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b. IL RE NON E’ VINCOLATO DAL FATTO CHE IL GOVERNO ABBIA O MENO UNA MAGGIORANZA

PARLAMENTARE;

c. IL RE PUO’ “LICENZIARE” IL PdC, senza che il Parlamento ne sappia nulla e senza informare

preventivamente gli interessati (alcuni lo apprendono dai giornali); Ciò è accaduto in 5 casi:

- Alfieri di Sostegno (11.10.1848);

- Ricasoli I (3.3.1862);

- Minghetti (24.9.1864);

- Rattazzi (7.12.1862);

- Ricasoli II (10.4.1867).

d. GOVERNI CIVILI RETTI DA MILITARI

A volte, di fronte a crisi senza sbocchi, il Re si vede costretto a nominare, come PdC, un

COMMISSARIO DI CRISI con l’obiettivo “a termine” di risolvere la crisi in parola.

VE II lo fa 3 volte: La Marmora (1859 e 1864) e Menabrea (1867);

UI lo fa 1 volta con Pelloux (1898).

Molti PdC del Governo sardo applicano la c.d. DITTATURA PARLAMENTARE; il Governo controlla,

cioè, la maggioranza dei membri del Parlamento attraverso (per la Camera) il controllo

dell’elezione dei deputati, con metodi più o meno leciti; in particolare, parliamo di CAVOUR (52-

59 e 60-61), DE PRETIS (76-78, 78-79 e 81-87), CRISPI (87-91 e 93-96) e GIOLITTI (03-05, 06-09 e

11-14).

Ma non tutti i suddetti PdC esercitano la dittatura allo stesso modo, Cavour, per esempo, è

passato alla storia come un sostenitore del sistema di governo Inglese (FALSO).

I citati PdC presentano analogie e differenze:

- ANALOGIE:

o Controllo ferreo delle maggioranze parlamentari;

o (CAVOUR, CRISPI e GIOLITTI) una politica ambiziosa (che, tuttavia, solo Cavour riesce a

portare avanti);

- DIFFERENZE (+ importanti rispetto alle Analogie):

o Prevalenza della Politica Estera su tutto il resto (solo Cavour);

o Il “galleggiamento”, cioè fare il PdC non per fare le cose, ma solo per sedere sulla poltrona

(De Pretis);

o IL RISCHIO, calcolato per Cavour (Accordi con Napoleone II scommettendo

sull’aggressione dell’Austria tramite invio dell’ultimatum al Piemomte);

o L’AVVENTURA per Crispi (vedi campagne in Abissinia o atteggiamento tenuto in Sicilia

quando fa sparare contro ai contadini – Fasci Siciliani);

o La ROUTINE, cioè la gestione quotidiana del Paese, esercizio nel quale Cavour e e Crispi si 14

trovano a disagio, mentre De Pretis e Giolitti danno il meglio di loro;

o Le CRISI: Cavour - che annega nella routine – giganteggia nelle crisi. Crispi, al contrario, è

proprio nelle crisi che dimostra la sua nullità. De Pretis, invece, cerca di evitare le crisi

(interne ed esterne) cercando di ammorbidire i parlamentari che gli si oppongono.

Giolitti, invece, di fronte alle crisi ARRETRA. Se la crisi è di lieve entità, egli si dimette,

indicando un sostituto di “buon livello” della sua stessa area politica, mentre, di fronte a

crisi serie, egli soleva indicare come suo sostituto un avversario politico al solo scopo di

metterlo i difficoltà.

L’esperimento costituzionale dello Statuto, di fatto, cessa con la morte di Cavour (giugno 1861).

Governi italiani dal 1861 al 1946

a. Presidenti del Consiglio “EFFIMERI”:

- Rattazzi;

- De Pretis;

- Sonnino;

- Ricasoli;

- Facta;

- Giolitti;

- Rudinì.

b. Presidenti del Consiglio “SOPRAVVALUTATI”:

- Minghetti;

- Lanza;

- Crispi;

- Salandra;

- Orlando;

- Nitti.

Sistemi elettorali tra il 1948 ed il 1924

- A suffragio CENSITARIO (1848-1882);

- A suffragio ALLARGATO (1882-1913);

- A suffragio UNIVERSALE MASCHILE (1913-1921).

Il BIPARTITISMO nasce in Inghilterra nel 1688 quando il Parlamento manda a casa Giacomo II

Stuart - in quanto percepito come troppo “aperto” verso i cattolici - e pone sul trono la figli

Maria (Maria I) sposata a Guglielmo d’Orange-Nassau (che, alla morte della moglie, diventerà

Guglielmo III). In tale occasione, il Parlamento si spacca tra i WHIG (progressisti) ed i TORIES

(conservatori) [Whig e Tories sono entrambi insulti che venivano attribuiti ai briganti scozzesi].

Alla fine dell’800, i WHIGS s faranno chiamare LIBERALS; successivamente i Liberals,

cambieranno il loro nome in Labour Party. 15

In USA, dopo la Federazione del 1787-89, la divisione è tra FEDERALISTI ed ANTI-FEDERALISTI. I

primi sono per uno Stato centrale forte, con competenze su politica estera, militari, tassazione,

giustizia ed emissione della moneta. Stato centrale rappresentato del Presidente e dal

Congresso federale (bicamerale). Molti cittadini, tuttavia, sostenevano l’autonomia dei singoli

Stati federati.

Nel 1861, una parte (9) degli allora 30 Stati federati, si staccarono e formarono la CSA

(Confederazione degli Stati Americani). Il Presidente Lincoln, che non accettava la secessione,

iniziò una guerra (civile) contro questi Stati secessionisti (Stati del Sud). Gli Stati secessionisti

sostenevano anche che il Governo Federale non poteva legiferare sulla PECULIARE

ISTITUZIONE (SCHIAVISMO) e, quindi, il conflitto ideologico si spostò tra ABOLIZIONISTI della

schiavitù e coloro che la volevano mantenere ANTI-ABOLIZIONISTI.

I Federalisti, dopo una ventina di anni dalla Convention di Philadelphia, si definirono

REPUBBLICANI – in quanto sostenitori dello Stato Centrale – mentre, gli anti-federalisti si

battezzarono DEMOCRATICI.

In Francia, all’Assemblea Nazionale (1200 elementi), le votazioni venivano fatte “per

posizione”, cioè, quando si discuteva una legge od un provvedimento, il Presidente

dell’Assemblea, faceva collocare – in piedi alla sua sinistra od alla sua destra – rispettivamente

coloro che erano favorevoli alla riforma (a sinistra) o (a destra) coloro che volevano conservare

lo status quo. I Parlamentari, che solevano sedersi alla rinfusa, cominciarono a disporsi a

destra od a sinistra dei seggi dell’assemblea, secondo che fossero contrari o favorevoli al

rinnovamento. Così nacque il concetto di destra CONSERVATRICE e di sinistra RIFORMATRICE.

Anche quando, in Italia, si passò al voto popolare (ancorché censitario), non esisteva una legge

elettorale ma le votazioni venivano convocate da un Editto Reale.

Il termine SUFFRAGIO UNIVERSALE, verrà creato nel 1787 da NECKER in Francia, quando viene

introdotto il voto per tutti i maschi maggiorenni (21 anni) capifamiglia.

Da noi in Italia, si dovrà aspettare il 1919 (Legge Nitti). Fino ad allora era in vigore una Legge

Elettorale Censitaria del 17/03/1848) che prevedeva il diritto di voto solo per i cittadini maschi di

+ 25 anni e che versavano più di 40 lire all’anno di imposte.

Il territorio dello Stato era diviso in Collegi Elettorali – tanti quanti sono i Deputati da eleggere.

Nei singoli collegi si vota con il sistema “uninominale” a “doppio turno”: L’assegnazione del

seggio si ottiene con la metà +1 dei voti validi. Se il candidato non raggiunge il quorum, dopo 2

domeniche, si fa il secondo turno di ballottaggio (senza quorum).

Questo sistema viene utilizzato per eleggere le prime 6 legislature (1848-1859). Per la 7°

legislatura voteranno anche i territori annessi. 16

Nel 1861 si vota con il SUFFRAGIO MASCHILE per l’elezione del nuovo Parlamento ritornando al

siatema ULTRA-CENSITARIO del 1848, estromettendo, così, il 90% dei cittadini maschi che pur

avevano votato per i plebisciti (450.000 elettori su 21 milioni di cittadini).

Il 21.011.1882, il Governo De Pretis, finalmente, vara la riforma elettorale (Legge Zanardi) che

allarga il corpo elettorale a circa 2,5 milioni di elettori. Si parla, quindi, di SUFFRAGIO

ALLARGATO, malgrado rimangano alcuni aspetti censitari. Questo “allargamento” si realizza con

due stratagemmi, abbassamento della maggiore età a 21 anni ed abbassamento della quota

censuaria a 19,80 lire. Inoltre, in alternativa al censo, vengono autorizzati a votare colo che sanno

leggere e scrivere – previa certificazione di un Notaio alla presenza di 2 testimoni che –

verbalmente – dichiarano che l’elettore sa leggere e scrivere. Con questo sistema, Nicotera e

Crispi, fecero inserire nelle liste elettorali parecchi analfabeti che votarono per loro. Sarebbe

bastato dire “tutti i cittadini in possesso del diploma di 3^ elementare”.

Questa legge, il 30.06.1912, viene superata dalla Legge Giolitti che – per ammorbidire le posizioni

socialiste sulla Guerra di Libia – introduce (quasi….) il SUFFRAGIO ELETTORALE MASCHILE,

confermando la maggiore età a 21 anni ed attribuendo il diritto di voto a tutti i cittadini maschi

maggiorenni in possesso del diploma di 3^ elementare ed a tutti gli ex militari coscritti ed, infine,

a tutti i maschi ultra-trentenni, ancorché analfabeti.

La L. Giolitti viene impiegata una sola volta, perché nel 1915 scoppia la 1^ GM e non vi saranno

nove elezioni fino al 1919. Le elezioni successive, come anzidetto, verranno fatte con la L. Nitti

che introduce il SUFFRAGIO UNIVERSALE MASCHILE che inserisce nel corpo elettorale tutti i

maschi maggiorenni (21 anni) ed anche ai minorenni ex-combattenti (i ragazzi del ’99). Questa

legge sarà impiegata per 2 votazioni in quanto, nel ’23, una nuova legge elettorale – la c.d. Legge

Acerbo – introduce una legge elettorale con premio di maggioranza (un po’ come il famigerato

“porcellum”) che assegnava a chi raggiungeva il 25% dei voti, i 2/3 dei seggi; il resto era

assegnato con il sistema “proporzionale”.

Fasi storiche dei Governi Monarchici liberali

1. DESTRA STORICA 1861-1876

i. CAVOUR

ii. RICASOLI

iii. FARINI

iv. MINGHETTI

v. LA MARMORA

vi. MENABREA

vii. LANZA

2. SINISTRA STORICA (MONARCHICA) 1876-1887

i. DE PRETIS

ii. CAIROLI

3. ETA’ CRISPIANA (LIBERALE) 1887-1896

i. CRISPI

ii. DI RUDINI’

iii. GIOLITTI

4. CRISI DI FINE SECOLO 1898-1900 17

i. RUDINI’

ii. PELLOUX

iii. SARACCO

5. ETA’ GIOLITTIANA 1901-1914

i. ZANARDELLI

ii. GIOLITTI

iii. TITTONI

iv. FORTIS

v. SONNINO

vi. LUZZATTI

vii. SALANDRA

6. GRANDE GUERRA 1915-1918

i. SALANDRA

ii. BOSELLI

iii. ORLANDO

7. CRISI DELLO STATO LIBERALE 1919-1922

i. NITTI

ii. GIOLITTI

iii. BONOMI

iv. FACTA

Aporie delle suddette fasi

1. Urbano RATTAZZI è il capo della Sinistra Storica parlamentare finché egli è vivo, sebbene

abbia governato 2 volte (1862 e 1867) nel periodo della DESTRA STORICA;

2. 11 volte, dal 1848 al 1922, per 11 volte abbiamo avuto dei militari come Capo del

Governo;

3. La RIVOLUZIONE PARLAMENTARE del 18/03/1876, che cancella la DX storica e manda al

potere la SN Monarchica e manda al Governo De Pretis che non è una novità, bensì un

rudere, un ferro vecchio, non certo l’uomo nuovo.

Ministri

Nei 65 Governi che si sono succeduti nel periodo della Monarchia liberale, vi s

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A.A. 2013-2014
24 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/03 Storia delle istituzioni politiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher malfa13 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle Istituzioni politiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Martucci Roberto.