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ALLE FABBRICHE CI DEVE ESSERE (STRUTTURE)
A partire dagli anni Cinquanta la decolonizzazione non è stata in grado di lanciare l’Africa sulla via dello sviluppo perché il continente era ed è
penalizzato da:
Assenza di valori unificanti di tipo culturale e/o religioso (non c’è nulla di equivalente ai greci e ai latini o al cristianesimo)
Una proverbiale e culturale capacità d’attesa (pazienza secondo alcuni, pigrizia secondo altri) tipica di chi è sintonizzato più sul ritmo
del sole che su quello dell’orologio e dell’agenda
Presenza di un grave problema razziale la cui massima espressione è l’apartheid sudafricano
Mancanza d’istituzioni politiche adeguate. Da un lato manca, con rare eccezioni, un precedente “statale” prima della colonizzazione,
dall’altro si è in presenza di una struttura sociale di tipo tribale che genera conflitti continui (il caso del Congo tra prima, seconda
guerra del Congo e conflitto dell’Ituri) anche gravissimi, come nel caso del Ruanda dove la guerra civile del 1990-93 tra Hutu e tutsi è
sfociata in un genocidio dove in tre mesi sono stati uccisi quasi un milione di tutsi, cioè oltre il 10% della popolazione
La cultura del “capo” e la mancanza di una borghesia
Mancanza di mercati unitari e distanza dai centri dello sviluppo
Forte deficit della bilancia commerciale (tipico di chi si deve industrializzare) e grave debito estero
Ma problemi ci sono anche all’interno dei paesi sviluppati perché il capitale sociale non è distribuito in modo uniforme ovunque. Il caso
del Sud dell’Italia e l’idea di Banfield (ANTROPOLOGO) del familismo amorale sviluppata nel libro The Moral Basis of a Backward Society
(Le basi morali di una società arretrata). Si tratta di un atteggiamento che è ispirato alla regola del «massimizzare i vantaggi materiali e
immediati della famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo» e che è quindi contrario al senso civico e
rivelatore di una sfiducia nella collettività. ESEMPIO DELLE FABBRICHE PORTATE AL SUD. In questa situazione gli obblighi nei confronti
della propria famiglia possono giustificare qualsiasi tipo di comportamento, anche illegale, rifiuto delle proprie responsabilità verso la
comunità e sfiducia nei confronti dello Stato.
QUINTA SETTIMANA
La storia della tecnologia: studio delle innovazioni (INVENZIONE CHE HA UN IMPATTO SIGNIFICATIVO SUL LATO ECONOMICO)e dei mutamenti
nel modo di produrre, ovvero del progresso tecnico, e dell’impatto che questi cambiamenti hanno sul processo di crescita economica. Un
tema importante anche per la teoria economica: la funzione di produzione neoclassica con rendimenti di scala costanti e produttività
marginali decrescenti dei fattori capitale e lavoro non è in grado di spiegare il persistere della crescita. Si include quindi la TECNOLOGIA
(“residuo” e variabile esogena OVVERO PARTE COSTITUTIVA DEL MODELLO ELABORATO) che spiega l’aumento nel tempo della produttività dei
fattori
Alcune evidenze empiriche
a) il flusso delle innovazioni tecnologiche non è costante e continuo: a fasi di intensa creatività tecnologica, spesso concentrate anche
nello spazio, possono succedere fasi di stasi (STALLO)
b) la creatività tecnologica differisce a seconda dei contesti ambientali e sociali. Non tutte le società mostrano la stessa capacità di
generare innovazioni
c) MACROinvenzioni rivoluzionano le tecniche (MACCHINA A VAPORE)e MICROinvenzioni segnano miglioramenti incrementali lungo il
percorso tracciato dalle macroinvenzioni (MIGLIORAMENTO DELLA MACCHINA A VAPORE)
d) le innovazioni si presentano in “grappoli” che una volta saturate le proprie potenzialità vengono sostituiti da altri clusters e quindi si
susseguono regimi tecnologici diversi
La prima rivoluzione industriale (metà ‘700-metà ‘800)
La misura del cambiamento: perché la rivoluzione industriale è una svolta senza precedenti
Perché L’INGHILTERRA è il primo paese industriale?
Presenza di favorevoli condizioni geografiche (è un’isola, non viene invasa, rimane al riparo dalle guerre) e ambientali (clima, suoli,
risorse naturali come il carbone) (MA HA LE STESSE CONDIZIONI DELLA SARDEGNA ARRETRATA)
Ordinamento giuridico e istituzionale precocemente favorevole alla crescita anche a motivo della realizzazione di importanti riforme
politiche come la Magna Charta (1215), che limita in misura significativa il potere del sovrano, e come la gloriosa rivoluzione, che
sfocia a fine Seicento nel passaggio del controllo diretto della finanza pubblica nelle mani del parlamento.
Presenza di un sistema giuridico, la common law, che si rimodella molto rapidamente a partire da casi concreti ed è quindi
particolarmente flessibile e rapido nel seguire i cambiamenti della società e dell’economia.
Lo Stato sostiene la crescita INTERVENTISTA delle attività economiche (Atti di navigazione del 1651 STABILISCONO CHE CHI VUOLE
COMMERCIARE CON LE COLONIE BRITANNICHE DEVE USARE NAVI INGLESI E PARTIRE DA PORTI INGLESI, Calico Act 1701 e 1721 DAZI
SUL COTONE) e la nobiltà non è ostile alle attività commerciali, che non sono ritenute inconciliabili con la condizione di nobile
Grande tradizione di pensiero filosofico in senso empiristico. In ambiente britannico nascono ed operano alcuni dei più importanti
scienziati dell’età moderna come Bacone e Newton. A differenza di Galileo che deve rendere conto al Papa. Così come vi nasce
l’economia politica con The wealth of nations di Adam Smith.
Una rivoluzione o no?
Contrapposizione tra la visione gradualista (revisione compiuta soprattutto da Crafts) e la visione rivoluzionaria (stime di Deane e Cole). Le
più recenti ricostruzioni statistiche danno forza all’ipotesi gradualista e all’idea di una transizione in cui gioca molto anche la domanda (The
industrious revolution di De Vries, LA RIVOLUZIONE INDUSTRIOSA) e non solo l’offerta. La crescita economica moderna (tassi dell’1,5-2%
l’anno) inizia solo a metà Ottocento in Inghilterra e verso fine Ottocento altrove
Quali sono i cambiamenti fondamentali che innescano questa trasformazione?
1) La presenza della rivoluzione agraria che comporta l’espulsione di popolazione dalle campagne e un suo impiego nelle attività industriali,
l’aumento del tenore di vita della popolazione rurale con grandi riflessi sugli investimenti e la crescita della domanda di beni non alimentari
(Engel)
2) L’invenzione dei motori primari che consente di avere una notevole disponibilità di energia a basso costo di nuovo tipo (meccanica),
affiancando e sostituendo le fonti di energia preesistenti quella umana, animale, naturale (energia idraulica ed eolica)
3) La realizzazione di importanti innovazioni a partire dal settore tessile e dalla siderurgia che sono poi ampliate dalla diffusione della macchina
a vapore. AUMENTA LA PRODUZIONE E IL PRODOTTO DIVENTA OMOGENEO
Ci sono due principali cluster di innovazioni che riguardano il cotonificio e la siderurgia e sfruttano quella che è la tecnologia general purpose
della prima rivoluzione industriale, la macchina a vapore
Il cotonificio
Inizialmente si ottengono successi soprattutto nella filatura, con la progressiva sostituzione delle macchine al lavoro manuale e artigianale con
un percorso che parte dalla spinning jenny (giannetta) di James Heargraves (1765), ancora mossa dall’acqua, e culmina nella self-acting mule
di Roberts (1825) filatoio intermittente automatico, mosso dal vapore
Il risultato è un aumento spettacolare della produttività: le ore necessarie per filare 100 libbre di cotone passano da 50.000 (filatura a mano) a
135 (self-acting). Questi progressi a loro volta stimolano la tessitura, con processo di botta e risposta, perché sbilanciano la situazione a favore
della filatura. Così già nel 1785-87 appare il telaio meccanico di Edward Cartwright
La siderurgia
La svolta è la sostituzione del carbone di legna con il coke che è carbone minerale riscaldato e purificato, qualità necessarie per portare a
fusione il minerale di ferro. E’ Abraham Darby che nel 1709 riesce per la prima volta a produrre ghisa utilizzando il coke. In realtà perché si
trasformi in vera innovazione è necessaria l’integrazione fra coke e vapore cioè la insufflazione di aria ad altissime temperature negli altiforni
per alimentare la fusione. E’ quindi solo con le innovazioni introdotte nel 1783-4 da Henry Cort che inizia la produzione su scala industriale del
ferro
La macchina a vapore
1705, Thomas Newcomen. Macchina di grandi dimensioni e dal rendimento molto basso IN TERMINI ENERGETICI, utilizzata in particolare nelle
miniere per portare in superficie l’acqua ALLAGANTE. Rivoluzionaria perché usa come fonte di energia un combustibile fossile, il carbone e
quindi una fonte di energia inanimata
1769, James Watt: inizia a miglioare la macchina che serve a trasformare l'energia termica in energia meccanica, cioè a sfruttare il calore per
produrre movimento. Watt riduce le dimensioni e il consumo e aumenta il rendimento. Per arrivare però a grandi performance occorreranno
decenni di miglioramenti incrementali. L’esito è comunque spettacolare: tra 1700 e 1870 la quantità di carbone necessaria per generare un
cavallovapore-ora diminuisce di 45 volte
Nonostante queste trasformazioni c’è una certa continuità nei cambiamenti che si verificano tra 1770 e 1830 anche perché non sono frutto di
scoperte scientifiche ma di processi di prove ed errori opera di abili artigiani. NON è richiesta quindi neanche una grande istruzione
Tuttavia questa prima lenta accelerazione della crescita nasconde un cambiamento radicale del clima intellettuale che Mokyr ha definito
l’illuminismo scientifico, cioè un’indagine razionale sulle leggi di natura per comprenderle e arrivare a controllare la natura. Questo processo
riguarda tutta l’Europa e non solo la Gran Bretagna (per es. i pionieri degli studi sull’elettricità sono italiani, inglesi, francesi, danesi e lo stesso
vale per i primi progressi della chimica) ed è inoltre unicamente europeo e coincide con una fase di stagnazione tecnologica nel resto del
mondo
L’importanza delle società scientifiche ASSOCIAZIONI FRA SCIENZIATI A STRETTO CONTATTO FRA LORO e il dibattito sui brevetti TUTELA
ECONOMICA DELLA SCOPERTA. Le conoscenze sono un bene non rivale ma occorre incentivare e tutelare gli inventori
La SECONDA rivoluzione industriale e il declino relativo del Regno Unito
Il processo di industrializzazione inglese si autoalimenta per l’innescarsi di un circolo virtuoso. Ma a partire dagli ultimi decenni del secolo XIX si
assiste però a un declino britannico in cam