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SUCCESSIONI MORTIS CAUSA
Ci sono due titoli in forza dei quelli si può succedere mortis causa: uno è la legge e l’altro è il
testamento, quindi esistono due vocazioni mortis causa. Abbiamo poi una categoria di successibili alla
quale la legge riserva dei diritti ereditari che sono i legittimari, ma non è un terzo tipo di successioni.
L’art. 42 della costituzione prevede una riserva di legge in materia di mortis causa e menziona la
successione per legge e per testamento non menziona i legittimari la cui è destinata un quota di
eredità. Questa dei legittimari è una scelta del legislatore ma non è un obbligo che è previsto dalla
costituzione. L’art. 457 del codice civile afferma quello che abbiamo detto e la devoluzione dell’eredità
per legge è residuale perché si stabilisce che si fa luogo a successione legittima solo se non c’è
testamento, solo se il soggetto de cuius non ha preso in mano la questione del proprio patrimonio, però
si deve sempre assicurare il rispetto dei legittimari. Non si fa luogo alla successione legittima se non
quando manca in tutto o in parte quella testamentaria, quindi possiamo avere i casi in cui il testamento
è assente completamente e quindi si procede per legge oppure quando è regolamentato in parte e
quindi si procede in legge.
La quota di riserva è quella quota che rimane tolta la quota che spetta ai legittimari (figlio, coniuge e se
non ci sono figli gli ascendenti) es. se chi muore lascia un solo figlio e gli ascendenti non concorrono tra
di loro, ma se chi muore lascia coniuge e ascendenti essi concorrono tra di loro.
Se chi muore lascia un solo figlio esso ha a disposizione almeno la metà dell’eredità, l’altra metà
dell’eredità è detta disponibile.
Se chi muore lascia più figli è riservata i 2/3 della quota dell’eredità patrimoniale e quindi la quota
disponibile è 1/3.
Se si apre la successione per legge (art. 556 c.c.) il legislazione prevede un’operazione volta a
determinare qual è la quota disponibile e quella indisponibile. Le donazioni vengono considerate come
un’anticipo per mortis causa (il relictum è tutto quello che costituisce il patrimonio del defunto). Per
determinare l’ammontare delle quote bisogna fare un’operazione matematica che ci dice il legislatore
che è: il relictum + i debiti + le donazioni del totale che ci viene bisogna farne i 2/3 che spettano ai figli
se sono più di uno (se è solo un figlio 1/2) e così determiniamo le quote che spettano a questo totale
però dobbiamo aggiungere o togliere le donazioni se ci sono state.
Quindi la prima cosa che dobbiamo fare è vedere se il defunto ha legittimari, se il defunto non ha
legittimari il decuius appartiene al 100% ai figli.
15/05/18 14
La quota di riserva riguarda i legittimari e la loro posizione non può essere lesa dal testatore, esso la
può ledere in tre modi: attribuendogli una quota inferiore rispetto a quella che spetta loro per legge, non
menzionandolo nel testamento e si parla di legittimario pretermesso, attraverso la clausola di
diseredazione, cioè scrivendo appositamente nel testamento che il soggetto essendo diseredato non è
più considerato all’interno della famiglia (art. 448 bis sul diseredamento), questa clausola ha limiti molto
ristretti. Quindi all’apertura dalla successione l’eredità si evolverà per legge tranne al soggetto
diseredato.
Nella successione mortis causa si deve distinguere tra la successione universale dove si acquista la
successione per erede; quella a titolo particolare dove il testamentario ha voluto lasciare qualcosa a un
soggetto che diventa quindi legatario, ma non diventa erede.
L’erede succede in qualsiasi rapporto giuridico che sia suscettibile di trasmissione che avviene
attraverso la successione. Il legatario invece succede solo in quel singolo rapporto indicato nel
testamento dal dequius, non succede in tutti i singoli rapporti.
La disposizione a titolo universale si distingue a quella a titolo particolare attraverso dei criteri che ha
previsto il legislatore per individuare la figura dell’erede a quello del legatario che si trovano nel art.
588, se nel testamento ci fosse scritto es. lascio a tizio il mio legatario un mezzo del mio patrimonio, ma
se succede di un mezzo non è legatario ma erede, infatti il legislatore ci dice che a prescindere dalla
denominazione usata da parte del testatore se prevede una quota esso diventa a prescindere un
successore a titolo universale. L’art. 588 nel comma 2 prevede un’istituto che è conosciuto come
l’instituzio ex recerta, cioè l’istituzione di erede effettuata attraverso una cosa determinata però questo
è considerato a titolo universale quando questi beni determinati costituiscono una quota del patrimonio.
Il testamento è un atto revocabile con il quale taluno dispone delle proprie sostanze per il tempo in cui
avrà cessato di vivere, quindi il testamento contiene delle istituzioni di carattere patrimoniale il 587
comma 2 ci dice che il testamento può contenere anche istituzioni di natura non patrimoniale, ma solo
nei casi previsti dalla legge per es. il riconoscimento del figlio nato al di fuori del matrimonio una volta
riconosciuto il figlio non puoi revocare il testamento, cioè se si revoca il testamento vengono revocati
solo i riconoscimenti di natura patrimoniali e non quelli di natura non patrimoniali.
Attraverso la diseredazione si orientano le proprie sostanze, perché invece di andare anche da quella
parte vanno da un’altra, quindi non è considerata non patrimoniale perché la diseredazione non è
prevista dalla legge e quindi la cassazione dice che è una disposizione anche patrimoniale perché
prevede l’orientamento del patrimonio.
L’erede risponde di tutti i debiti e pesi ereditari al di là del valore dell’asse, questo perché l’erede
succede in tutti i rapporti che facevano capo al de cuius. Quindi il patrimonio dell’erede e il patrimonio
del de cuius diventano un tutt’uno e di debiti del de cuius sono anche dell’erede se li accetta. Ma se si
parla di ereditario abbiamo di fronte un soggetto che ha già accettato l’eredità.
La vocazione indica il titolo che sta alla base della delazione, cioè a dire ma questi soggetti sono
chiamati in forza di quale titolo? Di una vocazione ex lege o ex testamento.
La delazione è l’offerta del patrimonio ereditario ad un determinato soggetto, il delato è un soggetto a
cui è stata offerta l’eredità. Essere chiamati è una condizione alla quale bisogna fare attenzione
(art.460), perché il chiamato all’eredità può esercitare azioni possessorie, quindi è il soggetto che deve
difendere l’eredita anche se ancora non ha accettato l’eredità, può inoltre compiere atti di
amministrazione temporanea, può farsi autorizzare alla vendita di un bene dell’eredità, può esercitare la
vigilanza. Può farsi autorizzare a vendere i beni che non si possono conservare o la cui conservazione
importa grave dispendio, sono solo questi due i casi un cui è possibile l’autorizzazione alla vendita dei
beni dell’eredità.
Il chiamato è in una posizione delicata perché il regime giuridico cui è assoggettato il chiamato cambia
a secondo che esso sia o meno in possesso dei beni ereditari. Il chiamato per accettare l’eredità ha
tempo 10 anni dall’apertura della successione, ma non ha sempre 10 anni per pensare. Se il chiamato
è in possesso dell’eredità è assoggettato al fare un inventario, se non lo fa entro 3 mesi è considerato
erede puro e semplice, perché era in possesso dei beni ereditari e non ha fatto l’inventario. Se lo fa il 15
chiamato che non ha ancora fatto la dichiarazione di accettazione o no dell’eredità ha 40 giorni per
accettare o meno, se fa passare questi giorni esso diventa comunque erede puro e semplice.
c’è questa differenza tra chi è possessore e chi no dei beni dell’eredità perché chi è possessore li uso, li
usura, li fa sparire ecc.. il legislatore le mette fretta per decidere se accettare o no, mentre per chi non è
possessore non gli interessa di quei determinati beni perché non li usa.
Qui il possesso fa riferimento alla possibilità di disporre dei beni ereditari. Per il chiamato del possesso
il termine di tre mesi per fare l’inventario del possesso dei sui beni decorre dalla conoscenza
dell’apertura del testamento gli art. di riferimento sono il 485 e il 487 del codice civile.
L’offerta dell’eredità può essere condizionale art. 633, cioè sotto condizione sospensiva o risolutiva. Se
l’offerta è a condizione sospensiva è per es. ti istituisco erede a condizione che tu ti laurei in
giurisprudenza, quindi la delazione diventa attuale a condizione che il soggetto sia laureato, questa
cosa si può fare. Il discorso diventa delicato perché se il discorso è ti istituisco erede a condizione che
sei sposato e qui è a condizione lecite, se la condizione è illecita rende nullo il contratto, ma non rende
illecito il testamento, cioè se la clausola è viziata non rende il testamento illecito, se la condizione è
viziata non vizia anche il testamento. Il legislatore nel dubbio toglie la condizione illecita e quindi salva
la volontà del testamento, se invece il legislatore sa della condizione illecita allora rende anche nulla la
volontà del testamento.
La condizione può essere illecita o impossibile ma la disciplina è diversa tra contratto e testamento.
Se l’erede è stato istituito sotto condizione sospensiva chi amministra l’eredità? In questo caso non
abbiamo nemmeno il chiamato, perché questo chiamato non può accettare l’eredità, ansi non sappiamo
nemmeno se la può accettare. Quindi l’eredità l’amministra (art. 642), fino a che la delazione è a
condizione sospensiva, se il testatore ha posto una sostituzione, l’amministrazione dell’eredità spetta al
sostituto dell’erede posto a condizione, se non c’è la sostituzione si prevede l’amministrazione
dell’eredità al coerede o ai coeredi con diritto di accrescimento, cioè se A non accetta o non può
accettare l’eredità, B e C amministrano l’eredità con il diritto di accrescimento dell’eredità di A. Se non
vi sono coeredi o non è previsto il sostituto, l’amministrazione spetta al presunto erede legittimo, se
l’erede