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Estratto del documento

IL DECLINO INGLESE

A metà 800 finisce il dominio inglese e nasce un nuovo sistema: il

capitalismo manageriale americano, che determina l’ascesa e il

primato degli USA.

L’Inghilterra ha continuato a crescere per tutto il 1800 (l’agricoltura

ha lasciato il posto all’industria, che poi lo ha lasciato ai servizi), ma

i tassi di reddito sono stati inferiori rispetto a quelli di altri paesi.

Le ragioni del declino si ritrovano in:

1 L’inizio precoce dell’industrializzazione ha dato vantaggi ma

anche svantaggi. Le macchine risentono dell’obsolescenza

economica (non erano più efficienti e competitive), ma erano

ancora funzionanti e bisognava prima usarle fino alla fine, per

non andare in perdita.

2 Le istituzioni non si rinnovarono: non si investe nell’istruzione

(si rimane legati alle materie umanistiche piuttosto che quelle

scientifiche); non si è adottato il sistema manageriale della

grande impresa americana; lo stato non diventa uno stato a

economia mista ma rimane uno stato minimale.

3 La borsa non si rinnovò e gli investitori preferirono investire

altrove; le banche furono troppo legate al finanziamento di

attività internazionali piuttosto che quelle interne.

4 La leadership e la politica coloniale inglese richiedevano costi,

che diventarono poi ingestibili. Il ruolo di “poliziotto del

mondo” obbligava l’Inghilterra a partecipare a numerosi

scontri armati.

L’ASCESA DEGLI STATI UNITI

Il modello americano di industrializzazione discende direttamente

da quello europeo e non presenta alcuna differenza per quanto

riguarda ispirazione, ideali e valori di fondo. Presenta, invece,

notevoli differenze nel contesto in cui si inserisce e nelle sue

modalità di realizzazione.

Nella prima metà del 1800 c’è un importante immigrazione verso il

continente, che fa crescere la popolazione e quindi i capitali da

investire.

Alcuni fattori istituzionali hanno reso possibile l’imitazione e il

superamento del modello inglese:

1) L’assenza di un passato di antico regime permette agli USA di

saltare il passaggio da società feudale e monarchia assoluta a

stato liberale.

2) Nascono come stato liberale e adottano una costituzione

liberale.

3) Vengono tutelate la proprietà privata e l’impresa individuale.

LA GRANDE IMPRESA AMERICANA

L’espansione del mercato americano è collegata all’espansione

verso ovest e alla diffusione delle ferrovie. Proprio le ferrovie

saranno la prima forma di grande impresa americana: l’estensione

delle ferrovie richiedeva una divisione dei compiti, per garantire

l’efficienza dell’attività.

La grande impresa, nata con le ferrovie, introduce l’impresa

manageriale: al vertice c’è l’organo decisionale che decide le

strategie, poi il resto è diviso per funzioni (l’imprenditore della

prima rivoluzione inglese era un uomo che aveva il compito del

bilancio, della gestione del personale, del marketing, etc.; la grande

impresa prevede una divisione dei compiti).

La divisionalizzazione porta alla creazione di due modelli di

organizzazione aziendale: il modello U-form e il modello M-form.

IL MODELLO U-FORM

Il modello U-form si fonda sulla distinzione tra responsabilità

operativa (chi esegue il lavoro: line) e quella strategica (chi

organizza i lavori: staff). Nasce così una cultura gerarchica verticale,

dove a capo c’è il centro operativo che dirige l’impresa.

Tale struttura presenta l'inconveniente di essere poco flessibile in

quanto tutte le decisioni sono assunte da un unico centro

direzionale.

IL MODELLO M-FORM

Con lo sviluppo della grande impresa c’è il passaggio da U-form a

M-form.

Tale modello prevede un decentramento della struttura dell'impresa

attraverso la costituzione di divisioni o gruppi interni all'azienda

ognuno dei quali è responsabile di un particolare settore.

Si ha, così, una struttura multi-divisionale dove esiste un centro

operativo, che ha il controllo e la visione strategica, e delle divisioni

che si occupano di alcune funzioni dell’attività (c’è la divisione della

contabilità, della commercializzazione, della gestione del

personale…).

Le grandi imprese sono organizzate per divisioni e diversificate per

area geografica e linea di prodotto.

LA SUPREMAZIA AMERICANA

La supremazia americana era incontestabile già a partire dal 1913.

Il suo apparato industriale produceva molto di più rispetto agli altri

stati.

Alla base di questa crescita c’è la trasformazione delle strutture

tecniche e organizzative delle aziende che genera un processo di

forte innovazione.

Gli USA, per via della loro politica isolazionista, non volevano il

primato mondiale, tuttavia, sul piano politico c’era bisogno di

espandere i mercati.

Il sistema di produzione americano genera grandi agglomerati

industriali, accompagnati a processi di internalizzazione della

produzione dei prodotti; nascono così le integrazioni verticali

(sviluppo di tutta la filiera produttiva) e orizzontali (integrazione con

aziende simili).

Il nuovo sistema industriale americano permette la nascita delle

corporation (la corporation, determinata dal sistema manageriale,

genera la società dei consumi).

L’impresa manageriale (la grande impresa) diventa una corporation

quando si diversifica attraverso integrazione verticale o orizzontale.

Grazie alla spinta della concorrenza esercitata dalle corporation, i

grossisti estendono la loro presenza su tutti i mercati possibili.

L’istruzione delle persone diventa un fattore importante per

l’affermazione del nuovo modello americano; si investe nella

scienza applicata alla produzione, crescono le figure del manager e

dell’ingegnere.

LA NASCITA DELLE MULTINAZIONALI

La grande impresa ha potuto affermarsi grazie a un processo di

concentrazione economica, che ha portato alla fusione tra aziende.

Il risultato delle fusioni fu che nei primi anni del 1900 erano sparite

più di mille imprese ed erano nati i trust (sono accordi tra

corporation, simili ai cartelli).

Si realizzano tanti trust per ragioni di ordine economico e

tecnologico e per la caduta dei prezzi conseguente alla crisi di fine

800.

I trust generano l’oligopolizzazione dei prezzi, mezzo attraverso il

quale le imprese sono riuscite a frenare la caduta dei prezzi.

Le aziende tendono a fondersi per controllare il mercato, spartirsi le

quote di mercato e fissare i prezzi, per garantire il ritorno degli

investimenti.

Le istituzioni, però, sono contro l’oligopolio: ad esempio attraverso

lo Sherman act, lo stato sanciva illegali gli accordi che limitavano la

concorrenza.

Le grandi imprese, risultato dei processi di fusione, guardano

all’estero per allargare il loro mercato e danno vita alle

multinazionali; esse sono il modello M-form applicato al mondo e al

mercato internazionale.

La ragione che ha portato alla nascita delle multinazionali è che la

domanda interna non riusciva più ad assorbire gli enormi volumi di

prodotti ottenuti dall’apparato industriale.

Le modalità di internazionalizzazione dei trust furono: l’acquisto e la

costituzione di aziende nel settore distributivo, le alleanze con

concorrenti esterni e la creazione di filiali.

GOLD STANDARD

Alla fine del 1800 e i primi anni del 1900 ci sono stati altri

mutamenti nelle relazioni economiche internazionali: l’enorme

aumento della mobilità dei beni, del lavoro e dei capitali;

l’evoluzione della finanza e il primo tentativo di creare un sistema

monetario internazionale.

L’industrializzazione ha prodotto un importante aumento del

commercio internazionale, che precedentemente era tenuto a freno

dagli alti costi di trasporto e dal basso potere d’acquisto delle

persone; limiti che sparirono con le evoluzioni delle economie.

Con la diffusione dell’economia di mercato e la nascita

dell’economia internazionale c’è bisogno di un nuovo sistema

monetario, che regoli i rapporti finanziari tra gli stati.

Il gold standard prevede un sistema a cambi fissi, cioè un rapporto

prefissato tra oro e sterlina e sterlina e le altre monete (oggi non

esiste più un sistema a cambi fissi ma è a cambi variabili). Per

regolare il commercio internazionale si aveva come valuta di

riferimento la sterlina, che veniva convertita in base alle riserve

auree, e le altre monete facevano riferimento alla sterlina (non

all’oro).

Il discorso sul gold standard si fonda sull’idea di:

MONETA: è unita di valore (attribuisce valore a qualcosa). La

 moneta può svalutarsi o rivalutarsi e di conseguenza anche un

bene si svaluta o rivaluta. Prima del gold standard, e quindi

della fissazione dei prezzi, un bene poteva essere comprato a

10 o a 15, a seconda del venditore o del tipo di moneta che si

usava. La seconda funzione della moneta è quindi regolare lo

scambio.

La moneta diventa così unità di valore e di scambio.

CAMBIO: dal 1850 al 1919 è in vigore il gold standard; dal

 1919 al 1931 si ha il gold exchange standard. La differenza tra

i due è che alla sterlina si affianca il dollaro.

Dal 1931 al 1943 non esiste più un sistema monetario

internazionale; dal 1943 nasce il gold dollar standard, dove il

riferimento è solo il dollaro e si ha un sistema di cambi fissi.

Dal 1971 a oggi si ha un sistema di cambi variabili con al

centro il dollaro.

BILANCIA COMMERCIALE E BILANCIA DEI PAGAMENTI

Il sistema monetario ha bisogno di regole per controllare il mercato

internazionale.

Il gold standard ha a che fare con la bilancia commerciale e la

bilancia dei pagamenti.

La bilancia commerciale è il rapporto tra importazioni ed

esportazioni; la bilancia dei pagamenti è il rapporto tra entrate e

uscite.

Se le importazioni sono maggiori delle esportazioni si ha un deficit,

che causa la svalutazione della moneta nazionale.

Quando si creava questo deficit, gli stati iniziavano a pagare le

importazioni direttamente con l’oro e, siccome le importazioni erano

maggiori delle esportazioni, le riserve auree diminuivano fino a

esaurirsi.

Per riavere l’oro era necessario comprare le sterline utilizzando la

moneta nazionale, però stampando moneta nuova c’è più

circolazione di soldi e per il teorema degli scambi fissi, se aumenta

la circolazione di denaro aumentano i prezzi e si svaluta la moneta

rispetto alla sterlina.

Nel gold standard vale la teoria quantitativa della moneta, cioè che i

prezzi sono direttamente proporzionali alla qu

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Publisher
A.A. 2020-2021
27 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher SamueleBalbi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Locatelli Andrea.