Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
C. OPERE DOMENICANE
Chiesa di Santa Maria Novella – Firenze
La basilica di Santa Maria Novella è una delle più importanti chiese di Firenze e sorge sull'omonima piazza.
Se Santa Croce era ed è un centro antichissimo di cultura francescana e Santo Spirito ospitava l'ordine
agostiniano, Santa Maria Novella era per Firenze il punto di riferimento per un altro importante ordine
mendicante, i domenicani.
La facciata marmorea di Santa Maria Novella è fra le opere più importanti del Rinascimento fiorentino, pur
essendo stata iniziata in periodi precedenti e completata definitivamente solo nel 1920.
Il primo intervento si ebbe verso il 1350, quando il registro inferiore fu ricoperto di marmi bianchi e verdi. In
quella circostanza furono fatti i sei avelli o arche tombali, i due portali laterali gotici e, forse, anche
l'ornamentazione marmorea a riquadri e archetti ciechi a tutto sesto fino al primo cornicione. L'oculo più in
alto risulta aperto dal 1367. I lavori in seguito si interruppero e durante il Concilio di Firenze, che si tenne
anche nel convento dal 1439, venne ribadita la necessità di provvedere al completamento della facciata. Solo
un ventennio dopo si offrì il ricco mercante Giovanni di Paolo Rucellai, che ne affidò il progetto al suo
architetto di fiducia, Leon Battista Alberti. 51
L’intervento di Alberti
Tra 1458 e 1478 fu rivestita la parte restante di marmi policromi, armonizzando con la parte già esistente. La
parte inferiore venne lasciata pressoché intatta nel suo assetto medievale, aggiungendo solo il portale
classicheggiante, ispirato a quello del Pantheon, incorniciato dal motivo colonna-pilastro, che ricorre,
seppure con un rapporto diverso, anche alle estremità sui lati. Oltre una trabeazione classicheggiante si trova
un'ampia fascia decorata a tarsie quadrate, ispirata agli attici dell'architettura antica, che separa e raccorda
la zona inferiore e quella superiore.
La parte superiore venne influenzata dalla preesistenza del grande oculo, attorno al quale Alberti installò, in
posizione sfasata, un grande rettangolo tripartito, legato da rapporti geometrici di multipli e sottomultipli
con il resto degli elementi della facciata. Esso è sormontato da un timpano con al centro il volto di Gesù
Bambino inserito nel disco solare fiammeggiante, emblema del Quartiere di Santa Maria Novella. Le due
volute capovolte ai lati, dalle tarsie finissime, hanno funzione di raccordo con la parte inferiore e mascherano
il dislivello tra la navata centrale e quelle laterali, notevolmente più basse. Si tratta del primo esempio di
questo motivo architettonico nella storia dell'arte, successivamente ampiamente sfruttato. La voluta di
destra fu rivestita di marmi solo nel 1920.
Sull'architrave superiore campeggia un'iscrizione che ricorda il benefattore e un simbolico anno di
completamento, il 1470. L'elegante fregio marmoreo della trabeazione con le "vele con le sartie al vento"
altro non è che l'emblema araldico di Giovanni di Paolo Rucellai. Lo stesso simbolo, che si può vedere sulla
facciata del palazzo e della loggia Rucellai, nonché sul tempietto del Santo Sepolcro in San Pancrazio, compare
anche sui pilastri angolari.
L'intervento dell'Alberti si innestò quindi sulle strutture gotiche precedenti, ma seppe unificare la parte nuova
e quella antica tramite il ricorso alla tarsia marmorea, derivata dal Romanico fiorentino (Battistero di San
Giovanni, San Miniato al Monte, Badia Fiesolana). Questo retaggio tradizionale venne rielaborato secondo la
lezione classica e i principi della geometria modulare, valorizzando la storia dell'edificio e il contesto locale.
Lo schema è comunque mitigato da alcune leggere asimmetrie, forse programmate dall'Alberti, forse dovute
alla manodopera locale. Lo schema preimpostato anteriormente non era infatti modulato su corrispondenze
matematiche, per cui è probabile che Alberti dovette mascherare la mancata corrispondenza tra gli elementi
verticali della parte inferiore e superiore, proprio con l'aggiunta della fascia-attico, le cui tarsie non sono
allineate agli altri elementi.
Alcuni dei rapporti modulari principali:
La linea di base della chiesa è uguale all'altezza della facciata, con la quale forma un quadrato;
Se la parte inferiore è esattamente la metà della superficie di questo quadrato, quella superiore,
riguardo al quadrato tra le volute, equivale a un quarto;
Dividendo ancora questa superficie in quattro si ottengono dei sedicesimi di superficie che inscrivono
con precisione le volute laterali;
Il portale centrale è alto una volta e mezzo la sua larghezza (rapporto di 2/3);
L'altezza della fascia centrale a cerniera è uguale alla larghezza dei portali laterali e degli avelli, ed è
sette volte l'altezza dell'ordine inferiore;
I lati dei quadrati intarsiati sulla fascia centrale sono un terzo dell'altezza della fascia stessa ed il
doppio del diametro delle colonne della parte inferiore.
Il Sol Invictus rappresentato sul timpano è lo stemma del quartiere di Santa Maria Novella, ma anche
un simbolo di forza e ragione; il diametro del tondo del Sole è esattamente la metà del diametro del
rosone (compresa la cornice) ed è uguale a quello dei cerchi nelle volute.
52
La chiesa fu la prima basilica dove vennero usati elementi dell'architettura gotica a Firenze, in particolare i
caratteri tipici dell'architettura gotica cistercense. L'interpretazione del nuovo stile fu molto originale e fece
da esempio ad un gran numero di edifici religiosi successivi. Presenta una pianta a croce commissa (cioè a T),
suddivisa in tre navate con sei ampie campate che si rimpiccioliscono verso l'altare, dando la sensazione di
una lunghezza maggiore di quella reale. La copertura è affidata alle volte a crociera a costoloni con archi a
sesto acuto, decorati da pitture parietali bicrome bianco-verdi, sostenute da pilastri polistili, cioè a sezione
mista. L'ampiezza della navata centrale e la sua altezza al limite delle possibilità statiche per un edificio del
genere fanno sì che le navate laterali sembrino ariosamente fuse in un'unica amplissima aula. Un grande
tramezzo separava anticamente il presbiterio, l'area riservata ai religiosi, dalle navate longitudinali dove
prendevano posto i fedeli, ma venne demolito tra il 1565 e il 1571, quando vi lavorò Vasari. Nello stesso
periodo vennero accorciate le monofore lungo la navata, in modo da lasciare in basso lo spazio per nuovi
altari laterali. Il pavimento ospitava anticamente numerosissime lapidi funebri, che vennero selezionate nel
restauro del 1857-1861 e in parte poste tra i pilastri laterali. Sempre nell'Ottocento, venne ricostruito l'altare
centrale, in stile neogotico, e vennero ricomposte le finestre e gli altari laterali, dando alla chiesa l'aspetto
attuale. In fondo alla navata principale è stato ricollocato dal 2001 il Crocifisso di Giotto (databile verso il
1290), dopo dodici anni di restauro, nella posizione dove verosimilmente doveva trovarsi fino al 1421.
Leggermente inclinato in avanti, è sorretto da una struttura metallica sospesa, ancorata ad un argano che ne
consente l'abbassamento fino a terra. 53
IX. CATTEDRALI ITALIANE XIII e XIV secolo
La cattedrale ha un rilievo fondamentale dal punto di vista monumentale.
Duomo di Siena
Il duomo di Siena ha una cupola posizionata in una posizione baricentrica. L’edificio viene costruito a partire
da uno già esistente. In pianta si nota una geometria esagonale che si pone all’incrocio tra una navata e un
transetto. In facciata vi sono elementi decorativi e timpani triangolari
disegnati; vi è un elemento quadrato che inserisce un elemento
di geometrizzazione rispetto al rosone. Nella facciata si
integrano forme tradizionali e forme geometriche astratte.
Le cappelle e lo spazio poligonale non vengono realizzati perché
vi sono problemi nel rapporto con l’orografia del luogo. Lo
spazio posto a 90° rispetto all’edificio esistente è un frammento
rispetto ad un progetto molto più grande che si interrompe in
quanto ambizioso. Inoltre nel 1359 in Italia si diffonde la peste
nera che porta via 1/3 della popolazione e progetti del genere
vengono interrotti, in quanto mancano le maestranze per
portare a termine il progetto.
Santa Maria del Fiore – Firenze
L’edificio viene riprogettato. Dapprima il nome era Santa Reparata e non era un edificio adeguato. Nel 1294
viene dato un incarico di progettare un nuovo edificio al maggior architetto del tempo a Firenze: Arnolfo di
Cambio. Egli progetta un piedicroce a 3 navate e uno spazio poligonale dove si dovevano attestare delle
cappelle. Arnolfo tuttavia muore nei primi anni del Trecento e subentra in cantiere, nel 1334, Giotto; egli
sapeva infatti disegnare bene ed era esperto di geometria e dunque in grado di occuparsi di rapporti
proporzionali e spaziali. Viene poi nominato Andrea Pisano che si occupa delle torri campanarie, poi
Francesco Talenti che riprende il progetto di Arnolfo e ne cambia le proporzioni dilatandole.
54
Pianta:
Interno: Dal 1367 viene realizzato il progetto che viene realizzato e che
presenta un allargamento della tribuna. Al campanile lavorarono
Giotto e poi Andrea Pisano.
Nel 1418 vi è un concorso per fornire soluzioni per la costruzione della
cupola; esso raccoglie una serie di idee; si bandisce nel 1420 un
secondo concorso da cui ne escono vincitori Ghiberti e Brunelleschi
affiancati da un capomastro. I due sono fino a quel momento scultori
noti per il loro precedente scontro relativo alle formelle dorate per la
porta del battistero. Brunelleschi vince il concorso e nell’arco di 30
anni rimane all’interno del cantiere. Egli muore quando viene posata la prima pietra della lanterna della
cupola. Il rapporto con Ghiberti inizialmente è difficile e i due entrano in conflitto. Infine egli riesce a liberarsi
di Ghiberti e diventare l’unico responsabile della cupola. Fra il 1417 e il 1446 Brunelleschi contribuisce in
modo fondamentale a introdurre nell’ambito del cantiere una figura di architetto che fino a quel momento
non esisteva. Nel 1422 Brunelleschi scrive una relazione sintetica ed efficace con la quale egli spiega quale
sarà il suo progetto e le sue caratteristiche. Egli fissa le caratteristiche di carattere
formale dell’edificio; egli afferma che la cupola è composta da 3 parti (cupola, calotta, lanterna). Al di sotto
vi è un tamburo di forma ottagonale che ha importanza dal punto di vista spaziale e urbanistico; Brunelleschi
sta costruendo un oggetto dal carattere universale, che “ricopre tutta la Toscana”. Mentre prima l’imposta
della cupola è allineata rispetto alla navata maggiore, con Brunelleschi la cupola si “stacca”