borse degli usurai, e per le 2 similitudini del cane e del bue. Tale
insistenza sarà da porre in relazione con la perdita di umanità che comporta la frode, in quanto
fondata sull'uso distorto del dono umano che è l'intelligenza.
Infine in questo canto vi sono moltissime similitudini.